Forum e metodo di insegnamento
Volevo fare una domanda ai docenti (per questo posto qui). Per qualcuno sarà stupida, per qualcun altro ovvia, ma secondo me così non è ($^1$).
Ho visto che ci sono molti docenti iscritti qui al sito (qualcuno dirà "grazie"
) ma anche studenti che poi sono diventati docenti. Soprattutto per i primi, volevo chiedere se il contatto diretto con gli studenti sul forum - dove tra l'altro cadono le barriere "di dislivello" ($^2$) tra studente e docente - ha cambiato in qualche modo il vostro metodo di insegnamento (precedente l'iscrizione) o lo ha influenzato attivamente.
Da non-insegnante, immagino una risposta ovvia, però vorrei sentire qualche opinione.
Spero che si è capito quello che volevo dire, sennò lo rispiego in un altro post.
Un saluto e un "grazie" a chi risponderà.
[size=85]PS. Un piccolo dettaglio. Prima di postare ho utilizzato ampiamente la funzione cerca per vedere se c'erano thread uguali o simili a questo. Non li ho trovati, ma ne ho trovati tanti interessanti (un paio anche collegabili a questo in un certo qual modo), ma comunque diversi...[/size]
______
($^1$). Se vi sembra una questione inutile o altro, chiedo scusa e cancellate pure questo thread.
($^2$). Qualche anno fa avrei detto "di rispetto" cioè di remore nello rivolgersi al docente. Adesso non so più nemmeno quanto rispetto sia rimasto...
Ho visto che ci sono molti docenti iscritti qui al sito (qualcuno dirà "grazie"

Da non-insegnante, immagino una risposta ovvia, però vorrei sentire qualche opinione.
Spero che si è capito quello che volevo dire, sennò lo rispiego in un altro post.
Un saluto e un "grazie" a chi risponderà.
[size=85]PS. Un piccolo dettaglio. Prima di postare ho utilizzato ampiamente la funzione cerca per vedere se c'erano thread uguali o simili a questo. Non li ho trovati, ma ne ho trovati tanti interessanti (un paio anche collegabili a questo in un certo qual modo), ma comunque diversi...[/size]
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($^1$). Se vi sembra una questione inutile o altro, chiedo scusa e cancellate pure questo thread.
($^2$). Qualche anno fa avrei detto "di rispetto" cioè di remore nello rivolgersi al docente. Adesso non so più nemmeno quanto rispetto sia rimasto...
Risposte
Non sono un insegnante (o almeno non ancora e non completamente), però mi farebbe piacere cercare di riponderti... Anche perché, come detto altrove, qui pare che i veri insegnanti latitino un po' (sarà colpa del fatto che sono tutti precari ed impegnati nel "concorsone").
Ho cominciato a frequentare il forum prima di laurearmi e ben prima di iniziare il dottorato (e con esso la mia esperienza di docente/esercitatore universitario) e, devo dire, il forum non ha cambiato più di tanto il mio modo di fare matematica, né quando sono insieme ad amici/colleghi più giovani né quando sono davanti ad una platea di studenti.
Spiego.
Ho sempre pensato che fare Matematica sia come addentrarsi in un bosco fitto fitto: si può arrivare ad un certo punto da soli (e la distanza percorsa, così come la direzione scelta, dipende dalle inclinazioni di chi cammina) perché si percorrono sentieri battuti da tempo; ma prima o poi, inevitabilmente, si perde la strada, ci si smarrisce e si rimane fermi per un bel pezzo (o anche per sempre) se non si trova qualcuno, che si sappia orientare, a cui chiedere aiuto e che sia disponibile ad offrirlo.
Per questo, sia da collega "anziano" sia da docente/esercitatore, cerco sempre di essere massimamente disponibile con chiunque mi venga a chiedere qualcosa; non solo, ma cerco di fare Matematica insieme a chi mi viene a chiedere consiglio, di far capire all'altro come orientarsi e, soprattutto, cerco di "salire in cattedra" quanto meno possibile.
Il linguaggio, probabilmente, è stato l'unica cosa che si è un po' modificata negli anni.
All'inizio tendevo ad essere, come tutti gli studenti, un po' pedante e formale (troppe formule, troppi quantificatori, etc...).
Adesso, il linguaggio che uso quando scrivo di Matematica, sebbene possa apparire ricercato o addirittura antiquato, non è scelto per dare importanza a ciò che scrivo, ma per cercare di coinvolgere ed incuriosire chi legge (in particolare la "prima persona plurale" non è un pluralis maiestatis, come potrebbe erroneamente pensarsi, ma l'espressione della mia volontà di prendere per mano il lettore).
In questo senso, il forum è stato una buona palestra ed ha rafforzato alcune mie convinzioni, senza stravolgerle.
Quello che mi ha disturbato e deluso, più che altro, è stato il constatare che la mia visione dell'insegnamento è, in larghissima parte, praticamente fuori da ogni canone dell'insegnamento universitario.
Ho cominciato a frequentare il forum prima di laurearmi e ben prima di iniziare il dottorato (e con esso la mia esperienza di docente/esercitatore universitario) e, devo dire, il forum non ha cambiato più di tanto il mio modo di fare matematica, né quando sono insieme ad amici/colleghi più giovani né quando sono davanti ad una platea di studenti.
Spiego.
Ho sempre pensato che fare Matematica sia come addentrarsi in un bosco fitto fitto: si può arrivare ad un certo punto da soli (e la distanza percorsa, così come la direzione scelta, dipende dalle inclinazioni di chi cammina) perché si percorrono sentieri battuti da tempo; ma prima o poi, inevitabilmente, si perde la strada, ci si smarrisce e si rimane fermi per un bel pezzo (o anche per sempre) se non si trova qualcuno, che si sappia orientare, a cui chiedere aiuto e che sia disponibile ad offrirlo.
Per questo, sia da collega "anziano" sia da docente/esercitatore, cerco sempre di essere massimamente disponibile con chiunque mi venga a chiedere qualcosa; non solo, ma cerco di fare Matematica insieme a chi mi viene a chiedere consiglio, di far capire all'altro come orientarsi e, soprattutto, cerco di "salire in cattedra" quanto meno possibile.
Il linguaggio, probabilmente, è stato l'unica cosa che si è un po' modificata negli anni.
All'inizio tendevo ad essere, come tutti gli studenti, un po' pedante e formale (troppe formule, troppi quantificatori, etc...).
Adesso, il linguaggio che uso quando scrivo di Matematica, sebbene possa apparire ricercato o addirittura antiquato, non è scelto per dare importanza a ciò che scrivo, ma per cercare di coinvolgere ed incuriosire chi legge (in particolare la "prima persona plurale" non è un pluralis maiestatis, come potrebbe erroneamente pensarsi, ma l'espressione della mia volontà di prendere per mano il lettore).
In questo senso, il forum è stato una buona palestra ed ha rafforzato alcune mie convinzioni, senza stravolgerle.
Quello che mi ha disturbato e deluso, più che altro, è stato il constatare che la mia visione dell'insegnamento è, in larghissima parte, praticamente fuori da ogni canone dell'insegnamento universitario.
"gugo82":
Ho sempre pensato che fare Matematica sia come addentrarsi in un bosco fitto fitto: si può arrivare ad un certo punto da soli (e la distanza percorsa, così come la direzione scelta, dipende dalle inclinazioni di chi cammina) perché si percorrono sentieri battuti da tempo; ma prima o poi, inevitabilmente, si perde la strada, ci si smarrisce e si rimane fermi per un bel pezzo (o anche per sempre) se non si trova qualcuno, che si sappia orientare, a cui chiedere aiuto e che sia disponibile ad offrirlo.
[size=80]Ho usato una metafora simile nella tesi (invece del bosco ho pensato alla scalata di una montagna, ma il succo è quello).[/size]

"gugo82":
All'inizio tendevo ad essere, come tutti gli studenti, un po' pedante e formale (troppe formule, troppi quantificatori, etc...).
Per me è il contrario (come si può vedere dalle risposte che do sul forum): secondo me è meglio far capire per poi formalizzare, forse perché vengo da alcuni corsi con professori che non facevano esempi nemmeno a pagarli... Davvero tutti o la maggior parte degli studenti sono così?

"gugo82":
Adesso, il linguaggio che uso quando scrivo di Matematica, sebbene possa apparire ricercato o addirittura antiquato, non è scelto per dare importanza a ciò che scrivo, ma per cercare di coinvolgere ed incuriosire chi legge (in particolare la "prima persona plurale" non è un pluralis maiestatis, come potrebbe erroneamente pensarsi, ma l'espressione della mia volontà di prendere per mano il lettore).
Per me la prima persona plurale è una questione di scorrevolezza ed eleganza in sé. Ho scritto la tesi della triennale in terza persona singolare (per costrizione altrui), ma per la magistrale ho scelto la prima plurale perché mi piace decisamente di più.
Il tuo (come ho letto dalla dispensa sul limite della funzione composta e come ti ho detto) non è antiquato, sì, è ricercato, ma è anche giusto che sia così: l'italiano, come la matematica, non è un'opinione ed è giusto che sia sufficientemente curato.
"gugo82":
Quello che mi ha disturbato e deluso, più che altro, è stato il constatare che la mia visione dell'insegnamento è, in larghissima parte, praticamente fuori da ogni canone dell'insegnamento universitario.
Questo non lo so perché io ho frequentato una piccola università e ho visto tante tipologie di insegnanti anche totalmente differenti tra loro. Non so qual è la media, quindi...

"gugo82":
in particolare la "prima persona plurale" non è un pluralis maiestatis, come potrebbe erroneamente pensarsi, ma l'espressione della mia volontà di prendere per mano il lettore.
Questo, secondo il mio punto di vista di studente, è una cosa eccezionale! Odio quei professori che a lezione dicono: "Adesso dimostro", "Adesso faccio questo", "Posso fare così" eccetera. In questo modo sembra che sia solo il professore a seguire quella lezione! Invece il "noi facciamo" è, a mio parere, migliore, poiché implica un "io [professore] e voi [studenti] facciamo [insieme]"*.
Potrebbe forse sembrare una cosa da poco, ma secondo me da un punto di vista didattico è fondamentale, poiché coinvolge molto di più lo studente spettatore. Escludo il lettore perché, nei libri, preferisco espressioni più impersonali: "Si può fare", "Si fa", "Si vede" eccetera.
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* Una volta la mia prof di Analisi 1 disse: "Adesso noi dimostreremo... [pausa di qualche secondo] No! Voi dimostrerete, io l'ho già fatto!"
@ giuliofis.
Sono d'accordo con te, io nel precedente post non avevo pensato all'insegnamento diretto, pensavo alla prima persona plurale in senso scritto. Io, comunque, sono per la prima persona plurale sempre, anche nei testi si convolge, almeno un po', il lettore.
Sono d'accordo con te, io nel precedente post non avevo pensato all'insegnamento diretto, pensavo alla prima persona plurale in senso scritto. Io, comunque, sono per la prima persona plurale sempre, anche nei testi si convolge, almeno un po', il lettore.
