Domanda 6 canto inferno?
Salve potete rispondermi in modo approfondito a questa domanda riguardante il 6 canto dell’inferno della Divina Commedia. Potete rispondermi in modo approfondito . Grazie mille il migliore avrà tante stelle
Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno
mi pesa sì, ch'a lagrimar mi 'nvita;
60 ma dimmi, se tu sai, a che verranno
li cittadin de la città partita;
s'alcun v'è giusto; e dimmi la cagione
63 per che l'ha tanta discordia assalita».
E quelli a me: «Dopo lunga tencione
verranno al sangue, e la parte selvaggia
66 caccerà l'altra con molta offensione.
Poi appresso convien che questa caggia
infra tre soli, e che l'altra sormonti
69 con la forza di tal che testé piaggia.
Alte terrà lungo tempo le fronti,
tenendo l'altra sotto gravi pesi,
72 come che di ciò pianga o che n'aonti.
Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
75 le tre faville c'hanno i cuori accesi»
Anche in questo canto la descrizione del paesaggio del cerchio infernale, delle condizioni meteorologiche e di voci e urla sono elementi fondamentali della rappresentazione dantesca. Trova i termini che a tuo avviso contribuiscono maggiormente alla ricostruzione di un clima oppressivo e ripugnante.
In questo canto per Dante l’ingordigia è simbolo di altri, più gravi, peccati umani. Piromalli vi ha visto “rapacità di odio e violenza […] desiderio di togliere agli altri”. Da quali passi ed espressioni puoi dedurre che Dante condanna questi dannati?
“Giusti son due, e non vi sono intesi” (v.73). Quale figura retorica è presente in questo verso?
Il canto è pervaso da un’idea di bestialità, a partire dalla rappresentazione del suo custode Cerbero, che è paragonato prima a un verme e, in una similitudine, a un cane. Trova questa figura retorica e spiega quali caratteristiche l’animale ha in comune con il mostro. Rintraccia altri punti in cui, nel canto, è resa l’immagine di animalità.
Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno
mi pesa sì, ch'a lagrimar mi 'nvita;
60 ma dimmi, se tu sai, a che verranno
li cittadin de la città partita;
s'alcun v'è giusto; e dimmi la cagione
63 per che l'ha tanta discordia assalita».
E quelli a me: «Dopo lunga tencione
verranno al sangue, e la parte selvaggia
66 caccerà l'altra con molta offensione.
Poi appresso convien che questa caggia
infra tre soli, e che l'altra sormonti
69 con la forza di tal che testé piaggia.
Alte terrà lungo tempo le fronti,
tenendo l'altra sotto gravi pesi,
72 come che di ciò pianga o che n'aonti.
Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
75 le tre faville c'hanno i cuori accesi»
Anche in questo canto la descrizione del paesaggio del cerchio infernale, delle condizioni meteorologiche e di voci e urla sono elementi fondamentali della rappresentazione dantesca. Trova i termini che a tuo avviso contribuiscono maggiormente alla ricostruzione di un clima oppressivo e ripugnante.
In questo canto per Dante l’ingordigia è simbolo di altri, più gravi, peccati umani. Piromalli vi ha visto “rapacità di odio e violenza […] desiderio di togliere agli altri”. Da quali passi ed espressioni puoi dedurre che Dante condanna questi dannati?
“Giusti son due, e non vi sono intesi” (v.73). Quale figura retorica è presente in questo verso?
Il canto è pervaso da un’idea di bestialità, a partire dalla rappresentazione del suo custode Cerbero, che è paragonato prima a un verme e, in una similitudine, a un cane. Trova questa figura retorica e spiega quali caratteristiche l’animale ha in comune con il mostro. Rintraccia altri punti in cui, nel canto, è resa l’immagine di animalità.
Risposte
credo che almeno l'approfondimento potresti farlo tu. ciao.
Ciao non ti preocc =) cmq mi potresti rispondere in modo piu approfondito grazie mille
scusa abbiati, ho chiuso le altre domande pensando fossero doppioni, perciò ho trasferito qui le altre tre domande. sorry ancora
Aggiunto 10 minuti più tardi:
4) Cerbero latra come un cane (v. 14), ha artigli alle mani (v. 17), he denti affilati come zanne (v. 23). al v. 28 c'è la similitudine con il cane:
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ’l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
cotai si fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero,....
al v. 19 c'è una metafora sempre canina, ma ad essere definiti cani sono i dannati:
Urlar li fa la pioggia come cani;
Aggiunto 2 minuti più tardi:
1) per il clima oppressivo e ripugnante io citerei
v. 10-12 Tempo da lupi e terra che puzza:
Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve.
v. 100-101 pioggia e anime chiamate "sozza mistura"
Sì trapassammo per sozza mistura
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,
v.
Aggiunto 3 minuti più tardi:
2) la condanan di Dante è nei vv, 100-101:
Sì trapassammo per sozza mistura
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,
e nella risposta che Virgilio d ai vv. 109-111:
Tutto che questa gente maladetta
in vera perfezion già mai non vada,
di là più che di qua essere aspetta»
Aggiunto 1 minuto più tardi:
3) al v. 73 la figura retorica è quella di un chiasmo
(soggetto verbo, verbo soggetto)
ma anche di una antitesi (sono, non c'è)
Aggiunto 10 minuti più tardi:
4) Cerbero latra come un cane (v. 14), ha artigli alle mani (v. 17), he denti affilati come zanne (v. 23). al v. 28 c'è la similitudine con il cane:
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ’l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
cotai si fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero,....
al v. 19 c'è una metafora sempre canina, ma ad essere definiti cani sono i dannati:
Urlar li fa la pioggia come cani;
Aggiunto 2 minuti più tardi:
1) per il clima oppressivo e ripugnante io citerei
v. 10-12 Tempo da lupi e terra che puzza:
Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve.
v. 100-101 pioggia e anime chiamate "sozza mistura"
Sì trapassammo per sozza mistura
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,
v.
Aggiunto 3 minuti più tardi:
2) la condanan di Dante è nei vv, 100-101:
Sì trapassammo per sozza mistura
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,
e nella risposta che Virgilio d ai vv. 109-111:
Tutto che questa gente maladetta
in vera perfezion già mai non vada,
di là più che di qua essere aspetta»
Aggiunto 1 minuto più tardi:
3) al v. 73 la figura retorica è quella di un chiasmo
(soggetto verbo, verbo soggetto)
ma anche di una antitesi (sono, non c'è)