Aristotele (12505)

orny___91
qualcuno può aiutarmi?!
mi servirebbe qualche appunto su aristotele...riguardante un pò tutto,fisica,metafisica,polita e tutto quello ch e c'è di importante!!!
grazie!

Risposte
Francy1982
otti ragazzi questo è lo spirito giusto chiudo!

Cronih
prego.... dal tronde in questo sito ci si deve aiutura a vicenda!! io auito te e un domani tu aiuti me!!!

orny___91
grazie mille a quelli ke mi hanno risposto!!!! :D:D:D:D

IPPLALA
Se ti serve una mano, chiedi pure che di Aristotele sono abbastanza sicura!

Cronih
Aristotele nacque a Stagira, ai confini con la Macedonia. Fu allievo di Platone e ne frequentò l'Accademia, dopo la morte del maestro lasciò Atene e fondò una propria scuola ad Asso. Nel 342 venne chiamato da Filippo II re di Macedonia per fare da istitutore al figlio, il grande Alessandro Magno. Nel 336, quando Alessandro salì al trono, ritornò ad Atene e fondò il suo Liceo, una scuola filosofica che per un certo periodo superò in prestigio l'Accademia platonica. Con la morte di Alessandro, e il conseguente diffondersi di un clima antimacedone, venne costretto all'esilio nella Calcide, dove morì pochi mesi dopo.

Queste sono le principali opere di Aristotele, divise in gruppi tematici da Andronico di Rodi:

1. Opere di logica: Categorie, Organon, Elenchi sofistici.
2. Opere fisiche: Fisica, Meteorologia, Anima.
3. Opere etiche: Etica nicomachea, Magna moralia.
4. Opere linguistiche: Retorica, Poetica.
5. Opere biologiche: Ricerche sugli animali (zoologia), Le parti degli animali (anatomia), Riproduzione di animali (genetica), Movimento degli animali.

Le opere si dividono in esoteriche, rivolte ai soli studenti, ed essoteriche, rivolte al vasto pubblico; di queste ultime però si è persa ogni testimonianza.

Aristotele fu il primo grande organizzatore del sapere, suoi i primi ragguagli storico-teoretici sui presocratici, sue le prime raccolte organiche del sapere logico, fisico e biologico; grande osservatore della natura, non dimenticò di cimentarsi in importanti studi sull'etica e sulla retorica. Il suo metodo di indagine venne preso a modello dalla Scolastica, per i cristiani diventò un'auctoritas nel campo delle scienze, della metafisica e della cosmologia. Per questo motivo la filosofia di Aristotele, diversamente da quelle di molti altri pensatori greci, rimase viva lungo tutto il corso del medioevo grazie alla tradizione teologica cristiana, che fece proprie molte delle conclusioni più importanti del suo pensiero (si pensi a Tommaso d'Aquino).

Se la logica è sempre stata, anche prima di Aristotele, lo strumento primo della filosofia (ovvero lo strumento che permette di rapportare i concetti tra loro secondo leggi necessarie) è per la prima volta con Aristotele che essa esce dalla clandestinità del discorso sottointeso per diventare la protagonista dichiarata delle dimostrazioni filosofiche. La prima organizzazione della logica in un corpo strutturato è opera Aristotele.

La logica di Aristotele è quella che oggi possiamo definire "analitica", la logica che risolve i ragionamenti complessi nelle sue parti e ne chiarisce passo passo la veridicità di ogni elemento ("analitica", dal verbo greco analyo, "sciolgo", "risolvo nelle sue parti"). Per fare ciò, Aristotele si avvale di uno strumento logico: il sillogismo.

Il sillogismo, nella sua formula generale, si compone di tre parti: una premessa iniziale, un termine medio e una conclusione finale. L'esempio classico: "L'uomo è un animale, Socrate è un uomo, quindi Socrate è un animale". Tutte e tre le parti affermano una realtà evidente e immediata, ma possono anche derivare da conclusioni a loro volta provate da altri sillogismi, come è evidente che le stesse affermazioni immediate non possono contraddirsi tra loro.

Si può notare come il termine medio sia quello che "trasporta" e "svuota" il significato della premessa nella conclusione. La premessa e la conclusione esprimono allora la stessa verità, il termine medio permette alle due parti estreme di comunicare in modo necessario tra loro (il termine medio rappresenta l'affermazione che chiarisce l'identità degli estremi).

Tuttavia esiste ugualmente un inconveniente che grava sul sillogismo: il problema delle premesse. "La caratteristica più rilevante della necessità che nel sillogismo conduce dalle premesse alle conclusioni è che essa sussiste anche se le premesse del sillogismo non hanno verità epistemica; anzi, quella necessità sussiste anche se le premesse sono false" (E. Severino, La filosofia antica). Il sillogismo prende corpo da una premessa: se tale premessa non è dimostrata come vera o è addirittura falsa, ogni conclusione del sillogismo sarà ugualmente valida, indipendentemente dal fatto che rappresenta una falsità. Ad esempio, se prendiamo come vera la premessa "Tutti i sassi sono uomini" e il termine medio "tutti gli uomini parlano" allora è vera la conclusione che "tutti i sassi parlano".

Anche lo stesso Aristotele, conscio del problema, darà avvio nei Topici allo studio dei "sillogismi dialettici", intesi come sillogismi che contengono premesse e termini non evidenti ma verosimili (in epoca moderna, la logica formale si occuperà proprio del problema di come, partendo da certi postulati, si possa arrivare a un certo insieme di proposizioni). Comunque sia, la verità delle premesse sulle quali fondare il processo deduttivo del sillogismo è per Aristotele l'evidenza stessa dei processi naturali (il dato empirico certo ed evidente).

La contemplazione della verità. Come già in Platone, anche in Aristotele lo scopo ultimo della vita umana è la contemplazione della verità. Per Aristotele la verità è Dio, nella forma del motore immobile che rappresenta il vero fine al quale ogni cosa tende. La contemplazione del divino è scopo ultimo e supremo, perché questa contemplazione non consiste in un mezzo per arrivare a un ulteriore scopo, la contemplazione è essa stessa scopo ultimo e autosufficiente. Bene supremo e felicità dell'uomo è dunque la visione della verità che consiste nella contemplazione di Dio (Dio muove il mondo allo stesso modo in cui l'amato muove l'amante). Scopo dell'uomo e dei sapienti che riconoscono la vera natura della verità (i filosofi), è quella di favorire la formazione di quei giusti mezzi (strutture politiche e sociali) che possano rendere possibile la visione della verità.

L'anima. L'uomo è corpo e anima. Ma l'anima dell'uomo è qualcosa di diverso dall'anima che anima i vegetali ("anima vegetativa") e gli animali ("anima sensitiva"), l'anima dell'uomo è principalmente rivolta al pensiero razionale, e quindi è "anima intellettiva". L'intelletto può pensare ogni cosa in potenza, ed è per questo che si può definire "intelletto potenziale", perché racchiude in sé tutte le conoscenze. Ma se esiste un intelletto potenziale, esiste di conseguenza un intelletto in atto, che Aristotele chiama "intelletto attivo". L'intelletto attivo è la conoscenza che esce dal suo stato potenziale per attualizzarsi nella conoscenza in atto, è conoscenza che esce dalla sua potenza e si individua nell'atto del conoscere e nella cosa conosciuta. Questo "intelletto attivo", rappresentando la contemplazione delle cose vere che escono dalle nebbie dell'intelletto potenziale, secondo Aristotele è intelletto che si astrae dalla materia e costituisce, in ultima analisi, l'insieme delle forme assolute ed eterne dei concetti: l'intelletto attivo è dunque il luogo dell'anima umana in cui si manifesta il divino.

Il bene e la felicità. Ogni uomo e ogni attività umana tende a un suo bene, e il bene è appunto ciò a cui ogni cosa tende. Ogni cosa tende a sviluppare la sua essenza e rifugge tutto ciò che lo allontana da essa. Per l'uomo realizzare la propria essenza equivale alla felicità. Per trovare la vera essenza dell'uomo (e quindi la sua vera felicità) è necessario capire quali sono i suoi aspetti essenziali e quali quelli accidentali. Scopo essenziale dell'uomo non può essere il nutrimento (perché è caratteristica comune anche alle piante e agli animali), e nemmeno la ricchezza, perché più che scopo, essa è mezzo, e chi la assume come fine dell'esistenza compie un atto contro natura (un'anticipazione di Marx, Aristotele chiama "cremastica" la volontà dell'uomo di accumulare ricchezza al solo scopo di farne il fine dell'esistenza, allontanando l'uomo dal suo vero fine, ovvero la contemplazione della verità). Lo scopo essenziale dell'uomo, quello che lo conduce alla felicità, è l'attività intellettiva secondo ragione, nella quale si manifesta il divino.

La virtù. La virtù (areté) dell'uomo è, secondo Aristotele, la "corrispondenza dei mezzi al fine". Quindi la virtù consiste in tutte quelle attività umane che favoriscono il raggiungimento dello scopo che ci si prefigge, e, se scopo ultimo e supremo dell'uomo è la contemplazione della verità divina, allora la virtù ultima e suprema consiste nella saggezza e nella sapienza, quelle attività intellettive che, occupandosi della scienza suprema dell'essere in quanto essere, mettono in contatto gli uomini con la parte divina della loro anima. Felicità e bene dell'uomo sono quindi agire secondo virtù in osservanza del fine più degno: la contemplazione di quel motore immobile al quale tutto il creato rivolte lo sguardo e che costituisce il fine ultimo e supremo di ogni cosa.

Lo Stato: l'uomo animale politico. Per Aristotele, nessun individuo può bastare a se stesso, ciascun individuo ha bisogno degli altri per sopravvivere. In questo senso, l'uomo è animale politico, cioè sociale, tende naturalmente all'aggregazione, dalle sue forme più semplici (la famiglia, il villaggio) a quelle più complesse (lo Stato, rappresentato dalla polis). Secondo Aristotele questa tendenza è così radicata nell'uomo che costituisce un aspetto della sua stessa natura: è un fatto di natura che l'uomo tenda ad aggregarsi, così come è un fatto di natura che la sua essenza sia l'attività intellettiva.

"E' manifesto che la città è un fatto naturale e che l'uomo è animale per natura socievole". (Aristotele).

Questo dato è così evidente che chi non sente il bisogno di entrare a far parte di una comunità e crede di bastare a se stesso, è per Aristotele "o una belva o un Dio".

Che la vita sociale costituisca un aspetto essenziale dell'uomo è dato dall'osservazione del comportamento umano: prima gli uomini si aggregano in famiglie, poi in villaggi, e quindi nello Stato. Secondo Aristotele, il fatto che l'aggregazione in forma di Stato venga per ultima, prova il fatto che gli altri tipi di aggregazione non riescono a compiere del tutto il loro fine. Solo lo Stato, dunque, rappresenta la forma di aggregazione politica e sociale suprema, solo lo Stato (nella forma della polis greca) può predisporre opportunamente quei mezzi in grado di rendere partecipi i suoi cittadini della verità e dello scopo ultimo dell'uomo. Lo Stato, dunque, come strumento per eccellenza atto ad attuare lo scopo supremo dell'esistenza, e quindi il raggiungimento del bene e della felicità dell'uomo (come in Platone, lo Stato aristotelico sacrifica comunque la libertà di alcuni uomini, come, ad esempio, operai, agricoltori, commercianti e schiavi, in quanto strumento per la realizzazione dei fini di altri uomini: al bene e alla felicità supremi possono infatti pervenire solo i cittadini liberi e illuminati dalla contemplazione intellettiva della verità).

Aristotele chiama causa (in greco, "aitìa") ciò che permette alle cose di essere e di mutare, ciò senza il quale ogni mutamento e ogni cosa sarebbe impossibile. Si distinguono quattro tipi di cause:

1. La causa formale, ovvero la forma che una cosa deve necessariamente possedere per essere qualcosa ;

2. La causa materiale, ovvero la materia prima, il sostrato senza il quale le cose non potrebbero prendere una forma ;

3. La causa efficiente, ovvero il movente, la sostanza che permette al sostrato di mutare da una forma all'altra ;

4. La causa finale, ovvero il fine a cui ogni cosa tende e che ne rappresenta la base stabile; .



guarda se trovi qualkosa anche qui... http://it.wikipedia.org/wiki/Aristotele

Francy1982
intanto controlla qui che trovi moltissimi riassunti su Aristotele sia in generale che divisi per per argomenti:
https://www.skuola.net/filosofia-antica/
se poi hai dubbi postali che li vediamo insieme!!!!

paraskeuazo
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