Commento personale su Max Weber
Che commento fareste su Max Weber? Non tanto sulla sua persona quanto su ciò che ha detto e se è realmente così nella realtà o no.. e perchè...
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Risposte
. Nel 1904 Max Weber, un sociologo ed economista tedesco, pubblicò un saggio su protestantesimo e capitalismo. Egli affermò che il capitalismo non era semplicemente un prodotto della Riforma, ma in effetti scoprì che nelle zone capitaliste progredite e pluriconfessionali i proprietari, i leader, i più qualificati e preparati erano in genere protestanti. Secondo il Fischer Weltalmanach, due terzi dei 540 premi Nobel assegnati fino al 1985 erano andati a persone di cultura protestante. Solo il 20 per cento era stato assegnato a persone di estrazione cattolica. Delle venti nazioni che avevano il prodotto nazionale lordo pro capite più elevato, nove erano protestanti e due cattoliche. D’altro canto, su dieci nazioni in via di sviluppo e fortemente indebitate, cinque erano cattoliche e nemmeno una protestante.
Sul settimanale tedesco Der Spiegel è stato scritto che furono gli ideali calvinisti ad incitare gli inglesi a diventare una grande potenza mondiale. A partire dal XIX secolo, la crescente forza politica di Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna ha contribuito in modo determinante al rinnovamento sociale. Si è posto l’accento sul fatto che tutti dovevano avere uguali possibilità. Alcuni sono dell’opinione che i vortici creatisi all’interno della corrente principale della Riforma siano stati i precursori del socialismo moderno. La coscienza politica della responsabilità sociale ha preparato la strada al cosiddetto stato assistenziale. È stato soprattutto nelle regioni protestanti che le autorità civili hanno assunto a poco a poco il controllo degli aspetti legali relativi a nascite, decessi, matrimoni, divorzi ed eredità. Spesso c’è molta differenza tra paesi cattolici e protestanti per quel che concerne la possibilità di divorziare o di abortire legalmente.
Fa differenza credere o no nel destino? “Le condizioni di vita degli uomini influiscono molto sulla loro filosofia, ma d’altra parte la loro filosofia influisce molto sulle loro condizioni”, scrisse il filosofo inglese Bertrand Russell.
In realtà, la credenza nel destino — che esso esista o no — può determinare il nostro comportamento. Credendo che la loro condizione sia volontà degli dèi, molti la accettano passivamente, per quanto ingiusta o oppressiva, come se fosse la loro sorte immutabile. Quindi la credenza nel destino mina il concetto di responsabilità individuale.
D’altro canto la credenza nel destino ha spinto altri nella direzione opposta. Ad esempio, gli storici fanno risalire lo sviluppo del capitalismo e la rivoluzione industriale a diversi fattori, uno dei quali è la credenza nella predestinazione. Alcune religioni protestanti insegnavano che Dio predestina gli individui alla salvezza. Il sociologo tedesco Max Weber dice: “Una domanda doveva sorgere per ogni credente . . . : sono io dunque fra gli eletti?” I singoli cercavano di stabilire se avevano la grazia di Dio e se erano quindi destinati alla salvezza. Weber sosteneva che facevano questo attraverso la loro “vita professionale laica”. Il successo negli affari e l’accumulo di ricchezze erano visti come un segno del favore di Dio.
La credenza nel destino spinge alcuni a compiere azioni estreme. I piloti giapponesi suicidi della seconda guerra mondiale credevano nel kamikaze o “vento divino”. L’idea che gli dèi avessero un disegno e che fosse possibile avere una parte in esso coloriva di sfumature religiose quella morte orrenda. Nello scorso decennio i dinamitardi suicidi in Medio Oriente hanno spesso fatto notizia per i loro raccapriccianti assalti. Il fatalismo ha un ruolo importante in questi “attacchi suicidi ispirati da convinzioni religiose”, fa notare l’Enciclopedia delle religioni.
Sul settimanale tedesco Der Spiegel è stato scritto che furono gli ideali calvinisti ad incitare gli inglesi a diventare una grande potenza mondiale. A partire dal XIX secolo, la crescente forza politica di Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna ha contribuito in modo determinante al rinnovamento sociale. Si è posto l’accento sul fatto che tutti dovevano avere uguali possibilità. Alcuni sono dell’opinione che i vortici creatisi all’interno della corrente principale della Riforma siano stati i precursori del socialismo moderno. La coscienza politica della responsabilità sociale ha preparato la strada al cosiddetto stato assistenziale. È stato soprattutto nelle regioni protestanti che le autorità civili hanno assunto a poco a poco il controllo degli aspetti legali relativi a nascite, decessi, matrimoni, divorzi ed eredità. Spesso c’è molta differenza tra paesi cattolici e protestanti per quel che concerne la possibilità di divorziare o di abortire legalmente.
Fa differenza credere o no nel destino? “Le condizioni di vita degli uomini influiscono molto sulla loro filosofia, ma d’altra parte la loro filosofia influisce molto sulle loro condizioni”, scrisse il filosofo inglese Bertrand Russell.
In realtà, la credenza nel destino — che esso esista o no — può determinare il nostro comportamento. Credendo che la loro condizione sia volontà degli dèi, molti la accettano passivamente, per quanto ingiusta o oppressiva, come se fosse la loro sorte immutabile. Quindi la credenza nel destino mina il concetto di responsabilità individuale.
D’altro canto la credenza nel destino ha spinto altri nella direzione opposta. Ad esempio, gli storici fanno risalire lo sviluppo del capitalismo e la rivoluzione industriale a diversi fattori, uno dei quali è la credenza nella predestinazione. Alcune religioni protestanti insegnavano che Dio predestina gli individui alla salvezza. Il sociologo tedesco Max Weber dice: “Una domanda doveva sorgere per ogni credente . . . : sono io dunque fra gli eletti?” I singoli cercavano di stabilire se avevano la grazia di Dio e se erano quindi destinati alla salvezza. Weber sosteneva che facevano questo attraverso la loro “vita professionale laica”. Il successo negli affari e l’accumulo di ricchezze erano visti come un segno del favore di Dio.
La credenza nel destino spinge alcuni a compiere azioni estreme. I piloti giapponesi suicidi della seconda guerra mondiale credevano nel kamikaze o “vento divino”. L’idea che gli dèi avessero un disegno e che fosse possibile avere una parte in esso coloriva di sfumature religiose quella morte orrenda. Nello scorso decennio i dinamitardi suicidi in Medio Oriente hanno spesso fatto notizia per i loro raccapriccianti assalti. Il fatalismo ha un ruolo importante in questi “attacchi suicidi ispirati da convinzioni religiose”, fa notare l’Enciclopedia delle religioni.
Leggi qui la sua vita e dil suo pensiero e poi dacic una traccia almeno di cosa tu ne pensi:
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Weber.html
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