Capitolo XI ''principe Machiavelli

_PuKkInA_93_
qualcuno x favore potrebbe farmi un riassunto del capitolo XI del ''principe'' di Machiavelli????? grazie in anticipo!!!

Risposte
coltina
Riassunto:

Secondo Macchiavelli il vero problema di questi principati è solo quello di ottenerli. Una volta ottenuti, in qualunque modo il principe li regga, potrà stare al sicuro perchè questa forma di potere è sostenuta dalla consuetudine della religione, istituzione vecchia forse, ma molto solida. Non perodno il loro potere anche se non governano e non si curano dei sudditi e questi ultimi non possono decidere di volere un nuovo governante. Macchiavelli sostiene che non si dilungherà su questa tipologia perchè sono questioni "divine" e dire la propria opinione sarebbe da presuntuosi.
Nonostante questa premessa poi l'autore rammenta quanto sia diventato importante il potere temporale dei papi e quanto ormai siano signori potenti, tali da scacciare dall'Italia il re di Francia e da danneggiare i veneziani.
I primi papi ed esercitare tale potere furono Alessandro VI e Giulio II il quale, oltre a sottomettere al suo controllo delle zone d'Italia si procurò ricchezze fino a quel momento inimmaginate e senz afavorire la proria famiglia o fazione, anzi, mantenendo le discorie fra Colonna e Orsini e lasciando, alla sua morte, nelle mani di Leono X il grande potere temporale acquisito.

http://www.liberliber.it/biblioteca/m/machiavelli/il_principe/html/princi_b.htm#capitolo11 qui il testo completo

qui di seguito la versione in prosa:
1 - Ci resta, adesso, soltanto da esaminare i principati ecclesiastici, a proposito dei quali tutte le difficoltà si incontrano prima di possederli, perché si conquistano o per virtù o per fortuna, e si possono mantenere senza l’una e senza l’altra; perché hanno il loro fondamento nelle istituzioni e nelle leggi radicate nella religione le quali sono diventate tanto potenti e di qualità che mantengono i loro principi al potere, in qualunque modo questi governino e vivano. Soltanto questi principi possiedono Stati e non li difendono e hanno sudditi e non li governano; e gli Stati, sebbene siano indifesi, non son loro tolti, e i sudditi, sebbene non siano ben governati, non se ne curano, né pensano né possono separarsi da loro. Solo, dunque, questi principati sono sicuri e felici.

2 - Ma essendo i principati ecclesiastici retti da cause superiori che la mente umana non comprende, non ne parlerò; perché essendo creati e mantenuti da Dio, sarebbe da presuntuosi e temerari trattarne. Nondimeno, qualcuno potrebbe chiedermi per quale ragione la Chiesa abbia raggiunto una tale grandezza nel potere temporale, quantunque fino ad Alessandro VI i potentati italiani, e non soltanto quelli che si definivano potentati, ma ogni barone e signore, per quanto potesse essere piccolo, stimavano poco il potere temporale della Chiesa, di fronte alla quale ora trema il Re di Francia, perché è stata capace di cacciarlo fuori dall’Italia e di danneggiare i Veneziani: e questo, ancorché sia noto, non mi pare superfluo richiamarlo alla memoria.

3 - Prima dell’arrivo di Carlo VIII Re di Francia l’Italia era dominata dal Papa, dai Veneziani, dal Re di Napoli, dal Duca di Milano e dai Fiorentini. Questi potentati avevano principalmente due preoccupazioni: l’una che un potente straniero non entrasse in Italia con le armi, l’altra che nessuno di loro conquistasse altri territori. Quelli che suscitavano maggiori preoccupazioni, erano il Papa e i Veneziani. Per tener a freno i Veneziani occorreva l’alleanza di tutti gli altri, come avvenne nella difesa di Ferrara; per limitare le mire del Papa, bastava servirsi dei baroni romani, fra i quali, essendo divisi nelle due fazioni degli Orsini e dei Colonna, c’erano sempre occasioni di risse; e, stando con le armi in mano sotto gli occhi del Pontefice, rendevano il potere pontificio debole e malfermo. E benché ogni tanto venisse eletto un Papa audace, come Sisto IV, tuttavia la fortuna o la prudenza politica non lo potè mai tener lontano da queste difficoltà. E la brevità della loro vita ne era la causa, perché un Papa, nei dieci anni in cui in media restava al potere, avrebbe potuto a stento sottomettere una delle due fazioni. E se per esempio un Papa aveva quasi eliminato i Colonna, ne arrivava subito un altro, nemico degli Orsini, che li faceva risorgere, senza far in tempo a eliminare gli Orsini. Questo faceva sì che il potere temporale del Papa fosse poco stimato in Italia.

4 - Venne poi Alessandro VI, che primo fra tutti i papi, che c’erano stati fino a quel momento, dimostrò quanto un Papa potesse avvantaggiarsi col denaro e con l’esercito e operò per mezzo del Duca Valentino e dell’arrivo dei Francesi, tutte quelle cose che ho precisato esaminando le imprese del duca. E benché la sua intenzione non fosse quella di rendere grande la Chiesa, ma il duca, tuttavia ciò che egli fece aumentò la grandezza della Chiesa; la quale dopo la sua morte, ed eliminato il duca, fu erede delle sue imprese. Dopo di lui venne Papa Giulio II, che si ritrovò grande la Chiesa per la conquista della Romagna, e annientate le fazioni con l’eliminazione e sottomissione dei baroni romani per i colpi assestati da Alessandro; e trovò anche aperta la strada a un modo di accumulare denari, che non era mai stato praticato prima.

5 - Giulio II non solo continuò ad agire in quel modo, mantenendo le cose acquistate, ma le accrebbe; e pensò di conquistarsi Bologna, sconfiggere i Veneziani e cacciare i Francesi dall’Italia e tutte queste imprese gli riuscirono, con tanta maggior gloria per lui perché le realizzò per ingrandire la Chiesa e non per affetto verso privati o parenti. Mantenne ancora nella stessa condizione, come le aveva trovate, le due fazioni degli Orsini e dei Colonna; e benché fra loro ci fosse qualcuno che creava qualche difficoltà, tuttavia due cose le hanno tenute ferme: la prima, la grandezza della Chiesa che incute timore; l’altra il non avere cardinali che sono all’origine delle contese fra loro. Né queste fazioni staranno quiete finchè avranno cardinali; perché questi favoriscono le fazioni in Roma e fuori, e i baroni sono costretti a difenderle: così dall’ambizione dei prelati nascono le discordie e i tumulti fra i baroni. La Santità di Papa Leone X ha dunque ereditato questo pontificato potentissimo: e si spera che se i suoi predecessori lo resero grande con le armi, egli lo renda grandissimo e degno di venerazione con la bontà e le altre infinite sue virtù.
da: http://www.classicitaliani.it/machiav/critica/Pricipe_traduzione_Bonghi.htm

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.