FILOSOFIA PLATONEEEEE URGENTISSIMO
ciao mi potete aiutare x favore su Platone di filosofia xk DOMANI ho interrogazione!!!!
ditemi le cose + importanti ma in riassunto pleaseeeee sennò ho verament il debito!!! ti prego fatemi passare una bella estate e tranquilla!!! risp pleaseeeee subitoooo
ditemi le cose + importanti ma in riassunto pleaseeeee sennò ho verament il debito!!! ti prego fatemi passare una bella estate e tranquilla!!! risp pleaseeeee subitoooo
Risposte
ottimo chiudo allora! Cmq quello che ti ho linkato è un riassunto che ho fatto io :lol
grazie m è stata utile anche se la volevo come riassunto...... cmq grazie ciao ps mi è andata bene l'interrogazione :) ciao
Platone:
discepolo di Socrate è molto attaccato l suo maestro la sua filosofia è sintomo di due momenti storici molto importanti:
1) La morte di Socrate: Platone prova disgusto per questo evento, ovvero per la condanna di un uomo giusto.
2) La situazione politica della polis: Platone matura l’idea che il Re = filosofo da cui nasce l’esigenza di fondare l’Accademia per formare i futuri governatori.
Dopo l’accusa di inconcludenza rivolta a Socrate, Platone decide di collocare il bene Socratico, in un posto metafisico (poiché nel mondo empirico il Bene non si realizza mai totalmente), l’Iperuranio o Mondo delle Idee. Al Mondo delle Idee partecipano tutti gli uomini prima di nascere.
Come fa Platone a postulare l’esistenza di un altro mondo? Parte dall’idea che la scienza ha come oggetto elementi universali, tuttavia sulla terra non possiamo trovare elementi universali, ma solo cose imperfette, poiché la scienza non può studiare cose imperfette, dovrà studiare la cose nella loro perfezione: l’idea delle cose. Tali idee non possono stare in un mondo mutabile ed imperfetto, bensì in uno immutabile e perfetto.
Parricidio: Platone si ri fa a Parmenide, ma ne supera la dottrina. Platone non parla di mondo dell’Unità, ma di mondo delle idee al quale il mondo Empirico che ne è copia imperfetta può partecipare.
Il Mondo delle Idee: nel Mondo delle Idee, le Idee, sono poste in maniera piramidale dalla più elementare alla più sublime:
1) alla base ci sono le idee elementari
2) poi le idee matematiche
3) poi le idee valori
4) infine vi è l’idea di Bene che riordina gerarchicamente tutte le altre: se il Bene sovrasta tutto vuol dire che è bene che tutto sia così
Il Mondo Empirico: è una copia imperfetta e mutevole del Mondo delle Idee, e il bene qui si identifica nella ricerca del bene, ogni cosa qui è una copia imperfetta del mondo ideale. L’uomo è partecipe del mondo ideale perché prima di nascere la sua anima conosce le idee nell’Iperuranio, solo chi è riuscito a vedere fino all’idea di bene potrà diventare Re, e colui che conosce l’idea di bene è il filosofo da qui nasce la dottrina platonica del re = filosofo o del filosofo = re.
Concorso Ferrero
discepolo di Socrate è molto attaccato l suo maestro la sua filosofia è sintomo di due momenti storici molto importanti:
1) La morte di Socrate: Platone prova disgusto per questo evento, ovvero per la condanna di un uomo giusto.
2) La situazione politica della polis: Platone matura l’idea che il Re = filosofo da cui nasce l’esigenza di fondare l’Accademia per formare i futuri governatori.
Dopo l’accusa di inconcludenza rivolta a Socrate, Platone decide di collocare il bene Socratico, in un posto metafisico (poiché nel mondo empirico il Bene non si realizza mai totalmente), l’Iperuranio o Mondo delle Idee. Al Mondo delle Idee partecipano tutti gli uomini prima di nascere.
Come fa Platone a postulare l’esistenza di un altro mondo? Parte dall’idea che la scienza ha come oggetto elementi universali, tuttavia sulla terra non possiamo trovare elementi universali, ma solo cose imperfette, poiché la scienza non può studiare cose imperfette, dovrà studiare la cose nella loro perfezione: l’idea delle cose. Tali idee non possono stare in un mondo mutabile ed imperfetto, bensì in uno immutabile e perfetto.
Parricidio: Platone si ri fa a Parmenide, ma ne supera la dottrina. Platone non parla di mondo dell’Unità, ma di mondo delle idee al quale il mondo Empirico che ne è copia imperfetta può partecipare.
Il Mondo delle Idee: nel Mondo delle Idee, le Idee, sono poste in maniera piramidale dalla più elementare alla più sublime:
1) alla base ci sono le idee elementari
2) poi le idee matematiche
3) poi le idee valori
4) infine vi è l’idea di Bene che riordina gerarchicamente tutte le altre: se il Bene sovrasta tutto vuol dire che è bene che tutto sia così
Il Mondo Empirico: è una copia imperfetta e mutevole del Mondo delle Idee, e il bene qui si identifica nella ricerca del bene, ogni cosa qui è una copia imperfetta del mondo ideale. L’uomo è partecipe del mondo ideale perché prima di nascere la sua anima conosce le idee nell’Iperuranio, solo chi è riuscito a vedere fino all’idea di bene potrà diventare Re, e colui che conosce l’idea di bene è il filosofo da qui nasce la dottrina platonica del re = filosofo o del filosofo = re.
Concorso Ferrero
Queste sono le cose più importanti!!!!
Platone nasce ad Atene da famiglia aristocratica nel 428 a.C. Da giovane si appassiona alla politica e desidera di parteciparvi
attivamente, desiderio che però viene meno col passare del tempo, soprattutto a motivo del pessimo periodo storico che Atene stava attraversando: nel 404 la sconfitta nella guerra del Peloponneso, nel 403 la traumatica esperienza della dittatura aristocratica dei Trenta Tiranni e la sopraggiunta restaurazione che condannò a morte Socrate, maestro di Platone.
L'uccisione dell'uomo più giusto di tutti, secondo le sue stesse parole, provocò in Platone l'abbandono definitivo di qualsiasi ambizione politica e il desiderio di fondare una nuova filosofia che potesse aiutare la società ateniese ad uscire dalla crisi. A questo scopo Platone fondò l'Accademia, una scuola filosofica che doveva forgiare la nuova classe dirigente nel rispetto della saggezza e della sapienza, unica possibilità di salvezza per l'uomo.
L’ idea
Ogni cosa sensibile è opinione, in esse infatti non si scorge la perfezione dei concetti universali, le cose sensibili appaiono diverse da diversi punti di vista (sono opinioni) perché partecipano solo in parte alla perfezione dei concetti, in quanto le cose del mondo non sono il concetto stesso.
Esempio: esiste il concetto di grandezza, che non muta mai nel mutare di ogni cosa. Una città può partecipare nelle diverse epoche della sua storia al concetto di grandezza come a quello di piccolezza, essendo prima grande per poi ridiventare piccola, tuttavia, il concetto di grandezza in sé, non muterà mai, poiché identifica necessariamente solo uno stesso stato (non è possibile, infatti, che la grandezza sia allo stesso tempo grande e piccola).
Questo concetto che mai muta viene chiamato da Platone idea (da eidos=forma). L'idea di Platone vuole significare l'autentico apparire della verità, l'idea è la forma autentica della realtà, la sua forma certa e immutabile, quella forma di cui non si può dire per nessun motivo che sia errore e opinione.
L'idea platonica non coincide con il concetto universale di ogni cosa presente alla mente degli uomini, non è un semplice "oggetto mentale": nella scala platonica, prima viene l'idea, immutabile e abitante una sua propria dimensione ontologica (vedi capitolo 4), poi viene il concetto dell'idea che si forma nella mente (il concetto è il modo in cui l'idea viene percepita), solo dopo si collocano le cose sensibili. L'idea non è il semplice concetto, è un'entità dotata di esistenza autonoma, una sorta di "oggetto" eterno che vive eternamente al di fuori della coscienza degli uomini.
Fatto salvo l'essere che non muta (l'idea), Platone sostiene quindi che l'essere sensibile (le cose del mondo), diventa una realtà intermedia tra l'essere e il non essere. Le cose sensibili, infatti, sono corruttibili, mutano, divengono, si generano e si distruggono, hanno in sé parte dell'idea immutabile di cui sono la forma sensibile e parte del loro opposto (una cosa, ad esempio, è più o meno bella in quanto parte di essa partecipa, oltre che all'idea di bellezza, anche all'idea di bruttezza).
La molteplicità delle idee
Dunque, per ogni concetto rivelabile dall'intelletto come immutabile nella sua perpetua astrazione (l'idea perché concetto che si pone al di fuori della temporalità e della contingenza del mondo sensibile), esiste un'idea corrispondente, in altre parole, esiste l'idea del cavallo, dell'animale, dell'uomo e di qualsiasi altro ente pensato. Queste idee, vere e proprie "matrici" eterne e perfettissime, vanno a concorrere in diversa misura alla creazione dell'ente terreno. Ad esempio nell'ente terreno "cavallo" entrano in gioco una molteplicità di idee, in altre parole l'idea del cavallo, quella dell'animale, quella di quadrupede e quella di bellezza, in parti diverse per ciascun cavallo terreno.
La maggiore o minore bellezza di un cavallo, la sua maggiore o minore purezza di razza, la sua forza, la resistenza, la velocità, dipende quindi dalla maggiore o minore partecipazione del cavallo terreno alle idee assolute e perfette di bellezza, purezza, forza, resistenza e velocità.
Questo è il meccanismo di partecipazione alle idee perfette degli enti terreni, ogni cosa terrena è opinione proprio perché partecipa in diversa misura a quelle idee assolute che mai verranno a farne parte interamente, perché questo comporterebbe che un ente terreno sia perfetto quando l'idea, cosa impossibile, perché questo non permetterebbe alle cose terrene di mutare, così come accade in realtà nel mondo sensibile. Si pensi infatti a una cosa bella. Se essa fosse bellezza pura, non parteciperebbe a nessun altra idea che non sia la bellezza assoluta, quindi non potrebbe essere altro che pura bellezza. Questo è impossibile, perché la bellezza, nel mondo sensibile, fugge via e non permane, come ogni cosa nel mondo.
L'iper-uranio: il mondo delle idee
Risulta chiaro, da queste premesse, che esistono due condizioni di esistenza, quella delle idee immutabili (il mondo intellegibile, percepibile dal puro intelletto) e quella degli enti sensibili (il mondo sensibile, percepito dai sensi).
Il mondo degli enti sensibili è il mondo che l'uomo ha davanti agli occhi quotidianamente, in cui gli enti, le cose esistenti, si generano e si distruggono, deperiscono; il mondo delle idee, chiamato da Platone Iperuranio (hyper=oltre; ouranos=volta celeste), è quindi il mondo in cui risiedono le idee eterne e immortali alle quali gli enti terreni e corruttibili partecipano in diversa misura. L'Iper-uranio si trova al di là della volta celeste, in una regione da sempre esistente al di là del tempo e dello spazio, è il vero e proprio "caveau" delle matrici, la dimora dei concetti eterni e incorruttibili che rappresentano l'immagine perfetta delle cose terrene.
Platone risolve quindi il dilemma tra l'essere immutabile e l'essere diveniente creando due mondi separati: l'Iperuranio rappresenta l'aspetto autentico della realtà nella sua totalità (la verità); il mondo sensibile, rappresentante il mondo dell'incertezza, in cui nulla si può dire di certo che non sia opinione, è un mondo subordinato al primo, solo l'Iperuranio rappresenta infatti la verità, e la verità si pone in una posizione di superiorità rispetto all'opinione.
Ecco perché il vero filosofo, secondo Platone, è colui che si occupa della comprensione del mondo delle idee, il mondo sensibile non rappresenta la verità, e il filosofo, come primo dovere, ha quello di conoscere il vero.
Anche l'anima è un'idea. L'anima è ciò che "rende vivo" ogni vivente, ogni vivente è vivo in quanto partecipa dell'idea della vita, e l'anima è l'idea delle cose che sono partecipate dalla vita. Anche l'anima abita l'Iperuranio, e, in quanto idea, è immortale e immutabile: non si può infatti parlare di anima morta, in quanto rappresenterebbe una contraddizione evidente, sarebbe come a dire bellezza brutta o luce buia. Quindi l'anima vive necessariamente, è ciò che vive necessariamente non può morire, quindi è eterna: ogni cosa eterna abita l'Iperuranio.
L'anima, essendo immortale, preesiste al corpo degli uomini, l'anima conosce il mondo eterno delle idee. Vivendo nel mondo delle idee, l'anima conosce la verità, ma quando l'anima si incarna in un corpo, in un ente terreno, essa non è più anima assoluta, ma è anima partecipante all'ente, ovvero è parte dell'anima assoluta. Per questo l'anima dell'uomo, giunta nel mondo sensibile, non è più in grado di ricordare la visione del mondo delle idee perché non è più se stessa interamente.
Platone fa dunque suo il concetto di trasmigrazione dell'anima (la metempsicosi): per Platone l'anima è un'idea eterna che continuamente si reincarna in diversi individui nel corso della sua esistenza. Le anime che durante il periodo intercorso tra una reincarnazione e l'altra hanno potuto più a lungo guardare il mondo delle idee sono, nel mondo terreno, le anime dei saggi; quelle che hanno potuto vedere il mondo delle idee per un periodo più breve sono, diversamente, le anime degli individui più gretti. Più l'anima ha contemplato le idee, più è saggia, meno le ha contemplate, più è gretta.
Nel Fedro, Platone si serve del mito della biga alata per spiegare il viaggio dell'anima: l'anima è come un auriga (la ragione) che guida una coppia di cavalli, uno è bianco e rappresenta la tensione verso il bene e la spiritualità, l'altro è nero e rappresenta la tensione verso il basso, verso gli istinti e le passioni degradanti e materiali. L'auriga, la ragione, è naturalmente portata a conoscere il bene e a farsi guidare dal cavallo bianco, ma il cavallo nero continuamente strattona il suo compagno per condurlo dalla parte opposta. Le anime che più si fanno guidare dal cavallo bianco, sono le anime che più si avvicinano alla verità. L'intero processo di reincarnazione comporta poi che l'anima sia continuamente influenzata dall'esperienza terrena precedente: le anime che maggiormente tendono al bene sono quelle che nell'esistenza terrena precedente sono appartenute a uomini eticamente validi. Ogni esperienza precedente trascina nella vita successiva il suo carico di virtù e di difetti.
L'anima può porre termine al ciclo di reincarnazioni quando trova la forza di liberarsi completamente da ogni giogo terreno: il corpo è per l'anima una gabbia, la tendenza naturale dell'anima, infatti, è quella di ascendere verso la spiritualità pura, il fine ultimo di ogni autentico sapiente (chiare analogie con il concetto di Nirvana). E' dunque palese come questa parte del pensiero platonico sia fortemente influenzata dalle filosofie e dalle religioni orientali (induismo e buddhismo), la cui influenza in Grecia si può riscontrare nell'Orfismo, una insieme di riti iniziatici misteriosi e fortemente impregnati di misticismo, ai quali già si ispirò Pitagora.
La reminiscenza
Tuttavia, Platone ha ben presente la figura di Socrate, che aveva fatto della ricerca la componente di base della filosofia vera e propria. Per rendere possibile la ricerca socratica, Platone elabora la famosa dottrina della reminiscenza, secondo la quale l’apprendere è un ricordare (anàmnesis). Tale dottrina si rifà alla credenza religiosa propria dell’orfismo e del pitagorismo secondo la quale quando il corpo muore, l’anima si reincarna in un altro corpo, poiché è immortale. Platone sfrutta tale mito fondendolo con l’assunto fondamentale che esistano delle Idee che hanno caratteristiche opposte agli enti fenomenici: sono incorruttibili, ingenerate, eterne, non soggette a mutamento. Queste Idee albergano nell’iperuranio, mondo soprasensibile e che è parzialmente visibile alle anime slegate dai loro corpi.
Per essere più chiari (come viene spiegato nel Fedro) le anime sono come cocchi alati che procedono in schiere dietro ai carri degli dèi: in questa loro processione riescono, più distintamente di altre, a scorgere le Idee che appaiono attraverso uno squarcio tra le nuvole, diaframma obbligato tra il mondo sensibile e quello soprasensibile. Quando queste anime precipitano nei corpi, reincarnandosi, dimenticano la loro visione delle idee e, usando i sensi, identificano la realtà col mondo sensibile.
Eros
L'Eros in filosofia (dal greco antico ἔρως, che significa amore) è la forza vitale che muove il pensiero e la filosofia stessa.
Il primo a parlare di eros fu Platone, che nel Simposio lo descrisse come un dèmone sempre inquieto e scontento, e lo identificò con la filosofia intesa letteralmente come "amore del sapere". Nella mitologia greca infatti, Eros era il dio dell'amore, immaginato originariamente come simbolo della coesione interna dell'universo e della forza attrattiva che spinge gli elementi della natura ad unirsi tra loro. Per la sua caratteristica di essere principio unificante del molteplice, Platone ne fece un'allegoria della dialettica, ossia di quel percorso mentale che risale i diversi gradi della conoscenza, partendo dal sensibile fino ad arrivare all'Idea.
La peculiarità di eros è essenzialmente la sua ambiguità, ovvero l'impossibilità di approdare a un sapere certo e definitivo, e tuttavia l'incapacità di rassegnarsi all'ignoranza. Secondo Platone infatti Eros era figlio di Pòros (Abbondanza) e Penìa (Povertà): la filosofia intesa come eros è dunque essenzialmente amore ascensivo, che aspira alla verità assoluta e disinteressata (ecco la sua abbondanza); ma al contempo è costretta a vagare nelle tenebre dell'ignoranza (la sua povertà). Concetti già presenti nel socratico «sapere di non sapere», come pure in altri miti di Platone, ad esempio quello della caverna dove gli uomini sono condannati a vedere solamente le ombre del vero.
Il dualismo e la contrapposizione tra verità e ignoranza era così vissuta da Platone, ma anche già dal suo maestro Socrate, come una profonda lacerazione, fonte di continua irrequietezza e insoddisfazione. Questo dualismo sarà, a ben vedere, il tema ricorrente di tutta la filosofia occidentale, di cui eros è in un certo senso il simbolo.
spero che vada bene!!!!
Platone nasce ad Atene da famiglia aristocratica nel 428 a.C. Da giovane si appassiona alla politica e desidera di parteciparvi
attivamente, desiderio che però viene meno col passare del tempo, soprattutto a motivo del pessimo periodo storico che Atene stava attraversando: nel 404 la sconfitta nella guerra del Peloponneso, nel 403 la traumatica esperienza della dittatura aristocratica dei Trenta Tiranni e la sopraggiunta restaurazione che condannò a morte Socrate, maestro di Platone.
L'uccisione dell'uomo più giusto di tutti, secondo le sue stesse parole, provocò in Platone l'abbandono definitivo di qualsiasi ambizione politica e il desiderio di fondare una nuova filosofia che potesse aiutare la società ateniese ad uscire dalla crisi. A questo scopo Platone fondò l'Accademia, una scuola filosofica che doveva forgiare la nuova classe dirigente nel rispetto della saggezza e della sapienza, unica possibilità di salvezza per l'uomo.
L’ idea
Ogni cosa sensibile è opinione, in esse infatti non si scorge la perfezione dei concetti universali, le cose sensibili appaiono diverse da diversi punti di vista (sono opinioni) perché partecipano solo in parte alla perfezione dei concetti, in quanto le cose del mondo non sono il concetto stesso.
Esempio: esiste il concetto di grandezza, che non muta mai nel mutare di ogni cosa. Una città può partecipare nelle diverse epoche della sua storia al concetto di grandezza come a quello di piccolezza, essendo prima grande per poi ridiventare piccola, tuttavia, il concetto di grandezza in sé, non muterà mai, poiché identifica necessariamente solo uno stesso stato (non è possibile, infatti, che la grandezza sia allo stesso tempo grande e piccola).
Questo concetto che mai muta viene chiamato da Platone idea (da eidos=forma). L'idea di Platone vuole significare l'autentico apparire della verità, l'idea è la forma autentica della realtà, la sua forma certa e immutabile, quella forma di cui non si può dire per nessun motivo che sia errore e opinione.
L'idea platonica non coincide con il concetto universale di ogni cosa presente alla mente degli uomini, non è un semplice "oggetto mentale": nella scala platonica, prima viene l'idea, immutabile e abitante una sua propria dimensione ontologica (vedi capitolo 4), poi viene il concetto dell'idea che si forma nella mente (il concetto è il modo in cui l'idea viene percepita), solo dopo si collocano le cose sensibili. L'idea non è il semplice concetto, è un'entità dotata di esistenza autonoma, una sorta di "oggetto" eterno che vive eternamente al di fuori della coscienza degli uomini.
Fatto salvo l'essere che non muta (l'idea), Platone sostiene quindi che l'essere sensibile (le cose del mondo), diventa una realtà intermedia tra l'essere e il non essere. Le cose sensibili, infatti, sono corruttibili, mutano, divengono, si generano e si distruggono, hanno in sé parte dell'idea immutabile di cui sono la forma sensibile e parte del loro opposto (una cosa, ad esempio, è più o meno bella in quanto parte di essa partecipa, oltre che all'idea di bellezza, anche all'idea di bruttezza).
La molteplicità delle idee
Dunque, per ogni concetto rivelabile dall'intelletto come immutabile nella sua perpetua astrazione (l'idea perché concetto che si pone al di fuori della temporalità e della contingenza del mondo sensibile), esiste un'idea corrispondente, in altre parole, esiste l'idea del cavallo, dell'animale, dell'uomo e di qualsiasi altro ente pensato. Queste idee, vere e proprie "matrici" eterne e perfettissime, vanno a concorrere in diversa misura alla creazione dell'ente terreno. Ad esempio nell'ente terreno "cavallo" entrano in gioco una molteplicità di idee, in altre parole l'idea del cavallo, quella dell'animale, quella di quadrupede e quella di bellezza, in parti diverse per ciascun cavallo terreno.
La maggiore o minore bellezza di un cavallo, la sua maggiore o minore purezza di razza, la sua forza, la resistenza, la velocità, dipende quindi dalla maggiore o minore partecipazione del cavallo terreno alle idee assolute e perfette di bellezza, purezza, forza, resistenza e velocità.
Questo è il meccanismo di partecipazione alle idee perfette degli enti terreni, ogni cosa terrena è opinione proprio perché partecipa in diversa misura a quelle idee assolute che mai verranno a farne parte interamente, perché questo comporterebbe che un ente terreno sia perfetto quando l'idea, cosa impossibile, perché questo non permetterebbe alle cose terrene di mutare, così come accade in realtà nel mondo sensibile. Si pensi infatti a una cosa bella. Se essa fosse bellezza pura, non parteciperebbe a nessun altra idea che non sia la bellezza assoluta, quindi non potrebbe essere altro che pura bellezza. Questo è impossibile, perché la bellezza, nel mondo sensibile, fugge via e non permane, come ogni cosa nel mondo.
L'iper-uranio: il mondo delle idee
Risulta chiaro, da queste premesse, che esistono due condizioni di esistenza, quella delle idee immutabili (il mondo intellegibile, percepibile dal puro intelletto) e quella degli enti sensibili (il mondo sensibile, percepito dai sensi).
Il mondo degli enti sensibili è il mondo che l'uomo ha davanti agli occhi quotidianamente, in cui gli enti, le cose esistenti, si generano e si distruggono, deperiscono; il mondo delle idee, chiamato da Platone Iperuranio (hyper=oltre; ouranos=volta celeste), è quindi il mondo in cui risiedono le idee eterne e immortali alle quali gli enti terreni e corruttibili partecipano in diversa misura. L'Iper-uranio si trova al di là della volta celeste, in una regione da sempre esistente al di là del tempo e dello spazio, è il vero e proprio "caveau" delle matrici, la dimora dei concetti eterni e incorruttibili che rappresentano l'immagine perfetta delle cose terrene.
Platone risolve quindi il dilemma tra l'essere immutabile e l'essere diveniente creando due mondi separati: l'Iperuranio rappresenta l'aspetto autentico della realtà nella sua totalità (la verità); il mondo sensibile, rappresentante il mondo dell'incertezza, in cui nulla si può dire di certo che non sia opinione, è un mondo subordinato al primo, solo l'Iperuranio rappresenta infatti la verità, e la verità si pone in una posizione di superiorità rispetto all'opinione.
Ecco perché il vero filosofo, secondo Platone, è colui che si occupa della comprensione del mondo delle idee, il mondo sensibile non rappresenta la verità, e il filosofo, come primo dovere, ha quello di conoscere il vero.
Anche l'anima è un'idea. L'anima è ciò che "rende vivo" ogni vivente, ogni vivente è vivo in quanto partecipa dell'idea della vita, e l'anima è l'idea delle cose che sono partecipate dalla vita. Anche l'anima abita l'Iperuranio, e, in quanto idea, è immortale e immutabile: non si può infatti parlare di anima morta, in quanto rappresenterebbe una contraddizione evidente, sarebbe come a dire bellezza brutta o luce buia. Quindi l'anima vive necessariamente, è ciò che vive necessariamente non può morire, quindi è eterna: ogni cosa eterna abita l'Iperuranio.
L'anima, essendo immortale, preesiste al corpo degli uomini, l'anima conosce il mondo eterno delle idee. Vivendo nel mondo delle idee, l'anima conosce la verità, ma quando l'anima si incarna in un corpo, in un ente terreno, essa non è più anima assoluta, ma è anima partecipante all'ente, ovvero è parte dell'anima assoluta. Per questo l'anima dell'uomo, giunta nel mondo sensibile, non è più in grado di ricordare la visione del mondo delle idee perché non è più se stessa interamente.
Platone fa dunque suo il concetto di trasmigrazione dell'anima (la metempsicosi): per Platone l'anima è un'idea eterna che continuamente si reincarna in diversi individui nel corso della sua esistenza. Le anime che durante il periodo intercorso tra una reincarnazione e l'altra hanno potuto più a lungo guardare il mondo delle idee sono, nel mondo terreno, le anime dei saggi; quelle che hanno potuto vedere il mondo delle idee per un periodo più breve sono, diversamente, le anime degli individui più gretti. Più l'anima ha contemplato le idee, più è saggia, meno le ha contemplate, più è gretta.
Nel Fedro, Platone si serve del mito della biga alata per spiegare il viaggio dell'anima: l'anima è come un auriga (la ragione) che guida una coppia di cavalli, uno è bianco e rappresenta la tensione verso il bene e la spiritualità, l'altro è nero e rappresenta la tensione verso il basso, verso gli istinti e le passioni degradanti e materiali. L'auriga, la ragione, è naturalmente portata a conoscere il bene e a farsi guidare dal cavallo bianco, ma il cavallo nero continuamente strattona il suo compagno per condurlo dalla parte opposta. Le anime che più si fanno guidare dal cavallo bianco, sono le anime che più si avvicinano alla verità. L'intero processo di reincarnazione comporta poi che l'anima sia continuamente influenzata dall'esperienza terrena precedente: le anime che maggiormente tendono al bene sono quelle che nell'esistenza terrena precedente sono appartenute a uomini eticamente validi. Ogni esperienza precedente trascina nella vita successiva il suo carico di virtù e di difetti.
L'anima può porre termine al ciclo di reincarnazioni quando trova la forza di liberarsi completamente da ogni giogo terreno: il corpo è per l'anima una gabbia, la tendenza naturale dell'anima, infatti, è quella di ascendere verso la spiritualità pura, il fine ultimo di ogni autentico sapiente (chiare analogie con il concetto di Nirvana). E' dunque palese come questa parte del pensiero platonico sia fortemente influenzata dalle filosofie e dalle religioni orientali (induismo e buddhismo), la cui influenza in Grecia si può riscontrare nell'Orfismo, una insieme di riti iniziatici misteriosi e fortemente impregnati di misticismo, ai quali già si ispirò Pitagora.
La reminiscenza
Tuttavia, Platone ha ben presente la figura di Socrate, che aveva fatto della ricerca la componente di base della filosofia vera e propria. Per rendere possibile la ricerca socratica, Platone elabora la famosa dottrina della reminiscenza, secondo la quale l’apprendere è un ricordare (anàmnesis). Tale dottrina si rifà alla credenza religiosa propria dell’orfismo e del pitagorismo secondo la quale quando il corpo muore, l’anima si reincarna in un altro corpo, poiché è immortale. Platone sfrutta tale mito fondendolo con l’assunto fondamentale che esistano delle Idee che hanno caratteristiche opposte agli enti fenomenici: sono incorruttibili, ingenerate, eterne, non soggette a mutamento. Queste Idee albergano nell’iperuranio, mondo soprasensibile e che è parzialmente visibile alle anime slegate dai loro corpi.
Per essere più chiari (come viene spiegato nel Fedro) le anime sono come cocchi alati che procedono in schiere dietro ai carri degli dèi: in questa loro processione riescono, più distintamente di altre, a scorgere le Idee che appaiono attraverso uno squarcio tra le nuvole, diaframma obbligato tra il mondo sensibile e quello soprasensibile. Quando queste anime precipitano nei corpi, reincarnandosi, dimenticano la loro visione delle idee e, usando i sensi, identificano la realtà col mondo sensibile.
Eros
L'Eros in filosofia (dal greco antico ἔρως, che significa amore) è la forza vitale che muove il pensiero e la filosofia stessa.
Il primo a parlare di eros fu Platone, che nel Simposio lo descrisse come un dèmone sempre inquieto e scontento, e lo identificò con la filosofia intesa letteralmente come "amore del sapere". Nella mitologia greca infatti, Eros era il dio dell'amore, immaginato originariamente come simbolo della coesione interna dell'universo e della forza attrattiva che spinge gli elementi della natura ad unirsi tra loro. Per la sua caratteristica di essere principio unificante del molteplice, Platone ne fece un'allegoria della dialettica, ossia di quel percorso mentale che risale i diversi gradi della conoscenza, partendo dal sensibile fino ad arrivare all'Idea.
La peculiarità di eros è essenzialmente la sua ambiguità, ovvero l'impossibilità di approdare a un sapere certo e definitivo, e tuttavia l'incapacità di rassegnarsi all'ignoranza. Secondo Platone infatti Eros era figlio di Pòros (Abbondanza) e Penìa (Povertà): la filosofia intesa come eros è dunque essenzialmente amore ascensivo, che aspira alla verità assoluta e disinteressata (ecco la sua abbondanza); ma al contempo è costretta a vagare nelle tenebre dell'ignoranza (la sua povertà). Concetti già presenti nel socratico «sapere di non sapere», come pure in altri miti di Platone, ad esempio quello della caverna dove gli uomini sono condannati a vedere solamente le ombre del vero.
Il dualismo e la contrapposizione tra verità e ignoranza era così vissuta da Platone, ma anche già dal suo maestro Socrate, come una profonda lacerazione, fonte di continua irrequietezza e insoddisfazione. Questo dualismo sarà, a ben vedere, il tema ricorrente di tutta la filosofia occidentale, di cui eros è in un certo senso il simbolo.
spero che vada bene!!!!
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