Aristotele (19141)

stranger91
salve a tutti volevo un aiuto su aristotele sopprattutto su
1.i tre generi di vita del l'uomo (vita contemplativa,politica e massa)
2.la differenza tra la teoria trascendente di platone e la teoria dell'immanenza di aristotele soprattutto cosa esprimono le due teorie
3.cosa sono le discipline poietiche,pratiche e teoriche
4.conoscere il perche delle cose
5.la metafisica e la sostanza
6. oltre platone ,i naturalisti e parmenide
7.la potenza e l'atto

grazie 1000 di cuore a ttt coloro k mi aiuteranno

Risposte
Francy1982
entro stasera rispondo a tutte che ora esco ciauuu
1 - governo dei ceti medi
Per Aristotele la classe media era quella che era nel mezzo tra quelli che hanno molte sostanze e quelli che ne sono privi. Per Aristotele la Politeia è la forma di governo privilegiata, lq democrazia in cui i più governano meglio. nella politeia il governo si ottiene dalla somma delle virtù dei governanti che nn sono i migliori, ma che unendo le loro virtù possono governare. la politeia è appunto una democrazia fatta dal ceto medio poiché il ceto medio nn ha interessi nel governo e questo farà si che nn si facciano accecare dalla voglia di potere.

2 - la poetica come autonomo campo di riflessione
Aristotele parla di aerte = imitazione. L'arte ha una funzione purificatrice. La poetica è il terzo coampo delle arti

3 - il bello come ordine , simmetria e proporzione
IL bello Aristotelico sono l'ordine, la proporzione e il limite; la fonte del bello sta nel senso che si ha del ritmo e dell'armonia e anche , agigunge Aristotele, trova le sue basi nell'imitazione.

4 - la poetica come imitazione
qui ti cito direttamente Aristotele:
Dell’arte poetica considerata in sé e delle sue specie, quale effetto abbia ognuna, come si debbano metter su i racconti [10] se la poesia deve riuscir bene, ed ancora da quante e quali parti è costituita e similmente di quante altre questioni son proprie di questa ricerca, diremo incominciando secondo l’ordine naturale dapprima dalle prime.
L’epopea e la tragedia ed ancora la commedia e il ditirambo ed anche gran parte [15] dell’auletica e della citaristica, tutte, prese nel loro assieme, si trovano ad essere imitazioni; ma differiscono tra loro sotto tre aspetti, e cioè per il loro imitare o in materiali diversi o cose diverse o in maniera diversa e non allo stesso modo.
Dato che come alcuni imitano molte cose rappresentandole con i colori e con le figure (chi [20] per il possesso dell’arte e chi invece per semplice pratica), mentre altri per mezzo della voce, così, anche per le arti sopra dette, tutte quante producono l’imitazione nel ritmo, nel discorso e nell’armonia, e questi o presi separatamente o mescolati assieme. Ad esempio, dell’armonia e del ritmo da soli si valgono l’auletica e la citaristica [25] e quante altre arti si trovano ad essere a loro simili per l’effetto, come l’arte della zampogna; del solo ritmo senza l’armonia l’arte dei danzatori (perché anch’essi per mezzo di ritmi figurati imitano caratteri, passioni, azioni); mentre l’arte che si vale soltanto dei nudi discorsi e quella che si serve dei metri sia [1447 b] [10] mescolandoli tra loro sia di un’unica specie si trovano ad essere fino ad oggi prive di un nome.
Giacché non sapremmo come chiamare con un unico nome i mimi di Sofrone e di Senarco assieme ai discorsi socratici, e lo stesso è per le imitazioni fatte con trimetri giambici o con versi elegiaci o con qualche altro metro di questo genere. Vero è che la gente, unendo al metro il termine "poeta", li chiama "poeti elegiaci" o "poeti epici", [15] caratterizzando a questo modo la loro poesia non con riferimento all’imitazione ma a seconda dei metri che impiegano, giacché perfino chi dia fuori versi in materia medica o fisica si è soliti chiamarlo poeta. Ma in realtà tra Omero ed Empedocle non c’è niente di comune all’infuori del metro e perciò sarebbe giusto chiamar poeta il primo, ma il secondo piuttosto scienziato e non poeta. [20] Per lo stesso motivo andrebbe chiamato poeta anche chi producesse l’imitazione mescolando tutti i metri, come ha fatto Cheremone con il suo Centauro, che è una rapsodia mescolata di tutti i metri.
Su questo argomento dunque valgono queste distinzioni. Ma ci sono alcune arti che si servono di tutti assieme i mezzi già ricordati, [25] e cioè del ritmo, della melodia e del metro, quali da una parte la poesia ditirambica e quella dei nòmi, e dall’altra la tragedia e la commedia, ma si differenziano tra loro perché le prime se ne valgono simultaneamente mentre le seconde in parti diverse dell’opera.
Queste dunque dico che sono le differenze delle arti rispetto ai materiali nei quali esse producono l’imitazione. (tratto da www.filosofico.net)

5 - l'anima per Aristotele
anche qui ti cito le parole di Aristotele:
Noi chiamiamo un certo genere di esseri sostanza, e diciamo sostanza in un primo senso la materia, la quale di per sé non è qualcosa di determinato; in un secondo la forma e la specie, in virtù della quale precisamente si parla di qualcosa di determinato; e in un terzo senso il composto di queste due. La materia poi è potenza e la forma atto, e l'atto si dice in due sensi: o come la conoscenza, o come l'uso di essa.
Ora sostanza sembrano essere soprattutto i corpi e tra essi specialmente quelli naturali, giacché questi sono i princìpi di tutti gli altri. Tra i corpi naturali, poi, alcuni possiedono la vita e altri no; chiamiamo vita la capacità di nutrirsi da sé, di crescere e di deperire. Di conseguenza ogni corpo naturale dotato di vita sarà sostanza, e lo sarà precisamente nel senso di sostanza composta. Ma poiché si tratta proprio di un corpo di una determinata specie, e cioé che ha la vita, l'anima non è il corpo, giacché il corpo non è una delle determinazioni di un soggetto, ma piuttosto è esso stesso soggetto e materia. Necessariamente dunque l'anima è sostanza, nel senso che è forma di un corpo naturale che ha la vita in potenza. Ora tale sostanza è atto, e pertanto l'anima è atto del corpo che s'è detto. Atto, poi, si dice in due sensi, o come la conoscenza o come l'esercizio di essa, ed è chiaro che l'anima è atto nel senso in cui lo è la conoscenza. Infatti l'esistenza sia del sonno che della veglia implica quella dell'anima. Ora la veglia è analoga all'uso della conoscenza, mentre il sonno al suo possesso e non all'uso, e primo nell'ordine del divenire rispetto al medesimo individuo è il possesso della conoscenza. Perciò l'anima è l'atto primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza [...]". (da Aristotele, L'Anima, B1, 412 a 6-29, trad. it. di G. Moravia, Rusconi, Milano 1996)

in pratica: l'uomo di Aristotele è insieme corpo ed anima spolo che l'anima dell'uomo è diversa da quella anima e vegetale perchè è razionale egli la chiama: "anima intellettiva".

6 - l'intelletto in atto
L'intelletto è anch'esso in potenza ed in atto, quello in atto è la conoscenza che esce dalla potenza e si concretizza nell'atto conoscitivo e nella cosa conosciuta: "l'intelletto attivo è dunque il luogo dell'anima umana in cui si manifesta il divino" (da forma-mentis.it).

7 - lo spazio e negazione del vuoto
Qui ci postiamo nel campo della Fisica, qui trovi spiegato tutto con schemi e altro

8 - il tempo e l'infinito e finito differenza tra il demiurgo di platone e il dio immobile di aristotele
In Aristotele assume un ruolo fondamentale il problema del divenire, del mutare, ma a A nn ammette il movimento senza un Primo Motore Immobile = Dio nel libro VII della Fisica egli infatti scrive che: "tutto quello che si muove è mosso da un altro". Quello di Aristotele è Dio-intelletto. Platone invece chiama il suo dio "demiurgo" che a differenza di Aristotele costruisce il mondo (plasmando la materia) contemplando le idee, rimanendo così assoggettato ai modelli ideali che sono assenti nel pensiero aristotelico.

stranger91
purtroppo ancora dubbi su aristotele domani ho una interrogazione aiutooooooo
1 governo dei ceti medi
2la poetica come autonomo campo di riflessione
3 il bello come ordine , simmetria e proporzione
4 la poetica come imitazione
5 l'anima x aristotele
6l'intelletto in atto
7lo spazio e negazione del vuoto
8il tempo e l'infinito e finito
differenza tra il demiurgo di platone e il dio immobile di aristotele
lo so ke sono tnt nn c'è bisogno ke me li spiegate ttt quanti ma alcuni

grazie 1000

Francy1982
allora nell'Utopia essenzialmente Platone diceva che i figli dovevano essere presi dalle famiglie ed educati in comune per capire di che anima disponevano e quindi che ruolo ricoprire nella società: per Platone non si diventava re perchè si era figli di re, ma solo se si disponeva di un anima d'oro: l'anima 'oro è quella che aveva visto prima di incarnarsi l'idea suprema di BENE/BELLO. Aristotele critica questa visione platonica e soprattutto questa educazione comune, egli dice che è impossibile vivere in uno stato come quello platonico in cui tutto è messo in comune, Platone fa l'errore di vere nella proprietà privata dei mali che per Aristotele sono proprio dell'animo umano (tipo litigi..)...Qui trovi una critica dettagliata con tanto di riferimenti ai testi aristotelici:
http://cronologia.leonardo.it/storia/ac383.htm

Rapporto che c'è tra etica e politica e virtù dianoetiche
Lo scopo ultimo dell'uomo = contemplare la verità, Dio come motore immobile. I filosofi guidano a scoprire questa verità . Ogni attività dell'uomo tende ad un bene, quando l'uomo realizza la sua essenza esso tende ad essere FELICE, e lo scopo essenziale dell'uomo è proprio l'attività intellettiva nella quale si manifesta il divino.
Le virtù a questo punto sono tutte quelle attività che permettono all'uomo di raggiungere la felicità ovvero di capire la verità divina. In Aristotele vedi come Felicità e Bene dell'uomo sono un agire seguendo le virtù orientate ad un fine ultimo: Dio, come motore immobile a cui tutto tende e da cui ogni movimento si origina. Detto questo nessun individuo nella filo si Aristotele può bastare a se stesso ma per vivere ha bisogno di altri uomini: l'uomo è un animale politico: si aggrega in forme sociali di convivenza con i suoi simili: è un fatto di natura che l'uomo tenda ad aggregarsi con gli altri uomini, così come è un fatto di natura che tenda alla verità. Lo Stato, come massima forma di aggregazione umana è per Aristotele lo strumento migliore che ha l'uomo per realizzare la sua esistenza, quindi il raggiungimento del bene e della felicità (tuttavia questa felicità e il bene sono riservati solo ai cittadini della polis: uomini liberi greci!).

stranger91
aiuto sto diventando pazzo proprio nn riesco a capire xk aristotele critica l'utopia platonia e xk rifiuta la comunanza delle donne e dei figlia x quanto riguarda la politica mentre x quanto riguarda l'etica nn riesco a capire il rapporto che c'è tra etica e politica e le virtu dianoetiche

Francy1982
...prego...
1)il sillogismo
i sillogismi hanno un termine medio M; un predicato P; un soggetto: S; ed una conseguenza SP. ci sono due tipi di sillogismo: MP e SM da cui deriva SP; altrimenti PM e SM da cui deriva SP; ne deriverà che MP e MS = SP.
Il sillogismo è discutibile nella realtà, e di sillogismo in sillogismo si arriva ad un punto che non si deve più spiegare. Dal sillogismo si arriva a tre principi:

    - 1indentità A=A.
    - non contraddizione A diverso B.
    - Escluso A=A; A diverso da B.

2)la validità e verità del sillogismo
Esistono sillogismo che hanno premessa e conclusioni false, ma che sono validi. La distinzione tra validità e verità è la seguente: sillogismi che non sono veri possono essere cmq validi. Tuttavia Aristotele dice che:
    - Un sillogismo con premesse e conclusione vere è valido
    - un sillogismo con premesse e conclusioni false è valido
    - un sillogismo con premesse false e conclusioni vere è valido.

C'è un solo caso in cui l sillogismo non è valido ed è il caso in cui la CONCLUSIONE è FALSA

3)il problema dell'indimostrabilità dei principi
La dimostrazione dei principi non è nei principi, l'uomo non può avere una conoscenza delle cause prime. La conoscenza dell'uomo per lui si basa sulla conoscenza scientifica e sull'intuizione, ma poiché i principi primi sono anteriori non si possono conoscere

4)la definizione per Aristotele
qui il discorso è lungo ti incollo il link: [url=http://209.85.135.104/search?q=cache:x6-L_9CaQeAJ:it.wikipedia.org/wiki/Logica_(Aristotele)+aristotele+definizione&hl=it&ct=clnk&cd=1&gl=it]clicca[/url]

5)le categorie e le proposizioni o giudizi

LE CATEGORIE: sono dieci generi sommi (o gruppi) e sono: la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, il dove, il quando, il giacere, l'avere, il fare, il subire. A ciascuna categoria appartengono i discorsi che hanno a che fare con il mondo reale. Per molti pensatori le Categorie Aristoteliche sono un modo di classificare il discorso di cui fanno parte.
LE PROPOSIZIONI:sono un insieme di parole che servono a comporre un GIUDIZIO. Il giudizio che ne deriva puo essere o vero o falso a seconda se esso sia o meno riscontrato nella realtà. I singoli termini (parole) non sono ne veri ne falsi. Aristotele si occupa solo delle preposizioni dette categoriche, o dichiarative, o apofantiche. Le prime "possono avere qualità affermativa o negativa e quantità universale (quando il soggetto è un genere e vi sono inclusi tutti gli appartenenti), particolare (si fa riferimento solo a una parte degli enti di un genere) o singolari (il soggetto è un individuo singolo), in base alla maggiore o minore generalità del soggetto. Aristotele non si preoccupa delle proposizioni singolari, soffermandosi solo sulle proposizioni affermative e negative, universali e particolari. Combinando questi tipi di proposizioni, risultano esserci quattro tipi di proposizioni-modello per il filosofo, le quali sono universale affermativa, universale negativa, particolare affermativa e particolare negativa" (cit. da wikipedia).

Ciao alla prossima

Cronih
Per il sillogismo qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Sillogismo
Per la defizionizione per aristotele guarda qui: http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080915133243AAuNXGR

Ho trovato solo queste, Ciao :hi

stranger91
salve a tutti mi kiarite altri concetti di aristotele come
1)il sillogismo
2)la validita e verita del sillogismo
3)il problema dell'indimostrabilita dei principi
4)la definizione x aristotele
5)le categorie e le proposizioni o giudizi

grazie a ttt e soprattutto a francy1982

Francy1982
gUARDA SONO IN UFFICIO NN POSSO SCRIVERE MA TI HO TROVATO QUESTO LINK:

Per Aristotele ogni cosa è un "ente", ovvero ciò che tutte le cose hanno in comune è il loro "essere qualcosa" (ente=essente).

Aristotele si accinge dunque a dividere le scienze in insiemi omogenei in rapporto all'ente di cui si occupano:

1. Le scienze pratico empiriche, ovvero tutte quelle forme di conoscenza che si riferiscono all'ente in quanto determinazione: sono le discipline che si concentrano sull'analisi di un particolare aspetto dell'ente, la medicina indagherà l'ente in quanto "corpo", l'astronomia l'ente in quanto "oggetto celeste", la biologia l'ente in quanto "organismo vivente", la politica l'ente in quanto "cittadino", e così via. Queste discipline si occupano dei fenomeni e dei casi particolari empirici e contingenti;

2. Le scienze teoretiche, ovvero teorico-astratte, che non si occupano di analizzare gli aspetti particolari degli enti ma ne individuano le cause necessarie, ovvero portano alla luce il modo in cui gli enti particolari si manifestano. Esse sono la fisica, la matematica e la logica. La prima si occupa di determinare le cause dei corpi materiali, la seconda di tradurre in rapporti numerici la realtà, la terza esprime invece le leggi inderogabili e necessarie alle quali sono soggetti tutti gli enti;

3. La metafisica, scienza prima. Vi è poi una scienza, secondo Aristotele, che si pone al di sopra delle altre, ed è la scienza che si occupa degli enti in quanto enti, ovvero dei meccanismi inerenti alle cause e le necessità dell'ente preso e analizzato per la sua caratteristica di essere "qualcosa che esiste". Tale scienza è la metafisica, o ontologia, ovvero "scienza dell'ente". Questa scienza non può che non essere predominante rispetto alle altre, in quanto, studiando le proprietà dell'ente in quanto ente, permette di conoscere le proprietà di ogni altra determinazione. Vedremo in seguito come la metafisica diverrà il nucleo centrale di molta parte del pensiero filosofico, fino a quella sua negazione radicale che costituisce il senso dalla filosofia contemporanea.

Detto questo, occorre precisare che Aristotele concede pari dignità ad ogni scienza, ogni scenza costituisce un legittimo ambito di conoscenza, diversamente dall'atteggiamento platonico che svalutava la ricerca attorno agli enti sensibili, in quanto derivazioni imperfette degli enti eterni e perfettissimi oltre-sensibili (si può dire che in Platone vi è una preminenza della sapienza concettuale a scapito della conoscenza fisica, mentre in Aristotele è salda la convinzione che ogni ambito, soprattutto quello fisico-sensibile, è meritevole di indagine).

Ogni cosa che si muove ha un movimento alle spalle che la fa muovere, ogni mutamento ha un mutamento alle spalle che lo rende possibile: questa catena di cause però non può essere infinito, rimandare all'infinito le cause efficienti sarebbe come ammettere che lo stesso movimento non trovi mai riposo, e la stessa causa delle cose si perderebbe, a monte, nel nulla.

Ecco perché Aristotele individua l'esistenza necessaria di un qualcosa che rappresenti la causa originaria di ogni cosa, un primo movente che dia il moto ad ogni altra cosa ma che sia immobile: un motore immobile, o primo motore.

Tale primo movente è Dio, ovvero la prima causa di tutto (causa incausata, senza una causa alle spalle) che da consistenza alla catena delle altre cause moventi, un puro atto, senza potenza, perché se fosse potenza dovrebbe avere alle spalle un ulteriore atto che gli permetta di essere potenza di qualcosa. Dio è eterno e immutabile, proprio perché non è soggetto al divenire e al mutamento, ma ne è causa finale, ovvero ciò in cui ogni movimento trova base stabile e sicura entro cui accadere. E' infatti indubbio, per Aristotele, che ogni cosa che accade debba necessariamente accadere entro un alveo che permetta agli avvenimenti di manifestarsi, la regione stabile entro cui tutto il divenire si manifesta è garantita da Dio, ovvero dall'essere immutabile. Dio, per Aristotele, non ha evidentemente quei tratti cristiani che prenderà successivamente, Dio è per il filosofo macedone la base stabile che garantisce ad ogni cosa di non cadere nel nulla, di mantenersi nella regione dell'essere.

Dio per Aristotele è il garante dell'alveo entro cui si sviluppa ogni divenire, Dio è la sostanza certa e sempre in atto, immutabile perché non soggetta al divenire e al passaggio dalla potenza all'atto. Se ogni cosa che è mossa ha un movente alle spalle, e in questo passaggio viene conservata sempre una sostanza, allora in Dio sono già presenti tutte le sostanze che si producono nel corso dei processi di produzione e mutamento delle sostanze.

La differenza tra l'Iperuranio platonico e il Motore Immobile aristotelico, che sono accomunati nel fatto di rappresentare l'immutabilità e l'eternità che garantisce che tutto non sia nulla, sta nel fatto che, mentre per Platone l'immutabile è completamente trascendente all'essere terreno, per Aristotele l'immutabile è esso stesso presente nell'essere terreno. Come si è visto, infatti, ogni sostanza si risolve nella sostanza suprema, nel "sostrato dei sostrati", nell'entità che garantisce realmente e necessariamente la concretezza sostanziale (la sostanza) di ogni ente.
(TRATTO DA fORMA MENTIS)

stranger91
francy 1982 visto k sei collegata mi puoi dire gentilmente cosa sono le cause prime e le cause prossime

grazie x ttt

Francy1982
La metafisica aristotelica: Studia le cause, studia l'essere in quanto essere, studia la sostanza e studia Dio. la metafisica è l'unica scienza che non studia una sola parte dell'essere ma l'essere in generale. Dio non è sinolo, ma E' Pura Forma, ovvero la Sostanza per Eccellenza.

stranger91
scusate ttt mi potete dire qualcosa su dio come motore immobile e atto puro parliamo sempre di aristotele
grazie 1000

Francy1982
prego allora riprendiamo il discorso in modo ordinato:

- Diciamo che in modo lapidario Aristotele supera Parmenide, perchè per Parmenide solo l'essere è, il non essere non è, egli non accetta il divenire, invece Aristotele si e lo cala nella cosa in se (guarda il punto 4). Aristotele critica il non essere parmenideo che NON ERA.

- Aristotele si avvicina ai naturalisti con la sua teorie delle 4 cause, ma poi li supera quando introduce il concetto di atto e quello di potenza.

Per una spiegazione più ampia e dettagliata sulle scienza ti incollo questo link:
[url=http://209.85.135.104/search?q=cache:X4ukPCORM70J:www.linguaggioglobale.com/filosofia/txt/Aristotele.htm+aristotele+scienze&hl=it&ct=clnk&cd=1&gl=it]clicca[/url]

Se hai problemi posta di sotto che ne discutiamo insieme e cercherò di chiarire i tuoi dubbi, è importante capire bene Aristotele perchè poi sarà ripreso da molti pensatori anche moderni....

stranger91
filosofia di m.de bartolomeo e v.magni tomo 1 casa editrice atlas questo libro fa schifo infatti nelle terze lo hanno gia cambiato se nn ti secca per favore mi puoi ampliare in modo semplice il discorso delle tre discipline cmq in quel paragrafo cerrca forse di spiegare k aristotele è andato oltre alle teorie di platone ,dei naturalisti e di parmenide riguardante l'essere

grazie di tutto e soprattutto della tua disponibilta!!

Francy1982
si si metti tutto, infatti come testo nn lo conosco in genere nei licei si usa l'Abbagnano o l'altro testo che si chiama tipo filosofia e storia, questo nn è consuetudine usarlo....detto questo studiati quel paragrafo nn consocendo il libro solo col titolo nn posso aiutarti e dimmi cosa nn hai capito che te lo rispiego io in poche parole!

stranger91
filosofia di m.de bartolomeo e v.magni tomo 1 casa editrice atlas questo libro fa schifo infatti nelle terze lo hanno gia cambiato se nn ti secca per favore mi puoi ampliare in modo semplice il discorso delle tre discipline cmq in quel paragrafo cerrca forse di spiegare k aristotele è andato oltre alle teorie di platone ,dei naturalisti e di parmenide riguardante l'essere

grazie di tutto !!

Francy1982
ma che libro hai? Così nn capisco molto fa un confronto con Parmenide e con i naturalisti forse?

stranger91
nel mio libro c'è un paragrafo chiamato oltre platone ,i naturalisti e parmenide riguarda sempre il capitolo della metafisica in cui parla della trascendenza dell'idea moltiplica inutilmente il numero degli enti dice anke di un argomento terzo uomo

Francy1982
1. Ecco cosa significano:
a - Quella di massa è quella simile alla schiavitù in cui gli uomini decidono di vivere come gli animali e identificano il bene e la felicità con il piacere
b - Chi predilige l'onore al piacere conduce una vita politica. Ma anche questo stile di vita è superficiale poichè " è opinione comune che esso (l'onore) dipende piú da coloro che onorano che da chi è onorato, invece noi presentiamo che il bene è qualcosa di personale e di difficilmente perdibile. Inoltre gli uomini sembrano perseguire l’onore per avere motivo di credere che essi sono persone dabbene. E difatti cercano di essere onorati dalle persone sagge, e presso coloro dai quali sono conosciuti, e per la loro virtú. Dunque è chiaro che almeno secondo questi uomini la virtú è superiore" (cit. Aristotele, Etica Nicomachea, Rizzoli, Milano, 1986, vol. I, pagg. 93-95; pagg. 103,104).
c - Contemplativa propria del saggio che capisce l'importanza della virtù, la phronesis, nella vita contemplativa diventa una virtù pratica essere, in quest genere di vita inoltre Aristotele da spazio alle virtù dell'amicizia (vista anche come rapporto sociale).

2. Per Platone, nella teoria delle idee la sostanza delle cose nn era nelle cose ma era in un mondo sovrasensibile = iperuranio, le idee sono le cose in sé la loro essenza, si crea così un dialismo il dualismo platonico, Aristotele Per evitare i problemi dell'idealismo di Platone, Aristotele così per ovviare ai problemi Platoniic pensa ad una teoria immanentista delle idee: l'essenza delle cose non è più nell'idea trascendente, ma nella cose stessa. Egli parlerà appunti id sinolo dato dall'unione di forma e materia, di essenza ed esistenza...

3. Il sapere Aristotelico si divide in:
sapere poietico = Il cui scopo sta nella produzione di oggetit materiali
sapere pratico = il cui scopo sta nel produrre comportamenti umani
sapere teorico = il cui scopo è quello di avere delle finaità conoscitive

4. Per Aristotele la conoscenza nasce dalla meraviglia verso la realtà quindi dal chiedersi il perché delle cose. ovvero nel chiedersi perchè una ocs aè osì e non in un altro modo, quindi questa domanda per Aristotele è un interrogarsi sulle cause, e d aqui la sua teoria delle 4 cause:
1-Materiale: ad esempio un albero è causato dal seme.
2-Formale: il seme deve avere in sé la forma di ciò che nascerà.
3-Eficente: serve qualcuno che pianti il seme.
4-Finale: serve l'intenzione di avere un albero.
Nella dottrina delle quattro cause si nota l'attenzione che Aristotele ha non solo per la sostanza, ma anche la volontà di sapere da dove viene la sostanza e da come viene la sostanza. Da qui la teoria della Potenza e dell'atto che non sono concetti fissi, ad esempio l'embrione è la potenza di un bambino il bambino è l'ebrione in atto, ma il bambino a sua volta è potenza di un anziano che è un bambino in atto....la potenza quindi tende all'atto che si identifica con la forma. Per Aristotele la scienza è una scienza attraverso le cause ovvero la scienza che si interroga sul perchè e non sul come.

5. La metafisica studia le cause, studia l'essere in quanto essere, studia la sostanza e studia Dio. la metafisica è l'unica scienza che non studia una sola parte dell'essere ma l'essere in generale. Dio non è sinolo, ma E' Pura Forma, ovvero la Sostanza per Eccellenza.
La sostanza è unione di forma e materia, ed è da lui detta "sinolo" (synolon): una cosa è combinazione tra questi due elemnti es: una tavola di legno per esserlo deve per forza avere una forma rettangolare ed essere in legno = unione forma e materia

6. in che senso? cosa vorresti sapere????

7. ti ho risposto nella domanda 4

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