Tariffa a due parti
Siamo sicuri che un'eventuale eliminazione del costo fisso di ricarica per i cellulari possa portare ad un aumento del livello di efficienza del mercato?
Come e perché?
Come e perché?
Risposte
Domanda interessante a cui non so rispondere; però più che a una eliminazione bisogna puntare a una grossa riduzione del costo fisso di ricarica .
Così com'è adesso è un sopruso bello e buono ; va però trovato un ragionevole compromesso secondo me.
Mi chiedo poi che impatto abbia sulle Società telefoniche una perdita improvvisa di 1.7 miliardi di euro su un totale che non conosco , sarebbe interessante sapere qual è l'incidenza percentuale di questo costo di ricarica sul fatturato totale.
Se la catena commerciale, cioè i rivenditori, non ha un minimo di ritorno economico dal vendere le ricariche , queste non si troveranno più.
E ' quello che succede con i francobolli dai tabaccai : credo che ci guadagnino veramente poco e infatti non li hanno quasi mai , devono sempre andarli a ritirare in posta !!!
Così com'è adesso è un sopruso bello e buono ; va però trovato un ragionevole compromesso secondo me.
Mi chiedo poi che impatto abbia sulle Società telefoniche una perdita improvvisa di 1.7 miliardi di euro su un totale che non conosco , sarebbe interessante sapere qual è l'incidenza percentuale di questo costo di ricarica sul fatturato totale.
Se la catena commerciale, cioè i rivenditori, non ha un minimo di ritorno economico dal vendere le ricariche , queste non si troveranno più.
E ' quello che succede con i francobolli dai tabaccai : credo che ci guadagnino veramente poco e infatti non li hanno quasi mai , devono sempre andarli a ritirare in posta !!!
Così com'è adesso è un sopruso bello e buonoQualcuno saprebbe dimostrare perché?
Mi chiedo poi che impatto abbia sulle Società telefoniche una perdita improvvisa di 1.7 miliardi di euro su un totale che non conosco , sarebbe interessante sapere qual è l'incidenza percentuale di questo costo di ricarica sul fatturato totale.Per il primo semestre 2006, Vodafone ha fatturato 4.135 miliardi di euro.
Circa il 90% degli utenti Vodafone ha la ricaricabile (lo stesso accade anche per le altre compagnie).
Le domande pressanti che tutti dovremmo porci sono però due:
Quale giovamento porterebbe agli utenti l'eliminazione del costo fisso di ricarica?
In che modo ne gioverebbe la trasparenza delle tariffe?
Poiché, finora, su tutti i quotidiani ho letto solo delle grandi vaccate, gradirei un tentativo di approccio un po' più matematico sulla questione.
Almeno sul secondo punto.
"Cheguevilla":
Quale giovamento porterebbe agli utenti l'eliminazione del costo fisso di ricarica?
Non per essere banale, ma, se sarà come ha promesso Bersani, allora il fatto di avere 5 euro in più sul cellulare (comprando la ricarica allo stesso prezzo) per me è un vantaggio.
Possiamo vedere questo costo fisso come un costo di transazione o una "commissione".
La situazione è simile per i costi dei servizi bancari, l'unica differenza è che è molto più facile cambiare compagnia telefonica che banca, sia per i blocchi all'uscita che per fattori culturali.
Intanto c'è da dire che non siamo in un mercato concorrenziale, quattro operatori che dominano il mercato sono un oligopolio spesso tacitamente convergente sull'adozione di alcune pratiche che aumentano i profitti (la tariffa fissa è una di queste).
Il livello di efficienza dovrebbe aumentare sia dal lato della domanda che dal lato dell'offerta. Il consumatore avrà una quantità maggiore di servizio, il produttore dovrà ricercare minori costi di transazione stimolato dalla concorrenza.
Poi questo potrebbe anche non avvenire perchè, come già detto, siamo in un contesto non concorrenziale.
La situazione è simile per i costi dei servizi bancari, l'unica differenza è che è molto più facile cambiare compagnia telefonica che banca, sia per i blocchi all'uscita che per fattori culturali.
Intanto c'è da dire che non siamo in un mercato concorrenziale, quattro operatori che dominano il mercato sono un oligopolio spesso tacitamente convergente sull'adozione di alcune pratiche che aumentano i profitti (la tariffa fissa è una di queste).
Il livello di efficienza dovrebbe aumentare sia dal lato della domanda che dal lato dell'offerta. Il consumatore avrà una quantità maggiore di servizio, il produttore dovrà ricercare minori costi di transazione stimolato dalla concorrenza.
Poi questo potrebbe anche non avvenire perchè, come già detto, siamo in un contesto non concorrenziale.
Ovviamente, non potrà essere considerata una manovra unilaterale di questo tipo: non è che all'improvviso le compagnie regaleranno il costo di ricarica.
Un intervento di questo tipo comporterebbe, naturalmente, un riassetto delle tariffe, passando da un sistema di tariffa a due parti ad un sistema (apparentemente) unico.
La mia domanda era: passando dall'attuale tariffa a due parti ad una tariffa unica, l'utente finale ne trarrebbe giovamento?
Un intervento di questo tipo comporterebbe, naturalmente, un riassetto delle tariffe, passando da un sistema di tariffa a due parti ad un sistema (apparentemente) unico.
La mia domanda era: passando dall'attuale tariffa a due parti ad una tariffa unica, l'utente finale ne trarrebbe giovamento?
Intanto c'è da dire che non siamo in un mercato concorrenziale, quattro operatori che dominano il mercato sono un oligopolio spesso tacitamente convergente sull'adozione di alcune pratiche che aumentano i profitti (la tariffa fissa è una di queste).Questa risposta è corretta dal punto di vista economico.
...
Poi questo potrebbe anche non avvenire perchè, come già detto, siamo in un contesto non concorrenziale.
Il passaggio dalla tariffa a due parti alla tariffa unica non comporterebbe per certo un aumento dell'efficienza, perchè il problema primario non è la struttura delle tariffe ma la struttura del mercato.
C'è da dire che una convergenza tacita, generata, come nel caso italiano, da cause esterne quali lo stravagante processo di liberalizzazione italian-style, non necessariamente vuol dire collusione.
Con ciò non intendo assolutamente prendere le difese delle compagnie telefoniche, ma credo che la tariffa a due parti sia il minore dei mali, tra i tanti presenti nella struttura del mercato italiano.
Non ho capito la tua tesi: ritieni che il passaggio alla tariffa unica sia perfettamente inutile o semplicemente non la consideri una priorità data la struttura del mercato?
Come scritto nell'articolo, come minimo, ci si guadagna in trasparenza. Scrive sempre Repubblica che il costo fisso viene liquidato immediatamente al momento della ricarica, quindi anche in caso di tariffa unica uguale a tariffa a due parti, l'utente parte con un credito del 100% su quanto pagato.
Non è solo una formalità contabile in quanto quel 20% non è un estinzione di un debito, ma un incasso liquido per l'impresa..
Poi: non ho seguito il caso perciò sono scarsamente informato sui motivi dell'intervento della Commissione UE ed in seguito dell'autorità italiana. Ma se vi sono questi interventi è probabile che vi sia un problema di natura giuridica, in particolare sulle norme sulla concorrenza del trattato CE.
L'articolo della Repubblica parla di tariffe differenziate per utenti (maggior spesa=minor costo di ricarica), questa pratica è una tipologia di abuso di posizione dominante (segmentazione della domanda e imposizione di prezzi diversi) espressamente vietata dagli articoli sulla concorrenza.
Meno probabile (ma potrebbe essere) è che vi sia un problema di accordi fra imprese per determinare i prezzi. Anche se non vi sono stati contatti diretti fra le imprese, comunque è registrato un comportamento di "tacito accordo" anch' esso vietato.
Ultima osservazione: non tutti gli economisti pensano che sia benefica la concorrenza in determinati settori con alti costi fissi e con grande spesa per ricerca e sviluppo. Le telecomunicazioni è uno di questi settori, anche se la telefonia mobile è considerata da alcuni già un servizio maturo.
Come scritto nell'articolo, come minimo, ci si guadagna in trasparenza. Scrive sempre Repubblica che il costo fisso viene liquidato immediatamente al momento della ricarica, quindi anche in caso di tariffa unica uguale a tariffa a due parti, l'utente parte con un credito del 100% su quanto pagato.
Non è solo una formalità contabile in quanto quel 20% non è un estinzione di un debito, ma un incasso liquido per l'impresa..
Poi: non ho seguito il caso perciò sono scarsamente informato sui motivi dell'intervento della Commissione UE ed in seguito dell'autorità italiana. Ma se vi sono questi interventi è probabile che vi sia un problema di natura giuridica, in particolare sulle norme sulla concorrenza del trattato CE.
L'articolo della Repubblica parla di tariffe differenziate per utenti (maggior spesa=minor costo di ricarica), questa pratica è una tipologia di abuso di posizione dominante (segmentazione della domanda e imposizione di prezzi diversi) espressamente vietata dagli articoli sulla concorrenza.
Meno probabile (ma potrebbe essere) è che vi sia un problema di accordi fra imprese per determinare i prezzi. Anche se non vi sono stati contatti diretti fra le imprese, comunque è registrato un comportamento di "tacito accordo" anch' esso vietato.
Ultima osservazione: non tutti gli economisti pensano che sia benefica la concorrenza in determinati settori con alti costi fissi e con grande spesa per ricerca e sviluppo. Le telecomunicazioni è uno di questi settori, anche se la telefonia mobile è considerata da alcuni già un servizio maturo.
Indubbiamente non è una priorità.
Sul fatto che il passaggio fosse o meno utile, mi piacerebbe discuterne qui, magari con qualcuno che riesca a modellizzare un minimo la cosa.
Come dicevo prima, non è pensabile che le compagnie accettino una riduzione tout-court del fatturato nel medio/lungo periodo.
Sulla questione della trasparenza, il guadagno non è poi così netto: tenendo in conto la molteplicità di piani tariffari e la loro differenza, nonchè la loro composizione, non cambierebbe di molto la faccenda. Se, realmente, la tariffa a due parti avesse la colpa di ridurre la trasparenza delle tariffe, bisognerebbe eliminare anche lo scatto alla risposta.
Infatti, questo è un costo semifisso.
Sul fatto che il costo fisso venga liquidato immediatamente o dopo, quella di Repubblica (come del Corriere) è un'obiezione che non sta in piedi: essendo parte della tariffa, la sua liquidazione deve essere contestuale alla stipula del contratto di ricarica. Sarebbe come dire che le compagnie ottengono un guadagno dal ricevere gli incassi anticipatamente rispetto alla fornitura del servizio. Cari utenti, il concetto di "ricaricabile" è basato su questo, ma non solo nel mondo della telefonia.
Per ovviare a questo "inconveniente", esistono gli abbonamenti.
Come detto prima, anche lo scatto alla risposta sarebbe colpevole della stessa iniquità, rendendo regressive le tariffe.
Non confondiamo la ricerca e sviluppo con la pubblicità.
Provate a guardare la televisione, ad ogni tornata di spot troverete con costanza incredibile la pubblicità di tutti (o quasi) gli operatori di telefonia mobile.
Sono i più presenti sul piccolo schermo (fatta eccezione per il faccione allegro di primavera).
Resta che quello delle telecomunicazioni è un settore in cui le elevatissime barriere all'entrata e all'uscita, nonché le fortissime economie di scala, rendono impossibile l'applicazione del modello concorrenziale.
Sul fatto che il passaggio fosse o meno utile, mi piacerebbe discuterne qui, magari con qualcuno che riesca a modellizzare un minimo la cosa.
Come dicevo prima, non è pensabile che le compagnie accettino una riduzione tout-court del fatturato nel medio/lungo periodo.
Sulla questione della trasparenza, il guadagno non è poi così netto: tenendo in conto la molteplicità di piani tariffari e la loro differenza, nonchè la loro composizione, non cambierebbe di molto la faccenda. Se, realmente, la tariffa a due parti avesse la colpa di ridurre la trasparenza delle tariffe, bisognerebbe eliminare anche lo scatto alla risposta.
Infatti, questo è un costo semifisso.
Sul fatto che il costo fisso venga liquidato immediatamente o dopo, quella di Repubblica (come del Corriere) è un'obiezione che non sta in piedi: essendo parte della tariffa, la sua liquidazione deve essere contestuale alla stipula del contratto di ricarica. Sarebbe come dire che le compagnie ottengono un guadagno dal ricevere gli incassi anticipatamente rispetto alla fornitura del servizio. Cari utenti, il concetto di "ricaricabile" è basato su questo, ma non solo nel mondo della telefonia.
Per ovviare a questo "inconveniente", esistono gli abbonamenti.
L'articolo della Repubblica parla di tariffe differenziate per utenti (maggior spesa=minor costo di ricarica), questa pratica è una tipologia di abuso di posizione dominante (segmentazione della domanda e imposizione di prezzi diversi) espressamente vietata dagli articoli sulla concorrenza.Questo è un punto poco chiaro: non si tratta di tariffe differenziate per utenti, infatti ogni utente è libero di scegliere il taglio della ricarica che desidera.
Come detto prima, anche lo scatto alla risposta sarebbe colpevole della stessa iniquità, rendendo regressive le tariffe.
non tutti gli economisti pensano che sia benefica la concorrenza in determinati settori con alti costi fissi e con grande spesa per ricerca e sviluppo.Tra questi mi schiero in prima linea. Bisogna però porre molta attenzione alla spesa per beni immateriali.
Non confondiamo la ricerca e sviluppo con la pubblicità.
Provate a guardare la televisione, ad ogni tornata di spot troverete con costanza incredibile la pubblicità di tutti (o quasi) gli operatori di telefonia mobile.
Sono i più presenti sul piccolo schermo (fatta eccezione per il faccione allegro di primavera).
Resta che quello delle telecomunicazioni è un settore in cui le elevatissime barriere all'entrata e all'uscita, nonché le fortissime economie di scala, rendono impossibile l'applicazione del modello concorrenziale.
Con dei modelli si può fare una fotografia in un determinato momento oppure si possono usare modelli dinamici, ma per usare questi ultimi dobbiamo conoscere in anticipo le strategie che adotteranno le imprese al cambiamento considerato e come reagiranno i consumatori (paradossalmente potrebbero consumare di più a parità di tariffa avendo l'illusione dell'abbondanza iniziale di credito, una sorta di effetto euro, ma questa è solo una mia personalissima ipotesi).
Quindi penso che sia più importante prima ragionare su questo, poi utilizzare modelli interpretativi.
Poi fare un minimo di analisi dei dati ecc ecc..
Questa ad esempio è una possibile reazione, molto probabile vista la struttura del mercato.
Sulla domanda "ne gioveranno i consumatori?", la mia risposta è: non possiamo saperlo. Per essere prudenti, alla meglio, in maniera marginale, ma questo sempre per il potere di mercato delle imprese.
Concordo, in effetti l'argomentazione dell'autorità è molto debole, ma potrebbe avere lo scopo di suggerire una direzione.
Sì, ma quello che volevo dire è solo la percentuale effettivamente disponibile di ricarica che fa sorgere un debito per l'impresa, questo è un vantaggio se non altro contabile visto che tutti gli operatori sono quotati in borsa (ora non so se i crediti telefonici residui degli utenti vengano contabilizzati come debiti o come servizio già assolto, intuitivamente credo di sì). Ma anche questo è un argomento che c'entra molto col potere di mercato e poco con l'utilità della riforma. Il potere di mercato rimane e nulla può questo cambiamento fino a che le imprese potranno mantenere i profitti costanti e quindi prezzi effettivi costanti.
Il punto è proprio la concorrenzialità.
Ho visto che sono stati fatti studi scientifici su questa anomalia della tariffa in parti riassunta da questo articolo in linea con le opinioni di Cheguevilla:
http://www.lavoce.info/news/view.php?id=10&cms_pk=2482&from=index
Come ho già detto poi vi sono i problemi giuridici che nulla hanno a che fare con le analisi degli economisti. Ho cercato su internet, ma non ho ancora capito l'intervento della commissione e dell'autorità su quali basi giuridiche si poggia, in effetti non mi sembra che quello della commissione sia stato un atto formale, ma solo un invito alle autorità nazionali a studiare il caso (fra l'altro su sollecitazione non di studi precisi, ma di un singolo che si è impegnato a raccogliere firme).
Quindi penso che sia più importante prima ragionare su questo, poi utilizzare modelli interpretativi.
Poi fare un minimo di analisi dei dati ecc ecc..
Come dicevo prima, non è pensabile che le compagnie accettino una riduzione tout-court del fatturato nel medio/lungo periodo.
Questa ad esempio è una possibile reazione, molto probabile vista la struttura del mercato.
Sulla domanda "ne gioveranno i consumatori?", la mia risposta è: non possiamo saperlo. Per essere prudenti, alla meglio, in maniera marginale, ma questo sempre per il potere di mercato delle imprese.
Sulla questione della trasparenza, il guadagno non è poi così netto: tenendo in conto la molteplicità di piani tariffari e la loro differenza, nonchè la loro composizione, non cambierebbe di molto la faccenda.
Concordo, in effetti l'argomentazione dell'autorità è molto debole, ma potrebbe avere lo scopo di suggerire una direzione.
Sul fatto che il costo fisso venga liquidato immediatamente o dopo, quella di Repubblica (come del Corriere) è un'obiezione che non sta in piedi: essendo parte della tariffa, la sua liquidazione deve essere contestuale alla stipula del contratto di ricarica.
Sì, ma quello che volevo dire è solo la percentuale effettivamente disponibile di ricarica che fa sorgere un debito per l'impresa, questo è un vantaggio se non altro contabile visto che tutti gli operatori sono quotati in borsa (ora non so se i crediti telefonici residui degli utenti vengano contabilizzati come debiti o come servizio già assolto, intuitivamente credo di sì). Ma anche questo è un argomento che c'entra molto col potere di mercato e poco con l'utilità della riforma. Il potere di mercato rimane e nulla può questo cambiamento fino a che le imprese potranno mantenere i profitti costanti e quindi prezzi effettivi costanti.
Il punto è proprio la concorrenzialità.
Ho visto che sono stati fatti studi scientifici su questa anomalia della tariffa in parti riassunta da questo articolo in linea con le opinioni di Cheguevilla:
http://www.lavoce.info/news/view.php?id=10&cms_pk=2482&from=index
Come ho già detto poi vi sono i problemi giuridici che nulla hanno a che fare con le analisi degli economisti. Ho cercato su internet, ma non ho ancora capito l'intervento della commissione e dell'autorità su quali basi giuridiche si poggia, in effetti non mi sembra che quello della commissione sia stato un atto formale, ma solo un invito alle autorità nazionali a studiare il caso (fra l'altro su sollecitazione non di studi precisi, ma di un singolo che si è impegnato a raccogliere firme).
Non se ne parla già più !
Avete qualche info su come procede ?
Avete qualche info su come procede ?
le mie opinioni in merito sono le seguenti:
1) il fatto di gran lunga più importante è che, a mio avviso, in Italia non c'é concorrenza nel settore della telefonia radiomobile (e non solo). E' sufficiente una sola constatazione: dal bilancio consolidato del 2005 del Gruppo Telecom Italia si ricava che Tim Italia SpA ha relizzato nel 2005 un EBIT pari a 3856 milioni di Euro, il 38% dei ricavi. Un EBIT pari al 38% dei ricavi non è realizzabile in un mercato competitivo. Non lo è neanche la metà di questo valore. E' inutile menarla su questo tema; quando un mercato è oligopolistico, è inevitabile che le aziende scendano a patti di spartizione del mercato e non belligeranza sui prezzi; con un po' di pragmatismo è anche possibile non scandalizzarsi. Quello che invece scandalizza è come ciò sia possibile, quando esistono le autorità anti-trust preposte al controllo di questi fenomeni;
2) tornando al tema del costo fisso di ricarica, a mio avviso è chiaramente un balzello, che persegue due obiettivi principali: spillare più soldi possibili al cliente; spingere il cliente a comprare la maggior ricarica possibile per ridurne l'incidenza, con i benefici finanziari che l'azienda ottiene con tutte le forme di "prepagato".
C'è da dire, però, che gli operatori telefonici (ma in genere tutte le aziende che hanno un'importante componente di costo fisso all'interno del costo industriale del prodotto, vedi anche ENEL) hanno sempre avuto, in passato, la tendenza a strutturare la tariffa in modo che riflettesse in qualche modo la struttura dei costi sottostante. Si osserva questo ancora nei contratti di telefonia fissa, col canone base. Chi eroga un servizio che necessita di significative infrastrutture si ritrova nel conto economico l'ammortamento degli impianti, per esempio, che non dipende dal volume di servizio venduto. La strutturazione della tariffa sulla base di una quota fissa ed una variabile consente all'azienda di coprire adeguatamente le risorse infrastrutturali impegnate col cliente, senza affidare ciò agli effettivi consumi. Questo fa sì che le disefficienze di impiego delle infrastrutture ricadono sull'utente e non sull'azienda. Comunque, nel caso della ricarica credo che questo discorso risulti una forzatura.
1) il fatto di gran lunga più importante è che, a mio avviso, in Italia non c'é concorrenza nel settore della telefonia radiomobile (e non solo). E' sufficiente una sola constatazione: dal bilancio consolidato del 2005 del Gruppo Telecom Italia si ricava che Tim Italia SpA ha relizzato nel 2005 un EBIT pari a 3856 milioni di Euro, il 38% dei ricavi. Un EBIT pari al 38% dei ricavi non è realizzabile in un mercato competitivo. Non lo è neanche la metà di questo valore. E' inutile menarla su questo tema; quando un mercato è oligopolistico, è inevitabile che le aziende scendano a patti di spartizione del mercato e non belligeranza sui prezzi; con un po' di pragmatismo è anche possibile non scandalizzarsi. Quello che invece scandalizza è come ciò sia possibile, quando esistono le autorità anti-trust preposte al controllo di questi fenomeni;
2) tornando al tema del costo fisso di ricarica, a mio avviso è chiaramente un balzello, che persegue due obiettivi principali: spillare più soldi possibili al cliente; spingere il cliente a comprare la maggior ricarica possibile per ridurne l'incidenza, con i benefici finanziari che l'azienda ottiene con tutte le forme di "prepagato".
C'è da dire, però, che gli operatori telefonici (ma in genere tutte le aziende che hanno un'importante componente di costo fisso all'interno del costo industriale del prodotto, vedi anche ENEL) hanno sempre avuto, in passato, la tendenza a strutturare la tariffa in modo che riflettesse in qualche modo la struttura dei costi sottostante. Si osserva questo ancora nei contratti di telefonia fissa, col canone base. Chi eroga un servizio che necessita di significative infrastrutture si ritrova nel conto economico l'ammortamento degli impianti, per esempio, che non dipende dal volume di servizio venduto. La strutturazione della tariffa sulla base di una quota fissa ed una variabile consente all'azienda di coprire adeguatamente le risorse infrastrutturali impegnate col cliente, senza affidare ciò agli effettivi consumi. Questo fa sì che le disefficienze di impiego delle infrastrutture ricadono sull'utente e non sull'azienda. Comunque, nel caso della ricarica credo che questo discorso risulti una forzatura.
In Italia il concetto di Anti Trust non è chiaro a nessuno.
Basti ricordare le posizioni dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni dopo l'acquisto di Olimpia da parte di Olivetti, o ancora, le sue posizioni riguardo alla concorrenza nel mercato: http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=13981
Io passo sempre come quello di parte che non capisce niente di economia, ma dal dire che un settore è a rischio crisi a vedere un EBIT di 3900 milioni di euro da parte di un operatore...
Siamo d'accordo kinder sul fatto che in realtà il mercato non sia assolutamente in condizioni di concorrenza, ma tornando alla domanda principale:
ritieni che l'eliminazione del costo di ricarica (o della struttura a due parti della tariffa) contribuirebbe ad un aumento dell'efficienza del mercato?
In altre parole, se consideriamo vero che le aziende in questione abbiano un patto di spartizione del mercato (ipotesi assai verosimile, a mio parere), siamo sicuri che eliminando il costo di ricarica questo patto verrebbe meno o verrebbe in qualche modo attenuato?
Basti ricordare le posizioni dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni dopo l'acquisto di Olimpia da parte di Olivetti, o ancora, le sue posizioni riguardo alla concorrenza nel mercato: http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=13981
Io passo sempre come quello di parte che non capisce niente di economia, ma dal dire che un settore è a rischio crisi a vedere un EBIT di 3900 milioni di euro da parte di un operatore...
Siamo d'accordo kinder sul fatto che in realtà il mercato non sia assolutamente in condizioni di concorrenza, ma tornando alla domanda principale:
ritieni che l'eliminazione del costo di ricarica (o della struttura a due parti della tariffa) contribuirebbe ad un aumento dell'efficienza del mercato?
In altre parole, se consideriamo vero che le aziende in questione abbiano un patto di spartizione del mercato (ipotesi assai verosimile, a mio parere), siamo sicuri che eliminando il costo di ricarica questo patto verrebbe meno o verrebbe in qualche modo attenuato?
"Cheguevilla":
... ma tornando alla domanda principale:
ritieni che l'eliminazione del costo di ricarica (o della struttura a due parti della tariffa) contribuirebbe ad un aumento dell'efficienza del mercato?
In altre parole, se consideriamo vero che le aziende in questione abbiano un patto di spartizione del mercato (ipotesi assai verosimile, a mio parere), siamo sicuri che eliminando il costo di ricarica questo patto verrebbe meno o verrebbe in qualche modo attenuato?
Io non vedo nessuna correlazione tra comportamenti di cartello e costo di ricarica. Penso che, se in maniera forzosa tale balzello fosse eliminato, vedremmo un graduale recupero dello stesso sui costi delle chiamate, spalmato in qualche modo nel tempo, sicuramente vantaggioso per le aziende. Le quali, probabilmente aspetterebbero che il polverone si sia diradato, prima di intervenire. Se proprio si vuol cercare un aspetto positivo nell'eliminazione del costo di ricarica, penso lo si possa trovare nel "beneficio" ottenuto da parte dei clienti che di solito comprano ricariche di piccole dimensioni. Penso, cioè, che non avrebbe impatto sul "size" totale del mercato radiomobile (in termini di ARPU), mentre invece modificherebbe leggermente la sua struttura microscopica.
Bene, questa è anche, grosso modo, la mia idea.
io avevo una domanda: voi ritenete che il mrk delle telco sia un oligopolio e che le poche imprese "si mettono d'accordo" sui prezzi da effettuare. La vostra opinione tralatro è stata vittima di un dibattito tra me e un mio amico che tempo fa difendeva la vostra idea, allora io sapevo ben poco sulle forme di mercato e controbattevo dicendo che qualcosa non mi tornava: ovvero non mi spego tutto questo loro "marketing aggressivo" nel strappare clienti da una compagnia all'altra.
tutti abbiamo visto pubblicità del tipo "passa a xxx e ti daremo yyyy".
Io quindi non mi spiego come mai questa battaglia "sulla quota di mercato" e se soprattutto il fatto di "concorrere" sul numero dei clienti sia coerente con la forma di mercato da voi ipotizzata (oligopolio collusivo).
spero di essere stato chiaro,
Marvin
tutti abbiamo visto pubblicità del tipo "passa a xxx e ti daremo yyyy".
Io quindi non mi spiego come mai questa battaglia "sulla quota di mercato" e se soprattutto il fatto di "concorrere" sul numero dei clienti sia coerente con la forma di mercato da voi ipotizzata (oligopolio collusivo).
spero di essere stato chiaro,
Marvin
Ad esempio: io oggi da XXX passo a YYY.
Posso tornare a XXX o passare a ZZZ senza cambiare il mio numero?
Posso tornare a XXX o passare a ZZZ senza cambiare il mio numero?
Marvin
la mia modesta opinione in risposta al tuo dubbio è la seguente.
Analizziamo il problema con un approccio classico, considerando il marketing-mix di un mercato quale quello che stiamo considerando, limitandoci alle 4p (product, price, propotion and place). Le aziende possono battagliare sul mercato agendo su tutti i drivers di posizionamento a disposizione. Considerando i 4 citati, vedi che la leva del prezzo, anche se molto efficace, è quella che impatta direttamente sul conto economico (ogni euro di sconto fatto sul prezzo diventa un euro di utile perso, perchè la base dei costi rimane invariata). A questo si aggiunge che se una delle aziende volesse imbarcarsi in una strategia aggressiva di prezzo, proprio per la sua efficacia (abbiamo visto che ci sarebbero ampi margini di sconto rispetto alle attuali tariffe, visto il 38% di ROS fatto da TIM) costringerebbe gli altri ad inseguire, per non perdere mercato. Questo porterebbe ad un livellamento in basso dei prezzi, al fine del quale si ripristinerebbe lo stesso equilibrio di market share pre esistente (a parità degli altri fattori di posizionamento competitivo). L'unico effetto risultante sarebbe, per le aziende, una perdita cospiqua di utile. Naturalmente ciò sarebbe proprio quello che ci si aspetta da un mercato competitivo perché questo danno per le aziende diventerebbe un beneficio per i clienti. Dal punto di vista delle aziende, però, vedi che è molto meglio accordarsi sul mantenimento di un certo livello delle tariffe, pur lasciandosi libere di battagliare con le altre armi. Restano quindi, sostanzialmente, prodotto (in pratica servizi offerti) e comunicazione/promozione.
Ma le mie, comunque, sono solo congetture.
la mia modesta opinione in risposta al tuo dubbio è la seguente.
Analizziamo il problema con un approccio classico, considerando il marketing-mix di un mercato quale quello che stiamo considerando, limitandoci alle 4p (product, price, propotion and place). Le aziende possono battagliare sul mercato agendo su tutti i drivers di posizionamento a disposizione. Considerando i 4 citati, vedi che la leva del prezzo, anche se molto efficace, è quella che impatta direttamente sul conto economico (ogni euro di sconto fatto sul prezzo diventa un euro di utile perso, perchè la base dei costi rimane invariata). A questo si aggiunge che se una delle aziende volesse imbarcarsi in una strategia aggressiva di prezzo, proprio per la sua efficacia (abbiamo visto che ci sarebbero ampi margini di sconto rispetto alle attuali tariffe, visto il 38% di ROS fatto da TIM) costringerebbe gli altri ad inseguire, per non perdere mercato. Questo porterebbe ad un livellamento in basso dei prezzi, al fine del quale si ripristinerebbe lo stesso equilibrio di market share pre esistente (a parità degli altri fattori di posizionamento competitivo). L'unico effetto risultante sarebbe, per le aziende, una perdita cospiqua di utile. Naturalmente ciò sarebbe proprio quello che ci si aspetta da un mercato competitivo perché questo danno per le aziende diventerebbe un beneficio per i clienti. Dal punto di vista delle aziende, però, vedi che è molto meglio accordarsi sul mantenimento di un certo livello delle tariffe, pur lasciandosi libere di battagliare con le altre armi. Restano quindi, sostanzialmente, prodotto (in pratica servizi offerti) e comunicazione/promozione.
Ma le mie, comunque, sono solo congetture.
In generale, un livello di redditività così elevato di un mercato è indice di scarsa efficienza dello stesso.
Se esiste un margine di extraprofitto, questo è sempre (in un mercato privato) a danno del consumatore.
Che si tratti di un mercato oligopolistico, c'è poco da discutere: 4 operatori su 50 milioni di utenti...
Sulla competitività ci sarebbe da discutere ampiamente, ma il 38% di ROS ha la voce potente nella eventuale discussione che si andrebbe ad approntare...
Se esiste un margine di extraprofitto, questo è sempre (in un mercato privato) a danno del consumatore.
Che si tratti di un mercato oligopolistico, c'è poco da discutere: 4 operatori su 50 milioni di utenti...
Sulla competitività ci sarebbe da discutere ampiamente, ma il 38% di ROS ha la voce potente nella eventuale discussione che si andrebbe ad approntare...
Un caso molto simile avviene per il prezzo della benzina.
http://www.lavoce.info/news/view.php?id=&cms_pk=1544
Come scrive Marvin l'aggrassività e la presenza sui media della campagne pubblicitarie della compagnie sembrerebbe una realtà in contraddizione con la struttura stessa del mercato.
Anche Enel è molto presente sui media. Credo che molte siano campagne di fidelizzazione oppure mirate ad un particolare segmento di popolazione di cui i concorrenti non hanno soddisfatto a pieno i bisogni.
Sappiamo anche che l'elasticità della domanda gioca un ruolo fondamentale, un operatore può rilevare prima di un altro la variazione di questa ed agire di conseguenza.
Ora hanno abolito i costi di ricarica...vedremo finalmente cosa succede.
http://www.lavoce.info/news/view.php?id=&cms_pk=1544
Come scrive Marvin l'aggrassività e la presenza sui media della campagne pubblicitarie della compagnie sembrerebbe una realtà in contraddizione con la struttura stessa del mercato.
Anche Enel è molto presente sui media. Credo che molte siano campagne di fidelizzazione oppure mirate ad un particolare segmento di popolazione di cui i concorrenti non hanno soddisfatto a pieno i bisogni.
Sappiamo anche che l'elasticità della domanda gioca un ruolo fondamentale, un operatore può rilevare prima di un altro la variazione di questa ed agire di conseguenza.
Ora hanno abolito i costi di ricarica...vedremo finalmente cosa succede.