La fugacità del tempo in un filosofo tipo kant o hegel

mariagrazia91
la fugacità del tempo in kant o in hegel

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coltina
Kant (1724-1804)
Alla fisica sperimentale di derivazione galileiana e/o newtoniana, dominante nel corso di tutta l’epoca moderna, si contrappose fermamente - e, oserei dire, coraggiosamente - il maestoso genio tedesco di Immanuel Kant, la cui posizione, indubbiamente originale e innovativa, fu successivamente ripresa e rilanciata da un altro illustre, sottile ed ingegnoso spirito tedesco, Albert Einstein, la cui eminente opera scientifica è tuttora un cardine fondamentale della fisica e, se vogliamo, della conoscenza universale contemporanea.
Alla riduzione meccanicistico-materialistica del “tempo”, operata dalla filosofia e dalla scienza moderna (cioè pre-kantiana), il celebre pensatore di Könisberg, impegnato nel superbo sforzo di rifondare la metafisica classica su basi matematico-scientifico rivoluzionarie - quanto rigorose -, enunciò la tesi che riduceva l’”ordine di successione temporale” (in una parola sola, il “tempo”) ad un “ordine di causalità” (ossia lo “spazio”), costituendo entrambi le principali categorie dell’intelletto umano, intese quali “forme a priori” della conoscenza fenomenica, nella misura in cui sono assolutamente necessarie all’esperienza e allo studio della realtà sensibile. Al contrario, secondo la metafisica aristotelica quelle categorie costituivano proprietà del mondo reale, fisico e naturale.
La concezione kantiana ha subìto certamente alcune scosse profonde ad opera dei successivi progressi scientifici e filosofici, in modo particolare da parte dello sviluppo delle geometrie non euclidee e della ”teoria della relatività”.

Per Kant il “tempo”, la sua successione reale, oggettiva, storica, è “il criterio empirico unico dell’effetto in rapporto alla causalità della causa” - da: “Critica della Ragion pura”.
da: http://www.antelitteram.com/documenti/garofalo/oggettivo.html

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