Equazioni autonome del second'ordine
Salve ragazzi. Mi ritrovo davanti un P.d.C. del genere:
\[
\begin{cases}
y''=(y')^3\sin y =:f(t,y,y')\\
y(0)=0\\
y'(0)=1
\end{cases}
\]
L'equazione è del second'ordine e in $f$ manca la dipendenza da $t$.
Gli appunti presi a lezione sull'argomento si riducono a una mezza paginetta di quaderno, e sinceramente non ci ho capito un accidente (la cosa non mi sorprende: in rete trovo una dispensa di tredici pagine che tratta solo di questo
). Il testo che uso non migliora per niente la situazione.
Qualcuno di buona volontà che mi spiega?
\[
\begin{cases}
y''=(y')^3\sin y =:f(t,y,y')\\
y(0)=0\\
y'(0)=1
\end{cases}
\]
L'equazione è del second'ordine e in $f$ manca la dipendenza da $t$.
Gli appunti presi a lezione sull'argomento si riducono a una mezza paginetta di quaderno, e sinceramente non ci ho capito un accidente (la cosa non mi sorprende: in rete trovo una dispensa di tredici pagine che tratta solo di questo

Qualcuno di buona volontà che mi spiega?
Risposte
Il trucco standard è quello di considerare come variabile indipendente la \(y\).
In altre parole, si pone:
\[
y^\prime = u(y)
\]
sicché:
\[
\begin{split}
y^{\prime \prime}(t) &= \frac{\text{d}}{\text{d} t} y^\prime (t) \\
&= \frac{\text{d} y}{\text{d} t}\ \left[\frac{\text{d}}{\text{d} y} u(y)\right]\\
&= y^\prime (t)\ \dot{u}(y)\\
&= u(y)\ \dot{u}(y)
\end{split}
\]
(col pallino ho denotato derivazione rispetto ad \(y\), mentre con l'apice la solita derivazione rispetto a \(t\)) e la EDO diventa del primo ordine a variabili separabili:
\[
u(y)\ \dot{u}(y) = u^3(y)\ \sin y
\]
con condizione iniziale:
\[
u(0)=1
\]
(che si ricava usando entrambe le condizioni del PdC originario).
Ovviamente, tutto ciò andrebbe fatto dopo uno studio qualitativo (almeno locale) delle soluzioni.
In altre parole, si pone:
\[
y^\prime = u(y)
\]
sicché:
\[
\begin{split}
y^{\prime \prime}(t) &= \frac{\text{d}}{\text{d} t} y^\prime (t) \\
&= \frac{\text{d} y}{\text{d} t}\ \left[\frac{\text{d}}{\text{d} y} u(y)\right]\\
&= y^\prime (t)\ \dot{u}(y)\\
&= u(y)\ \dot{u}(y)
\end{split}
\]
(col pallino ho denotato derivazione rispetto ad \(y\), mentre con l'apice la solita derivazione rispetto a \(t\)) e la EDO diventa del primo ordine a variabili separabili:
\[
u(y)\ \dot{u}(y) = u^3(y)\ \sin y
\]
con condizione iniziale:
\[
u(0)=1
\]
(che si ricava usando entrambe le condizioni del PdC originario).
Ovviamente, tutto ciò andrebbe fatto dopo uno studio qualitativo (almeno locale) delle soluzioni.

Ciao Gugo, grazie per l'attenzione 
Vediamo se ho capito: $u$ denoterebbe la terza variabile da cui dipende $f$, giusto? In tal caso, come posso dire così con tranquillità che è possibile esprimere $u$ in funzione di $y$? E' questo che non riesco a capire, in sostanza.

Vediamo se ho capito: $u$ denoterebbe la terza variabile da cui dipende $f$, giusto? In tal caso, come posso dire così con tranquillità che è possibile esprimere $u$ in funzione di $y$? E' questo che non riesco a capire, in sostanza.
"Plepp":
Vediamo se ho capito: $u$ denoterebbe la terza variabile da cui dipende $f$, giusto?
Yes.

"Plepp":
In tal caso, come posso dire così con tranquillità che è possibile esprimere $u$ in funzione di $y$? E' questo che non riesco a capire, in sostanza.
Beh... Diciamo che è un educated guess.
Dato che la variabile indipendente originaria \(t\) non compare esplicitamente nella EDO, il comportamento della soluzione dipende unicamente dalla ordinata \(y(t)\) e dalla pendenza \(y^\prime (t)\), ma non dall'ascissa \(t\)... In altre parole, se hai due punti distinti \(t_1
"gugo82":
[...] allora i grafici di \(y_1(t)\) ed \(y_2(t)\) sono sovrapponibili usando un'opportuna traslazione
Non riesco a vederlo

Considera i due PdC:
\[
\begin{cases} y^{\prime \prime}(t) = f\big( y(t),y^\prime (t)\big)\\
y(t_1) = \eta \\
y^\prime (t_1) = \theta
\end{cases}
\]
e:
\[
\begin{cases} y^{\prime \prime}(t) = f\big( y(t),y^\prime (t)\big)\\
y(t_2) = \eta\\
y^\prime (t_2) = \theta
\end{cases}
\]
(che differiscono solo per l'ascissa del dato iniziale), con \(t_1,t_2,\eta,\theta\) fissati in modo opportuno ed \(f\) "sufficientemente buona" in modo da avere, almeno localmente, esistenza ed unicità della soluzione.
Ti mostro che la soluzione locale \(y(\cdot;t_2;\eta,\theta)\) del secondo problema si può ottenere dalla soluzione locale \(y(\cdot; t_1;\eta , \theta)\) del primo problema usando un'opportuna traslazione.
A tal uopo, considera la funzione \(Y(\cdot)\) definita ponendo:
\[
Y(t):= y(t\underbrace{\color{maroon}{-t_2+t_1}}_{\text{traslazione}};t_1;\eta,\theta)\; ;
\]
essa soddisfa:
\[
Y(t_2) = y(t_1;t_1;\eta,\theta) =\eta
\]
e d'altra parte si ha pure:
\[
Y^\prime (t) = y^\prime (t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta)\ \frac{\text{d}}{\text{d} t} [t-t_2+t_1] = y^\prime (t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta)\; ,
\]
cosicché:
\[
Y^\prime (t_2) = y^\prime (t_1;t_1;\eta , \theta) = \theta\; ;
\]
infine, per lo stesso motivo di cui sopra hai:
\[
Y^{\prime \prime}(t) = y^{\prime \prime}(t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta)\; ,
\]
dunque la funzione \(Y(\cdot)\) soddisfa:
\[
\begin{split}
Y^{\prime \prime}(t) &= y^{\prime \prime}(t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta) \\
&= f\left( y(t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta), y^\prime (t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta) \right) \\
&= f\left( Y(t), Y^\prime (t)\right)\; .
\end{split}
\]
Conseguentemente \(Y(\cdot)\) è la soluzione locale del secondo PdC (quello con ascissa iniziale in \(t_2\)) e, stante il regime di unicità locale, hai necessariamente:
\[
y(t;t_2;\eta, \theta) = Y(t) = y(t-t_2+t_1;t_1;\eta ,\theta)
\]
localmente intorno a \(t_2\), perciò i grafici di \(y(\cdot ;t_2;\eta, \theta)\) e \(y(\cdot ;t_1;\eta, \theta)\) differiscono per una traslazione lungo le ascisse (per la precisione, una traslazione di \(t_2-t_1\)).
\[
\begin{cases} y^{\prime \prime}(t) = f\big( y(t),y^\prime (t)\big)\\
y(t_1) = \eta \\
y^\prime (t_1) = \theta
\end{cases}
\]
e:
\[
\begin{cases} y^{\prime \prime}(t) = f\big( y(t),y^\prime (t)\big)\\
y(t_2) = \eta\\
y^\prime (t_2) = \theta
\end{cases}
\]
(che differiscono solo per l'ascissa del dato iniziale), con \(t_1,t_2,\eta,\theta\) fissati in modo opportuno ed \(f\) "sufficientemente buona" in modo da avere, almeno localmente, esistenza ed unicità della soluzione.
Ti mostro che la soluzione locale \(y(\cdot;t_2;\eta,\theta)\) del secondo problema si può ottenere dalla soluzione locale \(y(\cdot; t_1;\eta , \theta)\) del primo problema usando un'opportuna traslazione.
A tal uopo, considera la funzione \(Y(\cdot)\) definita ponendo:
\[
Y(t):= y(t\underbrace{\color{maroon}{-t_2+t_1}}_{\text{traslazione}};t_1;\eta,\theta)\; ;
\]
essa soddisfa:
\[
Y(t_2) = y(t_1;t_1;\eta,\theta) =\eta
\]
e d'altra parte si ha pure:
\[
Y^\prime (t) = y^\prime (t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta)\ \frac{\text{d}}{\text{d} t} [t-t_2+t_1] = y^\prime (t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta)\; ,
\]
cosicché:
\[
Y^\prime (t_2) = y^\prime (t_1;t_1;\eta , \theta) = \theta\; ;
\]
infine, per lo stesso motivo di cui sopra hai:
\[
Y^{\prime \prime}(t) = y^{\prime \prime}(t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta)\; ,
\]
dunque la funzione \(Y(\cdot)\) soddisfa:
\[
\begin{split}
Y^{\prime \prime}(t) &= y^{\prime \prime}(t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta) \\
&= f\left( y(t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta), y^\prime (t-t_2+t_1;t_1;\eta , \theta) \right) \\
&= f\left( Y(t), Y^\prime (t)\right)\; .
\end{split}
\]
Conseguentemente \(Y(\cdot)\) è la soluzione locale del secondo PdC (quello con ascissa iniziale in \(t_2\)) e, stante il regime di unicità locale, hai necessariamente:
\[
y(t;t_2;\eta, \theta) = Y(t) = y(t-t_2+t_1;t_1;\eta ,\theta)
\]
localmente intorno a \(t_2\), perciò i grafici di \(y(\cdot ;t_2;\eta, \theta)\) e \(y(\cdot ;t_1;\eta, \theta)\) differiscono per una traslazione lungo le ascisse (per la precisione, una traslazione di \(t_2-t_1\)).

"gugo82":
[...] ed \(f\) "sufficientemente buona" in modo da avere, almeno localmente, esistenza ed unicità della soluzione.
Che baccalà


Mi sembra però che assumere di poter esprimere $y'$ in funzione di $y$ non sia sempre un'ipotesi così "educata". Per esempio, mi pare che qui:
\[\begin{cases}
y''=(y')^2/y-2y\\
y(0)=1\\
y'(0)=0
\end{cases}
\]
il metodo fallisca. L'unica soluzione del problema è $y(x)=e^{-x^2}$, e intorno all'origine $y'$ prende valori diversi alla quota $y$, dunque non si può esprimere $y'$ in funzione di $y$.[nota]Avevo pensato a $y(x)=x^2$, ma mi avresti mandato a quel paese

Insomma, se si tratta di un esercizio del tema d'esame posso star tranquillo; in altri contesti avrei bisogno di qualche "test" da fare per verificare a priori l'efficacia del trucco

"Plepp":
[quote="gugo82"][...] ed \(f\) "sufficientemente buona" in modo da avere, almeno localmente, esistenza ed unicità della soluzione.
Che baccalà


Prego.
"Plepp":
Mi sembra però che assumere di poter esprimere $y'$ in funzione di $y$ non sia sempre un'ipotesi così "educata". Per esempio, mi pare che qui:
\[\begin{cases}
y''=(y')^2/y-2y\\
y(0)=1\\
y'(0)=0
\end{cases}
\]
il metodo fallisca. L'unica soluzione del problema è $y(x)=e^{-x^2}$, e intorno all'origine $y'$ prende valori diversi alla quota $y$, dunque non si può esprimere $y'$ in funzione di $y$.
E perché mai?
Mi pare che il concetto di funzione ti dica proprio che la variabile "dipendente" (\(y^\prime\) in questo caso) vari quando varia la variabile "indipendente" (\(y\) in questo caso)... Quindi non capisco cosa c'entri il fatto che anche \(y^\prime\) possa variare.
Ad ogni modo, applicando il metodo da me descritto alla tua EDO si ottiene il PdC:
\[
\begin{cases}
u(y)\ \dot{u}(y) = \frac{u^2(y)-2y^2}{y}\\
u(1)=0
\end{cases}
\]
che non è ben posto, in quanto il coefficiente della \(\dot{u}\) si annulla nel punto iniziale. Quindi il problema, questa volta è che facendo la sostituzione di variabile si ottiene una EDO singolare.
Questo problema si può superare in diversi modi.
Il primo è passare ad una formulazione un po' più debole del problema, quale ad esempio:
\[
\begin{cases}
u(y)\ \dot{u}(y) = \frac{u^2(y)-2y^2}{y}\\
u(1)=\varepsilon
\end{cases}
\]
per poi mandare \(\varepsilon \to 0^+\).
La secondo è risolvere brutalmente la EDO (come facevano i vecchi antichi

Il terzo è trovare un cambiamento di variabile migliore per la EDO originaria (come erano abituati a fare i vecchi antichi quando i conti erano troppo complicati

Una delle sostituzioni possibili è, ad esempio:
\[
y(t)=e^{z(t)}
\]
ossia \(z(t)=\ln y(t)\), suggerito dalla presenza di \(y^\prime/y\).

"gugo82":
[quote="Plepp"]Mi sembra però che assumere di poter esprimere $y'$ in funzione di $y$ non sia sempre un'ipotesi così "educata". Per esempio, mi pare che qui:
\[\begin{cases}
y''=(y')^2/y-2y\\
y(0)=1\\
y'(0)=0
\end{cases}
\]
il metodo fallisca. L'unica soluzione del problema è $y(x)=e^{-x^2}$, e intorno all'origine $y'$ prende valori diversi alla quota $y$, dunque non si può esprimere $y'$ in funzione di $y$.
E perché mai?
Mi pare che il concetto di funzione ti dica proprio che la variabile "dipendente" (\(y^\prime\) in questo caso) vari quando varia la variabile "indipendente" (\(y\) in questo caso)... Quindi non capisco cosa c'entri il fatto che anche \(y^\prime\) possa variare.
[/quote]
Ma io sto dicendo che $y'$ "varia" anche quando non varia $y$

Scusa, detto rozzamente: se fosse $y'=g(y)$, per $y=1/2$ (cioè per $x=\pm \sqrt{\log 2}$) non saprei quanto vale $g(y)$, che può essere $- 2\sqrt{\log 2}y$ ($x=\sqrt{\log 2}$) o $2\sqrt{\log 2}y$ ($x=-\sqrt{\log 2}$)

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