Ariosto - Il secondo castello incantato di Atlantide
Ciao a tutti ragazzi, ho un enoorme problema! Domani ho l'interrogazione sulle strofe dalla 10 alla 21 del brano di Ariosto "Il secondo castello incantato di Atlantide", mi servirebbero solo le figure retoriche niente trama o parafrasi. Vi posto il testo così non c'è bisogno che lo cerchiate. Grazie in anitcipo!
10
D'oro e di seta i letti ornati vede:
nulla de muri appar né de pareti;
che quelle, e il suolo ove si mette il piede,
son da cortine ascose e da tapeti.
Di su di giù va il conte Orlando e riede;
né per questo può far gli occhi mai lieti
che riveggiano Angelica, o quel ladro
che n'ha portato il bel viso leggiadro.
11
E mentre or quinci or quindi invano il passo
movea, pien di travaglio e di pensieri,
Ferraù, Brandimarte e il re Gradasso,
re Sacripante ed altri cavallieri
vi ritrovò, ch'andavano alto e basso,
né men facean di lui vani sentieri;
e si ramaricavan del malvagio
invisibil signor di quel palagio.
12
Tutti cercando il van, tutti gli dànno
colpa di furto alcun che lor fatt'abbia:
del destrier che gli ha tolto, altri è in affanno;
ch'abbia perduta altri la donna, arrabbia;
altri d'altro l'accusa: e così stanno,
che non si san partir di quella gabbia;
e vi son molti, a questo inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.
13
Orlando, poi che quattro volte e sei
tutto cercato ebbe il palazzo strano,
disse fra sé: - Qui dimorar potrei,
gittare il tempo e la fatica invano:
e potria il ladro aver tratta costei
da un'altra uscita, e molto esser lontano. -
Con tal pensiero uscì nel verde prato,
dal qual tutto il palazzo era aggirato.
14
Mentre circonda la casa silvestra,
tenendo pur a terra il viso chino,
per veder s'orma appare, o da man destra
o da sinistra, di nuovo camino;
si sente richiamar da una finestra:
e leva gli occhi; e quel parlar divino
gli pare udire, e par che miri il viso,
che l'ha da quel che fu, tanto diviso.
15
Pargli Angelica udir, che supplicando
e piangendo gli dica: - Aita, aita!
la mia virginità ti raccomando
più che l'anima mia, più che la vita.
Dunque in presenza del mio caro Orlando
da questo ladro mi sarà rapita?
più tosto di tua man dammi la morte,
che venir lasci a sì infelice sorte. -
16
Queste parole una ed un'altra volta
fanno Orlando tornar per ogni stanza,
con passione e con fatica molta,
ma temperata pur d'alta speranza.
Talor si ferma, ed una voce ascolta,
che di quella d'Angelica ha sembianza
(e s'egli è da una parte, suona altronde),
che chieggia aiuto; e non sa trovar donde.
17
Ma tornando a Ruggier, ch'io lasciai quando
dissi che per sentiero ombroso e fosco
il gigante e la donna seguitando,
in un gran prato uscito era del bosco;
io dico ch'arrivò qui dove Orlando
dianzi arrivò, se 'l loco riconosco.
Dentro la porta il gran gigante passa:
Ruggier gli è appresso, e di seguir non lassa.
18
Tosto che pon dentro alla soglia il piede,
per la gran corte e per le logge mira;
né più il gigante né la donna vede,
e gli occhi indarno or quinci or quindi aggira.
Di su di giù va molte volte e riede;
né gli succede mai quel che desira:
né si sa imaginar dove sì tosto
con la donna il fellon si sia nascosto.
19
Poi che revisto ha quattro volte e cinque
di su di giù camere e logge e sale,
pur di nuovo ritorna, e non relinque
che non ne cerchi fin sotto le scale.
Con speme al fin che sian ne le propinque
selve, si parte: ma una voce, quale
richiamò Orlando, lui chiamò non manco;
e nel palazzo il fe' ritornar anco.
20
Una voce medesma, una persona
che paruta era Angelica ad Orlando,
parve a Ruggier la donna di Dordona,
che lo tenea di sé medesmo in bando.
Se con Gradasso o con alcun ragiona
di quei ch'andavan nel palazzo errando,
a tutti par che quella cosa sia,
che più ciascun per sé brama e desia.
21
Questo era un nuovo e disusato incanto
ch'avea composto Atlante di Carena,
perché Ruggier fosse occupato tanto
in quel travaglio, in quella dolce pena,
che 'l mal'influsso n'andasse da canto,
l'influsso ch'a morir giovene il mena.
Dopo il castel d'acciar, che nulla giova,
e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.
10
D'oro e di seta i letti ornati vede:
nulla de muri appar né de pareti;
che quelle, e il suolo ove si mette il piede,
son da cortine ascose e da tapeti.
Di su di giù va il conte Orlando e riede;
né per questo può far gli occhi mai lieti
che riveggiano Angelica, o quel ladro
che n'ha portato il bel viso leggiadro.
11
E mentre or quinci or quindi invano il passo
movea, pien di travaglio e di pensieri,
Ferraù, Brandimarte e il re Gradasso,
re Sacripante ed altri cavallieri
vi ritrovò, ch'andavano alto e basso,
né men facean di lui vani sentieri;
e si ramaricavan del malvagio
invisibil signor di quel palagio.
12
Tutti cercando il van, tutti gli dànno
colpa di furto alcun che lor fatt'abbia:
del destrier che gli ha tolto, altri è in affanno;
ch'abbia perduta altri la donna, arrabbia;
altri d'altro l'accusa: e così stanno,
che non si san partir di quella gabbia;
e vi son molti, a questo inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.
13
Orlando, poi che quattro volte e sei
tutto cercato ebbe il palazzo strano,
disse fra sé: - Qui dimorar potrei,
gittare il tempo e la fatica invano:
e potria il ladro aver tratta costei
da un'altra uscita, e molto esser lontano. -
Con tal pensiero uscì nel verde prato,
dal qual tutto il palazzo era aggirato.
14
Mentre circonda la casa silvestra,
tenendo pur a terra il viso chino,
per veder s'orma appare, o da man destra
o da sinistra, di nuovo camino;
si sente richiamar da una finestra:
e leva gli occhi; e quel parlar divino
gli pare udire, e par che miri il viso,
che l'ha da quel che fu, tanto diviso.
15
Pargli Angelica udir, che supplicando
e piangendo gli dica: - Aita, aita!
la mia virginità ti raccomando
più che l'anima mia, più che la vita.
Dunque in presenza del mio caro Orlando
da questo ladro mi sarà rapita?
più tosto di tua man dammi la morte,
che venir lasci a sì infelice sorte. -
16
Queste parole una ed un'altra volta
fanno Orlando tornar per ogni stanza,
con passione e con fatica molta,
ma temperata pur d'alta speranza.
Talor si ferma, ed una voce ascolta,
che di quella d'Angelica ha sembianza
(e s'egli è da una parte, suona altronde),
che chieggia aiuto; e non sa trovar donde.
17
Ma tornando a Ruggier, ch'io lasciai quando
dissi che per sentiero ombroso e fosco
il gigante e la donna seguitando,
in un gran prato uscito era del bosco;
io dico ch'arrivò qui dove Orlando
dianzi arrivò, se 'l loco riconosco.
Dentro la porta il gran gigante passa:
Ruggier gli è appresso, e di seguir non lassa.
18
Tosto che pon dentro alla soglia il piede,
per la gran corte e per le logge mira;
né più il gigante né la donna vede,
e gli occhi indarno or quinci or quindi aggira.
Di su di giù va molte volte e riede;
né gli succede mai quel che desira:
né si sa imaginar dove sì tosto
con la donna il fellon si sia nascosto.
19
Poi che revisto ha quattro volte e cinque
di su di giù camere e logge e sale,
pur di nuovo ritorna, e non relinque
che non ne cerchi fin sotto le scale.
Con speme al fin che sian ne le propinque
selve, si parte: ma una voce, quale
richiamò Orlando, lui chiamò non manco;
e nel palazzo il fe' ritornar anco.
20
Una voce medesma, una persona
che paruta era Angelica ad Orlando,
parve a Ruggier la donna di Dordona,
che lo tenea di sé medesmo in bando.
Se con Gradasso o con alcun ragiona
di quei ch'andavan nel palazzo errando,
a tutti par che quella cosa sia,
che più ciascun per sé brama e desia.
21
Questo era un nuovo e disusato incanto
ch'avea composto Atlante di Carena,
perché Ruggier fosse occupato tanto
in quel travaglio, in quella dolce pena,
che 'l mal'influsso n'andasse da canto,
l'influsso ch'a morir giovene il mena.
Dopo il castel d'acciar, che nulla giova,
e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.
Risposte
Non vedo il link!
http://www.orlandofurioso.com/poema/Canto/Canto%2012.php
Prendila da qui..c'è pure il riassunto se ti serve!
Vede letti ornati di oro e seta.
Non è possibile vedere né i muri esterni né le pareti interne
perché, come il suolo dove mette piede,
sono completamente nascoste da tende e tappeti.
Al primo ed al secondo piano il conto Orlando torna e ritorna
senza riuscire ad allietare gli occhi
con la vista di Angelica, od al limite del ladro
che ne aveva rapito il bel viso.
11
E mentre di qua e di là invano si muoveva,
pieno di affanno e di pensieri,
Ferraù, Bradimarte ed il re Gradasso,
re Sacripante ed altri cavalieri
incontrò, che vagavano al primo e secondo piano
e non meno di lui si muovevano a vuoto;
e si lamentavano del malvagio
invisibile signore di quel palazzo.
12
Tutti girano per il palazzo alla sua ricerca, tutti lo
accusano di aver rubato loro qualcosa:
uno è all'affannata ricerca del destriero che il signore gli ha sottratto;
un'altro si arrabbia per aver perdutola propria donna;
altri lo accusa per altri misfatti: e stanno così
senza sapere come poter abbandonare quella gabbia;
e ci sono molti, catturati con l'inganno,
in trappola da intere settimane e mesi.
13
Orlando, dopo che più volte
ebbe esplorato per intero lo strano castello,
disse fra sé: "Qui potrei trovare dimora,
buttare tempo e fatica senza alcun risultato;
il ladro potrebbe aver portato via la donna
attraverso un'altra uscita, ed essere ora molto lontano."
Con questo pensiero uscì nel verde prato
che circondava tutto il palazzo.
14
Mentre gira intorno alla casa situato all'interno del bosco,
tenendo sempre rivolto a terra lo sguardo
per vedere se compare una traccia, o a destra
o da sinistra, di un passaggio recente (del destriero del cavaliere),
si sente chiamare da una finestra.
Alza gli occhi e la voce divina di Angelica
gli sembra di udire, e sembra anche vedere il viso
che l'aveva così tanto allontanato dalla persona che era stato.
15
Gli sembra di udire Angelica che supplicando
e piangendo gli dice: "Aiuto, aiuto!
Ti chiedo di risparmiare la mia verginità
più che la mia anima e la mia vita.
Alla fine, in presenza del mio amato Orlando,
mi sarà sottratta (la verginità) da questo ladro?
Dammi piuttosto la morte con la tua mano
che essere abbandonata ad un così infelice destino."
16
Queste parole fanno ancora un'altra volta
fatto tornare Orlando a girare in ogni stanza,
con angoscia e con molta fatica,
ma con altrettanta grande speranza.
A volte si ferma e sta ad ascoltare una voce,
che sembra essere quella di Angelica
(se lui è da una parte del castello, la voce suona in tutt'altro luogo)
che chiede aiuto, ma non sa capire e trovare da dove provenga.
17
Ma tornando a raccontare di Ruggiero, che ho abbandonato quando
dissi che, attraverso un sentiero ombroso e buio,
seguendo il gigante e la donna,
era finalmente giunto, uscito dal bosco, in un grande prato;
potrei dire che arrivò nel luogo dove Orlando
era arrivato poco prima, se ho riconosciuto il luogo.
Il gigante passa attraverso la grande porta;
Ruggiero gli è subito dietro e non smette di seguirlo (entra anche lui).
18
Appena mette il piede dentro alla porta,
da un'occhiata alla grande corte ed alle stanze
ma non vede più né il gigante né la donna.
Invano gira gli occhi tutt'intorno.
Più volte va su e giù e ci ritorna
ma mai trova quel che va cercando (gli accade quel che desidera)
e non riesce ad immaginare dove, così velocemente,
il fellone si sia nascosto con al donna.
19
Dopo che ha controllato più e più volte
le camere, le logge e le sale del primo e del secondo piano,
torna comunque di nuovo a controllare, e non rinuncia
a cercare fin sotto le scale.
Infine, con la speranza che siano tornati nel vicino
bosco, esce dal castello. Ma una voce, simile
a quella che richiamò Orlando, richiamò anche lui non di meno
e lo fece tornare nel palazzo.
20
La medesima voca, una persona
che era sembrata Angelica ad Orlando,
sembrò ora a Ruggiero essere Bradamante,
della quale era lui innamorato (che lo faceva sentire fuori di sé).
Se dovesse discutere con re Gradasso, o con altra persona
di quelle che andavano vagando per il palazzo,
a ciascuno sarebbe sembrata essere
ciò che più ciascuno ambisce e desidera avere per sé.
21
Questo era un incantesimo nuovo e poco usato,
che aveva creato il mago Atlante di Carena
affinché Ruggiero fosse stato tenuto occupato tanto
in quell'affanno, in quella dolce punizione,
finché fosse vanificato l'influsso maligno degli astri
che l'aveva condannato a morire giovane.
Dopo il castello d'acciaio che a è utile,
e dopo Alcina, Atlante tenta un nuovo incantesimo.
Prendila da qui..c'è pure il riassunto se ti serve!
Vede letti ornati di oro e seta.
Non è possibile vedere né i muri esterni né le pareti interne
perché, come il suolo dove mette piede,
sono completamente nascoste da tende e tappeti.
Al primo ed al secondo piano il conto Orlando torna e ritorna
senza riuscire ad allietare gli occhi
con la vista di Angelica, od al limite del ladro
che ne aveva rapito il bel viso.
11
E mentre di qua e di là invano si muoveva,
pieno di affanno e di pensieri,
Ferraù, Bradimarte ed il re Gradasso,
re Sacripante ed altri cavalieri
incontrò, che vagavano al primo e secondo piano
e non meno di lui si muovevano a vuoto;
e si lamentavano del malvagio
invisibile signore di quel palazzo.
12
Tutti girano per il palazzo alla sua ricerca, tutti lo
accusano di aver rubato loro qualcosa:
uno è all'affannata ricerca del destriero che il signore gli ha sottratto;
un'altro si arrabbia per aver perdutola propria donna;
altri lo accusa per altri misfatti: e stanno così
senza sapere come poter abbandonare quella gabbia;
e ci sono molti, catturati con l'inganno,
in trappola da intere settimane e mesi.
13
Orlando, dopo che più volte
ebbe esplorato per intero lo strano castello,
disse fra sé: "Qui potrei trovare dimora,
buttare tempo e fatica senza alcun risultato;
il ladro potrebbe aver portato via la donna
attraverso un'altra uscita, ed essere ora molto lontano."
Con questo pensiero uscì nel verde prato
che circondava tutto il palazzo.
14
Mentre gira intorno alla casa situato all'interno del bosco,
tenendo sempre rivolto a terra lo sguardo
per vedere se compare una traccia, o a destra
o da sinistra, di un passaggio recente (del destriero del cavaliere),
si sente chiamare da una finestra.
Alza gli occhi e la voce divina di Angelica
gli sembra di udire, e sembra anche vedere il viso
che l'aveva così tanto allontanato dalla persona che era stato.
15
Gli sembra di udire Angelica che supplicando
e piangendo gli dice: "Aiuto, aiuto!
Ti chiedo di risparmiare la mia verginità
più che la mia anima e la mia vita.
Alla fine, in presenza del mio amato Orlando,
mi sarà sottratta (la verginità) da questo ladro?
Dammi piuttosto la morte con la tua mano
che essere abbandonata ad un così infelice destino."
16
Queste parole fanno ancora un'altra volta
fatto tornare Orlando a girare in ogni stanza,
con angoscia e con molta fatica,
ma con altrettanta grande speranza.
A volte si ferma e sta ad ascoltare una voce,
che sembra essere quella di Angelica
(se lui è da una parte del castello, la voce suona in tutt'altro luogo)
che chiede aiuto, ma non sa capire e trovare da dove provenga.
17
Ma tornando a raccontare di Ruggiero, che ho abbandonato quando
dissi che, attraverso un sentiero ombroso e buio,
seguendo il gigante e la donna,
era finalmente giunto, uscito dal bosco, in un grande prato;
potrei dire che arrivò nel luogo dove Orlando
era arrivato poco prima, se ho riconosciuto il luogo.
Il gigante passa attraverso la grande porta;
Ruggiero gli è subito dietro e non smette di seguirlo (entra anche lui).
18
Appena mette il piede dentro alla porta,
da un'occhiata alla grande corte ed alle stanze
ma non vede più né il gigante né la donna.
Invano gira gli occhi tutt'intorno.
Più volte va su e giù e ci ritorna
ma mai trova quel che va cercando (gli accade quel che desidera)
e non riesce ad immaginare dove, così velocemente,
il fellone si sia nascosto con al donna.
19
Dopo che ha controllato più e più volte
le camere, le logge e le sale del primo e del secondo piano,
torna comunque di nuovo a controllare, e non rinuncia
a cercare fin sotto le scale.
Infine, con la speranza che siano tornati nel vicino
bosco, esce dal castello. Ma una voce, simile
a quella che richiamò Orlando, richiamò anche lui non di meno
e lo fece tornare nel palazzo.
20
La medesima voca, una persona
che era sembrata Angelica ad Orlando,
sembrò ora a Ruggiero essere Bradamante,
della quale era lui innamorato (che lo faceva sentire fuori di sé).
Se dovesse discutere con re Gradasso, o con altra persona
di quelle che andavano vagando per il palazzo,
a ciascuno sarebbe sembrata essere
ciò che più ciascuno ambisce e desidera avere per sé.
21
Questo era un incantesimo nuovo e poco usato,
che aveva creato il mago Atlante di Carena
affinché Ruggiero fosse stato tenuto occupato tanto
in quell'affanno, in quella dolce punizione,
finché fosse vanificato l'influsso maligno degli astri
che l'aveva condannato a morire giovane.
Dopo il castello d'acciaio che a è utile,
e dopo Alcina, Atlante tenta un nuovo incantesimo.