Ignoranza e mancanze degli studenti
Buon giorno,
noto che gli admin del sito sono molto disponibili.
Mi permetto di sottoporre una serie di domande aperte inerente la preparazione, difficoltà, conoscenza in matematica degli studenti della secondaria di I grado.
- Dipende dall’età ? Uno studente mediocre può “maturare” meglio le sue conoscenze crescendo ?
- L’astrazione viene compresa dopo una certa età ?
- Si parla sempre di quanto fossero più “preparati” una volta. Per gli insegnati più “anziani” è vero ?
- Si possono fare delle statistiche sulla conoscenza della materia (x1 % non la conosce, x2% così così, x3 la conosce bene)
- I test pisa ocse dicono che all’estero hanno migliore preparazione, soprattutto in matematica. Come si commenta e perchè.
Grazie
noto che gli admin del sito sono molto disponibili.
Mi permetto di sottoporre una serie di domande aperte inerente la preparazione, difficoltà, conoscenza in matematica degli studenti della secondaria di I grado.
- Dipende dall’età ? Uno studente mediocre può “maturare” meglio le sue conoscenze crescendo ?
- L’astrazione viene compresa dopo una certa età ?
- Si parla sempre di quanto fossero più “preparati” una volta. Per gli insegnati più “anziani” è vero ?
- Si possono fare delle statistiche sulla conoscenza della materia (x1 % non la conosce, x2% così così, x3 la conosce bene)
- I test pisa ocse dicono che all’estero hanno migliore preparazione, soprattutto in matematica. Come si commenta e perchè.
Grazie
Risposte
Ti rispondo anche se la mia esperienza si basa soprattutto sugli studenti della scuola superiore
Assolutamente sì. In generale i programmi sono basati sulla maturità media degli studenti, ma chiaramente ci sono studenti che maturano prima e altri che maturano dopo.
Maturando si possono ottenere livelli di astrazione sempre più alti, ma un minimo di astrazione si fa anche ai bambini delle primarie, pensa semplicemente alle 4 operazioni fatte solo con numeri e non con la corrispondenza ad oggetti: $2+3=5$ è un livello di astrazione del concetto "2 caramelle + 3 caramelle danno 5 caramelle"
È solo un modo un po' affrettato per dire che una volta gli studenti erano più curiosi di apprendere, più disposti a studiare e anche un po' più maturi.
È normale che anni fa fossimo più curiosi, adesso ci sono un'infinità di modi per aprirsi al mondo:
- nei primi anni di insegnamento capitava spesso che i viaggi più lunghi intrapresi dagli studenti fossero le gite scolastiche, adesso spesso sono andati in vacanza con la famiglia in posti che la gita scolastica non si sogna di raggiungere;
- molti studenti a casa non possedevano un'enciclopedia, adesso su internet ci sono tutte le informazioni che uno può desiderare.
Nel pomeriggio c'erano poche possibilità di distrazioni, tanto valeva utilizzare il tempo per studiare e imparare cose nuove.
I genitori davano molte più responsabilità ai figli e questo, volenti o nolenti, li faceva maturare prima.
Non proprio con questa esattezza, ma c'è la valutazione per competenza che permette, attraverso test mirati, di capire i livelli di competenza nei vari ambiti, tieni conto che "competenza" significa "come sa usare ciò che conosce".
Questa è più difficile da rispondere, visto che insegno nella scuola italiana e ho avuto contatti solo marginali con altre scuole europee ed extra-europee.
Posso dirti che la Finlandia, che ha sempre avuto le migliori performances negli Ocse Pisa, ha fatto marcia indietro con i programmi perché si erano ridotti a pura attività di addestramento ai test, lasciando solo pochi spazi allo studio della teoria e alla generalizzazione dei problemi.
In Italia uno dei punti forti è la socializzazione all'interno delle classi e l'inserimento dei portatori di handicap nella scuola ordinaria, questo, assieme al fatto che responsabilizziamo poco i giovanissimi, con un conseguente ritardo nella loro maturazione, sono, secondo me, i maggiori responsabili delle scarse performances. Io, però, non sono disposta a rimunciare ai vantaggi di una buona socializzazione e di un inserimento dei disabili nella società in cambio di uno o due gradini nella classifica ocse. Probabilmente con le nuove valutazioni delle competenze le cose miglioreranno, ma ci vuole tempo.
"Erwin Rommel":
- Dipende dall’età ? Uno studente mediocre può “maturare” meglio le sue conoscenze crescendo ?
Assolutamente sì. In generale i programmi sono basati sulla maturità media degli studenti, ma chiaramente ci sono studenti che maturano prima e altri che maturano dopo.
"Erwin Rommel":
L’astrazione viene compresa dopo una certa età ?
Maturando si possono ottenere livelli di astrazione sempre più alti, ma un minimo di astrazione si fa anche ai bambini delle primarie, pensa semplicemente alle 4 operazioni fatte solo con numeri e non con la corrispondenza ad oggetti: $2+3=5$ è un livello di astrazione del concetto "2 caramelle + 3 caramelle danno 5 caramelle"
"Erwin Rommel":
Si parla sempre di quanto fossero più “preparati” una volta. Per gli insegnati più “anziani” è vero?
È solo un modo un po' affrettato per dire che una volta gli studenti erano più curiosi di apprendere, più disposti a studiare e anche un po' più maturi.
È normale che anni fa fossimo più curiosi, adesso ci sono un'infinità di modi per aprirsi al mondo:
- nei primi anni di insegnamento capitava spesso che i viaggi più lunghi intrapresi dagli studenti fossero le gite scolastiche, adesso spesso sono andati in vacanza con la famiglia in posti che la gita scolastica non si sogna di raggiungere;
- molti studenti a casa non possedevano un'enciclopedia, adesso su internet ci sono tutte le informazioni che uno può desiderare.
Nel pomeriggio c'erano poche possibilità di distrazioni, tanto valeva utilizzare il tempo per studiare e imparare cose nuove.
I genitori davano molte più responsabilità ai figli e questo, volenti o nolenti, li faceva maturare prima.
"Erwin Rommel":
Si possono fare delle statistiche sulla conoscenza della materia (x1 % non la conosce, x2% così così, x3 la conosce bene)
Non proprio con questa esattezza, ma c'è la valutazione per competenza che permette, attraverso test mirati, di capire i livelli di competenza nei vari ambiti, tieni conto che "competenza" significa "come sa usare ciò che conosce".
"Erwin Rommel":
I test pisa ocse dicono che all’estero hanno migliore preparazione, soprattutto in matematica. Come si commenta e perchè.
Questa è più difficile da rispondere, visto che insegno nella scuola italiana e ho avuto contatti solo marginali con altre scuole europee ed extra-europee.
Posso dirti che la Finlandia, che ha sempre avuto le migliori performances negli Ocse Pisa, ha fatto marcia indietro con i programmi perché si erano ridotti a pura attività di addestramento ai test, lasciando solo pochi spazi allo studio della teoria e alla generalizzazione dei problemi.
In Italia uno dei punti forti è la socializzazione all'interno delle classi e l'inserimento dei portatori di handicap nella scuola ordinaria, questo, assieme al fatto che responsabilizziamo poco i giovanissimi, con un conseguente ritardo nella loro maturazione, sono, secondo me, i maggiori responsabili delle scarse performances. Io, però, non sono disposta a rimunciare ai vantaggi di una buona socializzazione e di un inserimento dei disabili nella società in cambio di uno o due gradini nella classifica ocse. Probabilmente con le nuove valutazioni delle competenze le cose miglioreranno, ma ci vuole tempo.
Salve @melia,
poco spazio anche alle dimostrazioni di alcuni teoremi e proprietà...che servono per il ragionamento logico - deduttivo - matematico
Cordiali saluti
"@melia":
Posso dirti che la Finlandia, che ha sempre avuto le migliori performances negli Ocse Pisa, ha fatto marcia indietro con i programmi perché si erano ridotti a pura attività di addestramento ai test, lasciando solo pochi spazi allo studio della teoria e alla generalizzazione dei problemi.
poco spazio anche alle dimostrazioni di alcuni teoremi e proprietà...che servono per il ragionamento logico - deduttivo - matematico
Cordiali saluti
Questa discussione è interessante e mi permetto di intervenire.
Anche io mi domando da 10 anni quali sono le difficoltà maggiori per gli studenti della secondaria di 1° grado e una mia piccola statistica mi ha fatto capire che il linguaggio usato a scuola e quello specifico della matematica sono per loro il maggiore ostacolo.
La comprensione di una frase, l'uso corretto di una parola, la rappresentazione di concetti e relazioni con parole, immagini e simboli per molti ragazzi di 1° media sono competenze non ancora raggiunte o da recuperare.
Potrei dire che per fare matematica sarebbe più importante saper leggere che saper contare e dovremmo collaborare di più con i nostri colleghi di italiano, che infatti hanno analoghi problemi per l'insegnamento della grammatica, disciplina che come la nostra dipende molto dalla logica.
Come poi sia possibile rimediare a queste difficoltà non saprei dire, infatti oggi ero venuta sul forum per cercare informazioni e consigli sul recupero delle competenze in alunni che, pur non essendo diversamente abili o con disturbi specifici di apprendimento, non riescono ad "abituarsi" a ragionare.
Daniela
Anche io mi domando da 10 anni quali sono le difficoltà maggiori per gli studenti della secondaria di 1° grado e una mia piccola statistica mi ha fatto capire che il linguaggio usato a scuola e quello specifico della matematica sono per loro il maggiore ostacolo.
La comprensione di una frase, l'uso corretto di una parola, la rappresentazione di concetti e relazioni con parole, immagini e simboli per molti ragazzi di 1° media sono competenze non ancora raggiunte o da recuperare.
Potrei dire che per fare matematica sarebbe più importante saper leggere che saper contare e dovremmo collaborare di più con i nostri colleghi di italiano, che infatti hanno analoghi problemi per l'insegnamento della grammatica, disciplina che come la nostra dipende molto dalla logica.
Come poi sia possibile rimediare a queste difficoltà non saprei dire, infatti oggi ero venuta sul forum per cercare informazioni e consigli sul recupero delle competenze in alunni che, pur non essendo diversamente abili o con disturbi specifici di apprendimento, non riescono ad "abituarsi" a ragionare.
Daniela
E' vero la discussione mi sembra molto interessante. Essendo uno studente posso parlare per la mia piccola esperienza e con una prospettiva diversa forse rispetto a quella degli insegnanti come @melia.
Concordo pienamente; ricordo che alle scuole medie facevo pena in matematica (certo adesso non è che sono una cima, ma certamente sono ad un gradino più alto di prima) e la difficoltà riguardava essenzialmente l'interpretazione dei testi matematici e successiva decriptazione delle informazione ivi contenute. Questo porta: a non capire bene la teoria, a non saper tradurre in dati utili le parole del testo, a non saper usare le conoscenze acquisite e quindi a non saper impostare la soluzione di un problema.
Fortunatamente grazie all'aiuto della famiglia e soprattutto della professoressa, sono riuscito a recuperare molte lacune che avevo e a raggiungere e superare la sufficienza. E a proposito di questo vorrei brevemente porre l'attenzione proprio sul ruolo della famiglia e dei docenti.
Per quanto riguarda la famiglia penso che oggi ci sia un pò troppo menefreghismo da parte dei genitori riguardo l'andamento scolastico dei figli; se non fosse stato per mia madre che mi spingeva a studiare e mi stava col fiato sul collo, penso che la mia carriera scolastica sarebbe andata a farsi friggere. Ecco quindi che ritengo sia molto importante la presenza dei genitori nell'educazione scolastica, nel giusto modo ovviamente (non troppo assilanti per raggiungere grandi risultati, ma nemmeno disinteressati totalmente).
Per quanto riguarda i docenti avrei molte cose da dire (buone e cattive) ma mi limito solo all'essenziale. Nel corso di questi anni scolastici ho visto un pò di tutto: docenti seri, svogliati, preparati ma svogliati, troppo bonisti etc etc etc (sia alle medie sia alle superiori). Purtroppo ho visto mancanze anche da parte loro che si sono tradotte in studenti che venivano promossi pur non avendo assolutamente idea di cosa fosse l'italiano e ovviamente la matematica. E infatti a questo proposito ha ragione secondo me Danyl quando scrive:
A questo proposito mi chiedo e vi (ai docenti) chiedo: è normale promuovere uno studente fino a portarlo alla maturaità e a superarla e non saper distinguere la e congiunzione dal verbo? E' normale che un docente salti la lezione puntualmente?
Se i docenti mancano dei loro principali doveri (venire a fare lezione possibilmente puntuali, spiegare la lezione e non lasciare e/o pretendere che sia un film a farlo a loro posto, dosare pazienza, magnanimità e serietà, promuovere dove è giusto promuovere e bocciare dove è giusto bocciare, etc etc etc) come possiamo pretendere che uno studente abbia il minimo interesse ad impegnarsi e a studiare con profitto e di conseguenza abbia una preparazione di un certo livello?
E purtroppo devo dire che anche in ambito universitario le cose non vanno meglio (anzi per certi aspetti anche peggio), ma questa è un'altra storia.
In definitiva quello che penso si è già capito ovvero che la scarsa qualità della preparazione di noi studenti dipende si da noi stessi, ma anche dalla famiglia che è troppo assente e disinteressata della vita scolastica dei figli, e dalla scuola, nella persona dei docenti, che troppo spesso non sono adatti a questo ruolo (o perchè impreparati, o perchè svogliati o entrambe - attenzione: con queste parole non voglio generalizzare).
So che sembrano frasi scontate, luoghi comuni, ma credo sia la nuda e cruda verità. Solo ridando credibilità alla scuola e riconciliando le famiglie ai docenti, credo si potrà ricostituire una base solida che potrà contribuire alla formazione morale e culturale di noi studenti.
Grazie e scusate se ho divagato.
"DanyL":
Anche io mi domando da 10 anni quali sono le difficoltà maggiori per gli studenti della secondaria di 1° grado e una mia piccola statistica mi ha fatto capire che il linguaggio usato a scuola e quello specifico della matematica sono per loro il maggiore ostacolo.
Concordo pienamente; ricordo che alle scuole medie facevo pena in matematica (certo adesso non è che sono una cima, ma certamente sono ad un gradino più alto di prima) e la difficoltà riguardava essenzialmente l'interpretazione dei testi matematici e successiva decriptazione delle informazione ivi contenute. Questo porta: a non capire bene la teoria, a non saper tradurre in dati utili le parole del testo, a non saper usare le conoscenze acquisite e quindi a non saper impostare la soluzione di un problema.
Fortunatamente grazie all'aiuto della famiglia e soprattutto della professoressa, sono riuscito a recuperare molte lacune che avevo e a raggiungere e superare la sufficienza. E a proposito di questo vorrei brevemente porre l'attenzione proprio sul ruolo della famiglia e dei docenti.
Per quanto riguarda la famiglia penso che oggi ci sia un pò troppo menefreghismo da parte dei genitori riguardo l'andamento scolastico dei figli; se non fosse stato per mia madre che mi spingeva a studiare e mi stava col fiato sul collo, penso che la mia carriera scolastica sarebbe andata a farsi friggere. Ecco quindi che ritengo sia molto importante la presenza dei genitori nell'educazione scolastica, nel giusto modo ovviamente (non troppo assilanti per raggiungere grandi risultati, ma nemmeno disinteressati totalmente).
Per quanto riguarda i docenti avrei molte cose da dire (buone e cattive) ma mi limito solo all'essenziale. Nel corso di questi anni scolastici ho visto un pò di tutto: docenti seri, svogliati, preparati ma svogliati, troppo bonisti etc etc etc (sia alle medie sia alle superiori). Purtroppo ho visto mancanze anche da parte loro che si sono tradotte in studenti che venivano promossi pur non avendo assolutamente idea di cosa fosse l'italiano e ovviamente la matematica. E infatti a questo proposito ha ragione secondo me Danyl quando scrive:
"DanyL":
Potrei dire che per fare matematica sarebbe più importante saper leggere che saper contare e dovremmo collaborare di più con i nostri colleghi di italiano, che infatti hanno analoghi problemi per l'insegnamento della grammatica, disciplina che come la nostra dipende molto dalla logica.
A questo proposito mi chiedo e vi (ai docenti) chiedo: è normale promuovere uno studente fino a portarlo alla maturaità e a superarla e non saper distinguere la e congiunzione dal verbo? E' normale che un docente salti la lezione puntualmente?
Se i docenti mancano dei loro principali doveri (venire a fare lezione possibilmente puntuali, spiegare la lezione e non lasciare e/o pretendere che sia un film a farlo a loro posto, dosare pazienza, magnanimità e serietà, promuovere dove è giusto promuovere e bocciare dove è giusto bocciare, etc etc etc) come possiamo pretendere che uno studente abbia il minimo interesse ad impegnarsi e a studiare con profitto e di conseguenza abbia una preparazione di un certo livello?
E purtroppo devo dire che anche in ambito universitario le cose non vanno meglio (anzi per certi aspetti anche peggio), ma questa è un'altra storia.
In definitiva quello che penso si è già capito ovvero che la scarsa qualità della preparazione di noi studenti dipende si da noi stessi, ma anche dalla famiglia che è troppo assente e disinteressata della vita scolastica dei figli, e dalla scuola, nella persona dei docenti, che troppo spesso non sono adatti a questo ruolo (o perchè impreparati, o perchè svogliati o entrambe - attenzione: con queste parole non voglio generalizzare).
So che sembrano frasi scontate, luoghi comuni, ma credo sia la nuda e cruda verità. Solo ridando credibilità alla scuola e riconciliando le famiglie ai docenti, credo si potrà ricostituire una base solida che potrà contribuire alla formazione morale e culturale di noi studenti.
Grazie e scusate se ho divagato.
Grazie JoJo_90 per aver risposto al mio intervento.
Hai centrato molto bene il problema della collaborazione fra studenti, famiglie e docenti.
Vorrei aggiungere qualche considerazione dal punto di vista dei docenti.
Nella scuola secondaria di 1° grado le classi sono sempre più numerose e composte di alunni con obiettivi molto diversi l'uno dall'altro; ogni classe di 1° media è in realtà una "pluriclasse" simile a quelle di una volta nei paesi di montagna...su 25-30 alunni non ce ne sono 10 che sappiano fare le stesse cose e che possano lavorare insieme.
In queste condizioni occorre lavorare più sulla motivazione e sul metodo che sui contenuti, senza illudersi che tutti imparino tutto ma dando comunque delle opportunità a quelli che le possono utilizzare.
Purtroppo la soluzione più semplice trovata da alcuni insegnanti è abbassare gli obiettivi per tutti in modo da demotivare completamente gli alunni con le migliori aspettative. Questo non si dovrebbe mai fare.
La promozione di alunni che non hanno competenze, che ci viene spesso contestata dai nostri colleghi della secondaria di 2° grado, è dovuta spesso a considerazioni di tipo meno didattico e più "logistico". Non voglio dire che questo sia giusto nè utile ma spesso è inevitabile.
Dall'altra parte molte famiglie sono completamente disinteressate alle opportunità formative della scuola, ma il loro interesse si risveglia improvvisamente e minacciosamente quando la scuola propone di ripetere un anno per recuperare competenze non raggiunte dal loro figlio.
Che fare? Se qualcuno in questo forum ha dei suggerimenti sarei ben contenta di riceverli.
Daniela
Hai centrato molto bene il problema della collaborazione fra studenti, famiglie e docenti.
"JoJo_90":
Per quanto riguarda la famiglia penso che oggi ci sia un pò troppo menefreghismo da parte dei genitori riguardo l'andamento scolastico dei figli;
Per quanto riguarda i docenti .... Purtroppo ho visto mancanze anche da parte loro che si sono tradotte in studenti che venivano promossi pur non avendo assolutamente idea di cosa fosse l'italiano e ovviamente la matematica.
Solo ridando credibilità alla scuola e riconciliando le famiglie ai docenti, credo si potrà ricostituire una base solida che potrà contribuire alla formazione morale e culturale di noi studenti.
Vorrei aggiungere qualche considerazione dal punto di vista dei docenti.
Nella scuola secondaria di 1° grado le classi sono sempre più numerose e composte di alunni con obiettivi molto diversi l'uno dall'altro; ogni classe di 1° media è in realtà una "pluriclasse" simile a quelle di una volta nei paesi di montagna...su 25-30 alunni non ce ne sono 10 che sappiano fare le stesse cose e che possano lavorare insieme.
In queste condizioni occorre lavorare più sulla motivazione e sul metodo che sui contenuti, senza illudersi che tutti imparino tutto ma dando comunque delle opportunità a quelli che le possono utilizzare.
Purtroppo la soluzione più semplice trovata da alcuni insegnanti è abbassare gli obiettivi per tutti in modo da demotivare completamente gli alunni con le migliori aspettative. Questo non si dovrebbe mai fare.
La promozione di alunni che non hanno competenze, che ci viene spesso contestata dai nostri colleghi della secondaria di 2° grado, è dovuta spesso a considerazioni di tipo meno didattico e più "logistico". Non voglio dire che questo sia giusto nè utile ma spesso è inevitabile.
Dall'altra parte molte famiglie sono completamente disinteressate alle opportunità formative della scuola, ma il loro interesse si risveglia improvvisamente e minacciosamente quando la scuola propone di ripetere un anno per recuperare competenze non raggiunte dal loro figlio.
Che fare? Se qualcuno in questo forum ha dei suggerimenti sarei ben contenta di riceverli.
Daniela
"DanyL":
Nella scuola secondaria di 1° grado le classi sono sempre più numerose e composte di alunni con obiettivi molto diversi l'uno dall'altro; ogni classe di 1° media è in realtà una "pluriclasse" simile a quelle di una volta nei paesi di montagna...su 25-30 alunni non ce ne sono 10 che sappiano fare le stesse cose e che possano lavorare insieme.
Questa situazione l'ho incontrata alle superiori mentre alle medie devo dire che eravamo una classe ben assortita, tutti eravamo allo stesso livello (anche se ovviamente c'erano delle poche eccezioni ma solo in positivo).
"DanyL":
Purtroppo la soluzione più semplice trovata da alcuni insegnanti è abbassare gli obiettivi per tutti in modo da demotivare completamente gli alunni con le migliori aspettative. Questo non si dovrebbe mai fare.
E anche questo è quello che ho provato sulla mia pelle alle superiori. La prof di matematica evitava di trattare e/o approfondire alcuni argomenti per consentire alla classe di raggiungere una certa omogeneità di preparazione (tentativo apprezzabile ma inutile: i bravi continuavano ad essere bravi, i mediocri continuavano ad essere mediocri).
E' vero pure che non è facile per il docente: se và dritto per la sua strada, coloro che non studiano si sentono "abbandonati" (della serie: se capisci bene, altrimenti fatti tuoi; io vado avanti col programma); se cerca di recuperare il recuperabile andando incontro a certi studenti, abbassa inevitabilmente il livello e la qualità dell'insegnamento, precludendo agli studenti migliori la possibilità di raggiungere un livello di competenze più alto.
In effetti se fossi un docente non saprei che fare.
La soluzione forse potrebbe essere quella di cominciare già dalle scuole elementari una "selezione" che non è niente di diverso o strano da quello che la scuola dovrebbe fare; iniziare una buona formazione alle elementari e adottando un sistema meritocratico fin dall'infanzia, si fa in modo che già alle suole medie arrivino ragazzi con una preparazione omogenea che consente al docente di indirizzare nel modo migliore i contenuti del suo insegnamento.
Certo a dirsi è facile, ma in pratica credo lo sia molto meno (anche per il problema che avevo sollevato nel post precedente riguardo le mancanze dei genitori).
"DanyL":
La promozione di alunni che non hanno competenze, che ci viene spesso contestata dai nostri colleghi della secondaria di 2° grado, è dovuta spesso a considerazioni di tipo meno didattico e più "logistico". Non voglio dire che questo sia giusto nè utile ma spesso è inevitabile.
Oggi come oggi non conosco la situazione della scuola media, ma per quella che è la mia esperienza, posso dire che alle superiori si promuove che è una bellezza; alle medie invece ricordo che c'era molta più serietà e rigore, sia da parte dei docenti sia da parte delle famiglie. Le ore che impegnavo nello studio alle medie non sono nemmeno paragonabili alle ore che impiegavo alle superiori. Per fare un esempio cito i compiti di matematica. Alle medie si andava a pagine: fare la prima pagina, la seconda etc etc etc.
Alle superiori si andava a elenco di singoli esercizi: fate i primi tre.
"DanyL":
Dall'altra parte molte famiglie sono completamente disinteressate alle opportunità formative della scuola, ma il loro interesse si risveglia improvvisamente e minacciosamente quando la scuola propone di ripetere un anno per recuperare competenze non raggiunte dal loro figlio.
Quanto sono vere queste parole. Più leggo il tuo messaggio più mi rendo conto che tutto il mondo è paese.
Hai concluso il tuo messaggio con una domanda da un milione di euro: che fare? Boh, non lo so (o forse lo so ma è un'utopia).
Ciao.
Mi piace molto la tua risposta, JoJo_90, anche se si fa presto a dire che la selezione dovrebbe cominciare dalle scuole primarie, io non posso dirlo perchè è lo stesso che alle superiori dicono delle medie, e all'università delle superiori.
La soluzione più "utopistica" per me sarebbe quella di dividere gli alunni non per età, come si è sempre fatto con i risultati che vediamo, ma per livello di competenze raggiunto.
Con questo non voglio proporre delle classi differenziate, ma semplicemente dare ad ognuno la possibilità di impiegare il tempo necessario per raggiungere i propri obiettivi, che non devono necessariamente essere uguali per tutti.
Niente vieterebbe poi che uno studente, una volta superate le proprie difficoltà iniziali, potesse proseguire ai livelli più avanzati, ma bisognerebbe dargli il tempo.
Invece l'organizzazione attuale della scuola e il sistema dei "programmi" (che adesso si chiamano indicazioni per il curricolo ma continuano ad ossessionare insegnanti e famiglie) produce un'altissima dispersione e tantissimo analfabetismo di ritorno, perchè la quantità dei contenuti è inversamente proporzionale alla competenza nell'utilizzarli.
Perchè non ci scandalizziamo se non tutti studiano musica e danza e ci facciamo tanti problemi per imporre a tutti la stessa "quantità" di matematica, anche se poi il risultato è comunque l'apprendimento da parte di una minoranza?
La scelta dei percorsi di studio dovrebbe essere più libera, ad esempio alunni più interessati ad una disciplina dovrebbero avere l'opportunità di frequentarla per più ore e alunni a cui non interessa potrebbero limitarsi a obiettivi minimi.
Mi rendo conto però che queste idee non possono essere realizzabili, perchè per prima cosa gli insegnanti sarebbero contrari a dover lavorare in classi di livello omogeneo basso. Per seconda cosa, gli studenti dell'età fra i 10 e i 14 anni che sceglierebbero consapevolmente il loro percorso formativo sarebbero molto pochi, e qui entra di nuovo l'influenza delle famiglie.
La conclusione, come per gli interventi precedenti, è: BOH?
Daniela
La soluzione più "utopistica" per me sarebbe quella di dividere gli alunni non per età, come si è sempre fatto con i risultati che vediamo, ma per livello di competenze raggiunto.
Con questo non voglio proporre delle classi differenziate, ma semplicemente dare ad ognuno la possibilità di impiegare il tempo necessario per raggiungere i propri obiettivi, che non devono necessariamente essere uguali per tutti.
Niente vieterebbe poi che uno studente, una volta superate le proprie difficoltà iniziali, potesse proseguire ai livelli più avanzati, ma bisognerebbe dargli il tempo.
Invece l'organizzazione attuale della scuola e il sistema dei "programmi" (che adesso si chiamano indicazioni per il curricolo ma continuano ad ossessionare insegnanti e famiglie) produce un'altissima dispersione e tantissimo analfabetismo di ritorno, perchè la quantità dei contenuti è inversamente proporzionale alla competenza nell'utilizzarli.
Perchè non ci scandalizziamo se non tutti studiano musica e danza e ci facciamo tanti problemi per imporre a tutti la stessa "quantità" di matematica, anche se poi il risultato è comunque l'apprendimento da parte di una minoranza?
La scelta dei percorsi di studio dovrebbe essere più libera, ad esempio alunni più interessati ad una disciplina dovrebbero avere l'opportunità di frequentarla per più ore e alunni a cui non interessa potrebbero limitarsi a obiettivi minimi.
Mi rendo conto però che queste idee non possono essere realizzabili, perchè per prima cosa gli insegnanti sarebbero contrari a dover lavorare in classi di livello omogeneo basso. Per seconda cosa, gli studenti dell'età fra i 10 e i 14 anni che sceglierebbero consapevolmente il loro percorso formativo sarebbero molto pochi, e qui entra di nuovo l'influenza delle famiglie.
La conclusione, come per gli interventi precedenti, è: BOH?
Daniela
Pur avendo avuto degli ottimi insegnanti di Matematica, Tecnica e Italiano alle scuole medie (pessimi di Musica e Arte...), ricordo quei tre anni come tempo "quasi perso". Infatti, dire che le classi sono eterogenee dal punto di vista dell'interesse è riduttivo. Vi sono persone a cui, diciamolo chiaramente, di studiare non gliene frega niente, e tendono a distrarre la classe, riducendo il livello di resa e di attenzione; il gruppo realmente interessato a seguire le lezioni, ad imparare e a proseguire gli studi in maniera seria credo che, in media, si aggiri intorno al terzo della classe; il restante è neutro, che segue a volte le tendenze del primo gruppo, a volte del secondo. Questa è, almeno, la mia visione di una tipica classe di scuola media in base alla mia personale esperienza.
Il problema, a parer mio, è nel voler a tutti i costi inserire indistintamente i ragazzi in ogni classe. Per forza, così, si generano discrepanze sia di conoscenze, di attitudini e, soprattutto, di interesse, e questo non può che nuocere alla didattica. Per cui, non credo che il problema sia negli alunni o negli insegnanti, ma nella struttura stessa della scuola.
Per contro, invece, ricordo con grande gioia gli anni delle elementari. I pomeriggi (facevo il tempo pieno) passati a fare analisi grammaticale , le ore passate sotto dettatura, l'aver studiato su strumenti "alternativi" quali Esplorando il corpo umano(che trovo geniale dal punto di vista didattico), le decine e decine di poesie imparate a memoria (pur non capendo assolutamente cosa volessero dire)... Quelle due maestre non sono state solo maestre, ma veri e propri punti di riferimento per me. La maestra di scienze, in particolare, mi ha istigato la passione per le scienze, passione che mi ha portato prima a scegliere il Liceo Scientifico, poi il corso di Fisica.
Per come la vedo io, l'insegnamento serio da parte di insegnanti seri deve avvenire alle scuole elementari, perché già alle mede, secondo me, a chi non è stata "infusa" la voglia e, soprattutto, il piacere di studiare e di sapere in quei primi anni, difficilmente riuscirà ad ottenerla in seguito.
Il problema, a parer mio, è nel voler a tutti i costi inserire indistintamente i ragazzi in ogni classe. Per forza, così, si generano discrepanze sia di conoscenze, di attitudini e, soprattutto, di interesse, e questo non può che nuocere alla didattica. Per cui, non credo che il problema sia negli alunni o negli insegnanti, ma nella struttura stessa della scuola.
Per contro, invece, ricordo con grande gioia gli anni delle elementari. I pomeriggi (facevo il tempo pieno) passati a fare analisi grammaticale , le ore passate sotto dettatura, l'aver studiato su strumenti "alternativi" quali Esplorando il corpo umano(che trovo geniale dal punto di vista didattico), le decine e decine di poesie imparate a memoria (pur non capendo assolutamente cosa volessero dire)... Quelle due maestre non sono state solo maestre, ma veri e propri punti di riferimento per me. La maestra di scienze, in particolare, mi ha istigato la passione per le scienze, passione che mi ha portato prima a scegliere il Liceo Scientifico, poi il corso di Fisica.
Per come la vedo io, l'insegnamento serio da parte di insegnanti seri deve avvenire alle scuole elementari, perché già alle mede, secondo me, a chi non è stata "infusa" la voglia e, soprattutto, il piacere di studiare e di sapere in quei primi anni, difficilmente riuscirà ad ottenerla in seguito.
sono d'accordo con quest'ultimo intervento che mette in evidenza due ostacoli grandi al funzionamento della scuola media:
l'organizzazione delle classi e dell'orario.
Dell'organizzazione delle classi abbiamo già detto alcune osservazioni.
Il confronto con la scuola primaria fatto da Giulio mi ha fatto ripensare che anche l'organizzazione dell'orario è troppo rigida e ci costringe a dedicare troppo poco tempo alle attività veramente utili.
Infatti secondo me la differenza principale per cui le cose imparate alla scuola primaria rimangono più significative è che per impararle ci si dedica molto più tempo, permettendo agli alunni di procedere per tentativi, di manipolare gli oggetti, di creare le loro interpretazioni personali, di costruire dei ragionamenti.
Tutto questo lavoro di apprendimento costruttivo non si può certamente fare in 4 ore alla settimana (+ 2 di scienze).
Quando va bene si può organizzare un'attività che abbia un inizio e una fine compiuta in 2 ore, poi gli alunni devono passare ad altro.
Questo fa sì che le attività didattiche diventino dei veri e propri "spot" in cui non c'è mai il tempo di riflettere veramente su quello che si fa.
Daniela
l'organizzazione delle classi e dell'orario.
Dell'organizzazione delle classi abbiamo già detto alcune osservazioni.
Il confronto con la scuola primaria fatto da Giulio mi ha fatto ripensare che anche l'organizzazione dell'orario è troppo rigida e ci costringe a dedicare troppo poco tempo alle attività veramente utili.
Infatti secondo me la differenza principale per cui le cose imparate alla scuola primaria rimangono più significative è che per impararle ci si dedica molto più tempo, permettendo agli alunni di procedere per tentativi, di manipolare gli oggetti, di creare le loro interpretazioni personali, di costruire dei ragionamenti.
Tutto questo lavoro di apprendimento costruttivo non si può certamente fare in 4 ore alla settimana (+ 2 di scienze).
Quando va bene si può organizzare un'attività che abbia un inizio e una fine compiuta in 2 ore, poi gli alunni devono passare ad altro.
Questo fa sì che le attività didattiche diventino dei veri e propri "spot" in cui non c'è mai il tempo di riflettere veramente su quello che si fa.
Daniela