Momento di richiamo agente su un dipolo

In riferimento alla figura, stabiliamo un riferimento cartesiano con asse x parallelo e concorde al campo, asse y che insieme all'asse x definisce il piano in cui giace il dipolo e asse z uscente da tale piano. Assumendo che il momento di cui risente il dipolo ad opera della coppia di forze sia esprimibile in funzione del momento di dipolo $ \vecp $ come $ \vec\tau=\vecp\times\vecE $, per la seconda equazione cardinale:
$ \vecp\times\vecE=I\vecalpha $
Proiettando quest'equazione sull'asse z:
$ -pEsen\theta=I\frac{d^2\theta}{dt^2} $
dove il segno meno indica che il momento è di richiamo e tende a riportare il dipolo parallelo al campo.
Se in vece partissi da questa situazione:

e stabilissi lo stesso riferimento, otterrei:
$ pEsen\theta=I\frac{d^2\theta}{dt^2} $
che non riuscirei più a definire come un momento di richiamo. Forse il segno meno c'è l'ha il secondo membro?
Come si ragiona su $ \vec\alpha $? Devo tener conto di quello che fa un agente esterno per spostare il dipolo dalla posizione di equilibrio oppure quello che fa il momento a partire da quando si lascia il dipolo sotto l'azione di $ \vec\tau $?
Grazie.
Risposte
Sono alla ricerca del segno meno in quanto so che il moto, per piccoli angoli, è armonico e quindi per ottenere l'equazione caratteristica di tale moto ci vuole un meno. In giro sul web ho letto che il meno compare anche nella seconda configurazione perchè il momento promuove una riduzione dell'angolo. Analiticamente in termine di $\vec\alpha$ come posso giustificarlo? Oltretutto è possibile stabilire a priori il segno di $\vec\alpha$? Non dovrebbe essere ricavato proprio a partire da quello del momento?