Ancora tema!!
"Le contraddizioni della società vittoriana"
Grazie aiutatemi
Saratest
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Risposte
L’età vittoriana è un’epoca di contraddizioni:sentimenti, speranze, timori. Gli intellettuali del tempo, ben rappresentavano questi sentimenti, al punto che la loro forma mentale quasi può esser considerata un sistema intellettuale “chiuso”.
Negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento si fa strada un atteggiamento di reazione contro le teorie astratte del periodo precedente: la seconda generazione romantica aveva avuto i suoi ideali, che tuttavia ben poco avevano in comune con la realtà quotidiana.
I nuovi intellettuali, scrittori come Dickens, intendevano invece mostrare quale vita fosse realmente condotta da coloro che lavoravano nelle fabbriche, intendevano denunciare in quale modo donne, bambini, uomini, vivevano e erano sfruttati.
Gli uomini di questa nuova epoca erano diversi: mostravano un nuovo interesse nei fatti, una sfiducia nei confronti di riforme che erano puramente costituzionali e non amministrative, e che dunque non portavano nessun cambiamento effettivo nella vita della gente.
Ma se gli uomini della nuova generazione apparivano diversi dai poeti romantici per questo aspetto di maggiore pragmatismo, per questo interesse nei fatti in quanto azioni capaci di incidere sul quotidiano, purtuttavia qualcosa in comune con l’uomo romantico rimaneva, e questo qualcosa era una sorta di atteggiamento negativo, quasi di disprezzo, verso la letteratura e la società del settecento. Sia Coleridge, sia Dickens, ad esempio, presentano una visione caratteristica dell’uomo illuminista, descrivendolo come uomo di garbo, di buone maniere, un vero gentleman, ma privo di cuore e fondamentalmente falso. Ed erano dunque accomunati, romantici e primi vittoriani, nel vedere nella mancanza di cuore e sentimento naturale l’estrema trasgressione. Nonostante questo elemento comune, tra romantici e primi vittoriani rimane una differenza, che va individuata nella diversa collocazione dell’enfasi. Al contrario dei romantici, i primi vittoriani raramente erano sognatori, né erano introspettivi. I sentimenti che essi coltivavano erano prevalentemente di natura sociale, e si rivolgevano sia agli affetti familiari sia ai loro simili. A differenza dei romantici, non si concentravano su se stessi; volevano capire l’uomo sconosciuto che era alla base della piramide sociale, anche se i rimedi che suggerivano per alleviare i suoi problemi spesso non apparivano convincenti.
Negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento si fa strada un atteggiamento di reazione contro le teorie astratte del periodo precedente: la seconda generazione romantica aveva avuto i suoi ideali, che tuttavia ben poco avevano in comune con la realtà quotidiana.
I nuovi intellettuali, scrittori come Dickens, intendevano invece mostrare quale vita fosse realmente condotta da coloro che lavoravano nelle fabbriche, intendevano denunciare in quale modo donne, bambini, uomini, vivevano e erano sfruttati.
Gli uomini di questa nuova epoca erano diversi: mostravano un nuovo interesse nei fatti, una sfiducia nei confronti di riforme che erano puramente costituzionali e non amministrative, e che dunque non portavano nessun cambiamento effettivo nella vita della gente.
Ma se gli uomini della nuova generazione apparivano diversi dai poeti romantici per questo aspetto di maggiore pragmatismo, per questo interesse nei fatti in quanto azioni capaci di incidere sul quotidiano, purtuttavia qualcosa in comune con l’uomo romantico rimaneva, e questo qualcosa era una sorta di atteggiamento negativo, quasi di disprezzo, verso la letteratura e la società del settecento. Sia Coleridge, sia Dickens, ad esempio, presentano una visione caratteristica dell’uomo illuminista, descrivendolo come uomo di garbo, di buone maniere, un vero gentleman, ma privo di cuore e fondamentalmente falso. Ed erano dunque accomunati, romantici e primi vittoriani, nel vedere nella mancanza di cuore e sentimento naturale l’estrema trasgressione. Nonostante questo elemento comune, tra romantici e primi vittoriani rimane una differenza, che va individuata nella diversa collocazione dell’enfasi. Al contrario dei romantici, i primi vittoriani raramente erano sognatori, né erano introspettivi. I sentimenti che essi coltivavano erano prevalentemente di natura sociale, e si rivolgevano sia agli affetti familiari sia ai loro simili. A differenza dei romantici, non si concentravano su se stessi; volevano capire l’uomo sconosciuto che era alla base della piramide sociale, anche se i rimedi che suggerivano per alleviare i suoi problemi spesso non apparivano convincenti.
...ho trovato qst sito...non so se è proprio qllo ke cerchi tu, ma può exere un approfondimento...
http://quarantotto.altervista.org/48/soc-vittoriana.htm
http://quarantotto.altervista.org/48/soc-vittoriana.htm