Funzioni iterate.

_GaS_11
Si cerchi di caratterizzare le applicazioni $f$ di un insieme $A$ in sé tali che $f^2=f$.
( Si incomincerà con l'individuare gli elementi uniti, cioè gli elementi $yinA$ tali che $f(y)=y$ ).

Non capisco che cosa chiede l'esercizio: un esempio? Una dimostrazione? Cosa significa '' caratterizzare una funzione? ''.
Quindi non cerco un aiuto per la soluzione, ma voglio capire che cosa è richiesto.

Risposte
gugo82
Se parli di funzioni interate, credo che il problema si possa riscrivere come segue:
Determinare esplicitamente tutte le funzioni \(f:A\to A\) tali che:
\[
f(f(x)) = f(x)
\]
per ogni \(x\in A\).

Plepp
E come si può determinarle esplicitamente in un contesto del genere ($A$ insieme non-meglio-identificato)?

Mi pare invece che si richieda di darne una caratterizzazione[nota]Probabilmente anche abbastanza ebete, come quella che ho proposto: non credo si possa far molto meglio in un contesto simile.[/nota], per esempio: $f:A\to A$ verifica la proprietà richiesta se e solo se per ogni $x,y\in A$ vale l'implicazione
\[f(x)=y\implies f(y)=y\]
Magari mi sfugge qualcosa?

gugo82
L'idea è che tutte le \(f\) che soddisfano la proprietà assegnata abbiano almeno un punto fisso e che, detto \(F\) l'insieme dei punti fisati da \(f\), si abbia \(f(A)\subseteq F\).

Epimenide93
[ot]Alle prese col Prodi, eh? Buon divertimento :wink:[/ot]

Un suggerimento per l'esercizio in questione:



Saluti.

_GaS_11
Scusate se ieri non ho postato, ma ho solamente avuto il tempo di entrare per leggere le risposte, delle quali vi ringrazio tutti.

Dovrebbe essere ragionevole che per '' $A$ '' si intenda un campo.
Vero che $f(f(x))$ manda elementi di $A$ in $A$, però non necessariamente gli elementi di $A$ devono essere tutti: $f$ non è necessariamente suriettiva. Poiché $f(y)=y$, il modulo non deve cambiare, pertanto il tipo di funzioni che fanno al caso nostro sono: $f=|x|,f=-|x|$. In particolare, se la funzione è biiettiva, abbiamo: $f(x)=x$, ovvero l'applicazione identità. Infatti se la funzione è biunivoca è anche invertibile, ed è tale se e solo se $f^(-1)(f(x))=x$; in questo caso: $f=f^(-1)$.
Non restano ora che i casi costanti: sia $A=uuu_(i=1)^nX_i$; dove $X_i$ è un intervallo ( $X_i=(x_(k_1),x_(k_2))$ ). Sia: $f(x)=k_i,k_iinX_i$. Segue necessariamente $f(y)=y$.
Ad esempio sia $A=RR$ e dividiamolo in due intervalli: $X_1=[0,-oo);X_2=(0,+oo)$. Sia $f(x)=-1$ se $x$ appartiene a $X_1$; sia $f(x)=1$ se $x$ appartiene a $X_2$. Segue: $f(f(x))=-1vvf(f(x))=1$; infatti nel primo caso $-oo<-1<0$, nel secondo $0<1<+oo$.
Un caso particolare è: $f(x)=k$.
Va bene? Questo è ciò che ho ricavato.

Epimenide93
"_GaS_":

Dovrebbe essere ragionevole che per '' $A$ '' si intenda un campo.


In realtà mi sembra un bel po' restrittiva come condizione, tanto più dal momento che nella tua dimostrazione tratti $A$ non solo come un campo, ma come un campo ordinato (ad esempio non puoi applicare il tuo ragionamento a \(\displaystyle \mathbb{C} \) o ad un qualsiasi \(\displaystyle \mathbb{F}_p \)).

Il ragionamento che hai fatto, nelle tue ipotesi è corretto ma non è completo. Una dimostrazione diretta (sugli elementi di $A$) rischia di diventare abbastanza pesante, prova ad utilizzare l'ipotesi che hai per sapere qualcosa in più su $f$, prima di pensare ad $A$ ;-)

vict85
"gugo82":
L'idea è che tutte le \(f\) che soddisfano la proprietà assegnata abbiano almeno un punto fisso e che, detto \(F\) l'insieme dei punti fisati da \(f\), si abbia \(f(A)\subseteq F\).


In realtà, siccome \(f(A) \supseteq f(F) = F\) (dato che \(A\supseteq F\)), si ha \(\displaystyle f(A) = F \).

-----------------------------------------

@_Gas_ : questa domanda non richiede la presenza di alcuna ipotesi su dominio e codominio ed è puramente insiemistica. Lo studio dei morfismi idempotenti hanno una certa importanza, per esempio, nello studio dei moduli (ad ogni decomposizione in prodotti diretti di un modulo è associato un insieme ordinato di morfismi idempotenti) e quindi non dovresti basarti su metodi analitici.

_GaS_11
Bene, facciamo così: nel contesto in cui ho operato mi sembra che sia corretto. :-)
Ma in realtà, da come mi avete spiegato, l'ambito va considerato più in generale. Quindi si perde, in alcuni casi, quello che deriva da $A=uuu_(i=1)^nX_i$. La funzione identità invece continua a valere.
@vict85.
Ti ringrazio, ma purtroppo non posso capire il tuo consiglio; probabilmente quella terminologia deriva dall'algebra, ma non sono uno studente di matematica ( anche se spero di diventarlo presto ).
Se però bisogna rimanere nell'insiemistica mi viene in mente quanto segue: consideriamo i sottoinsiemi di $A$, quindi l'insieme delle parti di $A$, $tau(A)$. Siano gli insiemi: $X_1,X_2,...subA:X_1nnX_2nn...=varphi$. Più precisamente per ogni indice $i,j:X_(i)nnX_j=varphi$.
Sia $f(x)=k_i$, con $k_iinX_i$. Conseguentemente: $f(f(x))=f(x)$.
Ovviamente ci riferiamo a tutte le possibili combinazioni di insiemi in $tau(A)$: prima si sceglie un certo $X_i$ caratterizzato in un certo modo; poi si può costruire considerando quel $X_i$ costituito da più o meno elementi, e così via.
Può andare? Almeno per come è impostato.

vict85
Il termine idempotente è un termine con cui si indicano elementi che si comportano come quella funzione. Quindi quello che ti sta chiedendo, usando la mia terminologia, è di dare una caratterizzazione delle funzioni idempotenti.

Comunque ti stai complicando la vita inutilmente. Sia \(F = \{ a\in A\mid f(a) = a \}\). A priori questo insieme potrebbe essere vuoto. Dimostriamo però che \(f(a)\in F\) per ogni \(a\), ma questo è immediato perché \(f(f(a)) = f(a)\) per ipotesi. Ne consegue che \(f(A)\subseteq F\) ed essendo \(\displaystyle f(A) \) banalmente non vuoto allora anche \(\displaystyle F \) lo è. Siccome \(\displaystyle F \) è non vuoto esiste \(\displaystyle x\in F \). Siccome \(x = f(x) \in f(A)\) né risulta, per la generalità di \(x\), che \(F\subseteq f(A)\) cioé \(F=f(A)\). La caratterizzazione cercata è quindi quella di fissare la sua immagine.

[edit] La mia frase si riferisce a funzioni particolari e non al caso generale, quindi meglio limitarci a quello detto fino a qui.

Epimenide93
Fai attenzione ad ipotesi e tesi. Se non ho frainteso quello che scrivi, tu stai prendendo una particolare classe di funzioni e stai dimostrando che per quelle funzioni $f^2 = f$. Il testo dell'esercizio ti chiede di caratterizzare (se vuoi, di dire il più possibile su ciò che hanno in comune) le funzioni per cui vale la relazione $f^2 = f$, se parti dal caso particolare è difficile andare avanti (dovresti dimostrare che non esistono funzioni che non appartengono alla classe che hai descritto per le quali vale $f^2 = f$; il problema è che questo è falso, ti sfugge ancora qualcosa e questo vale anche per la tua analisi del caso $A$ campo ordinato, ma non arrovellartici troppo su quest'ultimo, partire da lì non ti è di aiuto, se risolvi l'esercizio capisci anche l'errore nel caso particolare). Per capire come vanno le cose, prova a ragionare prima su insiemi finiti, per poi pensare al caso infinito, magari ti aiuta. Per dimostrarlo prova a partire dal suggerimento che ti ho dato qualche post fa ;-)

EDIT visto che vict85 ha proposto una soluzione esplicita, scrivo quella a cui avevo pensato io:

\(\displaystyle f^3 = f^2 \circ f = f \circ f = f^2 = f \Rightarrow f^n = f \ \forall n \in \mathbb{N} \)

Da cui: \(\displaystyle f|_{{\rm Im} f} = {\rm id} \) dove con \(\displaystyle {\rm id} \) indico la funzione identica \(\displaystyle {\rm id}(x) = x \) e \(\displaystyle {\rm Im}(f|_{A \setminus {\rm Im}f}) = {\rm Im}f \), che è appunto la caratterizzazione data da gugo82 e da vict85.

Plepp
"Epimenide93":

Da cui: \(\displaystyle f|_{{\rm Im} f} = {\rm id} \) dove con \(\displaystyle {\rm id} \) indico la funzione identica \(\displaystyle {\rm id}(x) = x \) e \(\displaystyle {\rm Im}(f|_{A \setminus {\rm Im}f}) = {\rm Im}f \), che è appunto la caratterizzazione data da gugo82 e da vict85

...e che equivale a quello che ho scritto nel mio post ;)
"Epimenide93":
Il testo dell'esercizio ti chiede di caratterizzare (se vuoi, di dire il più possibile su ciò che hanno in comune)

Caratterizzare un qualcosa vuol dire dare condizioni necessarie e sufficienti affinché quel qualcosa sia tale - una sorta di "definizione alternativa", insomma.

Per esempio, assegnati un gruppo $(G,\cdot)$ e un suo sottoinsieme $S$ non vuoto, quest'ultimo è un sottogruppo se e solo se, quali che siano $a,b\in S$, si ha $b^-1a\in S$. O ancora: un sottoinsieme di $RR$ è compatto se e solo se è chiuso e limitato.

P.S.: non capisco a cosa serva notare che $f^{n}=f$ ai fini di questo discorso :?

Epimenide93
"Plepp":

...e che equivale a quello che ho scritto nel mio post ;)


Hai ragione, mi era completamente sfuggito, ti chiedo scusa.

"Plepp":

Caratterizzare un qualcosa vuol dire dare condizioni necessarie e sufficienti affinché quel qualcosa sia tale - una sorta di "definizione alternativa", insomma.


Cercavo di spiegarlo "a gesti", l'idea è che tutto quello che hanno tutti in comune è una condizione necessaria, "il più possibile" dà la sufficienza, la mia era tutt'altro che una spiegazione di cosa significhi caratterizzare voleva essere una descrizione intuitiva ben applicabile all'esercizio. Comunque grazie ;-)

"Plepp":

P.S.: non capisco a cosa serva notare che $f^{n}=f$ ai fini di questo discorso :?

Col quantificatore universale mi sembra che la freccia sia invertibile, quindi è un'altra caratterizzazione. Inoltre non credo sia molto difficile dimostrare che una funzione definitivamente stabile ristretta alla sua immagine è l'identità su di essa, utilizzerei questo fatto per giustificare \(\displaystyle f|_{{\rm Im} f} = {\rm id} \) brevemente. Inoltre secondo me fa capire molto chiaramente "cosa succede", quest'ultima cosa non ha valore dimostrativo, ma ha un suo valore, dal mio punto di vista.

Plepp
[ot]
"Epimenide93":
[quote="Plepp"]
...e che equivale a quello che ho scritto nel mio post ;)


Hai ragione, mi era completamente sfuggito, ti chiedo scusa.
[/quote]
Non voleva mica essere un "rimprovero" :D non devi scusarti. Era solo una precisazione.[/ot]

_GaS_11
Vi ringrazio davvero.
Ma sono obbligato a capire l'errore dell'altra strada. Illustrerò con un esempio ( che ignorerà proprietà di campo e altro, per non perdere in generalità ) quello che volevo affermare nell'ultimo post; evidentemente non ho formalizzato bene.
Sia $A=NN$. Consideriamo una suddivisione di sottoinsiemi che tra loro non hanno elementi in comune. Ad esempio:
$X_1={1,2,6};X_2={3,8,12};...$.

( Nel caso di insiemi più potenti, come $RR$, anche se non posso numerarli si può comunque indicizzarli; insomma, l'importante è prendere una configurazione di tutti i sottoinsiemi, in modo che non abbiano nessun elemento in comune con gli altri sottoinsiemi ).
Sia $f(x)=x_i$, se $x_(i)inX_i$. In questo caso: $f(x)=1$ se $(x)inX_1$, $f(x)=3$ se $(x)inX_2$,... .
Si ottiene: $f(A)=FsubA$. Concentriamoci ora su $f(f(x))$; poiché $FsubA$ e gli elementi eliminati dagli insiemi ( $X_i$ ) continuano ad appartenere a $A$, anche se non a $F$, rimane: $f(f(x))=f(x)$ ( Infatti rimarrebbe: $f(X_1)=f(1)=1,f(X_2)=f(3)=3,...$ ). Anche se in $F$ si conservano soltanto singoli elementi di $X_1,X_2,...$; gli altri non sono sottoposti a funzione, rimanendo in $A$ ( nel caso di $X_1$ si '' perde '': $2,6$; nel caso di $X_2$ si '' perde '': $8,12$ ).
Notare che la funzione identità è un caso particolare di quanto finora trattato, una particolare configurazione: $X_1={1},X_2={2},...$. Bisognerebbe allora dimostrare che questa è l'unica configurazione possibile. Forse l'errore sta in quanto segue:
- Definizione di funzione: relazione che associa ad ad ogni elemento di $ainX$ uno e un solo $binY$.
In tutti i casi, tranne quello della funzione identità, viene necessariamente un dominio ridotto rispetto a $A:FsubA$. Forse, in questo caso, non hanno più senso gli elementi che non vi appartengono: non vale più la condizione $f(x)=x_i$ se $(x)inX_i$ ( in quanto tutti gli elementi, tranne uno, non si trovano in $F$ ). È come se avessi ripreso $A$ come dominio, senza però applicargli la funzione correttamente, in quanto l'avrei applicata solo agli elementi di $F$, quindi non ad ogni elemento di $A$. Se è così, considerando anche che il modulo dei valori non può cambiare ( in quanto $f(f(x))=f(x)$ ), l'unica configurazione possibile è quella relativa alla funzione identità. Dunque: $f(A)=A$.
Insomma, per correggere la strada che ho fatto.

Epimenide93
Rileggendo, in effetti la seconda dimostrazione che riporti è corretta (basta scrivere $A = uuu_{x \in F} f^{-1}({x})$), anche se è incompleta, come ho detto hai trovato una classe di funzioni per cui la relazione vale, ma per concludere dovresti dimostrare che non esistono funzioni per cui vale e che non appartengono a quella classe.

Quella sui reali non andava bene perché usavi degli intervalli disgiunti e non dei generici sottoinsiemi disgiunti, quindi è possibile costruire degli esempi di funzioni reali per cui vale $f^2 = f$ ma che non sono del tipo da te descritto (ad esempio una funzione che fissa $1$ e manda $3$ in $1$, mentre fissa $4$ e manda $2$ in $4$).

Mi scuso per la svista.

_GaS_11
:-k
Sui reali: ma a priori non posso suddividere $RR$ in insiemi disgiunti e costruire una funzione in modo che venga applicato un determinato elemento del sottoinsieme stesso, a tutti gli elementi di quel sottoinsieme? Questo mi interessava.

Comunque nel post del '' 12/01/2014, 14:52 '' ho cercato di dimostrare questo ( la dimostrazione mi sembra corretta ): nel caso più generale possibile ( quindi insiemi che non hanno proprietà particolari, come campo ordinato ecc., magari nemmeno costituiti da numeri; più generale di così... ), data la struttura del problema ( $f^2=f$ ), l'unica soluzione possibile è la funzione immagine. Per questo avevo fatto il discorso sull'errore di applicazione della definizione di funzione.
Che poi per insiemi più particolari non sia vera l'esclusività della funzione immagine è esatto; ad esempio:
$A=RR-{0}$. Sia $f:AtoA:f(x)=x^0$. Da cui: $AA(x)inA:f(x)=1=>f(f(x))=1^0=1=>f^2=f$.

Quindi in ogni caso, anche il più generale, la funzione immagine è condizione necessaria e sufficiente affinché $f^2=f$.
Questo è esatto.

Plepp
"_GaS_":
:-k
Sui reali: ma a priori non posso suddividere $RR$ in insiemi disgiunti e costruire una funzione in modo che venga applicato un determinato elemento del sottoinsieme stesso, a tutti gli elementi di quel sottoinsieme? Questo mi interessava.

Bella domanda.

Epimenide93
"_GaS_":

l'unica soluzione possibile è la funzione immagine. Per questo avevo fatto il discorso sull'errore di applicazione della definizione di funzione.
Che poi per insiemi più particolari non sia vera l'esclusività della funzione immagine è esatto; ad esempio:
$A=RR-{0}$. Sia $f:AtoA:f(x)=x^0$. Da cui: $AA(x)inA:f(x)=1=>f(f(x))=1^0=1=>f^2=f$.

Quindi in ogni caso, anche il più generale, la funzione immagine è condizione necessaria e sufficiente affinché $f^2=f$.
Questo è esatto.


Mi spiace ma non capisco che vuoi dire.

vict85
"Epimenide93":
Rileggendo, in effetti la seconda dimostrazione che riporti è corretta (basta scrivere $A = uuu_{x \in F} f^{-1}({x})$), anche se è incompleta, come ho detto hai trovato una classe di funzioni per cui la relazione vale, ma per concludere dovresti dimostrare che non esistono funzioni per cui vale e che non appartengono a quella classe.

Quella sui reali non andava bene perché usavi degli intervalli disgiunti e non dei generici sottoinsiemi disgiunti, quindi è possibile costruire degli esempi di funzioni reali per cui vale $f^2 = f$ ma che non sono del tipo da te descritto (ad esempio una funzione che fissa $1$ e manda $3$ in $1$, mentre fissa $4$ e manda $2$ in $4$).

Mi scuso per la svista.


Per quello anche la più esotiva funzione che azzera le cifre di posizione pari (o dispari) delle rappresentazione decimale dei numeri reali.

_GaS_11
@Plepp.

@Epimenide93.
Semplicemente:
- Nell'esempio di $A=RR-{0}$ volevo mettere in mostra un caso particolare nel quale $f^2=f$ non fosse la funzione identità. Esistono insiemi per i quali non è solo la funzione identità che possa confermare il requisito richiesto. Proprio per confermare le tue tesi.
- Il resto del discorso era rivolto al fatto che nel caso generale ( anche insiemi che non siano costituiti da numeri ), l'unica funzione che soddisfa $f^2=f$, in ogni caso, è quella d'identità. L'argomentazione a favore di ciò dovrebbe essere corretta, ma stasera o tra due giorni ( forse domani non posso ) cercherò di postare l'argomento meglio formalizzato.
Ovviamente accetto benissimo le dimostrazioni da te e da @vict85 gentilmente fornite, ma voglio continuare per la strada che ho intrapreso.

Per l'indicizzazione degli insiemi disgiunti di $RR$ intedevo una cosa del genere: ad esempio $[0,1]inRR$ è equipotente a $RR$, pertanto stabilita una certa configurazione di sottoinsiemi disgiunti, posso imporre un'applicazione biunivoca ( attenzione:non c'entra nulla con la funzione dell'esercizio, ma ha soltanto scopo nominale; insomma, in un modo o nell'altro devo riconoscere un sottoinsieme ) tra ogni sottoinsieme e un numero in $[0,1]$. Dunque, dicendo, ad esempio, $sqrt2/2$ un determinato insieme è individuato.

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