Analisi del testo De vulgari eloquentia

Ciokkolatina
Lunedi ho il compito in classe d'italiano, sarà un'analisi del testo sul 'De vulgari eloquentia'. Come esercitazione la prof ci ha dato questo testo con queste domande, qualcuno può aiutarmi?


Gli argomenti degni del volgare illustre (De vulgari eloquentia, II, 2, 4)
Il passo è tratto dal II libro del De vulgari eloquentia, trattato in latino composto probabilmente tra il 1303 e il 1304 e rimasto
incompiuto. Qui Dante, dopo aver definito il volgare illustre e averlo ricercato invano nei dialetti d’Italia, individua gli stili tragico,
elegiaco e comico (già presenti nella retorica classica) e prende in considerazione i contenuti e le forme della lingua letteraria
più elevata e sublime.

E pertanto, poiché quello cui diamo il nome di illustre è il migliore di tutti i volgari, ne viene di conseguenza che
solo gli argomenti più nobili sono degni di venir trattati in tale volgare, e sono quelli che chiamiamo, nella scala
degli argomenti da trattare, i degnissimi.
Ma ora mettiamoci in cerca di quali siano questi argomenti. Per la cui chiara determinazione bisogna sapere che
l’uomo, coerentemente al fatto che è fornito di un’anima a triplice dimensione, vale a dire vegetativa, animale e
razionale1
, percorre una triplice via. Poiché, in quanto è essere vegetativo, persegue l’utile, e in questo si
accomuna alle piante; in quanto è animale, il piacere, e in ciò sta con le bestie; in quanto essere razionale, cerca
l’onesto, e in questo è solo, o partecipa della natura degli angeli. È chiaramente in vista di queste tre finalità che
noi facciamo tutto ciò che facciamo; e poiché nell’ambito di ognuna di esse ci sono cose di maggiore e di massima
portata, in quanto tali, quelle di massima portata vanno trattate nei modi più alti, e di conseguenza nel volgare più
alto.
Ma occorre discutere quali siano queste cose di massima portata. E per prima cosa nell’àmbito dell’utile: qui, se
consideriamo attentamente lo scopo di tutti quelli che ricercano l’utilità, troveremo che non si tratta di null’altro che
della salvezza2
. In secondo luogo per ciò che costituisce il piacere: e qui affermiamo che fornisce a grado
massimo del piacere ciò che dà piacere in quanto è l’oggetto più prezioso dei nostri appetiti; che è l’amore fisico.
In terzo luogo, per l’onesto: e qui nessuno dubita che si tratti della virtù. Perciò queste tre, vale a dire salvezza,
amore e virtù, si rivelano quelle realtà auguste che si devono trattare nei modi più alti, o cioè tali si rivelano gli
argomenti che hanno più stretta relazione con esse, come la prodezza nelle armi, l’amore ardente e la retta
volontà. [...]
Anzitutto affermiamo allora che ognuno deve adeguare il peso della materia alle proprie spalle, affinché per
l’eccessivo carico di cui sono gravate le loro forze non càpiti di dover incespicare nel fango. [...]
Nell’àmbito poi degli argomenti che si presentano come materia di poesia, dobbiamo aver la capacità di
distinguere se si tratta di cantarli in forma tragica, o comica, o elegiaca. Con tragedia vogliamo significare lo stile
superiore, con commedia quello inferiore, con elegìa intendiamo lo stile degli infelici3
. Se gli argomenti scelti
appaiono da cantare in forma tragica, allora bisogna assumere il volgare illustre, e di conseguenza annodare4
la
canzone. Se invece siamo a livello comico, allora si prenderà talora il volgare mediocre, talora l’umile, e i criteri di
distinzione in proposito ci riserviamo di esibirli nel quarto di quest’opera5
. Se infine siamo a livello elegiaco,
occorre prendere solamente il volgare umile.
Ma lasciamo da parte gli altri e ora, come è opportuno, trattiamo dello stile tragico. È ben chiaro che usiamo
veramente uno stile tragico solo quando con la profondità del pensiero s’accordano sia la magnificenza dei versi
che l’altezza della costruzione e l’eccellenza dei vocaboli. Per cui se è già stato dimostrato, come si ricorderà, che
quanto sta al sommo è degno di ciò ch’è pure sommo, e questo che chiamiamo tragico è il sommo degli stili, gli
argomenti che abbiamo distinto come tali da cantarsi a livello sommo vanno cantati solo in questo stile: vale a dire
la salvezza, l’amore e la virtù6
[...]E dunque ognuno affronti con cautela e discernimento ciò di cui parliamo, quando intende cantare questi tre temi
nella loro pura essenza, o ciò che ne è diretta ed essenziale conseguenza, si abbeveri prima alle acque d’Elicona7
e poi, quando avrà teso al massimo le corde dello strumento, allora potrà cominciare senza timore a muovere il
plettro8
. Ma quanto a imparare questa cautela e questo discernimento, come è doveroso, è qui che sta l’impresa e
la fatica, perché non è cosa che possa darsi senza vigore d’ingegno e assidua frequentazione della tecnica e
possesso della cultura. E questi sono coloro che il Poeta9
nel sesto dell’Eneide chiama (benché parli
figuratamente) diletti da Dio e inalzati fino ai cieli dall’ardore della virtù e figli degli dèi. E allora resti dimostrata e
svergognata la stoltezza di coloro che, privi di capacità tecnica e di cultura, fidando nel solo ingegno, si
precipitano sui sommi temi che vanno cantati in forma somma; e la smettano con una simile presuntuosità, e se la
natura o la fannullaggine li ha fatti oche, non pretendano di imitare l’aquila10 che si slancia verso gli astri.
D. Alighieri, De vulgari eloquentia, trad. it. di P. V. Mengaldo, in Opere minori, II, Ricciardi, Milano-Napoli 1979
1. un’ anima ... razionale: la distinzione tra anima vegetativa, animale e razionale risale ad Aristotele.
2. salvezza: qui significa autoconservazione. L’utilità ha quindi uno scopo materiale, quello di mantenersi in vita.
3. lo stile degli infelici: l’elegia viene definita così perché canta gli amori infelici e i sentimenti dolorosi e malinconici.
4. annodare: legare; il termine traduce l’originale latino cantionem ligare (legare la canzone). Infatti sia la struttura della
canzone (caratterizzata dalle riprese) sia l’articolazione delle singole strofe (fronte e sirma) suggeriscono l’idea del “legare” e
dell’“annodare”.
5. Se invece ... quest’opera: non conosciamo la distinzione tra volgare mediocre e volgare umile, poiché Dante non portò a
compimento il quarto libro del De vulgari eloquentia.
6. gli argomenti ... virtù: questi argomenti (in latino salus, amor, virtus) sono i più elevati, e quindi possono essere trattati solo
con uno stile alto.
7. Elicona: mitologica sede delle Muse e di Apollo.
8. plettro: lo strumento con il quale si suonano le corde della cetra.
9. Poeta: Virgilio nell’Eneide (VI, 116 ss.).
10. oche ... aquila: Dante qui polemizza con la poesia del suo tempo (riferendosi probabilmente a Guittone d’Arezzo e alla
poesia siculo-toscana), contrapponendole la novità dello «stil novo».


4. L’ultima parte del testo è polemica: a chi si rivolge la critica di Dante?
ANALISI
5. Dante, allo scopo di dimostrare quali argomenti si addicano allo stile illustre, usa uno schema argomentativo molto
articolato. Egli individua infatti:
a) tre diverse dimensioni dell’anima (vegetativa, animale e razionale);
b) tre diversi finalità cui tende rispettivamente ogni dimensione dell’anima (utile, piacere e onesto);
c) tre realtà di “massima portata” (salvezza, amore fisico e virtù);
d) tre argomenti relativi alle diverse realtà (prodezza nelle armi, amore ardente e retta volontà).
Con l’aiuto di questa traccia schematica, presenta il percorso argomentativo di questo passo.
6. Al capoverso «Anzitutto affermiamo allora […] nel fango», Dante, richiamando un precetto di poetica classica
(desunto dall’Ars poetica oraziana), indica una regola generale cui devono attenersi i poeti: quale?
7. Presenta l’argomentazione usata da Dante al capoverso «Se invece siamo a livello comico… il volgare umile» per
porre in relazione i diversi stili con gli argomenti adeguati.
8. Per Dante «quanto sta al sommo è degno di ciò ch’è pure sommo»: quali conseguenze relative al rapporto tra
argomenti e stile ricava da questa enunciazione?
9. Quale concezione dell’ispirazione poetica emerge nell’ultimo capoverso? A quale auctoritas si richiama Dante?
APPROFONDIMENTI
10. Dagli argomenti addotti da Dante a proposito dello stile si deduce che per il poeta il rapporto
tra contenuto e forma è regolato da un criterio puramente estetico o da un criterio morale? Motiva la
tua risposta.

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