Breve riflessione sul bullismo

Rikyy02
Breve riflessione sul BULLISMO per la terza media ......
GRAZIE IN ANTICIPO A CHI MI AIUTERÁ

Risposte
francymasci
il bullismo è molto frequente nelle scuole...
chi subisce atti di ullismo molto spesso è una persona fragile che non si sente sicuro di se, ma chi fa questi atti non è molto sano di mente, potresti raccontare qualche fatto a te accaduto... oppure di ragazzi stranieri che vengono derisi e presi in giro solo perchè vengono da una nazione che non è come la nostra.... e potresti dire che tu ti senti lontano da queste cose perchè per te una persona deve essere conosciuta e apprezzata per quello che è... e non deve essere giudicata dal vestito, da dove viene o se è più o meno popolare... spero di esserti stata d'aiuto

Aggiunto 1 secondo più tardi:

il bullismo è molto frequente nelle scuole...
chi subisce atti di ullismo molto spesso è una persona fragile che non si sente sicuro di se, ma chi fa questi atti non è molto sano di mente, potresti raccontare qualche fatto a te accaduto... oppure di ragazzi stranieri che vengono derisi e presi in giro solo perchè vengono da una nazione che non è come la nostra.... e potresti dire che tu ti senti lontano da queste cose perchè per te una persona deve essere conosciuta e apprezzata per quello che è... e non deve essere giudicata dal vestito, da dove viene o se è più o meno popolare... spero di esserti stata d'aiuto

watanka
Stifler ha risposto 6 anni fa

"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni" (Olweus 1996). Partendo da questa definizione di un autorevole studioso, capiamo che molti sono gli atti che rientrano in questa categoria. Anzitutto quelli che non implicano un danno fisico, come: mettere in giro falsità su una persona, offenderla, ignorarla, insultarla, prenderla in giro, minacciarla. Poi, dalle parole, si passa spesso anche ai “fatti”, con danni o distruzioni delle cose di una persona, furti, spinte, pugni, o peggio. Questo è il bullismo. Forse riflettendoci, scopriamo che non si tratta di niente di nuovo. Episodi di questo genere, infatti, accadevano anche in altri tempi, come testimoniano i romanzi “Cuore” di Edmondo De Amicis o “David Copperfield” di Charles Dickens, ma la cosa più sconvolgente è che oggi avvengono anche tra le mura scolastiche, mentre una volta quasi tutto succedeva fuori dalla scuola. Una recente inchiesta ha infatti mostrato che il 27% degli episodi di bullismo avviene in aula, il 14% nei corridoi e il 16% nel cortile. La scuola, cioè quello che dovrebbe essere l'ambiente educativo per eccellenza, nasconde una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti. Infatti, all'interno della scuola, nel momento in cui gli episodi di prepotenza sono denunciati, viene segnalata un'inspiegabile indifferenza o trascuratezza. Tanto è vero che, in genere, chi è presente all’episodio non interviene per porre fine alle prepotenze. Anche chi subisce la maggior parte delle volte non denuncia e sopporta in silenzio, senza dire niente. Infatti, moltissime vittime non possono o non vogliono far conoscere le violenze subite, forse perché si vergognano, ed elaborano da sole strategie per sottrarsi al ripetersi di tali esperienze e alle loro eventuali conseguenze. Del resto, risulta che anche quando gli episodi vengono denunciati non sempre si verifica la fine delle prepotenze. Per indifferenza o trascuratezza i protagonisti non vengono adeguatamente puniti e si sentono quindi legittimati ad operare come avevano già in fatto in precedenza. Gli insegnanti tendono a non dar peso alla faccenda, diventando così complici della prepotenza. Occorre quindi che anzitutto gli adulti si rendano conto di quest’amara realtà, che non è affatto marginale. Sembra infatti che quasi il 50% dei ragazzi dichiari di essere stato vittima, almeno una volta, di episodi di bullismo. Le statistiche rivelano anche che gli ultimi anni delle suole elementari, quelli della scuola media e i primi delle superiori sono quelli più soggetti ad episodi del genere. Le prepotenze di tipo verbale sono più numerose di quelle di tipo fisico, ma non per questo sono da sottovalutare, poiché spesso esse causano traumi psicologici gravissimi. Si pensi per esempio al bullismo femminile. Quando le ragazze “dominanti” in un gruppo decidono di escluderne qualcuna non la sfiorano fisicamente e non le parlano. La vittima capisce che parlano di lei, ma loro fanno finta di niente, poi si inventano barzellette e canzoni su di lei. Forse questo tipo di bullismo è peggiore di quello maschile, perché certe pressioni psicologiche possono solo essere subite, mentre le azioni fisiche del bullismo maschile possono essere denunciate con maggiore facilità. In genere sono gli insegnanti più giovani a richiedere un intervento deciso di questo tipo, forse anche perché i ragazzi si permettono maggiori licenze di fronte a loro, mentre quelli più anziani tendono a minimizzare, e fanno molto male a comportarsi così. Anche all'interno della famiglia si preferisce non dare peso a quanto accaduto, oppure si consiglia di reagire alla stessa maniera. Questo è deleterio. Infatti, il primo modo per combattere il bullismo è quello di riconoscerne subito la gravità, prima che un problema facilmente risolvibile diventi drammatico. Certe volte, infatti, per i ragazzi le sfide più grandi da affrontare giornalmente non sono i compiti o le interrogazioni, ma l’inserimento, o meno, nel gruppo dei coetanei e il nodo delle relazioni interpersonali. Non dimentichiamolo mai! 
Appure:

Il video della cretinetti che picchia una coetanea con calci e pugni alla faccia e alla testa, imperversa sul social-network, una ubriacatura di violenza gratuita, in bella mostra, alla mercè di emulazioni e fascinazioni, manuale per pavidi e sconfitti della vita.

La cretinetti travestita da combattente, porta colpi sotto la cintura, usa le mani e i piedi come fosse una praticante di MMA, dove possono accedere contendenti di qualsiasi disciplina, invece non pratica proprio un bel niente, perché disconosce la correttezza, la lealtà, soprattutto il rispetto che un atleta vero nutre per il suo avversario.

Una cretinetti come tante altre altre, circondata da altri ebeti che fanno platea plaudente, che fanno stadio, che fanno gabbia, che fanno recinto dove tutto può e deve esser condiviso.

Una platea di stacanovisti della noia che paralizza i neuroni, della adrenalina agognata invano, del vicolo cieco da perforare con urgenza, un miscuglio di disagi e compromissioni familiari, scolastiche, una adultità perennemente votata all’assenteismo.

Platea vociante di bestemmie e invocazioni a fare più male, a essere più cattivi, a colpire subito senza attendere oltre, giovani a perdere un briciolo di pietà per chi urla disperata: AIUTATEMI VI PREGO.

La vittima cade ripetutamente sotto i colpi intenzionali, persistenti, asimmetrici, è nauseante lo squilibrio, la disparità, tra chi colpisce e chi incassa, il branco ride, schiamazza, incita con ferocia, vuole il divertimento, esige il sangue, il dolore, la sofferenza della sfigata, agnello sacrificale del proprio delirio di onnipotenza.

Senza quella platea di vili imberbi, non potrebbe esistere né proliferare la cretinetti, il bullo di turno.

Credetemi so quello che dico, cos’è la violenza, che rumore fanno le nocche infrante sui denti, so perfettamente che razza di individuo è l’iracondo, il prepotente, il prevaricatore, sono stato bullo, sono stato il mio peggior nemico, la persona peggiore che ho incontrato nella mia vita, proprio perché ne conosco ogni anfratto, nel vedere quel video, quella cretinetti, quel popolo di stolti plaudenti, ho sentito male alla testa, male alla pancia, male alle mani, male alle gambe, ho sentito male al cuore, un male lacerante per quella ragazzina impaurita, sola in mezzo a tanta gente, a cui si è cercato nel modo più miserabile di rapinarle la dignità.

Quel video non è solamente la denuncia sconvolgente di una società bullistica, ma anche la rappresentazione di una solitudine armata nei riguardi della vittima, la giustizia sarà un sollievo passeggero, in fin dei conti come mi ha risposto qualcuno: “ora non facciamola troppo esagerata, queste cose sono sempre accadute”.

Sarà senz’altro così, ma una volta se non incorro in amnesie, lo scontro era con il mondo adulto, una volta non si diventava degli imperatori, e quando ciò accadeva eri già autoescluso, non c’era bisogno di buttarti fuori da quell’ istituto, accadeva in automatico, dovevi trovartene un’altro.

Oggi la competizione è con il gruppo dei pari, con quelli più fragili, oggi non si diventa soltanto bulli o famosi per forza, ma addirittura pezzi pregiati di edilizia scolastica, non si viene allontanati, perché errato criminalizzare, parlarne troppo, è più consono recuperare, riproporre un progetto e un percorso.

Ma la sanzione per accadimenti di questa portata dove sta di casa?

Forse è vero, una volta ogni colpo sotto la cintura rimaneva dentro la classe, perché la forma bullistica ai miei tempi tempi denominata nonnismo, era prontamente addomesticata dall’autorità del docente, degli adulti, dei responsabili della condizione psico-educativa dell’ adolescente.

Oggi i nativi digitali sono accompagnati per l’intera giornata dal loro smartphone, dalle messaggistiche istantanee, dai social, con un semplice movimento sanno che possono sconquassare un paese, una città, un mondo, devastare una vita, mandare in frantumi il futuro di una persona, oppure diventare per una frazione di tempo ciò che non si è, in quanto il bicipite è potere, il denaro è potere, la forza e la furbizia sono il grimaldello del potere.

La cretinetti e quei bulli nascosti dietro la funzione video-fotografica, ci dicono che non c’è soltanto una indifferenza che non fa prigionieri, spesso nessuno vede, ci voltiamo da un’altra parte, non soltanto per paura, omertà, menefreghismo, ma perché non siamo disposti, quindi non ci disponiamo a essere e fare maturità educativa, eludendo il dovere di imparare a conoscere per quello che è il mondo della cretinetti, dei bulli, della stessa vittima, cioè l’universo delle nuove tecnologie che non formano al carico obbligante delle responsabilità.

A quella ragazza ribadisco di non sentirsi mai sola, alla cretinetti di trovare dignità sufficiente per chiederle perdono.

Fonte della seconda da:
http://www.dialessandria.it/news/cronaca/riflessioni-sul-bullismo-di-vincenzo-andraous/29781.html


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