Hobbes
mi spiegate la ragione calcolatrice e la legge naturale di hobbes
poi anche il materialismo meccanicistico
grazie mileeeeee:hi
poi anche il materialismo meccanicistico
grazie mileeeeee:hi
Risposte
Ciao e benvenuta su skuola.net :satisfied
Ecco alcuni appunti che ho preso (non li sistemo mai, quindi può darsi siano un po' contorti):
Thomas Hobbes è un filosofo inglese nato nel 1588 e morto nel 1669. I capisaldi della sua filosofia sono due principi di carattere universale: materialismo e meccanicismo. Da questi due egli tenta di dedurre e spiegare tutto (metodo deduttivo). Per Hobbes tutto è materia (materialismo) in movimento (meccanicismo): ad esempio il bene è andare verso ciò che soddisfa, il male è allontanarsi e fuggir via da ciò che soddisfa. Il suo pensiero politico viene descritto nel "De cive" (=sul cittadino) e nel "Leviatano" (specie di mostro marino che sottomette e mangia tutto e tutti; è il protagonista e il dominatore della vita nei mari --> allegoria dell'assolutismo).
Hobbes afferma che, analizzando la natura umana, appare chiaro come siano innati e propri dell'uomo due principi universali: la cupiditas naturalis (=desiderio naturale) e la ratio naturalis (=calcolo naturale). Secondo Hobbes il desiderio naturale porta all'utilizzo dei beni del mondo. L'uomo è spinto per natura ad avere sempre di più (aspetto materialista), a sfruttare più beni materiali possibili. Ma desiderando tutto, gli uomini vengono in conflitto. Hobbes riprende la frase di Plauto: "Homo homini lupus" = "l'uomo è lupo per gli altri uomini". Il lupo è simbolo della cupidigia e della bramosità che prevede un accaparramento violento dei beni. Perciò Hobbes dice che la nostra società è regolata dalla legge del più forte, dove sopravvive e ha di più chi riesce a prenderselo con la forza. Hobbes critica indirettamente Aristotele, per il quale l'uomo è un animale sociale: per Hobbes l'uomo è spinto alla violenza dalla cupidigia. Ogni uomo, però, tenta per natura di fuggire dalla morte, di trovare le strade per allontanare la morte. Questo non lo fa non pensandoci (come l'Epicureismo), ma calcolando tutto ciò che lo difenderà dalla morte. Ad un certo punto, però, gli uomini sono spinti dalla ratio a trovare un accordo, a redigere un contratto: il singolo cittadino affida la sua libertà ad un unico regnante in cambio della pace. Rinunciando alla propria libertà (altrimenti ci sarebbe l'anarchia) ci si affida ad un monarca che rediga le leggi per ottenere la pace. Il suo potere dev'essere unico, indivisibile, illimitato e incondizionato nello spazio e nel tempo. Non ci devono essere suddivisioni del potere, che potrebbero portare a conflitti; il potere va affidato nelle mani di un'unica persona, affinchè la volontà di molti sia riunita in una sola volontà. Certamente il re si avvalerà a sua discrezione della possibilità di essere aiutato da alcuni suoi funzionari, eletti da lui e che rispondono in tutto a lui. Anche il potere religioso deve appartenere al re. Il potere regio non deve poi essere limitato da nulla: il contratto che i cittadini redigono è definitivo, e dal momento in cui è stato redatto i cittadini non hanno più parola, e debbono esclusivamente supportare ogni decisione del monarca. Il re deve, però, essere scelto accuratamente: dev'essere una persona forte psicologicamente e preparata giuridicamente. L'unico limite del sovrano, per cui è permesso anche il regicidio (=uccisione del re), è che egli procuri ingiustamente la morte ai suoi sudditi per sua volontà, senza che ci siano i giusti presupposti. Così facendo, infatti, il re andrebbe contro uno dei principi universali del contratto.
:hi
Ecco alcuni appunti che ho preso (non li sistemo mai, quindi può darsi siano un po' contorti):
Thomas Hobbes è un filosofo inglese nato nel 1588 e morto nel 1669. I capisaldi della sua filosofia sono due principi di carattere universale: materialismo e meccanicismo. Da questi due egli tenta di dedurre e spiegare tutto (metodo deduttivo). Per Hobbes tutto è materia (materialismo) in movimento (meccanicismo): ad esempio il bene è andare verso ciò che soddisfa, il male è allontanarsi e fuggir via da ciò che soddisfa. Il suo pensiero politico viene descritto nel "De cive" (=sul cittadino) e nel "Leviatano" (specie di mostro marino che sottomette e mangia tutto e tutti; è il protagonista e il dominatore della vita nei mari --> allegoria dell'assolutismo).
Hobbes afferma che, analizzando la natura umana, appare chiaro come siano innati e propri dell'uomo due principi universali: la cupiditas naturalis (=desiderio naturale) e la ratio naturalis (=calcolo naturale). Secondo Hobbes il desiderio naturale porta all'utilizzo dei beni del mondo. L'uomo è spinto per natura ad avere sempre di più (aspetto materialista), a sfruttare più beni materiali possibili. Ma desiderando tutto, gli uomini vengono in conflitto. Hobbes riprende la frase di Plauto: "Homo homini lupus" = "l'uomo è lupo per gli altri uomini". Il lupo è simbolo della cupidigia e della bramosità che prevede un accaparramento violento dei beni. Perciò Hobbes dice che la nostra società è regolata dalla legge del più forte, dove sopravvive e ha di più chi riesce a prenderselo con la forza. Hobbes critica indirettamente Aristotele, per il quale l'uomo è un animale sociale: per Hobbes l'uomo è spinto alla violenza dalla cupidigia. Ogni uomo, però, tenta per natura di fuggire dalla morte, di trovare le strade per allontanare la morte. Questo non lo fa non pensandoci (come l'Epicureismo), ma calcolando tutto ciò che lo difenderà dalla morte. Ad un certo punto, però, gli uomini sono spinti dalla ratio a trovare un accordo, a redigere un contratto: il singolo cittadino affida la sua libertà ad un unico regnante in cambio della pace. Rinunciando alla propria libertà (altrimenti ci sarebbe l'anarchia) ci si affida ad un monarca che rediga le leggi per ottenere la pace. Il suo potere dev'essere unico, indivisibile, illimitato e incondizionato nello spazio e nel tempo. Non ci devono essere suddivisioni del potere, che potrebbero portare a conflitti; il potere va affidato nelle mani di un'unica persona, affinchè la volontà di molti sia riunita in una sola volontà. Certamente il re si avvalerà a sua discrezione della possibilità di essere aiutato da alcuni suoi funzionari, eletti da lui e che rispondono in tutto a lui. Anche il potere religioso deve appartenere al re. Il potere regio non deve poi essere limitato da nulla: il contratto che i cittadini redigono è definitivo, e dal momento in cui è stato redatto i cittadini non hanno più parola, e debbono esclusivamente supportare ogni decisione del monarca. Il re deve, però, essere scelto accuratamente: dev'essere una persona forte psicologicamente e preparata giuridicamente. L'unico limite del sovrano, per cui è permesso anche il regicidio (=uccisione del re), è che egli procuri ingiustamente la morte ai suoi sudditi per sua volontà, senza che ci siano i giusti presupposti. Così facendo, infatti, il re andrebbe contro uno dei principi universali del contratto.
:hi