Commento (82733)

roberta1333
potresta farmi un kommento sul canto dell'usignolo di Giambattista Marino
grazie in anticipo :)

Risposte
frankuaku
Rita, devi linkare la fonte.

RitaeAlessio
Il canto dell'usignolo
Giambattista Marino (1569-1625), il più raffinato rappresentante del barocco italiano e vero virtuoso della parola, compose, fra gli altri, un poema in venti lunghi canti intitolato L'Adone, di fatto la sua opera principale, ispirato dal mito dell'amore del giovane per la splendida dea Afrodite, già dall'antichità tema favorito di tanti autori. Il testo fu pubblicato a Parigi nel 1623 con tanto di dedica a Luigi XIII. All'esile trama s'intrecciano episodi mitologici, storici, romanzeschi e autobiografici che si presentano come una serie di poemetti/galleria di quadri.

Il Marino trova ottimo spunto per l'elaborazione dei suoi virtuosismi, i suoi "concetti preziosi", atti a "destar la meraviglia" del lettore, nelle strofe 32, 33 e 37, in cui egli mette alla prova il suo talento poetico descrivendo il talento musicale dell'usignolo, componendo versi pieni di musicalità, di ritmi armoniosi e argute metafore, tra cui le deliziose "sirena dei boschi" e "atomo sonante" per l'usignolo.

Secondo il poeta, le infinite variazioni del canto dell'usignolo vengono realizzate attraverso una trasformazione che moltiplica in chiave matematica le sue potenzialità armoniche. Sembra quasi che la dolcezza e la gentilezza del canto e del volo siano frutto di un'innata predisposizione, sostenuta dalla deliberata applicazione di un'arte degna di un esperto compositore, che da "sirena" diviene "maestro". Il portentoso risultato è una meraviglia sonora che segue regole ben precise, ma note solo all'usignolo che ridispone ogni componente musicale, ne articola la sequenza e la sintassi tra variazioni di toni, concatenazioni, mormorii, gorgheggi e interruzioni. A chi ascolta tale creatività musicale non resta che accettare, seppur con stupore, l'apparente contraddizione tra le dimensioni ridottissime del cantore e la prorompente forza della sua musica. Se l'usignolo viene paragonato a un'aria, a una voce abbellita da piume, a un suono che aleggia come un respiro alato, non possiamo che lasciarci trasportare da quelle sue note che nessuno si aspetterebbe di udire sgorgare da un corpo-strumento di dimensioni così minute. E come se da un'invisibile sorgente sonora provenisse qualcosa che si trasforma e si trasfigura nell'aria fino a diventare...il canto di un usignolo, virtuosistico come il flusso lessicale del Marino


Spero di esserti stata d'aiuto :D

Ciao,
Rita.

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.