Domanda sulle potenze con esponente fratto

davikokar
Qualcuno potrebbe chiarire questo paradosso? Si tratta di potenze con esponente fratto. Per definizione una potenza con esponente fratto può essere riscritta con il numeratore dell'esponente come esponente della potenza e con il denominatore come indice di una radice. Fin qui tutto regolare. Ora però prendiamo questa operazione: $(-27)^(1/3)$, che fa -3. E questa operazione: $(-27)^(2/6)$, che invece fa 3. Le due operazioni sembrano suggerire che 1/3 sia diverso da 2/6.

Risposte
fmnq
La potenza di un prodotto è il prodotto delle potenze. Ma allora chi è la radice terza di $-1$?

gugo82
Il problema non è che $1/3 != 2/6$, piuttosto che manca il presupposto per la validità dell’uguaglianza $(-27)^(1/3) = (-27)^(2/6)$… Anzi, il presupposto per usare la notazione con potenza frazionaria.

Spiego, ma la cosa è un po’ lunga.

davikokar
Ciao Gugo, grazie della risposta. Strano però che la mia calcolatrice scientifica non mi segnala il nonsenso quando provo a calcolare una potenza con base negativa e esponente fratto. Hai magari qualche link da suggerire sul tema del perché viene usata la notazione $1/n$ (mi riferisco alla nota). Grazie ancora

gugo82
Semplice.

Per com’è definita, la funzione radice $n$-esima è la funzione inversa della potenza $n$-esima ristretta a $[0,+oo[$, poiché infatti si ha:
\[
\begin{split}
(\sqrt[n]{x})^n &= x \\
\sqrt[n]{x^n} &= x
\end{split}
\]
(la prima è la definizione della radice; la seconda si dimostra con facilità).
Supponiamo di voler determinare con ragionevolezza un esponente $a$ tale che $root[n](t) = t^a$ per $t>=0$.
Dalle relazioni precedenti e dalle proprietà delle potenze segue che deve risultare:
\[
\begin{cases}
(x^a)^n = x \\
(x^a)^n = x^{a\cdot n}
\end{cases}\quad \Rightarrow \quad x^{a\cdot n} = x^1\; ;
\]
da ciò segue che una scelta ragionevole per l’esponente $a$ può essere quella fatta in modo che $a*n=1$, ossia $a=1/n$. :wink:


P.S.: Le calcolatrici lasciale stare: faranno sempre cose strane se non si inseriscono gli input e/o non si leggono gli output con criterio.

Morale della favola: bisogna conoscere la teoria anche per usare correttamente una calcolatrice.

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