Maturità 2006
Ciao a tutti,
intanto mi presento, visto che è la prima volta che scrivo su questo forum.
Ho 26 anni, sono laureato in matematica, insegno matematica e fisica.
Sono contento per i miei ragazzi, il compito di quest'anno era abbastanza abbordabile. Tuttavia continuo a riscontrare nel ministero la fastidiosa tendenza a voler evidenziare, a tutti i costi, un lato pratico nella matematica.
Quest'anno poi siamo arrivati al limite del ridicolo, con quel problema di massimo e minimo in cui, senza alcun reale bisogno, si parlava di aiuole metalliche ricolme di terriccio, ossia come attaccare a saliva improbabili applicazioni pratiche dell'analisi matematica.
Si tratta di inutile gazzosa, come dice qualcuno, oppure dietro si nasconde un grave problema culturale?
Nel 1997-98, quando frequentavo la quinta classe del liceo scientifico, l'allora ministro Berlinguer spedì ai docenti di matematica una circolare in cui li si invitava ad evidenziare il "lato pratico della disciplina".
E' chiaro che nessun insegnante di matematica, checché se ne dica, è contrario ad evidenziare possibili applicazioni dei contenuti studiati. La cosa fastidiosa però è che in tanti (troppi) sono convinti che la matematica tragga il senso della sua esistenza dal fatto che esistono gli ingegneri che la applicano.
Berlinguer fu poi conseguente a tali premesse, e con scelta sciagurata fece partecipare ai concorsi ordinari e riservati del 1999-2000 per le cattedre dei licei anche i laureati in ingegneria, la cui preparazione in ambito fisico e matematico è parziale, ridotta, ma sopratutto meramente strumentale e applicativa.
A mio giudizio sarebbe ora di ripensare le finalità dello studio della matematica nella scuola superiore, ossia di indirizzarlo, sopratutto nei licei, verso l'educazione al "pensiero logico" e non invece degradarla a strumento propedeutico per il corso di laurea in ingegneria.
Mi spiego meglio: non ho nulla contro l'analisi matematica, del resto mi sono laureato con una tesi in tale campo. Ma che cosa è l'analisi matematica, in ultima analisi, se non lo studio di "ciò che si può fare con i numeri reali"?
Ma allora, mi chiedo, non sarebbe meglio indirizzare gli anni del liceo, allo studio dei fondamenti della matematica? In questo modo magari avremo ragazzi magari un po' meno abili a risolvere difficili integrali per parti, ma che almeno sanno che cosa è un numero reale (in maniera rigorosa, intendo).
La colpa di questo fatto non è dei ragazzi e neppure dei loro insegnanti, che, se laureati in matematica o in fisica, sentono questa esigenza.
E' dal ministero che si attende una risposta in merito. Nessuno usi la matematica per fare ideologia! Nell'era dell'elogio dell'uomo pratico, propagandato sia da destra che da sinistra, la matematica deve riscoprire il suo ruolo, accanto a materie come il latino e la filosofia, di strumento di cultura disinteressata.
Mi piacerebbe avere qualche parere sulla questione.
intanto mi presento, visto che è la prima volta che scrivo su questo forum.
Ho 26 anni, sono laureato in matematica, insegno matematica e fisica.
Sono contento per i miei ragazzi, il compito di quest'anno era abbastanza abbordabile. Tuttavia continuo a riscontrare nel ministero la fastidiosa tendenza a voler evidenziare, a tutti i costi, un lato pratico nella matematica.
Quest'anno poi siamo arrivati al limite del ridicolo, con quel problema di massimo e minimo in cui, senza alcun reale bisogno, si parlava di aiuole metalliche ricolme di terriccio, ossia come attaccare a saliva improbabili applicazioni pratiche dell'analisi matematica.
Si tratta di inutile gazzosa, come dice qualcuno, oppure dietro si nasconde un grave problema culturale?
Nel 1997-98, quando frequentavo la quinta classe del liceo scientifico, l'allora ministro Berlinguer spedì ai docenti di matematica una circolare in cui li si invitava ad evidenziare il "lato pratico della disciplina".
E' chiaro che nessun insegnante di matematica, checché se ne dica, è contrario ad evidenziare possibili applicazioni dei contenuti studiati. La cosa fastidiosa però è che in tanti (troppi) sono convinti che la matematica tragga il senso della sua esistenza dal fatto che esistono gli ingegneri che la applicano.
Berlinguer fu poi conseguente a tali premesse, e con scelta sciagurata fece partecipare ai concorsi ordinari e riservati del 1999-2000 per le cattedre dei licei anche i laureati in ingegneria, la cui preparazione in ambito fisico e matematico è parziale, ridotta, ma sopratutto meramente strumentale e applicativa.
A mio giudizio sarebbe ora di ripensare le finalità dello studio della matematica nella scuola superiore, ossia di indirizzarlo, sopratutto nei licei, verso l'educazione al "pensiero logico" e non invece degradarla a strumento propedeutico per il corso di laurea in ingegneria.
Mi spiego meglio: non ho nulla contro l'analisi matematica, del resto mi sono laureato con una tesi in tale campo. Ma che cosa è l'analisi matematica, in ultima analisi, se non lo studio di "ciò che si può fare con i numeri reali"?
Ma allora, mi chiedo, non sarebbe meglio indirizzare gli anni del liceo, allo studio dei fondamenti della matematica? In questo modo magari avremo ragazzi magari un po' meno abili a risolvere difficili integrali per parti, ma che almeno sanno che cosa è un numero reale (in maniera rigorosa, intendo).
La colpa di questo fatto non è dei ragazzi e neppure dei loro insegnanti, che, se laureati in matematica o in fisica, sentono questa esigenza.
E' dal ministero che si attende una risposta in merito. Nessuno usi la matematica per fare ideologia! Nell'era dell'elogio dell'uomo pratico, propagandato sia da destra che da sinistra, la matematica deve riscoprire il suo ruolo, accanto a materie come il latino e la filosofia, di strumento di cultura disinteressata.
Mi piacerebbe avere qualche parere sulla questione.
Risposte
"mirco59":
Non vorrei essere stato equivocato: sono anch'io dell'avviso che 'a ognuno il suo' in base alle competenze.
Tuttavia faccio notare che l'apprendimento delle competenze non si esaurisce sui banchi dell'Università ma continua nella professione.
Se è vero che uno studente di ingegneria aspira a fare l'ingegnere (il fisico a fare il fisico, ecc..) anche il matematico vorrà fare il matematico e questo è per tutti deleterio se lo si vuole fare insegnando discipline di base alla scuola media. Fare l'insegnante è un'altra cosa rispetto a qualunque professione il cui scopo sia produrre qualcosa (teorico o materiale) e le relative abilità si apprendono prevalentemente sul campo.
Il mio intervento era infatti non su chi insegna ma su cosa si insegna.
Capisco che sia importante culturalmente avere nozioni di teoria della relatività (magari anche generale) al liceo, tuttavia mi viene il forte sospetto che quello che si possa ragionevolmente insegnare è poco di più di qualche principio generale di tipo filosofico che ha poco a che vedere con la fisica (a meno che non si introducano nozioni di matematica superiore legate ai tensori e alla geometria differenziale e non euclidea). Lo stesso dicasi per la meccanica quantistica.
La mia impressione è che per fare queste cose si trascurano i fondamenti della Fisica, così molti studenti (purtroppo ne ho esperienza diretta) hanno ancora una percezione aristotelica (pregalileiana) del principio d'inerzia.
E' proprio su questo che si basava il mio intervento: facciamogli usare la matematica per interpretare il mondo di cui si ha esperienza diretta piuttosto che presentargliela in modo astratto e elitario.
Per Vuocheddeon:
distinguere tra scienza e tecnica ..... è un bel problema, io non ci riuscirei .... sarebbe un po' difficile distinguere nel premio Nobel di Rubbia il contributo suo e quello del 'tecnico' con cui l'ha condiviso. Mi sembra inoltre che molti matematici siano attivamente impegnati a 'tecnicizzare' la loro disciplina: basta guardare i siti delle varie facoltà di Matematica per vedere che cosa offrono agli studenti come prospettive di lavoro... D'altro lato ci sono le facoltà di ingegneria che producono ibridi di risonanza del tutto complementari.... A me tutto questo miscuglio non piace perchè disorienta ancora di più gli studenti nel momento della scelta (quando invece servirebbe chiarezza e semplicità) e non credo che sia utile, ma 'così va il mondo'.
ciao
La distinzione fra scienza e tecnica non va fatta tanto nella prassi del lavoro quotidiano dello scienziato quanto piuttosto nel carattere più disinteressato della prima.
E' vero poi, come dici tu, che specie con la riforma del 3+2 sono nati gli ibridi più improbabili. Penso ad esempio al corso di laurea in ingegneria matematica, al quale gli ingegneri stessi sono corsi ai ripari vietando, se ben ricordo, l'iscrizione all'albo degli ingegneri a questa categoria di laureati, a dimostrazione che loro per primi vedono l'assurdità di questa corsa all'iperspecializzazione. In altre parole, una cosa è che un matematico si occupi di problemi legati all'ingegneria (e ce ne sono tanti), un'altra è inventarsi la figura dell'ingegnere matematico.
Che poi il percorso culturale dell'insegnante non si esaurisca a scuola, è una cosa vera ma anche giusta. Sarebbe deleterio il contrario. Il problema a mio giudizio sta nel non stravolgere il senso della disciplina che si insegna, e questo può avvenire solo se alla base c'è una forma mentis che permette ciò.
Mi spiego meglio con un esempio: ci sono alcuni fisici che, per il piano di studi seguito, non hanno sostenuto tantissimi esami di matematica. Tuttavia, quando vanno ad insegnarla, sanno cogliere l'esigenza di trattare certe questioni, approfondendole loro per primi.
Al contrario molti ingegneri snobbano ciò che non conoscono, o che conoscono appena, come inutile perdita di tempo.
E quando questo giudizio riguarda importantissimi costrutti matematici come ad esempio il passaggio all'insieme quoziente, potete ben capire che la cosa si fa irritante.
Quest'anno in III,all'inizio dell'anno, mentre riprendevo la trattazione delle equazioni algebriche di grado superiore al secondo, utilizzando la cosidetta "legge dell'annullamento del prodotto", non ho potuto esimermi dal presentare qualche insieme (ad es. Z12) in cui questa proprietà non vale, andando a vedere con i ragazzi che cosa cambia dovendo rinunciare ad una tale importante proprietà.
Qualche ingegnere ha detto che ho perso tempo, io credo di no.
Sperando di aver chiarito il concetto, preciso che questi non sono giudizi di carattere generale, ciascuno di voi infatti è in grado sicuramente di fornirmi almeno un controesempio in cui è vero il contrario. La mia è solo l'analisi di un atteggiamento che purtroppo è assai diffuso,ed è fra i responsabili della poca cultura matematica dell'italiano medio.
Caro Vuocheddeon
si vede che parliamo lingue diverse. Tutte le tue affermazioni sono per me condivisibili (a parte certi preconcetti che hai per tua esperienza particolare e che tendi a generalizzare). Non trovo però risposte alle mie domande.
Posto che tutto quello che si insegna è utile (meglio sapere una cosa che ignorarla), insegnare significa prevalentemente fare scelte: molte cose non si possono insegnare (e alcune anche non si devono!).
Ora, che certi argomenti di algebra siano interessanti e utili siamo daccordo, ma sei proprio convinto che in una classe media di liceo quelle questioni siano veramente così decisive (parlo per la preparazione scientifica degli allievi) da farne degli esempi metodologici?
Io credo che lo siano molto marginalmente e che abbiano effetti positivi solo per quei pochissimi che hanno già in mente di fare studi matematici e quindi che le approfondiranno notevolmente tra poco.
Spesso tendiamo a insegnare le cose che più ci piacciono e alle quali, proprio per questo, attribuiamo un particolare valore.
Ma forse sono solo un po' disilluso.
ciao
si vede che parliamo lingue diverse. Tutte le tue affermazioni sono per me condivisibili (a parte certi preconcetti che hai per tua esperienza particolare e che tendi a generalizzare). Non trovo però risposte alle mie domande.
Posto che tutto quello che si insegna è utile (meglio sapere una cosa che ignorarla), insegnare significa prevalentemente fare scelte: molte cose non si possono insegnare (e alcune anche non si devono!).
Ora, che certi argomenti di algebra siano interessanti e utili siamo daccordo, ma sei proprio convinto che in una classe media di liceo quelle questioni siano veramente così decisive (parlo per la preparazione scientifica degli allievi) da farne degli esempi metodologici?
Io credo che lo siano molto marginalmente e che abbiano effetti positivi solo per quei pochissimi che hanno già in mente di fare studi matematici e quindi che le approfondiranno notevolmente tra poco.
Spesso tendiamo a insegnare le cose che più ci piacciono e alle quali, proprio per questo, attribuiamo un particolare valore.
Ma forse sono solo un po' disilluso.
ciao
Attenzione, forse c'è un pò di confusione.
Innanzitutto non bisogna confondere la didattica con la pedagogia.
La pedagogia è una parte della didattica quindi è riduttivo affermare che possono insegnare solo quelli che fanno pedagogia.
Ovviamente sono d'accordo sul fatto che dopo la laurea ognuno può approfondire ciò che vuole, sulla base delle proprie inclinazioni e/o passioni.
Quello che intendevo dire è che un corso di laurea indirizzato alla didattica ti dà una forma mentis che nessun altro corso di laurea ti può dare.
Perciò i veri insegnanti sono davvero pochi. L'introduzione delle scuole di specializzazione in didattica (SISS) è servita proprio a colmare queste lacune di preparazione e a porre fine alle incongruenze dei vari corsi/concorsi abilitanti.
Saluti cordiali
Ardimentoso
Innanzitutto non bisogna confondere la didattica con la pedagogia.
La pedagogia è una parte della didattica quindi è riduttivo affermare che possono insegnare solo quelli che fanno pedagogia.
Ovviamente sono d'accordo sul fatto che dopo la laurea ognuno può approfondire ciò che vuole, sulla base delle proprie inclinazioni e/o passioni.
Quello che intendevo dire è che un corso di laurea indirizzato alla didattica ti dà una forma mentis che nessun altro corso di laurea ti può dare.
Perciò i veri insegnanti sono davvero pochi. L'introduzione delle scuole di specializzazione in didattica (SISS) è servita proprio a colmare queste lacune di preparazione e a porre fine alle incongruenze dei vari corsi/concorsi abilitanti.
Saluti cordiali
Ardimentoso
Caro mirco,
la questione che stiamo affrontando in questa discussione ricorda un po' l'infinito dibattito a favore o contro l'insegnamento del latino. Come è noto c'è chi vorrebbe ridimensionare la sua presenza almeno nel liceo scientifico, magari riducendo il suo studio ai primi tre anni.
Personalmente sono sempre stato contrario a questa ipotesi. E questo perchè il latino non serve solo a chi farà studi letterari all'università, ma è una forte occasione per mettere in moto il cervello disinteressatamente.
Per la matematica il discorso è analogo.E qui trovi la risposta alla tua domanda. I pochi che si iscriveranno in matematica certe cose le approfondiranno all'Università. Gli altri perderanno per sempre questa possibilità. E in fondo non stiamo parlando di questioni specialistiche. Voglio dire che affrontare certi argomenti di matematica in un liceo non è più complicato di quanto non lo sia parlare del pensiero di Hegel.
E' una questione di priorità, però. Io, da amante dell'analisi (nel mio piano di studi ho inserito quanti più esami potevo di analisi matematica), ritengo che prima di avventurarsi troppo nel suo studio, occorra esaminare altre questioni di base. Chi l'ha detto che il programma del liceo debba per forza concludersi con il calcolo integrale? O meglio, l'ha detto il ministero, che, visto che il compito è ministeriale, vincola le nostre scelte didattiche. Tuttavia insisto nel dire che non è giusto.
Ma poi interroghiamoci anche sull'ignoranza di fondo che questo sistema genera. Li avete sentiti o letti i giornalisti che commentavano la prova di matematica dello scientifico: "C'ERA UNA FUNZIONE" è stata la descrizione quasi unanime del compito. Molti di loro magari hanno anche fatto lo scientifico, e nonostante questo non si sono resi conto che con la loro affermazione in fondo non hanno detto niente.
la questione che stiamo affrontando in questa discussione ricorda un po' l'infinito dibattito a favore o contro l'insegnamento del latino. Come è noto c'è chi vorrebbe ridimensionare la sua presenza almeno nel liceo scientifico, magari riducendo il suo studio ai primi tre anni.
Personalmente sono sempre stato contrario a questa ipotesi. E questo perchè il latino non serve solo a chi farà studi letterari all'università, ma è una forte occasione per mettere in moto il cervello disinteressatamente.
Per la matematica il discorso è analogo.E qui trovi la risposta alla tua domanda. I pochi che si iscriveranno in matematica certe cose le approfondiranno all'Università. Gli altri perderanno per sempre questa possibilità. E in fondo non stiamo parlando di questioni specialistiche. Voglio dire che affrontare certi argomenti di matematica in un liceo non è più complicato di quanto non lo sia parlare del pensiero di Hegel.
E' una questione di priorità, però. Io, da amante dell'analisi (nel mio piano di studi ho inserito quanti più esami potevo di analisi matematica), ritengo che prima di avventurarsi troppo nel suo studio, occorra esaminare altre questioni di base. Chi l'ha detto che il programma del liceo debba per forza concludersi con il calcolo integrale? O meglio, l'ha detto il ministero, che, visto che il compito è ministeriale, vincola le nostre scelte didattiche. Tuttavia insisto nel dire che non è giusto.
Ma poi interroghiamoci anche sull'ignoranza di fondo che questo sistema genera. Li avete sentiti o letti i giornalisti che commentavano la prova di matematica dello scientifico: "C'ERA UNA FUNZIONE" è stata la descrizione quasi unanime del compito. Molti di loro magari hanno anche fatto lo scientifico, e nonostante questo non si sono resi conto che con la loro affermazione in fondo non hanno detto niente.
"mirco59":
Caro Vuocheddeon
si vede che parliamo lingue diverse. Tutte le tue affermazioni sono per me condivisibili (a parte certi preconcetti che hai per tua esperienza particolare e che tendi a generalizzare). Non trovo però risposte alle mie domande.
Posto che tutto quello che si insegna è utile (meglio sapere una cosa che ignorarla), insegnare significa prevalentemente fare scelte: molte cose non si possono insegnare (e alcune anche non si devono!).
Ora, che certi argomenti di algebra siano interessanti e utili siamo daccordo, ma sei proprio convinto che in una classe media di liceo quelle questioni siano veramente così decisive (parlo per la preparazione scientifica degli allievi) da farne degli esempi metodologici?
Io credo che lo siano molto marginalmente e che abbiano effetti positivi solo per quei pochissimi che hanno già in mente di fare studi matematici e quindi che le approfondiranno notevolmente tra poco.
Spesso tendiamo a insegnare le cose che più ci piacciono e alle quali, proprio per questo, attribuiamo un particolare valore.
Ma forse sono solo un po' disilluso.
ciao
" con la riforma del 3+2 sono nati gli ibridi più improbabili. Penso ad esempio al corso di laurea in ingegneria matematica, al quale gli ingegneri stessi sono corsi ai ripari vietando, se ben ricordo, l'iscrizione all'albo degli ingegneri a questa categoria di laureati, a dimostrazione che loro per primi vedono l'assurdità di questa corsa all'iperspecializzazione. In altre parole, una cosa è che un matematico si occupi di problemi legati all'ingegneria (e ce ne sono tanti), un'altra è inventarsi la figura dell'ingegnere matematico. "
Purtroppo gli ibridi più improbabili sono nati ben prima della riforma 3+2 e purtroppo ( ancora ) molti di questi insegnano nelle scuole MEDIE INFERIORI.
Io non capisco come fai a dire che gli ingegneri siano corsi ai ripari vietando agli ingegneri matematici l'iscrizione all'ordine degli ingegneri...eh si effettivamente ricordi proprio male visto che gli stessi ordini degli ingegneri ( pensa che corso assurdo ) hanno consentito a questi inutili ingegneri matematici l'iscrizione sia nel settore dell'informazione sia in quello industriale.
Iperspecializzazione????? Ma ti rendi conto di quello che scrivi???? Ti ricordo che questo corso iperspecializzato ( all'interno del quale si fa ricerca dall'emodinamica al calcolo delle variazioni ) è ritenuto da uno dei più grandi matematici contemporanei, che se permetti è leggermente più autorevole di te, come un corso di eccellenza sulla modellistica matematica e sto parlando di Alfio Quarteroni! L'altro ibrido di cui parli è matematica per le scienze dell'ingegneria? Questo è corso (3+2) di scienze matematiche svolto all'interno della facoltà di ingegneria del polito ( seguendo fra l'altro una tendenza americana e parlo di Stanford, Caltech, Berckeley ed europea, vedi i politecnici francesi e svizzeri ). Per non parlare dei dottorati di ricerca, e qui ci potremmo divertire....
Ricorda che questi corsi inutili, ibridi e iperspecializzati sono nati per colmare le carenze passate nell'applicazione della matematica a problematiche, forse, un po troppo complesse!!
Purtroppo gli ibridi più improbabili sono nati ben prima della riforma 3+2 e purtroppo ( ancora ) molti di questi insegnano nelle scuole MEDIE INFERIORI.
Io non capisco come fai a dire che gli ingegneri siano corsi ai ripari vietando agli ingegneri matematici l'iscrizione all'ordine degli ingegneri...eh si effettivamente ricordi proprio male visto che gli stessi ordini degli ingegneri ( pensa che corso assurdo ) hanno consentito a questi inutili ingegneri matematici l'iscrizione sia nel settore dell'informazione sia in quello industriale.
Iperspecializzazione????? Ma ti rendi conto di quello che scrivi???? Ti ricordo che questo corso iperspecializzato ( all'interno del quale si fa ricerca dall'emodinamica al calcolo delle variazioni ) è ritenuto da uno dei più grandi matematici contemporanei, che se permetti è leggermente più autorevole di te, come un corso di eccellenza sulla modellistica matematica e sto parlando di Alfio Quarteroni! L'altro ibrido di cui parli è matematica per le scienze dell'ingegneria? Questo è corso (3+2) di scienze matematiche svolto all'interno della facoltà di ingegneria del polito ( seguendo fra l'altro una tendenza americana e parlo di Stanford, Caltech, Berckeley ed europea, vedi i politecnici francesi e svizzeri ). Per non parlare dei dottorati di ricerca, e qui ci potremmo divertire....
Ricorda che questi corsi inutili, ibridi e iperspecializzati sono nati per colmare le carenze passate nell'applicazione della matematica a problematiche, forse, un po troppo complesse!!
"ardimentoso66":
Attenzione, forse c'è un pò di confusione.
Innanzitutto non bisogna confondere la didattica con la pedagogia.
La pedagogia è una parte della didattica quindi è riduttivo affermare che possono insegnare solo quelli che fanno pedagogia.
Ovviamente sono d'accordo sul fatto che dopo la laurea ognuno può approfondire ciò che vuole, sulla base delle proprie inclinazioni e/o passioni.
Quello che intendevo dire è che un corso di laurea indirizzato alla didattica ti dà una forma mentis che nessun altro corso di laurea ti può dare.
Perciò i veri insegnanti sono davvero pochi. L'introduzione delle scuole di specializzazione in didattica (SISS) è servita proprio a colmare queste lacune di preparazione e a porre fine alle incongruenze dei vari corsi/concorsi abilitanti.
Saluti cordiali
Ardimentoso
Sono perfettamente d'accordo, i due anni di SSIS, nonostante il dispendio di energie economiche (1000 Euro di tasse universitarie all'anno) e fisiche (la sede della SSIS era ad oltre cento Km di distanza dalla scuola dove ho lavorato quest'anno), sono stati un'esperienza straordinaria. Ho conosciuto tantissime colleghi, ciascuno con la propria storia culturale e umana, e sopratutto ho avuto l'occasione per mettermi davanti a questioni che durante il corso di laurea non ti poni minimamente.
Purtroppo in pochi hanno capito la validità di questa istituzione, in particolare i sindacati che considerano il mestiere dell'insegnante come un lavoro socialmente utile dove collocare i propri adepti, e il ministero dell'istruzione che non ha perso la cattiva abitudine di bandire corsi sanatoria (il prossimo parte a settembre!).
"tecnos":
" con la riforma del 3+2 sono nati gli ibridi più improbabili. Penso ad esempio al corso di laurea in ingegneria matematica, al quale gli ingegneri stessi sono corsi ai ripari vietando, se ben ricordo, l'iscrizione all'albo degli ingegneri a questa categoria di laureati, a dimostrazione che loro per primi vedono l'assurdità di questa corsa all'iperspecializzazione. In altre parole, una cosa è che un matematico si occupi di problemi legati all'ingegneria (e ce ne sono tanti), un'altra è inventarsi la figura dell'ingegnere matematico. "
Purtroppo gli ibridi più improbabili sono nati ben prima della riforma 3+2 e purtroppo ( ancora ) molti di questi insegnano nelle scuole MEDIE INFERIORI.
Io non capisco come fai a dire che gli ingegneri siano corsi ai ripari vietando agli ingegneri matematici l'iscrizione all'ordine degli ingegneri...eh si effettivamente ricordi proprio male visto che gli stessi ordini degli ingegneri ( pensa che corso assurdo ) hanno consentito a questi inutili ingegneri matematici l'iscrizione sia nel settore dell'informazione sia in quello industriale.
Iperspecializzazione????? Ma ti rendi conto di quello che scrivi???? Ti ricordo che questo corso iperspecializzato ( all'interno del quale si fa ricerca dall'emodinamica al calcolo delle variazioni ) è ritenuto da uno dei più grandi matematici contemporanei, che se permetti è leggermente più autorevole di te, come un corso di eccellenza sulla modellistica matematica e sto parlando di Alfio Quarteroni! L'altro ibrido di cui parli è matematica per le scienze dell'ingegneria? Questo è corso (3+2) di scienze matematiche svolto all'interno della facoltà di ingegneria del polito ( seguendo fra l'altro una tendenza americana e parlo di Stanford, Caltech, Berckeley ed europea, vedi i politecnici francesi e svizzeri ). Per non parlare dei dottorati di ricerca, e qui ci potremmo divertire....
Ricorda che questi corsi inutili, ibridi e iperspecializzati sono nati per colmare le carenze passate nell'applicazione della matematica a problematiche, forse, un po troppo complesse!!
Ricordavo di aver letto che l'ordine degli ingegneri avesse vietato l'iscrizione all'albo a questa categoria di laureati. Non mi sono poi interessato alla questione perchè in fondo non è affar mio.
Per il resto mi dispiace ma non hai capito nulla di quello che ho scritto. Non ho mai affermato che si tratta di un corso inutile, nè tantomeno che è gestito da incompetenti. Semplicemente non vedo l'esigenza di fare un corso di laurea ad hoc per un settore che potrebbe essere oggetto di approfondimento e di specializzazione per ingegneri e/o matematici all'interno delle rispettive lauree e/o dottorati di ricerca.
In poche parole non contesto i contenuti ma la forma, che mi sa tanto essere tipica di chi vuole, facendo pubblicità, accaparrarsi clienti. E la colpa di questo non è certo dei docenti, validissimi, che operano in questi corsi di laurea, ma di un sistema che ha ridotto lo studente universitario a cliente.
Evidentemente non ci capiamo a vicenda, comunque gli ingegneri matematici possono accedere alla sezione B dell'ordine degli ingegneri,non c'è stata nessuna resistenza da parte degli ingegneri tradizionali.
Concordo con te sul fatto del rapporto studente università.
Mi sono perso un po' in questa stimolante discussione, che forse avremmo dovuto fare sotto un altro titolo ....
Un paio di precisazioni:
1) Ho affermato che personalmente non gradisco gli ibridi. Da sempre il lavoro dei matematici e degli ingegneri è stato intrecciato (Poisson, Navier, VonNeuman ....). La distinzione non sta in quello che si fa dopo ma in quale figura si ha in mente quando si propongono gli studi. Non si tratta di prendere a esempio quelli che, essendo matematici, si dedicano alla modellazione di problemi tecnici: è il loro lavoro, fanno i matematici applicati.
Gli ingegneri non fanno questo (almeno secondo me). Gli ingegneri fondamentalmente progettano (edifici, macchine, sistemi di comunicazione, schede di computer, protesi, processi di produzione ....), devono essere educati per questo e non solo per fare gli analisti dei problemi.
Ora, un ing. matematico cosa progetta? Se la risposta è: nulla, allora secondo me non è un ingegnere e non è educato per esserlo.
Poi lasciamo stare la posizione degli atenei che è molto strumentale e interessata, e anche cosa succede all'estero. In USA il mercato del lavoro e la mobilità sono tali che qualsiasi tipo di specializzazione tecnica è assorbita. Ma da noi?
2) Mi sembra che alla fine abbiamo raggiunto una certa convergenza. Al liceo poche cose e ben fatte! Sarebbe grasso che cola se lo studente medio che arriva all'università sapesse BENE: la logica elementare, l'algebra elementare, la trigonometria la geometria, la geom. analitica del piano e qualcosa di analisi. Saperle bene per me significa saperle usare per risolvere problemi effettivi (e non per questo banali).
Quando questo obiettivo sarà raggiunto (perchè ora non ci siamo proprio!) potremmo dilettarci a rivisitare i programmi.
ciao a tutti
Un paio di precisazioni:
1) Ho affermato che personalmente non gradisco gli ibridi. Da sempre il lavoro dei matematici e degli ingegneri è stato intrecciato (Poisson, Navier, VonNeuman ....). La distinzione non sta in quello che si fa dopo ma in quale figura si ha in mente quando si propongono gli studi. Non si tratta di prendere a esempio quelli che, essendo matematici, si dedicano alla modellazione di problemi tecnici: è il loro lavoro, fanno i matematici applicati.
Gli ingegneri non fanno questo (almeno secondo me). Gli ingegneri fondamentalmente progettano (edifici, macchine, sistemi di comunicazione, schede di computer, protesi, processi di produzione ....), devono essere educati per questo e non solo per fare gli analisti dei problemi.
Ora, un ing. matematico cosa progetta? Se la risposta è: nulla, allora secondo me non è un ingegnere e non è educato per esserlo.
Poi lasciamo stare la posizione degli atenei che è molto strumentale e interessata, e anche cosa succede all'estero. In USA il mercato del lavoro e la mobilità sono tali che qualsiasi tipo di specializzazione tecnica è assorbita. Ma da noi?
2) Mi sembra che alla fine abbiamo raggiunto una certa convergenza. Al liceo poche cose e ben fatte! Sarebbe grasso che cola se lo studente medio che arriva all'università sapesse BENE: la logica elementare, l'algebra elementare, la trigonometria la geometria, la geom. analitica del piano e qualcosa di analisi. Saperle bene per me significa saperle usare per risolvere problemi effettivi (e non per questo banali).
Quando questo obiettivo sarà raggiunto (perchè ora non ci siamo proprio!) potremmo dilettarci a rivisitare i programmi.
ciao a tutti
Per mirco
A mio avviso i corsi come ingegneria matematica, rientrante nella classe di ingegneria e matematica per le scienze dell'ingegneria ( che rientra nella classe n°32 cioè scienze matematiche con circa 20-25 crediti di matematica in più nei 5 anni rispetto a ing matematica ) mirano a formare laureati in matematica con basi di ingegneria oppure ingegneri con solide basi matematiche che, grazie a tesi molto ridotte rispetto ai corsi in scienze matematiche, riescono a sensibilizzarsi nelle problematiche tipiche dell'ingegneria inserendo alcuni corsi tipicamente ingegneristici. Questa tendenza non è solo italiana ma è internazionale, basta guardare le università USA come Stanfors,Caltech,Berckeley oppure gli atenei europei come i politecnici svizzeri o francesi. Infatti permettono di conseguire dottorati di ricerca in svariati rami della matematica applicata.
Questo può essere, come tutto, condivisibile o no.
Stesso discorso per IMS , scienze dell'ingegneria e ingegneria fisica..
Resta il fatto ( vissuto in prima persona ) che frequentando ingegneria dell'ambiente, esami progettuali ne ho visti all'incirca quattro,e sono concentrati nella laurea triennale, in pratica uno su dieci e nonostante questo mi sento ingegnere a tutti gli effetti. Il futuro della professione nel mio settore è studiare i cambiamenti climatici e l'effetto sull'ambiente, il rischio idrogeologico,i rischi naturali e industriali, l'impatto ambientale, bonifica di siti inquinati, sicurezza, i modelli matematici applicati all'ambiente e molte altre attività che non elenco essendo un corso spiccatamente interdisciplinare.
Certamente sono in grado di progettare un'acquedotto o un'argine fluviale, ma l'ingegneria "moderna" non si limita più alla progettazione e i diversi orientamenti attivati nelle facoltà di ingegneria ne sono la prova. Si assuma come esempio ingegneria dei materiali al polimi in cui è possibile scegliere fra un'orientamento metodologico di base e uno applicato con diversi sotto-orientamenti, stessa sorte per ingegneria informatica ed anche elettronica presenta orientamenti con finalità diverse.
Nei corsi "classici" sono daccordo con te, vedi ingegneria meccanica,civile,elettrica,edile-architettura.
A mio avviso i corsi come ingegneria matematica, rientrante nella classe di ingegneria e matematica per le scienze dell'ingegneria ( che rientra nella classe n°32 cioè scienze matematiche con circa 20-25 crediti di matematica in più nei 5 anni rispetto a ing matematica ) mirano a formare laureati in matematica con basi di ingegneria oppure ingegneri con solide basi matematiche che, grazie a tesi molto ridotte rispetto ai corsi in scienze matematiche, riescono a sensibilizzarsi nelle problematiche tipiche dell'ingegneria inserendo alcuni corsi tipicamente ingegneristici. Questa tendenza non è solo italiana ma è internazionale, basta guardare le università USA come Stanfors,Caltech,Berckeley oppure gli atenei europei come i politecnici svizzeri o francesi. Infatti permettono di conseguire dottorati di ricerca in svariati rami della matematica applicata.
Questo può essere, come tutto, condivisibile o no.
Stesso discorso per IMS , scienze dell'ingegneria e ingegneria fisica..
Resta il fatto ( vissuto in prima persona ) che frequentando ingegneria dell'ambiente, esami progettuali ne ho visti all'incirca quattro,e sono concentrati nella laurea triennale, in pratica uno su dieci e nonostante questo mi sento ingegnere a tutti gli effetti. Il futuro della professione nel mio settore è studiare i cambiamenti climatici e l'effetto sull'ambiente, il rischio idrogeologico,i rischi naturali e industriali, l'impatto ambientale, bonifica di siti inquinati, sicurezza, i modelli matematici applicati all'ambiente e molte altre attività che non elenco essendo un corso spiccatamente interdisciplinare.
Certamente sono in grado di progettare un'acquedotto o un'argine fluviale, ma l'ingegneria "moderna" non si limita più alla progettazione e i diversi orientamenti attivati nelle facoltà di ingegneria ne sono la prova. Si assuma come esempio ingegneria dei materiali al polimi in cui è possibile scegliere fra un'orientamento metodologico di base e uno applicato con diversi sotto-orientamenti, stessa sorte per ingegneria informatica ed anche elettronica presenta orientamenti con finalità diverse.
Nei corsi "classici" sono daccordo con te, vedi ingegneria meccanica,civile,elettrica,edile-architettura.
Salve! Ben trovati a tutti, visto che è da un pò di tempo che manco dal forum.
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà a Vuocheddeon con il quale condivido quasi tutto ciò che ha detto. La matematica è una filosofia di vita, non è uno strumento per non farsi imbrogliare al mercato!
Ma vorrei tornare anche al problema iniziale, cioè il problema dell'esame di stato 2006. Ridicolo!!!!
Nell'impostazione e nei contenuti. Forse meno disorganico, nei problemi, di quelli degli unltimi anni. Ma di basso, molto basso profilo. Un problema di massimo e minimo su una funzione polinomiale di secondo grado: una parabola.
"Simpatica" la questione della percentuale!
Per non parlare "dell'integralone" del secondo problema.
Vale solo la pena di accennare a qualcuno dei quesiti: Il teorema di Lagrange su una funzione polinomiale; l'individuazione di e^x; o la funzione del quesito 10 che mi sembra tanto riciclata da un compito di qualche anno fa.
Il compito del PNI, non si sono sprecati, èra quasi del tutto identico a quello ordinario: due rette che erano verticali nell'ordinario diventano orizzontali nel PNI! Mamma mia!!!!!!
E la citazione di De Finetti sempre su quello PNI?
Portare i ragazzi a buoni livelli o portare i livelli vicino ai ragazzi?
Credo si sia imboccata la seconda strada!
Ma magari mi sbaglio.
Salve!
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà a Vuocheddeon con il quale condivido quasi tutto ciò che ha detto. La matematica è una filosofia di vita, non è uno strumento per non farsi imbrogliare al mercato!
Ma vorrei tornare anche al problema iniziale, cioè il problema dell'esame di stato 2006. Ridicolo!!!!
Nell'impostazione e nei contenuti. Forse meno disorganico, nei problemi, di quelli degli unltimi anni. Ma di basso, molto basso profilo. Un problema di massimo e minimo su una funzione polinomiale di secondo grado: una parabola.
"Simpatica" la questione della percentuale!
Per non parlare "dell'integralone" del secondo problema.
Vale solo la pena di accennare a qualcuno dei quesiti: Il teorema di Lagrange su una funzione polinomiale; l'individuazione di e^x; o la funzione del quesito 10 che mi sembra tanto riciclata da un compito di qualche anno fa.
Il compito del PNI, non si sono sprecati, èra quasi del tutto identico a quello ordinario: due rette che erano verticali nell'ordinario diventano orizzontali nel PNI! Mamma mia!!!!!!
E la citazione di De Finetti sempre su quello PNI?
Portare i ragazzi a buoni livelli o portare i livelli vicino ai ragazzi?
Credo si sia imboccata la seconda strada!
Ma magari mi sbaglio.
Salve!
Siccome fra pochi mesi sarò laureato in ing. matematica (triennale, la specialistica dopo) mi sento un po' chiamato in causa! 
Devo dire che per l'insegnamento al Liceo sono d'accordo con mirco59: io toglierei l'analisi matematica dal Liceo. Sarebbe molto meglio concentrarsi sulle basi visto che quelle poi non possono essere recuperate se non andando a fare Matematica, mentre un corso di analisi c'è in ogni facoltà scientifica che si rispetti...
Per ingegneria matematica ovviamente non sono per niente d'accordo. Gli ing. matematici sono ingegneri a tutti gli effetti anche se ancora non possono iscriversi nella categoria A dell'albo di ing. (quella della specialistica), ma questo è una classica idiozia Italiana visto che queste figure esistono in moltissimi altri paesi come giustamente ha notato tecnos dove l'albo Italiano vale quanto la carta straccia. In un mondo globalizzato penso che sciocchezze come l'albo Italiano siano destinate a perdere quasi ogni importanza (e d'altronde già ora pensate che per lavorare all'IBM o alla Siemens serva l'albo Italiano?
Comunque al di la di queste questioni burocratiche vorrei rispondere a questa domanda:
Qualunque cosa. Tanto per cominciare può fare il lavoro di qualunque altro ingegnere come testimonia il fatto che, ad esempio, all'Ecole Centrale(*) non esistano corsi in Ing. Civile o Ing. Elettronica, ma solo un corso di Ingegneria che è molto simile come programma a ing. Matematica (tanto è vero che è attivo il programma time).
Poi c'è tutto il discorso modellistico-numerico, ad esempio, che richiede conoscenze che non hanno tutti gli ing. ne tutti i laureati in Matematica (soprattutto per quanto riguarda la parte numerica questi ultimi)....
---------------------------------
(*) l'università in cui studiò Poincarè (che era anche lui Ingegnere!!!)

Devo dire che per l'insegnamento al Liceo sono d'accordo con mirco59: io toglierei l'analisi matematica dal Liceo. Sarebbe molto meglio concentrarsi sulle basi visto che quelle poi non possono essere recuperate se non andando a fare Matematica, mentre un corso di analisi c'è in ogni facoltà scientifica che si rispetti...
Per ingegneria matematica ovviamente non sono per niente d'accordo. Gli ing. matematici sono ingegneri a tutti gli effetti anche se ancora non possono iscriversi nella categoria A dell'albo di ing. (quella della specialistica), ma questo è una classica idiozia Italiana visto che queste figure esistono in moltissimi altri paesi come giustamente ha notato tecnos dove l'albo Italiano vale quanto la carta straccia. In un mondo globalizzato penso che sciocchezze come l'albo Italiano siano destinate a perdere quasi ogni importanza (e d'altronde già ora pensate che per lavorare all'IBM o alla Siemens serva l'albo Italiano?
Comunque al di la di queste questioni burocratiche vorrei rispondere a questa domanda:
"mirco59":
Ora, un ing. matematico cosa progetta?
Qualunque cosa. Tanto per cominciare può fare il lavoro di qualunque altro ingegnere come testimonia il fatto che, ad esempio, all'Ecole Centrale(*) non esistano corsi in Ing. Civile o Ing. Elettronica, ma solo un corso di Ingegneria che è molto simile come programma a ing. Matematica (tanto è vero che è attivo il programma time).
Poi c'è tutto il discorso modellistico-numerico, ad esempio, che richiede conoscenze che non hanno tutti gli ing. ne tutti i laureati in Matematica (soprattutto per quanto riguarda la parte numerica questi ultimi)....
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(*) l'università in cui studiò Poincarè (che era anche lui Ingegnere!!!)
Ciao a tutti, mi sento anch'io chiamato in causa in quanto futuro ingegnere e forse professore!
Nel mio caso, ho scoperto frequentando ingegneria di voler approfondire rigorosamente la teoria riguardante matematica e fisica (anche perché queste materie sono sempre state la mia passione) e, sebbene mi sia laureato a pieni voti nella laurea breve e probabilmente lo sarò anche nella specialistica, preferirei insegnare piuttosto che lavorare in azienda... Però vorrei anche avere un po' di tempo libero, mentre la carriera universitaria non ne prevede ed è molto insicura (ma a quanto sempra anche quella di insegnante alle superiori)... Quindi in definitiva vorrei intanto diventare insegnante e poi studiare autonomamente e magari anche prendermi le relative lauree (ma non esageriamo
) in matematica e/o fisica.
Perciò chiedo a voi:
1) Cosa mi consigliate di fare?
2) Visto che dovrei intanto essere ammesso al SISS (in ogni caso sarà fra circa due anni), mi consigliereste qualche lettura per prepararmi? In particolare mi piacerebbe approfondire la teoria dei numeri e la definizione rigorosa delle operazioni quali radici, potenze, ecc.. sui numeri razionali, reali e complessi!
E non pensiate che tutti gli ingegneri siano dei "macellai della fisica"!
Ciaociao

Nel mio caso, ho scoperto frequentando ingegneria di voler approfondire rigorosamente la teoria riguardante matematica e fisica (anche perché queste materie sono sempre state la mia passione) e, sebbene mi sia laureato a pieni voti nella laurea breve e probabilmente lo sarò anche nella specialistica, preferirei insegnare piuttosto che lavorare in azienda... Però vorrei anche avere un po' di tempo libero, mentre la carriera universitaria non ne prevede ed è molto insicura (ma a quanto sempra anche quella di insegnante alle superiori)... Quindi in definitiva vorrei intanto diventare insegnante e poi studiare autonomamente e magari anche prendermi le relative lauree (ma non esageriamo

Perciò chiedo a voi:
1) Cosa mi consigliate di fare?
2) Visto che dovrei intanto essere ammesso al SISS (in ogni caso sarà fra circa due anni), mi consigliereste qualche lettura per prepararmi? In particolare mi piacerebbe approfondire la teoria dei numeri e la definizione rigorosa delle operazioni quali radici, potenze, ecc.. sui numeri razionali, reali e complessi!
E non pensiate che tutti gli ingegneri siano dei "macellai della fisica"!

Ciaociao
Chi ingegneria fai?
Ingegneria dell'autoveicolo a Torino, ma siamo nella sede del Lingotto

"Cecil_Hollorand":
Ciao a tutti, mi sento anch'io chiamato in causa in quanto futuro ingegnere e forse professore!![]()
Nel mio caso, ho scoperto frequentando ingegneria di voler approfondire rigorosamente la teoria riguardante matematica e fisica (anche perché queste materie sono sempre state la mia passione) e, sebbene mi sia laureato a pieni voti nella laurea breve e probabilmente lo sarò anche nella specialistica, preferirei insegnare piuttosto che lavorare in azienda... Però vorrei anche avere un po' di tempo libero, mentre la carriera universitaria non ne prevede ed è molto insicura (ma a quanto sempra anche quella di insegnante alle superiori)... Quindi in definitiva vorrei intanto diventare insegnante e poi studiare autonomamente e magari anche prendermi le relative lauree (ma non esageriamo) in matematica e/o fisica.
Perciò chiedo a voi:
1) Cosa mi consigliate di fare?
2) Visto che dovrei intanto essere ammesso al SISS (in ogni caso sarà fra circa due anni), mi consigliereste qualche lettura per prepararmi? In particolare mi piacerebbe approfondire la teoria dei numeri e la definizione rigorosa delle operazioni quali radici, potenze, ecc.. sui numeri razionali, reali e complessi!
E non pensiate che tutti gli ingegneri siano dei "macellai della fisica"!![]()
Ciaociao
Visto che devi conseguire la laurea specialistica, ti consiglio di leggerti la tabella allegata al DM 22/05 dove sono indicate le lauree specialistiche valide per l'accesso alle varie classi di concorso, con l'eventuale numero di crediti richiesti nei vari settori disciplinari necessari per l'accesso a tali classi.
Le classi di concorso del campo fisico matematico che ti interessano sono
A038 - fisica
A047 - matematica
A048 matematica applicata
Alla classe A049 (matematica e fisica) invece non si può accedere con la laurea in ingegneria, in quanto, in base al Dm 39/98 e al 22/05 è riservata ai laureati in matematica, fisica, astronomia e discipline nautiche.
Ecco Vuocheddeon, ti ringrazio tantissimo!
Però c'è una cosa che non capisco... Intanto io mi laureerò nella classe 36, ovvero Ingegneria Meccanica, quindi dovrei poter accedere alle classi di concorso che dici tu ma, per quanto rigurda i crediti richiesti:
A047:
Con almeno 80 crediti nei settori scientifico disciplinari MAT/02 , 03, 05, 06, 08
(MAT/02 - Algebra
MAT/03 - Geometria
MAT/05 - Analisi matematica
MAT/06 - Probabilità e statistica matematica
MAT/08 - Analisi numerica)
A038:
Con almeno 24 crediti nel settore scientifico disciplinare FIS/01
(FIS/01 - Fisica sperimentale)
... Cosa significa??
Io non ho fatto tutti questi crediti (80!!) di materie della serie MAT/xx.... e credo neanche 24 di Fisica "SPERIMENTALE"... ed in ogni caso certo non nella laurea specialistica, quelli sono tutti corsi del triennio...
Non posso insegnare nulla quindi?!?
Ciao

Però c'è una cosa che non capisco... Intanto io mi laureerò nella classe 36, ovvero Ingegneria Meccanica, quindi dovrei poter accedere alle classi di concorso che dici tu ma, per quanto rigurda i crediti richiesti:
A047:
Con almeno 80 crediti nei settori scientifico disciplinari MAT/02 , 03, 05, 06, 08
(MAT/02 - Algebra
MAT/03 - Geometria
MAT/05 - Analisi matematica
MAT/06 - Probabilità e statistica matematica
MAT/08 - Analisi numerica)
A038:
Con almeno 24 crediti nel settore scientifico disciplinare FIS/01
(FIS/01 - Fisica sperimentale)
... Cosa significa??
Io non ho fatto tutti questi crediti (80!!) di materie della serie MAT/xx.... e credo neanche 24 di Fisica "SPERIMENTALE"... ed in ogni caso certo non nella laurea specialistica, quelli sono tutti corsi del triennio...
Non posso insegnare nulla quindi?!?

Ciao
"Cecil_Hollorand":
Ecco Vuocheddeon, ti ringrazio tantissimo!![]()
Però c'è una cosa che non capisco... Intanto io mi laureerò nella classe 36, ovvero Ingegneria Meccanica, quindi dovrei poter accedere alle classi di concorso che dici tu ma, per quanto rigurda i crediti richiesti:
A047:
Con almeno 80 crediti nei settori scientifico disciplinari MAT/02 , 03, 05, 06, 08
(MAT/02 - Algebra
MAT/03 - Geometria
MAT/05 - Analisi matematica
MAT/06 - Probabilità e statistica matematica
MAT/08 - Analisi numerica)
A038:
Con almeno 24 crediti nel settore scientifico disciplinare FIS/01
(FIS/01 - Fisica sperimentale)
... Cosa significa??
Io non ho fatto tutti questi crediti (80!!) di materie della serie MAT/xx.... e credo neanche 24 di Fisica "SPERIMENTALE"... ed in ogni caso certo non nella laurea specialistica, quelli sono tutti corsi del triennio...
Non posso insegnare nulla quindi?!?![]()
Ciao
La A048, se non ricordo male, non ha vincoli.
Comunque credo sia sempre possibile, anche post lauream, integrare il proprio piano di studi con ulteriori esami, non necessari per il conseguimento della laurea, ma magari necessari per poter accedere all'insegnamento.
Per David_e
premetto che non ho detto che gli ingegneri matematici (ordine delle parole a tua scelta) non servano, e inoltre penso anche che competenze di questo tipo siano utili e necessarie nella progettazione moderna. Sono inoltre convinto che se dovessi iscrivermi ora, come ex licealista scientifico ignaro delle mansioni che si devono svolgere, la tentazione di sxcegliere un indirizzo così sarebbe fortissima. Rimango comunque del mio avviso, c'è in questi tipi di studi: la matematica e l'ingeneria, una forma di imprinting, di impostazione di base che a mio avviso è molto diversa e nell'interesse generale deve essere conservata (è un po' come la biodiversità), poi via al massimo con le collaborazioni.
Io contesto e sostetto i tuttologi: quelli che sanno prgettare tutto. Non ci credo perchè la tecnologia è così complessa e vasta e di Leonardo da Vinci la storia non ne ha visti molti.
Per progettare è necessario prima (e più che calcolare e analizzare) avere conoscenze e competenze sui processi tecnologici-costruttivi-economici-organizzativi e impiantistici che a mala pena possono essere impartiti nei 300 crediti di una laurea 'tradizionale' di ingegneria. Mi immagino se a questa inserisco 30-40 crediti alternatrivi di matematica. Progettare significa formalizzare esigenze e tradurle in qualcosa di pratico e economicamente vantaggioso. Le qualità necessarie sono in gran parte induttive.
Anche l'analisi dei problemi e quindi l'uso di strumenti numerici e di algoritmi è strettamente conneso con i problemi stessi: un esperto di analisi strutturale dei materiali non è adatto a trattare problemi di fluidodinamica (anche se alla fine sempre di equazioni alle derivate parziali si tratta!). Questo almeno se si vuole alla fine ottenere un prodotto.
Potrò essere smentito (e me lo auguro), tuttavia non vedo molte prospettive (se non di nicchia) per attività di tipo ingegneristico per tali lauree ibride. Faranno i matematici applicati a questioni di ingegneria: ma allora era più opportuno che avessero fatto matematica. Mi sanno tanto di lauree di matematica infarcite del titolo ing. ... che vanno di moda. E' un po' quello che è successo con ing. gestionale e ing. informatica.
Qualcuno mi spiega che differenza c'è tra la laurea in scienza dell'informazione 3+2 e ing. informatica 3+2 a parte ovviamente dettagli sui piani di studio che cambiano anche da sede a sede e la complessa questione dell'albo professionale (che in tale settore serve veramente a poco)?
Non vi viene il sospetto che tutto questo movimento e diversificazione nasconda operazioni di marketing accademico?
ciao
premetto che non ho detto che gli ingegneri matematici (ordine delle parole a tua scelta) non servano, e inoltre penso anche che competenze di questo tipo siano utili e necessarie nella progettazione moderna. Sono inoltre convinto che se dovessi iscrivermi ora, come ex licealista scientifico ignaro delle mansioni che si devono svolgere, la tentazione di sxcegliere un indirizzo così sarebbe fortissima. Rimango comunque del mio avviso, c'è in questi tipi di studi: la matematica e l'ingeneria, una forma di imprinting, di impostazione di base che a mio avviso è molto diversa e nell'interesse generale deve essere conservata (è un po' come la biodiversità), poi via al massimo con le collaborazioni.
Io contesto e sostetto i tuttologi: quelli che sanno prgettare tutto. Non ci credo perchè la tecnologia è così complessa e vasta e di Leonardo da Vinci la storia non ne ha visti molti.
Per progettare è necessario prima (e più che calcolare e analizzare) avere conoscenze e competenze sui processi tecnologici-costruttivi-economici-organizzativi e impiantistici che a mala pena possono essere impartiti nei 300 crediti di una laurea 'tradizionale' di ingegneria. Mi immagino se a questa inserisco 30-40 crediti alternatrivi di matematica. Progettare significa formalizzare esigenze e tradurle in qualcosa di pratico e economicamente vantaggioso. Le qualità necessarie sono in gran parte induttive.
Anche l'analisi dei problemi e quindi l'uso di strumenti numerici e di algoritmi è strettamente conneso con i problemi stessi: un esperto di analisi strutturale dei materiali non è adatto a trattare problemi di fluidodinamica (anche se alla fine sempre di equazioni alle derivate parziali si tratta!). Questo almeno se si vuole alla fine ottenere un prodotto.
Potrò essere smentito (e me lo auguro), tuttavia non vedo molte prospettive (se non di nicchia) per attività di tipo ingegneristico per tali lauree ibride. Faranno i matematici applicati a questioni di ingegneria: ma allora era più opportuno che avessero fatto matematica. Mi sanno tanto di lauree di matematica infarcite del titolo ing. ... che vanno di moda. E' un po' quello che è successo con ing. gestionale e ing. informatica.
Qualcuno mi spiega che differenza c'è tra la laurea in scienza dell'informazione 3+2 e ing. informatica 3+2 a parte ovviamente dettagli sui piani di studio che cambiano anche da sede a sede e la complessa questione dell'albo professionale (che in tale settore serve veramente a poco)?
Non vi viene il sospetto che tutto questo movimento e diversificazione nasconda operazioni di marketing accademico?
ciao