AIUTOOOO......

girl
ciao....
mi serve la parafrasi di questa poesia di Wiilliam Butler Yeats "Quando tu sarai vecchia":

Quando tu sarai vecchia, tentennante
tra fuoco e veglia prendi questo libro,
leggilo senza fretta e sogna la dolcezza
dei tuoi occhi d'un tempo e le loro ombre.

Quanti hanno amato la tua dolce grazia
di allora e la bellezza di un vero o falso amore.
Ma uno solo ha amato l'anima tua pellegrina
e la tortura del tuo trascolorante volto.

Cùrvati dunque su questa tua griglia di brace
e di' a te stessa a bassa voce Amore
ecco come tu fuggi alto sulle montagne
e nascondi il tuo pianto in uno sciame di stelle.

1) nel secondo verso si invita la donna a leggere un libro. di quale libro si tratta?
2) Quale stato d'animo indica il termine ombre, riferito agli occhi della donna, che chiude la prima quartina?
3) Quali caratteristiche fisiche e psicologiche della donna, nella giovinezza e nella vecchiaia, si possono dedurre dal testo?
4) L'ultima quartina contiene due immagini suggestive legate a sensazioni visive: la griglia di brace e lo sciame di stelle.
- che cosa hanno in comune tali immagini?
- che cosa le collega al tema dell'amore?
5) per quale motivo, a tuo parere, l'amore del poeta per la donna è il più profondo fra quelli che lei ha suscitato? Quale atteggiamento del poeta lo indica?
per favore aiutatemi è per domani....

Risposte
Aleksej
spero ti possa servire:

Yeats scrisse la lirica per una attrice, Maud Gonne, da lui amata per tutta la vita di un amore non corrisposto. Vi sono elementi in essa che indicano che qui non siamo in presenza soltanto di una delle infinite varianti dell’amore impossibile, ma anche e soprattutto di un modo di amare che, nel dolore, comprende l’altro e lo rispetta profondamente nella sua diversità. A questa esperienza è sottesa una particolare tenerezza, che proviene anche dal fatto che il poeta si rivolge alla donna amata nel momento della sua maggiore fragilità fisica, la vecchiaia.

Yeats si rivolge a lei, seduta vicino al fuoco, incerta tra il sonno e la veglia e la invita a leggere lentamente un libro di poesia, forse una raccolta delle poesie che le aveva dedicato, e a ripensare così alla dolcezza ormai passata dei suoi occhi e all’ombra che il trascorrere degli anni vi ha steso.

Nella seconda quartina spazio e tempo si allargano fino a rievocare i tanti veri e falsi amori che la grazia leggiadra della donna ha suscitato. Introdotto dalla congiunzione avversativa “ma”, il poeta stabilisce la grande differenza fra quei tanti amori e il suo; afferma che lui solo ha amato l’anima inquieta di lei e il drammatico mutare del suo volto.

La terza quartina ritorna al quieto interno iniziale e si dilata poi verso un esterno vasto e profondo come la notte: vi si ritrova ancora l’invito rivolto all’amata a scaldarsi vicino al caminetto e a invocare quasi impercettibilmente l’Amore, quasi ad accorgersi per la prima volta che esso fugge lontano, sulle montagne e nasconde le sue lacrime tra le stelle.

Fugge e piange l’amore, ma c’è. Proprio quest’ultima affermazione, non immediata a una prima lettura della poesia, mi sembra interessante, soprattutto se collegata alla confessione di un sentimento che si è legato all’inquietudine del volto e dell’anima di lei e le è restato fedele, anche nel dolore di non essere appagato. È tutta qui, forse, la segreta dolcezza di questa lirica, è tutto qui il fascino di una vicenda umana incompiuta sì, ma positiva nella pace di una lunga accettazione.

Montale traduce con una leggerezza scarna, con una ricerca della parola in alcuni casi affettiva, in altri preziosa e certo dobbiamo alla sua perizia poetica il fatto che una traduzione, una volta tanto, ci renda partecipi di un’altra sensibilità, di un’altra cultura e di un’altra lingua.

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.