Relatività speciale: contrazione delle lunghezze
Salve,
ho incontrato delle difficoltà a capire la contrazione delle lunghezze in relatività speciale. Ho capito la dimostrazione attraverso le trasformazioni di Lorentz e quella attraverso il diagramma spaziotemporale, ma non riesco a comprendere esattamente il "senso" fisico del fenomeno.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse i seguenti tre punti.
1) La definizione operativa di lunghezza prevede che io effettui la misura nel mio sistema di riferimento nello stesso istante per entrambi gli estremi. In pratica come posso effettuare questa misura?
2) Perché non funziona il seguente modo di misurare la lunghezza della sbarra in moto? Innanzitutto misuro la velocità della sbarra (con l'effetto doppler??), poi predispongo una fotocellula che fa partire un cronometro quando il primo estremo della sbarra passa e lo stoppa quando passa il secondo. Da queste misure ricavo la lunghezza.
3) Se io faccio una foto alla sbarra questa apparirà contratta nella direzione del moto. Supponiamo che mi passi davanti è io faccio la foto. Senza sapere nulla delle contrazioni di Lorentz è possibile ricavare il fattore $ gamma $ solo dall'immagine? Perché la sbarra appare contratta? È dovuto al fatto che la luce parte da due punti differenti non simultaneamente?
Grazie mille a chi avrà la pazienza di rispondermi.
ho incontrato delle difficoltà a capire la contrazione delle lunghezze in relatività speciale. Ho capito la dimostrazione attraverso le trasformazioni di Lorentz e quella attraverso il diagramma spaziotemporale, ma non riesco a comprendere esattamente il "senso" fisico del fenomeno.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse i seguenti tre punti.
1) La definizione operativa di lunghezza prevede che io effettui la misura nel mio sistema di riferimento nello stesso istante per entrambi gli estremi. In pratica come posso effettuare questa misura?
2) Perché non funziona il seguente modo di misurare la lunghezza della sbarra in moto? Innanzitutto misuro la velocità della sbarra (con l'effetto doppler??), poi predispongo una fotocellula che fa partire un cronometro quando il primo estremo della sbarra passa e lo stoppa quando passa il secondo. Da queste misure ricavo la lunghezza.
3) Se io faccio una foto alla sbarra questa apparirà contratta nella direzione del moto. Supponiamo che mi passi davanti è io faccio la foto. Senza sapere nulla delle contrazioni di Lorentz è possibile ricavare il fattore $ gamma $ solo dall'immagine? Perché la sbarra appare contratta? È dovuto al fatto che la luce parte da due punti differenti non simultaneamente?
Grazie mille a chi avrà la pazienza di rispondermi.
Risposte
Gli oggetti che si muovono a velocità c, sono davvero accorciati (rispetto al mio sistema inerziale). Non è un'illusione ottica o un trucco.
Chiaramente anche in questo caso (come per la dilatazione del tempo) il fatto difficile da digerire è che l'accorciamento è reciproco, cioè se A e B si muovo a velocità prossima a c, A appare contratto per B e B appare contratto per A.
Chiaramente in questo gioca il fatto che gli eventi non sono più simultanei nei frame di A e di B, quindi le famose fotocellule sono sincronizzate per B ma non per A oppure viceversa.
Chiaramente anche in questo caso (come per la dilatazione del tempo) il fatto difficile da digerire è che l'accorciamento è reciproco, cioè se A e B si muovo a velocità prossima a c, A appare contratto per B e B appare contratto per A.
Chiaramente in questo gioca il fatto che gli eventi non sono più simultanei nei frame di A e di B, quindi le famose fotocellule sono sincronizzate per B ma non per A oppure viceversa.
Consiglio di leggere la discussione di questo 3d :
viewtopic.php?f=19&t=113313#p742094
nel quale ad un certo punto ci siamo messi a parlare di "contrazione delle lunghezze".
Il punto essenziale da capire è che in RR l'osservatore non è colui che guarda soltanto, ma colui che "misura" . Cioè misura con il proprio orologio e con il proprio metro quello che succede in un altro riferimento che è in moto rispetto a lui a velocità relativistica: la peculiarità della RR da cui discende praticamente "tutto" è la "Relativita della Contemporaneita" tra eventi . Cioè, se due eventi sono contemporanei per un osservatore, lo sono solo per lui (e naturalmente per quelli che sono in quiete rispetto a lui..neanche a dirlo!) , invece non sono contemporanei per un altro qualsiasi osservatore in moto relativamente a lui.
Da qui discende la dilatazione del tempo per un orologio in moto rispetto all'osservatore detto, e la contrazione della lunghezza di un regolo, in moto rispetto allo stesso. Ma è una contrazione che si verifica mediante un processo di misura.
La spiegazione di yoshiharu, e le quattro paginette del libro di Sexl "Spaziotempo" che ho scansito e messo in quel 3d, sono molto chiare.
viewtopic.php?f=19&t=113313#p742094
nel quale ad un certo punto ci siamo messi a parlare di "contrazione delle lunghezze".
Il punto essenziale da capire è che in RR l'osservatore non è colui che guarda soltanto, ma colui che "misura" . Cioè misura con il proprio orologio e con il proprio metro quello che succede in un altro riferimento che è in moto rispetto a lui a velocità relativistica: la peculiarità della RR da cui discende praticamente "tutto" è la "Relativita della Contemporaneita" tra eventi . Cioè, se due eventi sono contemporanei per un osservatore, lo sono solo per lui (e naturalmente per quelli che sono in quiete rispetto a lui..neanche a dirlo!) , invece non sono contemporanei per un altro qualsiasi osservatore in moto relativamente a lui.
Da qui discende la dilatazione del tempo per un orologio in moto rispetto all'osservatore detto, e la contrazione della lunghezza di un regolo, in moto rispetto allo stesso. Ma è una contrazione che si verifica mediante un processo di misura.
La spiegazione di yoshiharu, e le quattro paginette del libro di Sexl "Spaziotempo" che ho scansito e messo in quel 3d, sono molto chiare.
Ho dato un'occhiata all'esperimento Michelson-Morley e fra le varie ipotesi del suo fallimento mi chiedevo se potesse essere
presa in considerazione anche la parziale inerzialita' del sistema.
Mi spiego:
I fotoni attraversano uno spazio per arrivare sia agli specchi che all'interferometro e questo avviene in un campo gravitazionale. Mi chiedevo se la situazione non fosse equivalente a quella nella quale gli stessi si trovassero in un contenitore in caduta libera nel campo stesso trovandosi cosi' esattamente in un sistema inerziale.
La conseguenza sarebbe stata l'impossibilita' di verificare frange di interferenza dovute a differenti velocita' della luce vanificando cosi' l'esperimento.
presa in considerazione anche la parziale inerzialita' del sistema.
Mi spiego:
I fotoni attraversano uno spazio per arrivare sia agli specchi che all'interferometro e questo avviene in un campo gravitazionale. Mi chiedevo se la situazione non fosse equivalente a quella nella quale gli stessi si trovassero in un contenitore in caduta libera nel campo stesso trovandosi cosi' esattamente in un sistema inerziale.
La conseguenza sarebbe stata l'impossibilita' di verificare frange di interferenza dovute a differenti velocita' della luce vanificando cosi' l'esperimento.
"EMIT":
Ho dato un'occhiata all'esperimento Michelson-Morley e fra le varie ipotesi del suo fallimento mi chiedevo se potesse essere
presa in considerazione anche la parziale inerzialita' del sistema.
Scusa Emit se mi permetto di chiarire qualcosa, perché qualcuno potrebbe non capire.Sono cose che tu conosci. Ma c'è qualcuno a cui la nozione di "riferimento inerziale locale" , come l'interno di un ascensore ovvero di una navicella spaziale che siano in caduta libera in un campo gravitazionale non è chiara, e quindi vale la pena di chiarirlo, penso.
Per "parziale inerzialità" del sistema di riferimento tu intendi questo: l'esperimento di Michelson è eseguito in un laboratorio di prova terrestre. Il laboratorio, come ogni riferimento che abbia l'origine in un punto della terra e assi costantemente orientati verso le stelle fisse, "si assume" che sia un riferimento inerziale, per fenomeni di breve durata durante i quali si può ignorare la rotazione terrestre, e si può ritenere che il moto della Terra attorno al Sole sia "traslatorio". Però non bisogna dimenticare che nel riferimento terrestre è sempre presente la forza di gravità, e un corpo che sia in equilibrio rispetto al laboratorio in realtà non è completamente "libero da forze", come richiede la definizione di riferimento inerziale.
L'unica definizione di riferimento inerziale è appunto questa: è quel riferimento in cui vale il primo principio della Dinamica, per cui un corpo abbandonato in esso e completamente libero da forze rimane in quiete o in moto rettilineo uniforme. Allora, per "liberare da forze" un corpo nel laboratorio terrestre bisogna in realtà applicargli un sistema di forze equivalente a zero : un esempio è il banalissimo caso di un pendolo, che quando è in equilibrio è sotto l'azione del peso e della reazione del vincolo.
Ma il Principio di Equivalenza di Einstein permette di effettuare una scelta diversa di un "sistema di riferimento inerziale " . Non si tratta di una diversa definizione. La definizione è sempre quella.
Tutti i corpi sulla Terra, in una zona di spazio sufficientemente piccola da poter considerare costante il vettore $vecg$, ( e costante anche nel tempo), cadono con la stessa accelerazione. Questa osservazione permise ad Einstein di fare questo ragionamento : se considero una cassa posta nello spazio profondo, lontano da qualsiasi influenza di altri corpi, al suo interno un oggetto abbandonato libero da forze non "cade" da nessuna parte, cioè "fluttua" liberamente. Tutti gli oggetti dentro quella cassa si comporterebbero alla stessa maniera, senza cadere da nessuna parte rispetto alla cassa.
Allora, il riferimento dentro la cassa è un "riferimento inerziale locale" .
Ma supponiamo che al''esterno ci sia una fune agganciata su una delle facce, e che una forza (misteriosa) tiri ora la cassa in una certa direzione: la cassa accelera, e tutti gli oggetti che prima fluttuavano vengono colpiti dal "fondo" della cassa (il fondo è la faccia che si muove verso gli oggetti per effetto del tiro esterno), quindi rispetto all'interno della cassa è come se gli oggetti fossero accelerati verso il fondo con la stessa accelerazione, uguale contraria a quella della cassa.
In sostanza, gli oggetti dentro la cassa accelerata si comportano alla stessa maniera in cui si comporterebbero dentro ad un laboratorio di prova terrestre : cadrebbero.
E questa è la sostanza del Principio di Equivalenza che sta alla base della teoria della Relatività Generale: un campo gravitazionale come quello terrestre, in una zona limitata di spazio (e di tempo), è equivalente ad un riferimento in moto accelerato. Perciò il laboratorio terrestre, poiché i corpi abbandonati senza alcuna forza cadono a terra, non è inerziale, dice Einstein, è un riferimento "accelerato" verso l'alto. Secondo Newton, una pietra lasciata andare "cade" verso terra. Secondo Einstein, la pietra sta seguendo una sua traiettoria, una "geodetica" dello spaziotempo, e all'improvviso si trova colpita dalla Terra che la urta di sotto in su.
In maniera del tutto equivalente si può dire : se vogliamo eliminare l'effetto di un qualunque campo gravitazionale, in un punto qualsiasi dello spaziotempo, prendiamo un riferimento "locale" e facciamolo cadere liberamente in quel punto. Quello che è dentro al riferimento cade liberamente col riferimento stesso.
Non si tratta di una diversa definizione di riferimento inerziale. Si tratta di una scelta, una delle infinite scelte possibili, per gli infiniti punti dello spaziotempo. Dentro un riferimento inerziale locale, le leggi della Fisica sono quelle della Relativita Ristretta. Percio, se dentro quel riferimento ci sono oggetti in moto con velocita molto piccole rispetto a $c$, possiamo tranquillamente applicare la Meccanica classica. {Per essere più precisi, bisogna dire che in questo contesto ci si limita a considerare effetti del primo ordine, cioè le sole derivate prime dei coefficienti del tensore metrico. Se si valutano effetti del secondo ordine, e cioè le derivate seconde di quei coefficienti, si arriva al concetto di "deviazione geodetica" e quindi di "curvatura" dello spaziotempo}
Se Einstein fosse vivo oggi, e vedesse quel video che ho già postato due volte, sulle sfere che "fluttuano" dentro la Stazione Spaziale Internazionale, penso che direbbe:
" BEH? E di che cosa vi meravigliate? Non ve lo avevo forse detto, che un riferimento in caduta libera ( come la ISS che orbita attorno alla Terra) è un riferimento inerziale locale?"
E cosí, ho risposto a Mino_01 che continua a chiedere altrove spiegazioni sui riferimenti inerziali.
Ti chiedo ancora scusa se mi sono dilungato su questi aspetti che tu certamente conosci.
Mi spiego:
I fotoni attraversano uno spazio per arrivare sia agli specchi che all'interferometro e questo avviene in un campo gravitazionale. Mi chiedevo se la situazione non fosse equivalente a quella nella quale gli stessi si trovassero in un contenitore in caduta libera nel campo stesso trovandosi cosi' esattamente in un sistema inerziale.
La conseguenza sarebbe stata l'impossibilita' di verificare frange di interferenza dovute a differenti velocita' della luce vanificando cosi' l'esperimento.
Mah, non credo c'entri molto. Il raggio di luce, sia esso rivolto in avanti rispetto al moto della Terra, sia rivolto a 90º , giace comunque inizialmente su un piano orizzontale.La deviazione da un percorso rettilineo è uguale in entrambe le direzioni.
Sono pronto per prendere un'altra cantonata.
Immagina un vagone ferroviario lungo R e di estremi A e B.
Da A parte un fotone che raggiunge B impiegando un certo tempo.Un osservatore esterno con velocita' relativistica rispetto
al vagone potrebbe intuire che il tempo nel vagone stia rallentando in quanto percepisce l'evento in B in ritardo rispetto
a chi e' all'interno del vagone.
Ma contemporaneamente il vagone si accorcia rispetto a lui per cui l'evento in B lo percepisce prima vanificando cosi' il ritardo.
Risultato:Il tempo di attraversata del fotone tra A e B e' lo stesso percepito anche dal sistema esterno.
Stamane mi sono alzato male...
Immagina un vagone ferroviario lungo R e di estremi A e B.
Da A parte un fotone che raggiunge B impiegando un certo tempo.Un osservatore esterno con velocita' relativistica rispetto
al vagone potrebbe intuire che il tempo nel vagone stia rallentando in quanto percepisce l'evento in B in ritardo rispetto
a chi e' all'interno del vagone.
Ma contemporaneamente il vagone si accorcia rispetto a lui per cui l'evento in B lo percepisce prima vanificando cosi' il ritardo.
Risultato:Il tempo di attraversata del fotone tra A e B e' lo stesso percepito anche dal sistema esterno.

Stamane mi sono alzato male...
No Emit, no ti sei alzato male, ti sei alzato a velocita non relativistica, quindi sei ancora in Meccanica Classica
Guarda questa lunga discussione, se vuoi. Ci ho perso un bel po' di tempo. E poi ho fatto anche un esempio, delle due mine che esplodono "contemporaneamente" ( è sempre qui il punto!... in questo avverbio!...) per il ferroviere F a terra, sotto la testa e la coda del treno, che per lui è contratto, e sembra che invece per il macchinista M sul treno non colpiscano gli stessi punti, testa e coda, perché per M il treno non è invece contratto ma ha lunghezza propria.
Ti avviso : svolgendo l'esempio ad un certo punto mi sono incartato da solo (il che dimostra come facilmente si possa cadere in errore, perché la RR urta contro il senso comune!) , ma poi per fortuna me ne sono accorto, ed ho corretto nell'ultima parte dove tutto torna a posto.
Qui vedi all'opera proprio entrambi i fenomeni : rallentamento del tempo e contrazione delle lunghezze. E tutti e due discendono dalla "relatività della contemporaneità" .
E in mezzo ci sono dei diagrammi di Minkowski su segnali luminosi emessi sul treno, e valutati sia nel treno che da terra...
viewtopic.php?f=19&t=104356&hilit=eventi+simultanei
Ma naturalmente avrai delle domande. E se sarò in grado, cercherò di rispondere. Ciao.

Guarda questa lunga discussione, se vuoi. Ci ho perso un bel po' di tempo. E poi ho fatto anche un esempio, delle due mine che esplodono "contemporaneamente" ( è sempre qui il punto!... in questo avverbio!...) per il ferroviere F a terra, sotto la testa e la coda del treno, che per lui è contratto, e sembra che invece per il macchinista M sul treno non colpiscano gli stessi punti, testa e coda, perché per M il treno non è invece contratto ma ha lunghezza propria.
Ti avviso : svolgendo l'esempio ad un certo punto mi sono incartato da solo (il che dimostra come facilmente si possa cadere in errore, perché la RR urta contro il senso comune!) , ma poi per fortuna me ne sono accorto, ed ho corretto nell'ultima parte dove tutto torna a posto.
Qui vedi all'opera proprio entrambi i fenomeni : rallentamento del tempo e contrazione delle lunghezze. E tutti e due discendono dalla "relatività della contemporaneità" .
E in mezzo ci sono dei diagrammi di Minkowski su segnali luminosi emessi sul treno, e valutati sia nel treno che da terra...
viewtopic.php?f=19&t=104356&hilit=eventi+simultanei
Ma naturalmente avrai delle domande. E se sarò in grado, cercherò di rispondere. Ciao.
Mi devi scusare ma dopo un po' che ho letto ero gia' in tilt.
Vorrei fare una sintesi ed esprimere il mio dubbio.
La contemporaneita' e' relativa e su questo considerando c invariante non si puo' dire nulla.
Se ho una velocita' rispetto a due eventi contemporanei in un sistema K, rispetto a me
non lo saranno piu' in quanto la luce la incontro "prima e dopo".
Il dubbio e' questo:Quello che non mi convince e' il legame indissolubile tra la velocita'
della luce invariante e il tempo stesso.
Se c potesse sommarsi a v crollerebbe tutta la relativita'.
Perche' demandare ad un comportamento bizzarro dell'onda elettromagnetica il tempo.
La contrazione dello spazio (braccio in direzione del moto) nell'esperimento Michelson-Morley poteva
dare giustificazione del fallimento dello stesso.Questo pero' avrebbe implicato che c potesse sommarsi con v.
La scelta di Einstein forse fu a prima vista la piu' semplice cioe' c e' sempre invariante nel vuoto.
Da qui la necessita' di modificare spazio e tempo per mantenere questa invarianza.
Un'altra soluzione ,ritornando all'esperimento di prima era proprio quella che prevedeva il contrario ma forse con
l'accorgimento di sostituire l'etere con il vuoto quantistico.
Un ipotesi potrebbe essere esempio conservare per il fotone c invariante per il motivo che attraversando
questo vuoto misterioso e staccandosi dalla fonte di emissione potrebbe mantenere all'interno di questo
mezzo la sua velocita' per interazione proprio con cio' che accade all'interno del vuoto quantistico stesso.
Se lancio un sasso in uno stagno si propaga un'onda la cui velocita' non credo che dipenda dal fatto che io
stia correndo nel lancio o che stia fermo rispetto allo stagno.
Se fosse cosi' probabilmente si riuscirebbe a dare spiegazione a c costante senza modificare ne' spazi ne' tempi.
E verrebbe restituito al tempo la sua dignita' di "ente supremo".
Forse allora sarebbe sufficiente ammettere che una massa in moto relativo possa percorrere spazi contratti rispetto
ad essa registrando tempi inferiori rispetto all'osservazione fatta da un sistema X di riferimento.
Il tempo non si dilaterebbe ma l'orologio rimarrebbe indietro comunque.
E' solo un abbozzo di idea dovrei starci su molto ma purtroppo non ho molto "tempo".
Vorrei fare una sintesi ed esprimere il mio dubbio.
La contemporaneita' e' relativa e su questo considerando c invariante non si puo' dire nulla.
Se ho una velocita' rispetto a due eventi contemporanei in un sistema K, rispetto a me
non lo saranno piu' in quanto la luce la incontro "prima e dopo".
Il dubbio e' questo:Quello che non mi convince e' il legame indissolubile tra la velocita'
della luce invariante e il tempo stesso.
Se c potesse sommarsi a v crollerebbe tutta la relativita'.
Perche' demandare ad un comportamento bizzarro dell'onda elettromagnetica il tempo.
La contrazione dello spazio (braccio in direzione del moto) nell'esperimento Michelson-Morley poteva
dare giustificazione del fallimento dello stesso.Questo pero' avrebbe implicato che c potesse sommarsi con v.
La scelta di Einstein forse fu a prima vista la piu' semplice cioe' c e' sempre invariante nel vuoto.
Da qui la necessita' di modificare spazio e tempo per mantenere questa invarianza.
Un'altra soluzione ,ritornando all'esperimento di prima era proprio quella che prevedeva il contrario ma forse con
l'accorgimento di sostituire l'etere con il vuoto quantistico.
Un ipotesi potrebbe essere esempio conservare per il fotone c invariante per il motivo che attraversando
questo vuoto misterioso e staccandosi dalla fonte di emissione potrebbe mantenere all'interno di questo
mezzo la sua velocita' per interazione proprio con cio' che accade all'interno del vuoto quantistico stesso.
Se lancio un sasso in uno stagno si propaga un'onda la cui velocita' non credo che dipenda dal fatto che io
stia correndo nel lancio o che stia fermo rispetto allo stagno.
Se fosse cosi' probabilmente si riuscirebbe a dare spiegazione a c costante senza modificare ne' spazi ne' tempi.
E verrebbe restituito al tempo la sua dignita' di "ente supremo".
Forse allora sarebbe sufficiente ammettere che una massa in moto relativo possa percorrere spazi contratti rispetto
ad essa registrando tempi inferiori rispetto all'osservazione fatta da un sistema X di riferimento.
Il tempo non si dilaterebbe ma l'orologio rimarrebbe indietro comunque.
E' solo un abbozzo di idea dovrei starci su molto ma purtroppo non ho molto "tempo".
"EMIT":
......
Vorrei fare una sintesi ed esprimere il mio dubbio.
La contemporaneita' e' relativa e su questo considerando c invariante non si puo' dire nulla.
Se ho una velocita' rispetto a due eventi contemporanei in un sistema K, rispetto a me
non lo saranno piu' in quanto la luce la incontro "prima e dopo".
Bisogna fare attenzione Emit : il fatto che due eventi, contemporanei rispetto a K, non siano contemporanei rispetto a te che hai una velocità rispetto a K, non ha nulla a che vedere con la "luce" che dagli eventi stessi arriva a te, cioè col fatto che tu vedi gli eventi, e li vedi desincronizzati. La desincronizzazione tra gli eventi rispetto a te che sei in moto ha luogo indipendentemente dal fatto che tu abbia o meno gli occhi aperti ! È chiaro che cosa voglio dire? Ho detto scherzosamente "occhi aperti" , per far capire.
Il dubbio e' questo:Quello che non mi convince e' il legame indissolubile tra la velocita' della luce invariante e il tempo stesso.Se c potesse sommarsi a v crollerebbe tutta la relativita'. Perche' demandare ad un comportamento bizzarro dell'onda elettromagnetica il tempo.
Più che "bizzarro" io lo direi naturale, non trovi? Lo scherzetto della Natura, ricordi? D'altronde, è nel concetto stesso di "velocità" che è insito il concetto di tempo (spazio diviso tempo, no?). E se è vero, com'è vero, che quest'onda si propaga con una velocità enorme ma finita, che è stata accuratamente misurata come ben sai, noi che ci possiamo fare? Non è che stiamo demandando il tempo al comportamento dell'onda e.m. , stiamo semplicemente prendendo atto che quest'onda, considerata la la sua lunghezza d'onda e il numero di volte in cui si ripete il ciclo "nell'unità di tempo" che abbiamo assunto, vale....un certo numero $c$.
La contrazione dello spazio (braccio in direzione del moto) nell'esperimento Michelson-Morley poteva
dare giustificazione del fallimento dello stesso.Questo pero' avrebbe implicato che c potesse sommarsi con v.
Qui non capisco l'implicazione.
..........
Un'altra soluzione ,ritornando all'esperimento di prima era proprio quella che prevedeva il contrario ma forse con
l'accorgimento di sostituire l'etere con il vuoto quantistico.
Un ipotesi potrebbe essere esempio conservare per il fotone c invariante per il motivo che attraversando
questo vuoto misterioso e staccandosi dalla fonte di emissione potrebbe mantenere all'interno di questo
mezzo la sua velocita' per interazione proprio con cio' che accade all'interno del vuoto quantistico stesso.
E qui non ti seguo proprio. Del vuoto quantistico io non so nulla, e non mi azzardo neanche a parlarne. Mi accontento di lasciar lavorare molti teorici, che da anni si stanno arrovellando il cervello per cercare di trovare un soluzione alla attuale inconciliabilità della RG con la MQ. Penso che se, e quando, avranno trovato una buona teoria al riguardo, e l'avranno estesamente e adeguatamente sottoposta al vaglio di una corretta sperimentazione, sí da farle meritare il nome di Verità scientifica, saranno risolti anche i (più modesti, al confronto) problemi della costanza di $c$ nel vuoto, e compagnia bella.
Se lancio un sasso in uno stagno si propaga un'onda la cui velocita' non credo che dipenda dal fatto che io
stia correndo nel lancio o che stia fermo rispetto allo stagno.
I surfisti che cavalcano le onde con la loro tavola non sarebbero d'accordo. Direbbero che sono fermi rispetto all'onda.
Se fosse cosi' probabilmente si riuscirebbe a dare spiegazione a c costante senza modificare ne' spazi ne' tempi.
E verrebbe restituito al tempo la sua dignita' di "ente supremo".
Forse allora sarebbe sufficiente ammettere che una massa in moto relativo possa percorrere spazi contratti rispetto
ad essa registrando tempi inferiori rispetto all'osservazione fatta da un sistema X di riferimento.
Il tempo non si dilaterebbe ma l'orologio rimarrebbe indietro comunque.
E' solo un abbozzo di idea dovrei starci su molto ma purtroppo non ho molto "tempo".
Ho letto da qualche parte (forse Hawking, oppure Michio Kaku, non ricordo bene) : "Spesso la fantascienza di ieri può diventare la Scienza di domani ."
Persegui pure le tue idee, nessuno te lo vieta. Ciao Emit. Sei un simpaticone.
Bisogna fare attenzione Emit : il fatto che due eventi, contemporanei rispetto a K, non siano contemporanei rispetto a te che hai una velocità rispetto a K, non ha nulla a che vedere con la "luce" che dagli eventi stessi arriva a te, cioè col fatto che tu vedi gli eventi, e li vedi desincronizzati. La desincronizzazione tra gli eventi rispetto a te che sei in moto ha luogo indipendentemente dal fatto che tu abbia o meno gli occhi aperti ! È chiaro che cosa voglio dire? Ho detto scherzosamente "occhi aperti" , per far capire.
Non sono daccordo.
Io parlo di onda elettromagnetica che puoi o non puoi "vedere" la cui velocita' non si somma con altre v dei sistemi di riferimento ed e' a causa di questo effetto che la simultaneita' e' relativa,il tempo e' relativo,e lo spazio e' relativo.Dell'onda elettromagnetica si prende, solo per cercare di semplificare e rendere piu' intuibile l'effetto,la frequenza "visibile".
I surfisti che cavalcano le onde con la loro tavola non sarebbero d'accordo. Direbbero che sono fermi rispetto all'onda.
Se cambi il sistema di riferimento non ci troviamo piu'.
Ho letto da qualche parte (forse Hawking, oppure Michio Kaku, non ricordo bene) : "Spesso la fantascienza di ieri può diventare la Scienza di domani ."
Fra le varie ipotesi del fallimento dell'esperimento Michelson ricordi che c'era anche quella della contrazione del "braccio" lungo la direzione del moto e il presupposto era che c si sommasse e sottraesse con la velocita' del vento d' etere cioe' che c non fosse invariante.
Questa era solo un ipotesi scartata da Einstein a favore di c invariante.
Riprendere questa ipotesi e vedere se possa avere un senso modificarla non penso che ci possa rendere piu' o meno simpatici sarebbe solo un esercizio mentale che se non porta a nulla nessun problema ma che secondo me vale la pena esplorare.
Che non sia tutto chiaro in R.R. e' dimostrato dal fatto che sono decenni che si sta ragionando chi a favore chi con riserve.
Sei daccordo su questa affermazione: La velocita' del fluire del tempo sommata alla velocita' del mezzo in cui tale tempo e' valutato e' uguale a c.
Viene spontaneo chiedersi se la velocita' dal fluire del tempo e' c e se esiste il tempo di Plank puo' essere allora che il tempo abbia caratteristiche di un onda elettromagnetica e sia di "competenza" della meccanica quantistica.
Ritengo che sia importante avere delle solide conoscenze come hai dimostrato ma che sia altrettanto importante
cercare di utilizzare anche cio' che la nostra mente ci suggerisce giusto o sbagliato che sia perche' e' solo cosi' che possiamo migliorarci.
Non sono daccordo.
Io parlo di onda elettromagnetica che puoi o non puoi "vedere" la cui velocita' non si somma con altre v dei sistemi di riferimento ed e' a causa di questo effetto che la simultaneita' e' relativa,il tempo e' relativo,e lo spazio e' relativo.Dell'onda elettromagnetica si prende, solo per cercare di semplificare e rendere piu' intuibile l'effetto,la frequenza "visibile".
I surfisti che cavalcano le onde con la loro tavola non sarebbero d'accordo. Direbbero che sono fermi rispetto all'onda.
Se cambi il sistema di riferimento non ci troviamo piu'.
Ho letto da qualche parte (forse Hawking, oppure Michio Kaku, non ricordo bene) : "Spesso la fantascienza di ieri può diventare la Scienza di domani ."
Fra le varie ipotesi del fallimento dell'esperimento Michelson ricordi che c'era anche quella della contrazione del "braccio" lungo la direzione del moto e il presupposto era che c si sommasse e sottraesse con la velocita' del vento d' etere cioe' che c non fosse invariante.
Questa era solo un ipotesi scartata da Einstein a favore di c invariante.
Riprendere questa ipotesi e vedere se possa avere un senso modificarla non penso che ci possa rendere piu' o meno simpatici sarebbe solo un esercizio mentale che se non porta a nulla nessun problema ma che secondo me vale la pena esplorare.
Che non sia tutto chiaro in R.R. e' dimostrato dal fatto che sono decenni che si sta ragionando chi a favore chi con riserve.
Sei daccordo su questa affermazione: La velocita' del fluire del tempo sommata alla velocita' del mezzo in cui tale tempo e' valutato e' uguale a c.
Viene spontaneo chiedersi se la velocita' dal fluire del tempo e' c e se esiste il tempo di Plank puo' essere allora che il tempo abbia caratteristiche di un onda elettromagnetica e sia di "competenza" della meccanica quantistica.
Ritengo che sia importante avere delle solide conoscenze come hai dimostrato ma che sia altrettanto importante
cercare di utilizzare anche cio' che la nostra mente ci suggerisce giusto o sbagliato che sia perche' e' solo cosi' che possiamo migliorarci.
