Mal di teatro versione greco di Luciano del libro greco terza edizione
mal di teatro versione greco di Luciano del libro greco terza edizione.
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Mal di teatro
Si racconta che agli abitanti di Abdera capitò una malattia siffatta quando già regnava Lisimaco: infatti, all'inizio tutti in massa ebbero la febbre dal primo giorno subito fortemente e con un calore febbrile persistente, poi al settimo giorno ad alcuni molto sangue, scorrendo dal naso, ad altri, invece, sopraggiungendo sudore, molto e tale, liberò dalla febbre. Ma nel ridicolo la malattia trasformò le loro menti: infatti, tutti erano furenti per la tragedia, parlavano in giambi e gridavano molto: cantavano soprattutto l'Andromeda di Euripide e declamavano il racconto di Perseo in canto e la città era piena di uomini tutti pallidi e magri, quelli del settimo giorno, recitando
tu, o signore degli dei e degli uomini, Eros,
e gridando a gran voce il resto e questo (durò) a lungo finché l'inverno e un grande freddo sopraggiungendo li fece smettere di vaneggiare. A me sembra di individuare il motivo di tale avvenimento in questo: il tragediografo Archelao che un tempo era famoso, nel mezzo dell'estate durante un gran caldo recitò loro l'Andromeda, cosicché molti presero la febbre dopo il teatro e quando si ripresero, successivamente si trovarono immersi nella tragedia.
Aggiunto 12 minuti più tardi:
Traduzione meno letterale
Si racconta che ai tempi in cui regnava Lisimaco gli abitanti della città di Abdera furono colpiti da una particolare forma di malattia: dapprincipio si manifestò in tutti quanti una febbre che fin dal primo giorno si mantenne forte e violenta finché, attorno al settimo giorno, in alcuni casi una copiosa emorragia dal naso, in altri il sopraggiungere di una sudorazione altrettanto copiosa non fecero passare la febbre. Le loro menti, però, ne uscirono ridotte in una condizione ridicola: erano tutti quanti in preda alla mania della tragedia e andavano declamando giambi con voce roboante, in particolare si esibivano in assolo nell'Andromeda di Euripide ed eseguivano cantando la tirata di Perseo, e così la città era piena di quei tragedi del settimo giorno, tutti pallidi e magri, che urlavano a gran voce "o tu signore degli dei e degli uomini, Eros" e via dicendo. la cosa durò un bel po' finché, con l'inverno, non sopraggiunge un gran gelo, che pose fine al loro delirio. A causare tutto ciò credo sia stato l'attore tragico Archelao, una celebrità dell'epoca che aveva interpretato ad Abdera l'Andromeda al culmine dell'estate, con un gran caldo, cosicché gli Abderiti in massa si presero la febbre immediatamente dopo il teatro e quando in seguito si riebbero si ritrovarono trasportati nell'atmosfera della tragedia.
Si racconta che agli abitanti di Abdera capitò una malattia siffatta quando già regnava Lisimaco: infatti, all'inizio tutti in massa ebbero la febbre dal primo giorno subito fortemente e con un calore febbrile persistente, poi al settimo giorno ad alcuni molto sangue, scorrendo dal naso, ad altri, invece, sopraggiungendo sudore, molto e tale, liberò dalla febbre. Ma nel ridicolo la malattia trasformò le loro menti: infatti, tutti erano furenti per la tragedia, parlavano in giambi e gridavano molto: cantavano soprattutto l'Andromeda di Euripide e declamavano il racconto di Perseo in canto e la città era piena di uomini tutti pallidi e magri, quelli del settimo giorno, recitando
tu, o signore degli dei e degli uomini, Eros,
e gridando a gran voce il resto e questo (durò) a lungo finché l'inverno e un grande freddo sopraggiungendo li fece smettere di vaneggiare. A me sembra di individuare il motivo di tale avvenimento in questo: il tragediografo Archelao che un tempo era famoso, nel mezzo dell'estate durante un gran caldo recitò loro l'Andromeda, cosicché molti presero la febbre dopo il teatro e quando si ripresero, successivamente si trovarono immersi nella tragedia.
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Si racconta che ai tempi in cui regnava Lisimaco gli abitanti della città di Abdera furono colpiti da una particolare forma di malattia: dapprincipio si manifestò in tutti quanti una febbre che fin dal primo giorno si mantenne forte e violenta finché, attorno al settimo giorno, in alcuni casi una copiosa emorragia dal naso, in altri il sopraggiungere di una sudorazione altrettanto copiosa non fecero passare la febbre. Le loro menti, però, ne uscirono ridotte in una condizione ridicola: erano tutti quanti in preda alla mania della tragedia e andavano declamando giambi con voce roboante, in particolare si esibivano in assolo nell'Andromeda di Euripide ed eseguivano cantando la tirata di Perseo, e così la città era piena di quei tragedi del settimo giorno, tutti pallidi e magri, che urlavano a gran voce "o tu signore degli dei e degli uomini, Eros" e via dicendo. la cosa durò un bel po' finché, con l'inverno, non sopraggiunge un gran gelo, che pose fine al loro delirio. A causare tutto ciò credo sia stato l'attore tragico Archelao, una celebrità dell'epoca che aveva interpretato ad Abdera l'Andromeda al culmine dell'estate, con un gran caldo, cosicché gli Abderiti in massa si presero la febbre immediatamente dopo il teatro e quando in seguito si riebbero si ritrovarono trasportati nell'atmosfera della tragedia.
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