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ho 40 di febbre mi fate per favore un riassunto della vita egiziana help
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Il faraone [modifica]
Il faraone è il sovrano potente e incontrastato, apice della piramide sociale che regge l'Egitto. Più dio che uomo, incarnazione di Horo, figlio di Osiride, colui che sconfisse il male, rappresentato da Seth, il faraone nasce con l'avvento di Narmer e l'unificazione delle Due Terre sotto un unico scettro.
La corona blu "Khepresh"La parola faraone, desunta dalla Bibbia, è però anacronistica per gran parte della storia egiziana. Il termine originario pr-c3 (pronuncia per-'ao) significa "grande casa" e indicava la residenza reale e venne usato per indicare il monarca a partire da Thutmosis III. Per quanto riguarda i nomi personali sono indicati da una titolatura con cinque nomi, che spesso comprendono lunghi epiteti riferiti ad un programma o ad una realizzazione del re, ad esempio: "Colui che tiene unite le Due Terre".
I sovrani dell'Egitto unito portano la cosiddetta "Pa-sekhemty", unione della corona "Deshret", la rossa, simbolo del Basso Egitto, e della bianca, "Hedjet", simbolo dell'Alto Egitto, poiché signori delle Due Terre Unite. Nel Nuovo Regno e principalmente durante l'epoca del faraone Ramesse II, grande guerriero, il faraone era solito portare il cosiddetto "Khepresh", la corona di guerra, un casco blu con piccole decorazioni circolari. Queste corone erano tutte accomunate dall'"Ureo", la dea cobra, protettrice dei faraoni.
Il faraone, come possiamo vedere sia nelle pitture murali che nei sarcofagi, regge due scettri: il pastorale, Hekat, simbolo del sovrano "pastore del gregge", e dunque guida, e il Nekhekh, simbolo di potere e fonte di timore per nemici e ribelli. Durante le cerimonie ufficiale si soleva reggere anche il Uas, lo scettro degli dei, un lungo bastone la cui parte superiore aveva la forma di animale mitico.
La casta sacerdotale [modifica]
La casta sacerdotale aveva un ruolo importante nella gestione del potere, affiancando i Faraoni e minacciandone a volte la supremazia, basti ricordare lo scontro fra Akhenaton e il clero di Amon.
Il sacerdote aveva il compito di officiare i numerosi e complicati riti imposti dagli dei. Potevano inoltre avere l'accesso alla parte più interna del tempio, quella in cui era conservata la statua del dio, dopo preventive pratiche purificatorie.
La circoncisione, la rasatura del corpo, l'astensione da cibi come le verdure a foglia verde o i pesci di mare, il divieto periodico di rapporti sessuali (ai sacerdoti era consentito sposarsi) costituivano la regola.
L'esercito [modifica]
Durante l'Antico Regno non vi fu necessità di un esercito permanente. Quando vi era bisogno di affrontare un'incursione beduina o la necessità di un bottino, si organizzava una leva; venivano dunque reclutati giovani che, una volta terminata la guerra, tornavano al loro lavoro abituale. Molto più comune era però il reclutamento di mercenari, in particolare Libici e Nubiani. Questi ultimi erano molto apprezzati come arcieri. L'esercito assunse un ruolo importante a partire dal Medio Regno, giungendo al proprie apice nel Nuovo Regno, periodo di grandi spedizioni militari.
L'esercito egizio era perfettamente organizzato, e alla guida delle truppe stava sempre il faraone, sul quale ricadeva il comando assoluto. Malgrado questa concentrazione di potere, egli, come avveniva col suo potere religioso, elevava le sue funzioni ai generali. Vi sono però molti faraoni, primo fra tutti Ramesse II, che accompagnavano le truppe in battaglia e spesso combattevano al loro fianco. Le truppe erano composte da corpi di arcieri, di fanteria e di cavalleria, o per meglio dire "carreria", quest'ultima riservata principalmente agli aristocratici.
Spessissimo nelle armate egiziane la truppa sui carri era la più numerosa. Erano carri leggeri, differenti (per esempio) da quelli ittiti, e veloci. Erano spesso usati come truppa di sfondamento negli eserciti egiziani. Sul carro c'era un arciere ma soprattutto un soldato armato di una lunga lancia da guerra. Su i carri egiziani si può dire che costituivano la "cavalleria leggera" dell'armata, appunto perché erano veloci e versatili. Gli egizi avevano conosciuto il carro da guerra dal popolo invasore Hyskos.
Funzionari di stato [modifica]
Statua di scribaPer amministrare l'Egitto il faraone ricorreva all'aiuto di suoi rappresentanti, con un ampio sistema di funzionari, dei quali il più elevato era il "visir". Fino alla XVIII dinastia vi fu un solo visir per tutto l'Egitto, ma nel regno di Thutmose III la funzione si sdoppiò e vi fu un visir del sud che risiedeva a Tebe e un visir del nord che aveva la sua sede a Eliopoli. Al visir facevano capo tutte le branche amministrative dell'Egitto ed era inoltre quel che oggi chiameremo ministro della guerra, ministro degli interni, capo della polizia egiziana, ministro dell'agricoltura e ministro di grazia e giustizia. Vi erano comunque molti altri tipi di funzionari come ad esempio i "grandi maggiordomi", dediti ad amministrare le terre di proprietà del faraone, comandanti militari, architetti reali, come ad esempio il famoso Imhotep che venne divinizzato dopo la morte e, tra i funzionari meno conosciuti, i sementi
L'Egitto riusciva inoltre a conservare la propria economia grazie all'aiuto di funzionari, trascrittori di tutte le derrate alimentari, delle importazioni e delle esportazioni, del numero di capi di bestiame, di vino o altri prodotti che entravano nei magazzini: erano gli scribi. Chiunque poteva diventare scriba, sebbene generalmente fosse un mestiere che veniva tramandato da padre in figlio. Durante l'Antico Regno era lo scriba a insegnare personalmente al proprio figlio; tuttavia, a partire dal Medio Regno, in alcune città comparvero le prime scuole degli scribi dette "case della vita". I bambini vi entravano all'età di quattro anni e il loro apprendistato finiva verso i dodici. Iniziavano copiando frammenti di calce o ceramica, o di legno ricoperto di gesso, dato che il papiro era un materiale molto costoso. Oltre a saper scrivere dovevano anche conoscere le leggi e avere nozioni di aritmetica per calcolare le imposte. Questa casta era talmente importante da avere una propria divinità tutelatrice: il dio Thot. Questi, rappresentato sia come babbuino che come ibis, era ritenuto inventore della scrittura e del calendario, scriba supremo, presenziava personalmente alla cerimonia del giudizio dell'anima, trascrivendo le dichiarazioni come in un qualsiasi processo.
Il popolo [modifica]
La massa della popolazione era formata principalmente da contadini che lavoravano per i privati, o domini regi o i templi, con un contratto di lavoro, registrato in un ufficio statale, che definiva esattamente le prestazioni cui i lavoratori si impegnavano e alle quali i datori di lavoro dovevano attenersi, a rischio di essere citati ai tribunali locali; c'erano inoltre gli affittuari, che prendevano a lavorare, con un contratto scritto, una certa terra pagando un tanto.
C'erano poi gli operai dello stato, addetti alle cave e alle miniere. C'era anche la classe artigiana, essenzialmente urbana, formata da gente libera: falegnami, lavandai, fornai, vasai, muratori. C'erano i commercianti e, soprattutto nelle città del Delta, c'erano i marinai, che esercitavano il commercio marittimo verso Creta, Cipro, il Libano, esportando e importando.
C'era anche un'altra classe, la più bassa, formata da persone che appartenevano al re o ai templi, o ai privati: uomini addetti soprattutto al lavoro dei campi e donne addette specialmente alle case.
Agricoltura [modifica]
Il contadino egizio dedicava gran parte della giornata a curare i campi e a difenderli dalla siccità e dalle calamità. Arava e seminava il terreno in autunno, quando non era ancora impregnato d'acqua, in modo da poter utilizzare al meglio i primitivi strumenti di cui disponeva. Il successivo compito era quello di curare l'irrigazione dei vari appezzamenti, dal momento che l'abbondanza del raccolto dipendeva dall'acqua che vi arrivava; doveva quindi sorvegliare che le dighe e i canali portassero regolarmente acqua ai campi. Nei luoghi dove non era possibile far arrivare l'acqua con i canali, utilizzava altri sistemi di trasporto, come le cisterne.
Le coltivazioni più importanti erano quelle del lino e dei cereali, dalle quali si ricavavano due raccolti: il principale avveniva alla fine dell'inverno e l'altro, meno abbondante, in estate. Una volta cresciute le spighe, era necessario mieterle. Il lavoro del contadino era controllato dagli scribi, che curavano di riscuotere le tasse a seconda del rendimento ottenuto e di punire chi non rispettava le prescrizioni. Il grano era custodito in silos e nei magazzini i quali dipendevano, per la maggior parte, dallo Stato e dai templi. I granai dovevano essere pieni per far fronte ai periodi di cattivo raccolto e per approvvigionare l'esercito e i funzionari
Allevamento [modifica]
Scena di allevamento bovino, Museo del CairoIn una società agricola come quella egizia, l'allevamento del bestiame era un'attività economica di primaria importanza. La pratica dell'allevamento in Egitto risale al Neolitico. La decorazione delle tombe dell'Antico Regno, in cui sono raffigurate scene di quest'attività, permette di conoscerne i particolari.
L'allevamento più diffuso era quello di bovini. Alle specie caratteristiche dell'Egitto come il bue dalle corna lunghe, col tempo se ne aggiunsero altre, originarie del Medio Oriente e di diverse zone del Nord Africa. I pastori assistevano le vacche al momento del parto. Poi, dopo aver scelto gli esemplari migliori tra i vitelli appena nati, li portavano alle fattorie, dove si procedeva all'ingrasso del bestiame, che diventava carne per il palazzo reale e per i templi.
Le grandi mandrie erano nelle mani di importanti proprietari, che avevano ai loro ordini fattori e supervisori, che controllavano il lavoro dei pastori, dei foraggieri e degli altri aiutanti. Anche i contadini disponevano di bestiame, che li aiutava nei lavori dei campi, e dal quale ricavavano inoltre latte, carne e pelli.
Sebbene l'allevamento dei bovini fosse il più diffuso, tale attività era praticata anche con altre specie, come asini, capre, pecore, diversi tipi di uccelli e i maiali, che venivano però mangiati solo dal popolo. A queste specie si aggiunsero più tardi il cavallo, il cammello e i gallinacei. Poiché procuravano forza lavoro, cibo o pelli, tutti questi animali avevano un valore economico. Gli Egizi allevarono e addomesticarono altri animali, tra cui ruminanti selvatici della famiglia delle antilopi o delle capre selvatiche, e alcuni carnivori.
Molti furono semplicemente animali da compagnia, che potevano dimostrare il rango sociale del loro padrone, quali ibis, gazzelle o persino leoni, come quello appartenuto al faraone Ramesse II. Altri furono usati nella caccia, come nel caso delle iene.
Caccia [modifica]
Nell'antico Egitto, un paese in cui l'amministrazione del faraone controllava tutte le diverse attività legate all'economia, ci si dedicava con passione a un'attività che, oltre a procurare cibo, era anche un divertimento: la caccia.
Lungo le rive limacciose del Nilo, crescevano giardini rigogliosi e fitti di vegetazione abitati da una grande varietà di animali. Questa ricchezza era completata dalle specie che vivevano nel deserto e sulle montagne. Da tempi remoti gli abitanti della valle del Nilo sfruttavano queste risorse faunistiche.
Nel Paleolitico, i gruppi di cacciatori nomadi andavano in cerca delle mandire. Durante il Neolitico e il periodo predinastico, la caccia divenne una fonte importante di cibo, che integrava e completava la produzione agricola e l'allevamento del bestiame. Dai reperti di queste epoche, soprattutto figurine, si deduce che le specie più catturate erano, tra le altre, leoni, leopardi, ippopotami e che le armi più usate erano lance, arpioni e boomerang. La tecnica di caccia rimase riflessa soltanto tardivamente nei rilievi delle tavolozze predinastiche.
Nell'epoca faraonica, la caccia, oltre a essere una fonte ausiliaria di cibo, si trasformò in uno sport per il piacere delle classi abbienti. Faraoni e nobili, che si fecero rappresentare nelle loro tombe nell'atto di cacciare, dimostravano attraverso questa pratica la loro forza, il loro valore e la loro abilità. Grazie alle pitture funerarie è stato possibile venire a conoscenze delle avventure di caccia di alcuni dei faraoni più potenti. Così, si è scoperto che Amenhotep III aveva catturato 200 leoni in 10 anni e che Seti I aveva affrontato, armato solo di una lancia, un leone ferocissimo.
Come sport, la caccia era un'attività individuale, anche se il signore si faceva accompagnare da servitori che lo aiutavano a trasportare sia le armi, costituite da un palo curvo o da arco e frecce, sia gli animali catturati. Come risorsa economica, la caccia si praticava in gruppo, utilizzando trappole con rete e buche scavate dal terreno per catturare gli animali. Una parte delle prede veniva consumata, dopo aver sacrificato sul momento gli animali; il resto veniva destinato all'ingrasso, trasformandosi così in una sicura riserva di cibo.
Tramite le rappresentazioni delle tombe si può oggi conoscere quali animali erano maggiormente temuti dai cacciatori. Molto diffusa era nell'antico Egitto la caccia all'ippopotamo, specie molto numerosa nei pressi del Nilo, capace di atterrare la più robusta delle barche. Le squadre di cacciatori dovevano dunque mantenersi ad una certa distanza perché, se l'animale rimaneva soltanto ferito, poteva attaccarli e ucciderli con facilità. La tecnica di caccia si basava sul lancio di un'arpione, costituito da un'asta di legno alla cui estremità veniva posto un gancio metallico che, attraverso una corda che veniva tirata per raggiungere la preda.
Nel deserto invece la tecnica di cacciava cambiò col corso del tempo. Inizialmente veniva realizzata a piedi ma in seguito, ai tempi di Thutmose IV, si cominciò a usare un carro tirato da cavalli, dal quale il signore armato di arco, scagliava le frecce all'esemplare scelto. Stesso mezzo veniva invece utilizzato per la cattura del toro selvatico che si effettuava con il sistema del laccio, lanciato dal faraone o dal nobile ai piedi sul carro. A volte, per accorciare i tempi della caccia, si feriva il toro per fiaccarne la resistenza fisica. Una volta indebolito, l'animale era trasportato in un luogo recintato, dove veniva ingrassato.
La casa egizia [modifica]
Quel che è rimasto dell'edilizia civile egizia consente agli archeologi osservazioni interessanti. All'esterno della valle del Nilo,sono venuti alla luce numerosi insediamenti,mentre lungo il Nilo l'alto tasso di umidità ne ha impedito la conservazione nel tempo. Si tratta di abitazioni che variavano nelle dimensioni in base alla crescita in altezza della popolazione; la casa tipo del funzionario era caratterizzata da un piano terra destinato alle attività commerciali, il primo piano al ricevimento degli ospiti, il secondo alle stanze da letto ed agli alloggi per le donne dell' harem. I vari piani erano collegati da una scala che arrivava fino al granaio. Nella parte alta spesso trovavano posto anche poveri alloggi per i servi. Ad Amarna, dove i lavori di scavo hanno evidenziato l'esistenza di una vasta area abitativa, le case degli amministratori del faraone erano caratterizzate da un vasto cortile d'accesso rettangolare occupato da una piscina, popolata di pesci e decorata da piante acquatiche galleggianti. I muri interni erano decorati da affreschi. I costruttori di tombe di Deir El Medina, vivevano invece in case realizzate in mattoni crudi. Le stanze erano solo quattro, di modeste dimensioni. L'arredamento della casa egiziana era essenziale. Nelle case più povere il mobilio si limitava ad alcune panche, un baule in legno, e stuoie con un poggiatesta per dormire. Nemmeno le dimore signorili,tuttavia, richiedevano un arredamento complesso. La cucina disponeva di solito di un braciere, di un forno in muratura e di ceste e orci per contenere le vivande. Ma neanche il soggiorno aveva un mobilio elaborato. Gli egizi infatti non amavano le grandi tavolate;si mangiava seduti su stuoie,apparecchiando su tavolini bassi per una sola persona o al massimo due. Più elaborati erano i seggi,riservati ai funzionari nell'atto di svolgere le loro funzioni o ai personaggi di rango quando davano udienze. Sono noti sia sedili pieghevoli senza spalliera,dalle gambe a X, sia veri e propri troni con spalliera e braccioli. Gli esemplari di maggior pregio, come quelli rinvenuti nelle tombe regali, erano realizzati in legno raffinatamente sagomato, con intarsi in oro e pietre preziose. Altrettanto importante era il letto, sostenuto da due gambe a X o da un unico stelo che sosteneva un piano incurvato su cui si poggiava la testa per dormire. Nonostante l'apparente scomodità, il numero di tali oggetti in tutti i musei attesta che erano molto graditi dagli antichi egiziani. Cofanetti e bauli contenevano gli abiti e gli oggetti da toilette. Nelle ore buie venivano utilizzate delle ciotole di ceramica riempite di olio su cui galleggiava uno stoppino in fibra vegetale.
Commercio e monete [modifica]
L'economia dell'Antico Egitto si basava essenzialmente sull'agricoltura, mentre il commercio era relegato in secondo piano. Gli scambi con l'estero erano di stretta competenza dello Stato, il commercio interno, invece, era affidato ai venditori ambulanti e agli stessi produttori che, dai luoghi di origine, trasportavano le loro merci nei villaggi e nelle città.
Al mercato le eccedenze agrarie, tanto quelle prodotte nelle terre di proprietà dei templi, quanto quelle dei singoli coltivatori, venivano scambiate con i manufatti degli artigiani liberi. Il baratto era alla base della compravendita: così, per esempio, l'orafo poteva ottenere la frutta o il pane o qualunque altro prodotto di cui avesse bisogno offrendo in cambio gli oggetti da lui realizzati, come vasi di metallo o monili. Il mercato era dunque il luogo in cui si concentrava la vita della città. Costituiva il punto d'incontro di venditori e comrpatori, sotto gli occhi vigili di ufficiali, preposti al mantenimento dell'ordine, e funzionari statali, il cui ruolo era quello di controllare che il valore degli scambi fosse adeguato alla qualità dei prodotti.
Il baratto non era tuttavia, l'unica forma di scambio praticata, e già durante l'Antico Regno fu affiancato da un primo sistema monetario, che non prevedeva una vera e propria moneta ufficiale, ma tanti diversi pezzi metallici (d'oro, argento o rame) con nomi e valori diversi, a seconda della quantità di metallo utilizzato per coniarli. I valori equivalenti erano stabiliti ponendo come base lingotti o una moneta di calcolo, chiamata shat, di 7,5 grammi d'oro, peraltro poco utilizzata dal popolo. Una volta stabilito il valore di un prodotto in shat, lo si poteva pagare direttamente con oro o, più frequentemente, con altri prodotti stimati in shat.
A partire dalla XVIII dinastia, lo shat fu sostituito dal deben (91 grammi di metallo), equivalente a due shat circa. La coesistenza delle due forme di scambio (moneta e baratto) si mantenne fino al periodo persiano, quando il re Dario I fece coniare le prime monete d'oro.
I pasti e le bevande [modifica]
L'abbigliamento [modifica]
Dall'inizio del mesolitico e fino al Medio Regno il clima dell'Egitto era molto più caldo rispetto a quello attuale e consentiva quindi di vestire poco e assai semplicemente. Nell'Antico Regno gli uomini usavano un perizoma oppure un gonnellino dall'estremità sovrapposte che durante le dinastie del Medio Regno si trasformò allungandosi fino alle caviglie e caratterizzato da pieghe e trasparenze. Il torace era coperto con una stola di tessuto: molto usato era il colore bianco e il tessuto di lino mentre la lana non era gradita per motivi religiosi, in quanto la pecora come animale vivo era considerato impuro. I nobili usavano adornarsi con gioielli e usavano sandali in papiro o legno di palma con lacci di cuoio, come quelli recentemente trovati nella tomba di Henu.Le donne usavano tuniche aderenti lunghe con una o due bretelle. Successivamente divennero ornate di complessi disegni e colorate ma la maggior caratteristica fu l'impiego del sottilissimo trasparente lino, chiamato bisso, e delle cinture. Sempre durante il Medio Regno si incrementò l'uso di gonne lunghe e di stoffa a pieghe sul busto lasciando le braccia scoperte. Fu proprio durante il Medio Regno che l'abito, divenuto più complesso, acquisiva svariate fogge atte ad individuare la classe sociale di appartenenza come si evidenzia nelle immagini funebri. Le donne sono rappresentate sempre a piedi nudi al contrario degli uomini che invece portano i sandali. Entrambi usavano nelle cerimonie un cono profumato sulla testa e le donne si ornavano con un fiore di loto. Anche il sovrano portava sia il gonnellino che la gonna lunga ma di suo uso esclusivo era il nemes. Poteva portare pettorali in oro con pietre e smalti, la corona e lo scettro. I sacerdoti usavano una veste di lino e la caratteristica pelle di leopardo. La testa era rasata e spesso coperta con copricapo di cuoio. I militari usavano un perizoma con una protezione triangolare in cuoio pesante davanti all'addome. La testa era protetta dal sole con un copricapo di stoffa e in caso di battaglie con semplici elmi di cuoio. Stavano generalmente a dorso nudo ma per proteggersi potevano indossare una camicia. Il popolo ovviamente si abbigliava in maniera diversa dai nobili, sia per motivi economici che pratici. Semplici calzoni, gonnellini, quando addirittura non lavorassero nudi, sia uomini che donne.I giovani fino alla pubertà erano nudi e con la caratteristica treccia di capelli laterale. È da notare che la nudità, di adulti e ragazzi, era costume abituale come ancora oggi avviene in molte etnie.
Le pettinature [modifica]
Gli egizi, sia uomini sia donne, curavano molto il loro aspetto fisico. Questo faceva sì che si preoccupassero soprattutto dei capelli.
Parrucca dalla tomba di Thutmose IIII capelli dei bambini erano raccolti in un ciuffo che ricadeva sulla spalla destra coprendo l'orecchio. Il ciuffo poteva essere intrecciato, tutto o solo in parte, oppure poteva consistere in una semplice coda di cavallo. Il resto dei capelli era tagliato molto corto o completamente rasato. All'età di dieci anni, con la circoncisione, il ciuffo veniva tagliato, segnando in questo modo il passaggio all'età adulta. Le bambine portavano di solito i capelli corti, sebbene nel Nuovo Regno appaiano usanze differenti.
Come regola generale, gli uomini di tutte le classi sociali preferivano portare i capelli corti, anche se esistevano diversi stili a seconda della posizione sociale. Una caratteristica comune degli alti dignitari era la pettinatura con piccoli ricci che coprivano le orecchie formando una curva dalle tempie alla nuca. Le donne seguivano la moda e, sebbene nell'Antico Regno si osservi una predilezione per i capelli corti o di lunghezza media, col passar del tempo aumentarono le chiome lunghe raccolte in treccine sottili.
I testi parlano del lavaggio dei capelli come di una pratica essenziale. Sappiamo che venivano usati oli e profumi per la cura dei capelli e tinture per nascondere i capelli bianchi. I sacerdoti dovevano radersi completamente la testa e il corpo in segno di purificazione per poter entrare nei templi.
La caduta dei capelli era un male di cui si soffriva anche in Egitto. I rilievi delle tombe mostrano che si trattava di un processo che iniziava di solito dalla zona frontale della testa e continuava fino alla parte posteriore. Il papiro medico o Papiro Ebers indica varie prescrizioni per favorire la ricrescita. Quando cominciavano a cadere i capelli, si poteva rimediare ungendo la zona colpita con una pomata a base di grasso di leone, ippopotamo, coccodrillo, gatto, serpente e stambecco. Veniva considerato un fortificante anche la mistura a base di miele e dente d'asino.
Tipica acconciatura a trecciolineL'uso delle parrucche si diffonde a partire dalla V dinastia. Quelle dell'Antico Regno erano semplici e austere. La parrucca era un elemento basilare sia per le donne sia per gli uomini nei diversi momenti della vita sociale, ma il suo uso era riservato ai dignitari e alle loro famiglie. Sebbene durante le prime quattro dinastie della storia dell'Egitto il suo uso fosse abbastanza raro, l'iconografia ci mostra che con il tempo divenne invece molto comune. Le parrucche degli uomini erano sempre corte o di lunghezza media. Le donne dell'Antico Regno usavano invece frequentemente una parrucca liscia e di lunghezza media. Nel Medio Regno si diffuse un modello più lungo, con due ciuffi a ogni lato, di cui uno ricadeva sulla spalla. Nel Nuovo Regno le parrucche divennero più sofisticate ed elaborate. Le poche parrucche che sono giunte fino a noi risalgono a quel periodo e ci offrono una valida testimonianza. Di solito erano composte di sottili treccine di capelli veri, ma eccezionalmente potevano essere usate fibre vegetali e aggiunti anche degli ornamenti. Venivano fabbricate da artigiani specializzati o da barbieri che lavoravano in botteghe destinate a questo scopo specifico. Come supporto venivano utilizzate teste di fango. Le parrucche indicavano la posizione sociale di chi le portava.
Erano usate durante cerimonie e banchetti, e per proteggere la testa dal sole. Col passar del tempo le parrucche divennero più voluminose e nella loro preparazione fu utilizzata una maggiore quantità di capelli, che dava loro un aspetto più pesante e compatto, come mostrano alcune sculture del periodo amarniano. Per raccogliere le treccine venivano utilizzati spilloni di legno, osso o avorio.
Durante l'Antico Regno, gli aristocratici cominciarono a radersi completamente il volto, usanza che si estese ben presto anche alle classi più umili. Molto popolare era la figura del barbiere, che esercitava il suo mestiere all'aria aperta e, quando radeva nobili e alti dignitari, nelle case e nei palazzi. All'inizio, la lametta per la barba era di selce con manico in legno, nel Medio Regno divenne di bronzo e a forma di trapezio. -->
Il trucco [modifica]
La malachite verde del Sinai fu usata per il trucco fino alla metà dell'Antico Regno; poi fu sostituita dalla galena nera, oggi chiamata kohl, di cui esistevano giacimenti vicino ad Assuan e sulle coste del Mar Rosso. Questi pigmenti venivano mescolati in acqua fino a formare un impasto.
Le donne si dipingevano le unghie, le palme delle mani e anche i capelli con un pigmento ocra-rossiccio estratto dalle foglie di ligustro. Il trucco sulle labbra e sulle guance non era molto diffuso, ma truccarsi gli occhi era invece un'attività comune a tutte le donne egizie, che si scurivano le sopracciglia, le palpebre e le ciglia con l'aiuto di bastoncini o cucchiaini.
Il trucco degli occhi aveva anche una funzione curativa. Il colore si applicava con bastoncini dagli angoli esterni delle sopracciglia verso i lobi delle orecchie. Come ombretto si utilizzava la polvere nera estratta dalla galena. Questa sostanza proteggeva gli occhi dalla luce e dagli insetti.
Nei ritratti dei defunti si applicava del colore sulle guance, affinché i morti somigliassero di più ai vivi. Dai documenti risulta che gli specchi esistevano già dall'Antico Regno: si trattava di specchi di metallo, finemente lucidati, di forma rotonda che presentavano graziose decorazioni, specialmente sui manici, anche se alcuni recavano incisioni sulla superficie piatta.
Il faraone [modifica]
Il faraone è il sovrano potente e incontrastato, apice della piramide sociale che regge l'Egitto. Più dio che uomo, incarnazione di Horo, figlio di Osiride, colui che sconfisse il male, rappresentato da Seth, il faraone nasce con l'avvento di Narmer e l'unificazione delle Due Terre sotto un unico scettro.
La corona blu "Khepresh"La parola faraone, desunta dalla Bibbia, è però anacronistica per gran parte della storia egiziana. Il termine originario pr-c3 (pronuncia per-'ao) significa "grande casa" e indicava la residenza reale e venne usato per indicare il monarca a partire da Thutmosis III. Per quanto riguarda i nomi personali sono indicati da una titolatura con cinque nomi, che spesso comprendono lunghi epiteti riferiti ad un programma o ad una realizzazione del re, ad esempio: "Colui che tiene unite le Due Terre".
I sovrani dell'Egitto unito portano la cosiddetta "Pa-sekhemty", unione della corona "Deshret", la rossa, simbolo del Basso Egitto, e della bianca, "Hedjet", simbolo dell'Alto Egitto, poiché signori delle Due Terre Unite. Nel Nuovo Regno e principalmente durante l'epoca del faraone Ramesse II, grande guerriero, il faraone era solito portare il cosiddetto "Khepresh", la corona di guerra, un casco blu con piccole decorazioni circolari. Queste corone erano tutte accomunate dall'"Ureo", la dea cobra, protettrice dei faraoni.
Il faraone, come possiamo vedere sia nelle pitture murali che nei sarcofagi, regge due scettri: il pastorale, Hekat, simbolo del sovrano "pastore del gregge", e dunque guida, e il Nekhekh, simbolo di potere e fonte di timore per nemici e ribelli. Durante le cerimonie ufficiale si soleva reggere anche il Uas, lo scettro degli dei, un lungo bastone la cui parte superiore aveva la forma di animale mitico.
La casta sacerdotale [modifica]
La casta sacerdotale aveva un ruolo importante nella gestione del potere, affiancando i Faraoni e minacciandone a volte la supremazia, basti ricordare lo scontro fra Akhenaton e il clero di Amon.
Il sacerdote aveva il compito di officiare i numerosi e complicati riti imposti dagli dei. Potevano inoltre avere l'accesso alla parte più interna del tempio, quella in cui era conservata la statua del dio, dopo preventive pratiche purificatorie.
La circoncisione, la rasatura del corpo, l'astensione da cibi come le verdure a foglia verde o i pesci di mare, il divieto periodico di rapporti sessuali (ai sacerdoti era consentito sposarsi) costituivano la regola.
L'esercito [modifica]
Durante l'Antico Regno non vi fu necessità di un esercito permanente. Quando vi era bisogno di affrontare un'incursione beduina o la necessità di un bottino, si organizzava una leva; venivano dunque reclutati giovani che, una volta terminata la guerra, tornavano al loro lavoro abituale. Molto più comune era però il reclutamento di mercenari, in particolare Libici e Nubiani. Questi ultimi erano molto apprezzati come arcieri. L'esercito assunse un ruolo importante a partire dal Medio Regno, giungendo al proprie apice nel Nuovo Regno, periodo di grandi spedizioni militari.
L'esercito egizio era perfettamente organizzato, e alla guida delle truppe stava sempre il faraone, sul quale ricadeva il comando assoluto. Malgrado questa concentrazione di potere, egli, come avveniva col suo potere religioso, elevava le sue funzioni ai generali. Vi sono però molti faraoni, primo fra tutti Ramesse II, che accompagnavano le truppe in battaglia e spesso combattevano al loro fianco. Le truppe erano composte da corpi di arcieri, di fanteria e di cavalleria, o per meglio dire "carreria", quest'ultima riservata principalmente agli aristocratici.
Spessissimo nelle armate egiziane la truppa sui carri era la più numerosa. Erano carri leggeri, differenti (per esempio) da quelli ittiti, e veloci. Erano spesso usati come truppa di sfondamento negli eserciti egiziani. Sul carro c'era un arciere ma soprattutto un soldato armato di una lunga lancia da guerra. Su i carri egiziani si può dire che costituivano la "cavalleria leggera" dell'armata, appunto perché erano veloci e versatili. Gli egizi avevano conosciuto il carro da guerra dal popolo invasore Hyskos.
Funzionari di stato [modifica]
Statua di scribaPer amministrare l'Egitto il faraone ricorreva all'aiuto di suoi rappresentanti, con un ampio sistema di funzionari, dei quali il più elevato era il "visir". Fino alla XVIII dinastia vi fu un solo visir per tutto l'Egitto, ma nel regno di Thutmose III la funzione si sdoppiò e vi fu un visir del sud che risiedeva a Tebe e un visir del nord che aveva la sua sede a Eliopoli. Al visir facevano capo tutte le branche amministrative dell'Egitto ed era inoltre quel che oggi chiameremo ministro della guerra, ministro degli interni, capo della polizia egiziana, ministro dell'agricoltura e ministro di grazia e giustizia. Vi erano comunque molti altri tipi di funzionari come ad esempio i "grandi maggiordomi", dediti ad amministrare le terre di proprietà del faraone, comandanti militari, architetti reali, come ad esempio il famoso Imhotep che venne divinizzato dopo la morte e, tra i funzionari meno conosciuti, i sementi
L'Egitto riusciva inoltre a conservare la propria economia grazie all'aiuto di funzionari, trascrittori di tutte le derrate alimentari, delle importazioni e delle esportazioni, del numero di capi di bestiame, di vino o altri prodotti che entravano nei magazzini: erano gli scribi. Chiunque poteva diventare scriba, sebbene generalmente fosse un mestiere che veniva tramandato da padre in figlio. Durante l'Antico Regno era lo scriba a insegnare personalmente al proprio figlio; tuttavia, a partire dal Medio Regno, in alcune città comparvero le prime scuole degli scribi dette "case della vita". I bambini vi entravano all'età di quattro anni e il loro apprendistato finiva verso i dodici. Iniziavano copiando frammenti di calce o ceramica, o di legno ricoperto di gesso, dato che il papiro era un materiale molto costoso. Oltre a saper scrivere dovevano anche conoscere le leggi e avere nozioni di aritmetica per calcolare le imposte. Questa casta era talmente importante da avere una propria divinità tutelatrice: il dio Thot. Questi, rappresentato sia come babbuino che come ibis, era ritenuto inventore della scrittura e del calendario, scriba supremo, presenziava personalmente alla cerimonia del giudizio dell'anima, trascrivendo le dichiarazioni come in un qualsiasi processo.
Il popolo [modifica]
La massa della popolazione era formata principalmente da contadini che lavoravano per i privati, o domini regi o i templi, con un contratto di lavoro, registrato in un ufficio statale, che definiva esattamente le prestazioni cui i lavoratori si impegnavano e alle quali i datori di lavoro dovevano attenersi, a rischio di essere citati ai tribunali locali; c'erano inoltre gli affittuari, che prendevano a lavorare, con un contratto scritto, una certa terra pagando un tanto.
C'erano poi gli operai dello stato, addetti alle cave e alle miniere. C'era anche la classe artigiana, essenzialmente urbana, formata da gente libera: falegnami, lavandai, fornai, vasai, muratori. C'erano i commercianti e, soprattutto nelle città del Delta, c'erano i marinai, che esercitavano il commercio marittimo verso Creta, Cipro, il Libano, esportando e importando.
C'era anche un'altra classe, la più bassa, formata da persone che appartenevano al re o ai templi, o ai privati: uomini addetti soprattutto al lavoro dei campi e donne addette specialmente alle case.
Agricoltura [modifica]
Il contadino egizio dedicava gran parte della giornata a curare i campi e a difenderli dalla siccità e dalle calamità. Arava e seminava il terreno in autunno, quando non era ancora impregnato d'acqua, in modo da poter utilizzare al meglio i primitivi strumenti di cui disponeva. Il successivo compito era quello di curare l'irrigazione dei vari appezzamenti, dal momento che l'abbondanza del raccolto dipendeva dall'acqua che vi arrivava; doveva quindi sorvegliare che le dighe e i canali portassero regolarmente acqua ai campi. Nei luoghi dove non era possibile far arrivare l'acqua con i canali, utilizzava altri sistemi di trasporto, come le cisterne.
Le coltivazioni più importanti erano quelle del lino e dei cereali, dalle quali si ricavavano due raccolti: il principale avveniva alla fine dell'inverno e l'altro, meno abbondante, in estate. Una volta cresciute le spighe, era necessario mieterle. Il lavoro del contadino era controllato dagli scribi, che curavano di riscuotere le tasse a seconda del rendimento ottenuto e di punire chi non rispettava le prescrizioni. Il grano era custodito in silos e nei magazzini i quali dipendevano, per la maggior parte, dallo Stato e dai templi. I granai dovevano essere pieni per far fronte ai periodi di cattivo raccolto e per approvvigionare l'esercito e i funzionari
Allevamento [modifica]
Scena di allevamento bovino, Museo del CairoIn una società agricola come quella egizia, l'allevamento del bestiame era un'attività economica di primaria importanza. La pratica dell'allevamento in Egitto risale al Neolitico. La decorazione delle tombe dell'Antico Regno, in cui sono raffigurate scene di quest'attività, permette di conoscerne i particolari.
L'allevamento più diffuso era quello di bovini. Alle specie caratteristiche dell'Egitto come il bue dalle corna lunghe, col tempo se ne aggiunsero altre, originarie del Medio Oriente e di diverse zone del Nord Africa. I pastori assistevano le vacche al momento del parto. Poi, dopo aver scelto gli esemplari migliori tra i vitelli appena nati, li portavano alle fattorie, dove si procedeva all'ingrasso del bestiame, che diventava carne per il palazzo reale e per i templi.
Le grandi mandrie erano nelle mani di importanti proprietari, che avevano ai loro ordini fattori e supervisori, che controllavano il lavoro dei pastori, dei foraggieri e degli altri aiutanti. Anche i contadini disponevano di bestiame, che li aiutava nei lavori dei campi, e dal quale ricavavano inoltre latte, carne e pelli.
Sebbene l'allevamento dei bovini fosse il più diffuso, tale attività era praticata anche con altre specie, come asini, capre, pecore, diversi tipi di uccelli e i maiali, che venivano però mangiati solo dal popolo. A queste specie si aggiunsero più tardi il cavallo, il cammello e i gallinacei. Poiché procuravano forza lavoro, cibo o pelli, tutti questi animali avevano un valore economico. Gli Egizi allevarono e addomesticarono altri animali, tra cui ruminanti selvatici della famiglia delle antilopi o delle capre selvatiche, e alcuni carnivori.
Molti furono semplicemente animali da compagnia, che potevano dimostrare il rango sociale del loro padrone, quali ibis, gazzelle o persino leoni, come quello appartenuto al faraone Ramesse II. Altri furono usati nella caccia, come nel caso delle iene.
Caccia [modifica]
Nell'antico Egitto, un paese in cui l'amministrazione del faraone controllava tutte le diverse attività legate all'economia, ci si dedicava con passione a un'attività che, oltre a procurare cibo, era anche un divertimento: la caccia.
Lungo le rive limacciose del Nilo, crescevano giardini rigogliosi e fitti di vegetazione abitati da una grande varietà di animali. Questa ricchezza era completata dalle specie che vivevano nel deserto e sulle montagne. Da tempi remoti gli abitanti della valle del Nilo sfruttavano queste risorse faunistiche.
Nel Paleolitico, i gruppi di cacciatori nomadi andavano in cerca delle mandire. Durante il Neolitico e il periodo predinastico, la caccia divenne una fonte importante di cibo, che integrava e completava la produzione agricola e l'allevamento del bestiame. Dai reperti di queste epoche, soprattutto figurine, si deduce che le specie più catturate erano, tra le altre, leoni, leopardi, ippopotami e che le armi più usate erano lance, arpioni e boomerang. La tecnica di caccia rimase riflessa soltanto tardivamente nei rilievi delle tavolozze predinastiche.
Nell'epoca faraonica, la caccia, oltre a essere una fonte ausiliaria di cibo, si trasformò in uno sport per il piacere delle classi abbienti. Faraoni e nobili, che si fecero rappresentare nelle loro tombe nell'atto di cacciare, dimostravano attraverso questa pratica la loro forza, il loro valore e la loro abilità. Grazie alle pitture funerarie è stato possibile venire a conoscenze delle avventure di caccia di alcuni dei faraoni più potenti. Così, si è scoperto che Amenhotep III aveva catturato 200 leoni in 10 anni e che Seti I aveva affrontato, armato solo di una lancia, un leone ferocissimo.
Come sport, la caccia era un'attività individuale, anche se il signore si faceva accompagnare da servitori che lo aiutavano a trasportare sia le armi, costituite da un palo curvo o da arco e frecce, sia gli animali catturati. Come risorsa economica, la caccia si praticava in gruppo, utilizzando trappole con rete e buche scavate dal terreno per catturare gli animali. Una parte delle prede veniva consumata, dopo aver sacrificato sul momento gli animali; il resto veniva destinato all'ingrasso, trasformandosi così in una sicura riserva di cibo.
Tramite le rappresentazioni delle tombe si può oggi conoscere quali animali erano maggiormente temuti dai cacciatori. Molto diffusa era nell'antico Egitto la caccia all'ippopotamo, specie molto numerosa nei pressi del Nilo, capace di atterrare la più robusta delle barche. Le squadre di cacciatori dovevano dunque mantenersi ad una certa distanza perché, se l'animale rimaneva soltanto ferito, poteva attaccarli e ucciderli con facilità. La tecnica di caccia si basava sul lancio di un'arpione, costituito da un'asta di legno alla cui estremità veniva posto un gancio metallico che, attraverso una corda che veniva tirata per raggiungere la preda.
Nel deserto invece la tecnica di cacciava cambiò col corso del tempo. Inizialmente veniva realizzata a piedi ma in seguito, ai tempi di Thutmose IV, si cominciò a usare un carro tirato da cavalli, dal quale il signore armato di arco, scagliava le frecce all'esemplare scelto. Stesso mezzo veniva invece utilizzato per la cattura del toro selvatico che si effettuava con il sistema del laccio, lanciato dal faraone o dal nobile ai piedi sul carro. A volte, per accorciare i tempi della caccia, si feriva il toro per fiaccarne la resistenza fisica. Una volta indebolito, l'animale era trasportato in un luogo recintato, dove veniva ingrassato.
La casa egizia [modifica]
Quel che è rimasto dell'edilizia civile egizia consente agli archeologi osservazioni interessanti. All'esterno della valle del Nilo,sono venuti alla luce numerosi insediamenti,mentre lungo il Nilo l'alto tasso di umidità ne ha impedito la conservazione nel tempo. Si tratta di abitazioni che variavano nelle dimensioni in base alla crescita in altezza della popolazione; la casa tipo del funzionario era caratterizzata da un piano terra destinato alle attività commerciali, il primo piano al ricevimento degli ospiti, il secondo alle stanze da letto ed agli alloggi per le donne dell' harem. I vari piani erano collegati da una scala che arrivava fino al granaio. Nella parte alta spesso trovavano posto anche poveri alloggi per i servi. Ad Amarna, dove i lavori di scavo hanno evidenziato l'esistenza di una vasta area abitativa, le case degli amministratori del faraone erano caratterizzate da un vasto cortile d'accesso rettangolare occupato da una piscina, popolata di pesci e decorata da piante acquatiche galleggianti. I muri interni erano decorati da affreschi. I costruttori di tombe di Deir El Medina, vivevano invece in case realizzate in mattoni crudi. Le stanze erano solo quattro, di modeste dimensioni. L'arredamento della casa egiziana era essenziale. Nelle case più povere il mobilio si limitava ad alcune panche, un baule in legno, e stuoie con un poggiatesta per dormire. Nemmeno le dimore signorili,tuttavia, richiedevano un arredamento complesso. La cucina disponeva di solito di un braciere, di un forno in muratura e di ceste e orci per contenere le vivande. Ma neanche il soggiorno aveva un mobilio elaborato. Gli egizi infatti non amavano le grandi tavolate;si mangiava seduti su stuoie,apparecchiando su tavolini bassi per una sola persona o al massimo due. Più elaborati erano i seggi,riservati ai funzionari nell'atto di svolgere le loro funzioni o ai personaggi di rango quando davano udienze. Sono noti sia sedili pieghevoli senza spalliera,dalle gambe a X, sia veri e propri troni con spalliera e braccioli. Gli esemplari di maggior pregio, come quelli rinvenuti nelle tombe regali, erano realizzati in legno raffinatamente sagomato, con intarsi in oro e pietre preziose. Altrettanto importante era il letto, sostenuto da due gambe a X o da un unico stelo che sosteneva un piano incurvato su cui si poggiava la testa per dormire. Nonostante l'apparente scomodità, il numero di tali oggetti in tutti i musei attesta che erano molto graditi dagli antichi egiziani. Cofanetti e bauli contenevano gli abiti e gli oggetti da toilette. Nelle ore buie venivano utilizzate delle ciotole di ceramica riempite di olio su cui galleggiava uno stoppino in fibra vegetale.
Commercio e monete [modifica]
L'economia dell'Antico Egitto si basava essenzialmente sull'agricoltura, mentre il commercio era relegato in secondo piano. Gli scambi con l'estero erano di stretta competenza dello Stato, il commercio interno, invece, era affidato ai venditori ambulanti e agli stessi produttori che, dai luoghi di origine, trasportavano le loro merci nei villaggi e nelle città.
Al mercato le eccedenze agrarie, tanto quelle prodotte nelle terre di proprietà dei templi, quanto quelle dei singoli coltivatori, venivano scambiate con i manufatti degli artigiani liberi. Il baratto era alla base della compravendita: così, per esempio, l'orafo poteva ottenere la frutta o il pane o qualunque altro prodotto di cui avesse bisogno offrendo in cambio gli oggetti da lui realizzati, come vasi di metallo o monili. Il mercato era dunque il luogo in cui si concentrava la vita della città. Costituiva il punto d'incontro di venditori e comrpatori, sotto gli occhi vigili di ufficiali, preposti al mantenimento dell'ordine, e funzionari statali, il cui ruolo era quello di controllare che il valore degli scambi fosse adeguato alla qualità dei prodotti.
Il baratto non era tuttavia, l'unica forma di scambio praticata, e già durante l'Antico Regno fu affiancato da un primo sistema monetario, che non prevedeva una vera e propria moneta ufficiale, ma tanti diversi pezzi metallici (d'oro, argento o rame) con nomi e valori diversi, a seconda della quantità di metallo utilizzato per coniarli. I valori equivalenti erano stabiliti ponendo come base lingotti o una moneta di calcolo, chiamata shat, di 7,5 grammi d'oro, peraltro poco utilizzata dal popolo. Una volta stabilito il valore di un prodotto in shat, lo si poteva pagare direttamente con oro o, più frequentemente, con altri prodotti stimati in shat.
A partire dalla XVIII dinastia, lo shat fu sostituito dal deben (91 grammi di metallo), equivalente a due shat circa. La coesistenza delle due forme di scambio (moneta e baratto) si mantenne fino al periodo persiano, quando il re Dario I fece coniare le prime monete d'oro.
I pasti e le bevande [modifica]
L'abbigliamento [modifica]
Dall'inizio del mesolitico e fino al Medio Regno il clima dell'Egitto era molto più caldo rispetto a quello attuale e consentiva quindi di vestire poco e assai semplicemente. Nell'Antico Regno gli uomini usavano un perizoma oppure un gonnellino dall'estremità sovrapposte che durante le dinastie del Medio Regno si trasformò allungandosi fino alle caviglie e caratterizzato da pieghe e trasparenze. Il torace era coperto con una stola di tessuto: molto usato era il colore bianco e il tessuto di lino mentre la lana non era gradita per motivi religiosi, in quanto la pecora come animale vivo era considerato impuro. I nobili usavano adornarsi con gioielli e usavano sandali in papiro o legno di palma con lacci di cuoio, come quelli recentemente trovati nella tomba di Henu.Le donne usavano tuniche aderenti lunghe con una o due bretelle. Successivamente divennero ornate di complessi disegni e colorate ma la maggior caratteristica fu l'impiego del sottilissimo trasparente lino, chiamato bisso, e delle cinture. Sempre durante il Medio Regno si incrementò l'uso di gonne lunghe e di stoffa a pieghe sul busto lasciando le braccia scoperte. Fu proprio durante il Medio Regno che l'abito, divenuto più complesso, acquisiva svariate fogge atte ad individuare la classe sociale di appartenenza come si evidenzia nelle immagini funebri. Le donne sono rappresentate sempre a piedi nudi al contrario degli uomini che invece portano i sandali. Entrambi usavano nelle cerimonie un cono profumato sulla testa e le donne si ornavano con un fiore di loto. Anche il sovrano portava sia il gonnellino che la gonna lunga ma di suo uso esclusivo era il nemes. Poteva portare pettorali in oro con pietre e smalti, la corona e lo scettro. I sacerdoti usavano una veste di lino e la caratteristica pelle di leopardo. La testa era rasata e spesso coperta con copricapo di cuoio. I militari usavano un perizoma con una protezione triangolare in cuoio pesante davanti all'addome. La testa era protetta dal sole con un copricapo di stoffa e in caso di battaglie con semplici elmi di cuoio. Stavano generalmente a dorso nudo ma per proteggersi potevano indossare una camicia. Il popolo ovviamente si abbigliava in maniera diversa dai nobili, sia per motivi economici che pratici. Semplici calzoni, gonnellini, quando addirittura non lavorassero nudi, sia uomini che donne.I giovani fino alla pubertà erano nudi e con la caratteristica treccia di capelli laterale. È da notare che la nudità, di adulti e ragazzi, era costume abituale come ancora oggi avviene in molte etnie.
Le pettinature [modifica]
Gli egizi, sia uomini sia donne, curavano molto il loro aspetto fisico. Questo faceva sì che si preoccupassero soprattutto dei capelli.
Parrucca dalla tomba di Thutmose IIII capelli dei bambini erano raccolti in un ciuffo che ricadeva sulla spalla destra coprendo l'orecchio. Il ciuffo poteva essere intrecciato, tutto o solo in parte, oppure poteva consistere in una semplice coda di cavallo. Il resto dei capelli era tagliato molto corto o completamente rasato. All'età di dieci anni, con la circoncisione, il ciuffo veniva tagliato, segnando in questo modo il passaggio all'età adulta. Le bambine portavano di solito i capelli corti, sebbene nel Nuovo Regno appaiano usanze differenti.
Come regola generale, gli uomini di tutte le classi sociali preferivano portare i capelli corti, anche se esistevano diversi stili a seconda della posizione sociale. Una caratteristica comune degli alti dignitari era la pettinatura con piccoli ricci che coprivano le orecchie formando una curva dalle tempie alla nuca. Le donne seguivano la moda e, sebbene nell'Antico Regno si osservi una predilezione per i capelli corti o di lunghezza media, col passar del tempo aumentarono le chiome lunghe raccolte in treccine sottili.
I testi parlano del lavaggio dei capelli come di una pratica essenziale. Sappiamo che venivano usati oli e profumi per la cura dei capelli e tinture per nascondere i capelli bianchi. I sacerdoti dovevano radersi completamente la testa e il corpo in segno di purificazione per poter entrare nei templi.
La caduta dei capelli era un male di cui si soffriva anche in Egitto. I rilievi delle tombe mostrano che si trattava di un processo che iniziava di solito dalla zona frontale della testa e continuava fino alla parte posteriore. Il papiro medico o Papiro Ebers indica varie prescrizioni per favorire la ricrescita. Quando cominciavano a cadere i capelli, si poteva rimediare ungendo la zona colpita con una pomata a base di grasso di leone, ippopotamo, coccodrillo, gatto, serpente e stambecco. Veniva considerato un fortificante anche la mistura a base di miele e dente d'asino.
Tipica acconciatura a trecciolineL'uso delle parrucche si diffonde a partire dalla V dinastia. Quelle dell'Antico Regno erano semplici e austere. La parrucca era un elemento basilare sia per le donne sia per gli uomini nei diversi momenti della vita sociale, ma il suo uso era riservato ai dignitari e alle loro famiglie. Sebbene durante le prime quattro dinastie della storia dell'Egitto il suo uso fosse abbastanza raro, l'iconografia ci mostra che con il tempo divenne invece molto comune. Le parrucche degli uomini erano sempre corte o di lunghezza media. Le donne dell'Antico Regno usavano invece frequentemente una parrucca liscia e di lunghezza media. Nel Medio Regno si diffuse un modello più lungo, con due ciuffi a ogni lato, di cui uno ricadeva sulla spalla. Nel Nuovo Regno le parrucche divennero più sofisticate ed elaborate. Le poche parrucche che sono giunte fino a noi risalgono a quel periodo e ci offrono una valida testimonianza. Di solito erano composte di sottili treccine di capelli veri, ma eccezionalmente potevano essere usate fibre vegetali e aggiunti anche degli ornamenti. Venivano fabbricate da artigiani specializzati o da barbieri che lavoravano in botteghe destinate a questo scopo specifico. Come supporto venivano utilizzate teste di fango. Le parrucche indicavano la posizione sociale di chi le portava.
Erano usate durante cerimonie e banchetti, e per proteggere la testa dal sole. Col passar del tempo le parrucche divennero più voluminose e nella loro preparazione fu utilizzata una maggiore quantità di capelli, che dava loro un aspetto più pesante e compatto, come mostrano alcune sculture del periodo amarniano. Per raccogliere le treccine venivano utilizzati spilloni di legno, osso o avorio.
Durante l'Antico Regno, gli aristocratici cominciarono a radersi completamente il volto, usanza che si estese ben presto anche alle classi più umili. Molto popolare era la figura del barbiere, che esercitava il suo mestiere all'aria aperta e, quando radeva nobili e alti dignitari, nelle case e nei palazzi. All'inizio, la lametta per la barba era di selce con manico in legno, nel Medio Regno divenne di bronzo e a forma di trapezio. -->
Il trucco [modifica]
La malachite verde del Sinai fu usata per il trucco fino alla metà dell'Antico Regno; poi fu sostituita dalla galena nera, oggi chiamata kohl, di cui esistevano giacimenti vicino ad Assuan e sulle coste del Mar Rosso. Questi pigmenti venivano mescolati in acqua fino a formare un impasto.
Le donne si dipingevano le unghie, le palme delle mani e anche i capelli con un pigmento ocra-rossiccio estratto dalle foglie di ligustro. Il trucco sulle labbra e sulle guance non era molto diffuso, ma truccarsi gli occhi era invece un'attività comune a tutte le donne egizie, che si scurivano le sopracciglia, le palpebre e le ciglia con l'aiuto di bastoncini o cucchiaini.
Il trucco degli occhi aveva anche una funzione curativa. Il colore si applicava con bastoncini dagli angoli esterni delle sopracciglia verso i lobi delle orecchie. Come ombretto si utilizzava la polvere nera estratta dalla galena. Questa sostanza proteggeva gli occhi dalla luce e dagli insetti.
Nei ritratti dei defunti si applicava del colore sulle guance, affinché i morti somigliassero di più ai vivi. Dai documenti risulta che gli specchi esistevano già dall'Antico Regno: si trattava di specchi di metallo, finemente lucidati, di forma rotonda che presentavano graziose decorazioni, specialmente sui manici, anche se alcuni recavano incisioni sulla superficie piatta.
Qui trovi le date più importanti, tipo schema:
https://www.skuola.net/storia-antica/storia-egitto.html
Qui trovi un riassunto più dettagilato:
https://www.skuola.net/storia-antica/egizi.html
https://www.skuola.net/storia-antica/storia-egitto.html
Qui trovi un riassunto più dettagilato:
https://www.skuola.net/storia-antica/egizi.html