Algebra lineare

miuemia
questo esercizio non so proprio come si faccia:

sia $T:RR^n ->RR^n$ un' applicazione lineare con tutti gli autovalori reali e tale che $T^m=Id$ per qualche $m\geq 1$
dimostrare che:

1) se m è dispari allora $T=Id$

2) se m è pari allora T è diagonalizzabile e $T^2=Id$

grazie a tutti.

Risposte
Studente Anonimo
Studente Anonimo
Io osserverei che il polinomio $x^m-1$ è separabile...

rubik2
la mia proposta in spoiler, nel caso vuoi seguire il suggerimento di Martino (che poi è la strada che ho scelto anch'io, mi pare almeno :-D )


Studente Anonimo
Studente Anonimo
"rubik":
Se qualcuno conferma o ha un modo diverso per la diagonalizzabilità io sarei curioso


Io direi semplicemente che siccome il polinomio minimo divide $x^m-1$ e $x^m-1$ è separabile, anche il polinomio minimo è separabile e quindi $T$ è diagonalizzabile in $M_n(K)$ dove $K$ è un sovracampo contenente gli autovalori. In questo caso gli autovalori sono tutti reali (cioè $K=RR$) e quindi $T$ è diagonalizzabile.

rubik2
"Martino":
[quote="rubik"]Se qualcuno conferma o ha un modo diverso per la diagonalizzabilità io sarei curioso


Io direi semplicemente che siccome il polinomio minimo divide $x^m-1$ e $x^m-1$ è separabile, anche il polinomio minimo è separabile e quindi $T$ è diagonalizzabile in $M_n(K)$ dove $K$ è un sovracampo contenente gli autovalori. In questo caso gli autovalori sono tutti reali (cioè $K=RR$) e quindi $T$ è diagonalizzabile.[/quote]

Più o meno è l'idea che avevo avuto io quando dicevo in maniera poco raffinata "ogni fattore compare al più con esponente 1". C'è un'altra strada anche per le altre domande?

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"rubik":
C'è un'altra strada anche per le altre domande?


Secondo me la strada che hai preso tu è la più breve.

NightKnight1
Il teorema di cui parlava rubik esiste:
un endomorfismo è diagonalizzabile se e solo se il suo polinomio minimo ha tutte le radici nel campo con molteplicità 1.

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"NightKnight":
Il teorema di cui parlava rubik esiste:
un endomorfismo è diagonalizzabile se e solo se il suo polinomio minimo ha tutte le radici nel campo con molteplicità 1.

Certo, scusate, io lo davo per scontato, è grazie a questo teorema che ho potuto fare questa deduzione:

"Martino":
il polinomio minimo è separabile e quindi $T$ è diagonalizzabile in $M_n(K)$ dove $K$ è un sovracampo contenente gli autovalori.

miuemia
grazie a tuttti per i chiarimenti... qualcuno mi potrebbe spiegare il concetto di polinomio minimo per un endomorfismo? che relazione c'è con il polinomio caratteristico?

salsa88
Bella domanda....interesserebbe anche a me! :-D

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"miuemia":
grazie a tuttti per i chiarimenti... qualcuno mi potrebbe spiegare il concetto di polinomio minimo per un endomorfismo? che relazione c'è con il polinomio caratteristico?


Il polinomio minimo di un endomorfismo è il polinomio monico di grado minimo che annulla l'endomorfismo (cioè sostituendo tale endomorfismo ad X nel polinomio risulta zero).

Più precisamente: dato uno spazio $V$ sul campo $k$ considera l'insieme $End(V)$ degli endomorfismi di $V$. Si tratta di un anello non commutativo che è anche un'algebra sul campo base $k$. Dato $T in End(V)$ considera la mappa "valutazione in $T$",

$v_T: k[X] to End(V)$
$P(x) to P(T)$

dove se $P(x) = sum_i a_i x^i$ allora semplicemente $P(T) = sum_i a_i T^i$. Si tratta di un omomorfismo di anelli, quindi siccome $k[X]$ è un dominio a ideali principali il suo ideale $ker(v_T)$ ammette almeno un generatore $M(x)$. Moltiplicando per l'inverso del coefficiente direttore otteniamo un generatore monico, e siccome i generatori differiscono tutti per la moltiplicazione per un'unità, cioè un elemento non nullo di $k$, è facile concludere che tale generatore monico è unico, chiamiamolo polinomio minimo ed indichiamolo con $m(x) = sum_i c_i x^i$. Si tratta del polinomio monico di grado minimo in $ker(v_T)$.

Per definizione $m(T)=0$, quindi se $lambda$ è un autovalore di $T$ con autovettore associato $v ne 0$ si ha $Tv=lambda v$ e quindi $0=m(T)v = (sum_i c_i T^i) v = sum_i (c_i T^i v) = sum_i (c_i lambda^i v) = sum_i (c_i lambda^i) v = m(lambda) v$, da cui $m(lambda)=0$ (perché $v ne 0$).
Questo dimostra che il polinomio minimo di $T$ (come ogni elemento di $ker(v_T)$) ammette gli autovalori di $T$ come zeri.

Una utilità pratica importante del polinomio minimo è che esso divide il polinomio caratteristico. In particolare se $p(x)$ è il polinomio caratteristico di $T$ allora $p(T)=0$ (questo è il teorema di Hamilton-Cayley). In particolare gli zeri del polinomio minimo di $T$ sono esattamente gli autovalori di $T$, resta solo da trovare le molteplicità.
Se tali molteplicità sono tutte uguali a 1 allora in un'opportuna estensione riusciamo a diagonalizzare:
un'altra proprietà fondamentale è che $T$ è diagonalizzabile se e solo se il polinomio minimo di $T$ ha tutti i suoi zeri in $k$ a due a due distinti (l'implicazione difficile è $Leftarrow$).

Quindi tornando all'esercizio proposto, è facile vedere che ogni matrice $A$ tale che $A^m=1$ per qualche $m ge 1$ è invertibile e diagonalizzabile su $CC$: invertibile perché $det(A)^m=1$, diagonalizzabile perché il polinomio $x^m-1$ ha tutti i suoi zeri in $CC$, e tutti a due a due distinti (basta pensare alla circonferenza goniometrica). A questo punto è chiaro che chiedere che tutti gli autovalori siano reali è molto vincolante perché $x^m-1$ di zeri reali ne ha al massimo due.

miuemia
grazie mille molto chiaro.
:-D

Studente Anonimo
Studente Anonimo
Prego :P

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