Correzione tema il sentiero dei nidi di ragno?

bilel96
Traccia di compito: Pin, disteso sull'erba nel suo rifugio magico vicino al torrente dove ci sono i nidi di ragno, ripensa al momento in cui gli adulti lo hanno spinto a rubare la pistola al tedesco obbligandolo poi ad accorgersi con grande amarezza che i grandi sono una razza ambigua e traditrice e che nel loro mondo complesso ed ostile non c'è posto per chi come lui è solo e senza affetto.

Tema:

Me ne stavo disteso sul prato mentre guardavo i ragni uscire dal loro nido, in quel momento pensai a ciò che avevo fatto prima di tornare sul mio sentiero. Era un giorno come gli altri e come sempre mi burlavo degli adulti nell’osteria finché loro non cominciarono a parlare di mia sorella. Io quegli adulti gli odiavo, erano sempre in quell’osteria a bere e a fumare come turchi. L’unico che sapeva rallegrarli ero io e anche se non mi trattavano come uno di loro, io ero felice quando mi chiedevano di cantare perché mi sentivo un giovane adulto. Gli uomini dell’osteria erano carogne che se ne stavano tutto il giorno in quel luogo abbandonato da Dio. Io non ero come gli altri bambini, giocavo raramente con loro e anche quando lo facevo le loro madri dicevano di non giocare più con i bambini come me. Io in quegli attimi che sembravano durare anni soffrivo come un cane perché ero solo al mondo e non avevo nessuno che era mio amico. Alcune volte volevo avere amici della mia età ma purtroppo per me io ero l’amico dei grandi. Quando mi respingevano anche i bambini pensai forse che il problema era che io non sapevo altro che raccontare storie di uomini e donne nei letti o di uomini ammazzati come se fossero animali da macello. A me non restava nient’altro che rifugiarmi nel mondo dei grandi, un mondo incomprensibile e così lontano dal mio. Dopo essermi avvicinato a Miscèl Francese mi accorsi che c’era un uomo insolito, una persona che non avevo mai visto in quel luogo sperduto e frequentato solo dai farabutti come Miscèl. In quel momenti vidi i volti di uomini complici di qualcosa che ignoravo. Miscèl mi chiese se avevo visto la pistola del tedesco, un vero pistolone. Io gli risposi di sì e così lui mi disse di rubarla al marinaio. Alcune volte anziché giocare coi bambini volevo entrare nel mondo degli adulti e comprenderlo. Il Giraffa mi chiese se conoscevo la parola gap, una parola misteriosa per me ma così affascinante e proibita. Ovviamente io non conoscevo quella parola e così falsamente gli risposi di sì ma senza aver successo nel mio intento. Quando gli adulti mi trattavano male io mi sentivo insignificante un piccolo bambino senza madre ne padre. In tutta la mia vita dagli adulti ho saputo solo ricevere continue delusioni molto amare per me. Così questa volta volevo fargli vedere che anche io ero uno di loro, un vero uomo con la pistola. Tornai a casa con l’intendo di rubare la pistola al tedesco anche se sapevo fin dall’inizio che la cosa non sarebbe stata facile e che il marinaio prima o poi, dopo aver consumato la sua voglia d’amor con mia sorella come se fossero bestie, si sarebbe accorto che la pistola mancava. Così entrai nella stanza scalzo, piano piano mentre mia sorella e il tedesco si abbracciavano nudi animali che consumavano i lori istinti. Sapevo che ciò che dovevo fare non era facile ma dovevo farlo, perché in quel momento di buio era la mia unica possibilità per rubare con scaltrezza il cinturone con la pistola. Mentre vedevo le ombre dei due corpi muoversi comincia ad avvicinarmi all’obiettivo. Presi il cinturone e come un ladro uscii furtivamente dalla stanza con la lingua trai denti. Quegl’istanti durarono una vita, in quel momento pensai semplicemente che tra poco sarebbe finito tutto. Dopo esser uscito di casa e dopo aver nascosto il cinturone sotto i vestiti comincia a chiedermi dopo avrei potuto recarmi. Dopo esser stato all’osteria a farmi “grande” davanti a gli adulti, pensai subito al mio rifugio segreto che nessuno conosceva e nessuno immaginava, un luogo dove solo la i ragni facevano i nidi e dove io mi divertivo a distruggerli. Arrivato nel mio luogo segreto cominciai a pensare se prenderla in mano o meno, se avrei saputo come si maneggiasse. Alla fine decisi d’impugnarla e sparai un colpo. Lo sparo per me che ero un bambino fu violentissimo, ero spaventato non sapevo che fare, tutto intorno a me era silenzioso ma dopo qualche minuto gli animali ripresero a fare i loro versi. Ora l’unica cosa da fare era cercare un posto dove nascondere la pistola così la sotterrai vicino al nido dei ragni e ci mesi delle pietre per poter riconoscere il luogo in cui avevo nascosto la pistola. Ma tutto ad un tratto si avvicinarono a me dei tedeschi che cercavano chi aveva sparato poi videro e me e il cinturone così decisero di portarmi via. La mattina seguente mi interrogarono e mi picchiarono più volte al comando tedesco, oltre a me erano presenti anche quella vacca di mia sorella, il marinaio e Miscèl. Comincia a pianger per non dover rispondere a gli ufficiali tedeschi e dopo esser ormai stremato i tedeschi mi riaccompagnarono in cela e così vidi il Francese che aveva tradito il gap arruolandosi con le camice nere. In cella conobbi Lupo Rosso, un vero uomo che faceva paura a chiunque anche ai fascisti. Grazie a lui riuscì a scappare e conobbi molti uomini, tra cui Cugino. Cugino era un vero duro ma a differenza degli altri odiava le donne, pensava che erano loro la colpa di tutto anche delle guerre. Beh infondo se tutte le donne fossero state come quella cavalla di mia sorella non c’era da biasimarlo. Nell’accampamento dove c’erano i partigiani conobbi anche una donna, Gilda la moglie del cuoco che lo tradiva con un altro. Anche qui gli adulti, un po’ come nell’osteria mi trattavano come se fossi un povero bambino ingenuo. Un bambino che non poteva capire nulla di tutto ciò che accadeva. Gli adulti non mi diedero mai affetto nemmeno Gilda con quel suo seno caloroso. Gilda era come tutti quei porci dell’osteria, falsa come mai nessuno che ebbi conosciuto. Dopo diversi giorni all’accampamento decisi di andare a prendere la mia P-38 ma non la trovai e così decisi di tornare da mia sorella. Rina era come Gilda, una donna falsa e senza pudore, una di cui non ci si poteva fidare come d’altronde gli non ci si poteva fidare degli adulti che conoscevo. Rina a quanto ho saputo all’accampamento cominciava a frequentare anche i comandanti tedeschi, degli uomini cattivi e crudeli. A casa o meglio nel luogo in cui avevo vissuto per un po’ Rina cominciò a far la materna con me come se fosse mia madre, ma sapevo che fingeva come quei venditori che avrebbero fatto di tutto per rifilare qualcosa ai quei poveri ignari che avrebbero comprato quella roba da due soldi. Rina aveva una pistola che somigliava molto alla mia così gli chiesi che modello era e mi disse che era un P-38. La mia P-38! La presi e me ne andai ancora una volta da quel luogo in cui uomini e donne si rincorrono nudi e fanno strane cose che avevo visto migliaia di volte ma che ignoravo ancora. Per strada incontrai Cugino, uno che le donne le conosceva e che le odiava. Purtroppo come molti uomini Cugino era interessato a mia sorella, in quel momento capii che gli adulti erano tutti uguali, falsi, crudeli e cattivi. Ma dopo un po’ lo vidi tornare e mi sentii così felice che per la prima volta mi commossi. Finalmente avevo un amico e quell’amico era Cugino che come me odiava le donne e così prendemmo insieme il nostro sentiero ritrovato.

Ho paura di esser uscito un pochino dalla traccia voi che ne pensate?

Aggiunto 1 ore 28 minuti più tardi:

Grazie, a ma quindi le riflessioni vanno sempre al presente? seconde te come potrei finirlo il tema?

Miglior risposta
coltina
Me ne stavo disteso sul prato e guardavo i ragni uscire dal loro nido; in quel momento pensai a ciò che avevo fatto prima di tornare sul mio sentiero. Mi era sembrato un giorno come gli altri e, come sempre, mi stavo burlando degli adulti nell’osteria finché loro non cominciarono a parlare di mia sorella. Gli uomini dell’osteria erano carogne che se ne stavano tutto il giorno in quel luogo abbandonato da Dio, ioli odiavo, erano sempre in quell’osteria a bere e a fumare come turchi, sapevano solo lamentarsi e parlar male. L’unico che sapeva rallegrarli ero io e, anche se non mi trattavano come uno di loro, io ero felice quando mi chiedevano di cantare perché mi sentivo un giovane adulto, considerato dai grandi. Io non ero come gli altri bambini, giocavo raramente con loro e anche quando lo facevo le loro madri dicevano lorodi non giocare più con quelli come me. Io, in quegli attimi che sembravano durare anni, soffrivo come un cane perché ero solo al mondo e non avevo nessuno che fosse mio amico. Alcune volte volevo avere amici della mia età, ma purtroppo per me io ero l’amico dei grandi. Quando mi respingevano anche i bambini io pensavo forse che il problema era che io non sapevo altro che raccontare storie di uomini e donne nei letti o di uomini ammazzati come se fossero animali da macello. A me non restava nient’altro che rifugiarmi nel mondo dei grandi, un mondo incomprensibile e così lontano dal mio, ma che era l'unico che mi rimanesse. Dopo essermi avvicinato a Miscèl Francese mi accorsi che c’era un uomo insolito, una persona che non avevo mai visto in quel luogo sperduto e frequentato solo dai farabutti come Miscèl. In quel momenti vidi i volti di uomini complici di qualcosa che ignoravo. Miscèl mi chiese se avevo visto la pistola del tedesco, un vero pistolone. Io gli risposi di sì e così lui mi disse di rubarla al marinaio. Ho accettato perchèalcune volte anziché giocare coi bambini, vorrei solo entrare nel mondo degli adulti e comprenderlo. Il Giraffa mi chiese se conoscevo la parola gap, una parola misteriosa per me, ma così affascinante e proibita. Ovviamente io non conoscevo quella parola, ma gli ho risposto lo stesso di sì, però non devo averlo convinto perchè mi ha insultato. Quando gli adulti mi trattano male io mi sento insignificante un piccolo bambino senza madre padre. In tutta la mia vita dagli adulti ho saputo solo ricevere continue delusioni molto amare per me. Così questa volta volevo fargli vedere che anche io ero uno di loro, un vero uomo con la pistola. Tornai a casa con l’intento di rubare la pistola al tedesco anche se sapevo fin dall’inizio che la cosa non sarebbe stata facile e che il marinaio prima o poi, dopo aver consumato la sua voglia d’amor con mia sorella come se fossero bestie, si sarebbe accorto che la pistola mancava. Così entrai nella stanza scalzo, piano piano mentre mia sorella e il tedesco si abbracciavano, nudi animali che consumavano i lori istinti. Sapevo che ciò che dovevo fare non era facile, ma dovevo farlo, perché in quel momento di buio era la mia unica possibilità per rubare con scaltrezza il cinturone con la pistola. Mentre vedevo le ombre dei due corpi muoversi cominciai ad avvicinarmi all’obiettivo. Presi il cinturone silenzioso come un ratto e uscii furtivamente dalla stanza con la lingua tra i denti. Quegl’istanti durarono una vita, in quel momento pensai semplicemente che a breve sarebbe finito tutto. Dopo esser uscito di casa e dopo aver nascosto il cinturone sotto i vestiti cominciai a chiedermi dopo avrei potuto recarmi. Dopo esser stato all’osteria a farmi “grande” davanti agli adulti, pensai subito al mio rifugio segreto che nessuno conosceva e nessuno immaginava, l'unicoluogo dove i ragni facevano i nidi e dove io mi divertivo a distruggerli. Arrivato nel mio luogo segreto cominciai a pensare se prenderla in mano o meno, se avessi saputo come maneggiarla. Alla fine decisi d’impugnarla e sparai un colpo. Lo sparo fu violentissimo, ero spaventato, anche se non l'avrei ammesso con nessuno, e non sapevo che fare; tutto intorno a me era silenzioso ma, dopo qualche minuto, gli animali ripresero a fare i loro versi. Ora l’unica cosa da fare era cercare un posto dove nascondere la pistola così la sotterrai vicino al nido dei ragni e ci misi delle pietre per poter riconoscere il punto in cui avevo nascosto la pistola. Ma tutto ad un tratto si avvicinarono a me dei tedeschi che cercavano chi aveva sparato, mi videro con il cinturone e decisero di portarmi via. La mattina seguente mi interrogarono e mi picchiarono più volte al comando tedesco, oltre a me erano presenti anche quella vacca di mia sorella, il marinaio e Miscèl. Comincia a pianger per non dover rispondere a gli ufficiali tedeschi e, dopo avermi ridotto come un gatto gonfio, i tedeschi mi riaccompagnarono in cella e così vidi il Francese che aveva tradito il gap arruolandosi con le camice nere. In cella conobbi Lupo Rosso, un vero uomo che faceva paura a chiunque, anche ai fascisti. Grazie a lui sono riuscito a scappare e ho conosciuto molti uomini, tra cui Cugino. Cugino è un vero duro, ma, a differenza degli altri, odia le donne, pensa che è loro la colpa di tutto, anche delle guerre. Beh, in fondo se tutte le donne sono come quella cavalla di mia sorella non c'è da biasimarlo. Nell’accampamento dove c’erano i partigiani conobbi anche una donna, Gilda, la moglie del cuoco, che lo tradiva con un altro. Anche qui gli adulti, un po’ come nell’osteria, mi trattavano come se fossi un povero bambino ingenuo, un bambino che non poteva capire nulla di tutto ciò che accadeva. Gli adulti non mi diedero mai affetto, nemmeno Gilda con quel suo seno caloroso. Gilda era come tutti quei porci dell’osteria, falsa come mai nessuno che ho conosciuto. Dopo diversi giorni all’accampamento decisi di andare a prendere la mia P-38 ma non la trovai e così decisi di tornare da mia sorella. Rina era come Gilda, una donna falsa e senza pudore, una di cui non ci si poteva fidare come d’altronde non ci si poteva fidare degli adulti che conoscevo. Rina, a quanto ho saputo all’accampamento, cominciava a frequentare anche i comandanti tedeschi, uomini cattivi e crudeli. A casa, o meglio nel luogo in cui avevo vissuto per un po’, Rina cominciò a far la materna con me come se fosse mia madre, ma sapevo che fingeva come quei venditori che avrebbero fatto di tutto per rifilare qualcosa di scadente al primo swmpliciotto che abboccava. Rina aveva una pistola che somigliava molto alla mia così le chiesi che modello era e mi disse che era un P-38. La mia P-38! La presi e me ne andai ancora una volta da quel luogo in cui uomini e donne si rincorrono nudi e fanno strane cose che avevo visto migliaia di volte ma che ignoravo ancora. Per strada incontrai Cugino, uno che le donne le conosceva e che le odiava. Purtroppo come molti uomini Cugino era interessato a mia sorella. In quel momento ho pensatoche gli adulti sono tutti uguali, falsi, crudeli e cattivi. Ma dopo un po’ l'ho visto tornare e mi sono sentito così felice che per la prima volta mi sono commosso: Cugino era un uomo, eppure aveva preferito me a quella vacca di mia sorella! Di lui potevo fidarmi adesso, lui non era come gli altri!. Finalmente avevo un amico e quell’amico era Cugino che come me odiava le donne e così prendemmo insieme il nostro sentiero ritrovato.

Aggiunto 1 minuti più tardi:

Ti ho solo dato un occhio ai verbi trasformando al presente le riflessioni eprsonali. Io credo che sia ben fatto, e anche ben scritto. Non mi pare sia un fuori traccia, am manca uan conclusione che riporti Pim al momento presente, mentre è sdraiato nel sentiero dei nidi di ragno.
Per me è un ottimo lavoro! Complimenti!
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