E' giusto che il voto di laurea non conti nelle grad. a es.?

franced
Rivolto ai docenti e non solo:

io penso che il voto di laurea dovrebbe avere una sua importanza nelle graduatorie
ad esaurimento.

Voi come la pensate?

Risposte
franced
up!!

vict85
"Pietro_Bonf":
Ritengo che il voto di laurea dovrebbe pesare fortemente nelle graduatorie.
Chi si laurea con un voto basso ha, in linea generale, compreso meno la matematica nel suo insieme,
non in una materia in particolare.
Per insegnare al livello 10 bisogna aver imparato a livello 100, altrimenti basterebbero dei buoni diplomati
a pieni voti.


Galois è stato rifiutato due volte dall'École polytechnique.

Io non penso che "voto alto=aver capito l'argomento", piuttosto "voto alto=saper dimostrare di sapere sufficientemente l'argomento". E le due cose non sono esattamente la stessa cosa anche se spesso, soprattutto per chi è abituato a lavorare in ambienti in cui eccellere è tutto, si pensa così. Inoltre il voto nell'esame non dice quanto sai adesso ma quanto sapevi allora e non tiene conto di quante volte provi quell'esame (uno che accetta tutto potrebbe anche prendere voti al di sotto delle sue capacità). Quando fai analisi II per esempio impari cose nuove anche su analisi I e magari comprendi qualcosa che allora non avevi capito. Oppure ti capita di riprendere per conto tuo argomenti di esami vecchi e di scoprire o capire cose che prima non sapevi. Quindi uno che prende 18 in analisi I e 30L in analisi II potrebbe aver capito più di analisi di uno che ha preso entrambe le volte 27. Soprattutto se in quegli esami la correlazione tra comprensione e voto è alta.
E inoltre poi indubbio che molti esami non servono a molto per l'insegnamento. Avrebbe a questo punto più senso considerare solo la media degli esami attinenti alla classe di concorso. Da una parte richiedere particolari argomenti sarebbe tra l'altro giusto (invece di richiedere particolari lauree intendo) ma non terrebbe conto però che l'esame di analisi, per esempio, non è identico tra matematica, informatica e fisica.

Gatto891
È ovvio che ci sono delle eccezioni, ma in media $\text{voto più alto} -> \text{migliore comprensione} -> \text{migliore insegnamento}$.

Chi prende un voto alto le cose le deve sapere e anche abbastanza bene, poi può capitare si scordi qualcosa ma la conoscenza rimane... tra chi prende un voto basso c'è tanta gente che ha passato l'esame per grazia divina, non ha mai capito l'argomento quindi figuriamoci se può spiegarlo come insegnante.
Io ho alcuni colleghi che hanno passato diversi esami così e sono prossimi alla laurea, alcuni dei quali probabilmente andranno anche ad insegnare, e io sono sinceramente molto dispiaciuto per i loro futuri alunni.

Ad ogni modo, migliorare il livello dei docenti (e sicuramente far pesare il voto di laurea è un modo per migliorarlo) non può fare che bene al livello medio d'istruzione italiana...

P.S. Qualcuno può spiegarmi in breve come vengono scelti attualmente i docenti?

mathmum
Personalmente sono rimasta sconcertata da una richiesta di questo tipo: https://www.matematicamente.it/forum/leg ... 57735.html

Temo con orrore il momento in cui ci sarà l'inserimento nel mondo dell'insegnamento di persone con una preparazione di questo tipo (non me ne voglia l'autrice, ma come fa a studiare se non capisce neanche la terminologia di base?)

E lo dico con 20 anni di esperienza, in cui lo studio non è mai finito (forse studio più ora che quand'ero all'università hehehe) e la passione è senza dubbio aumentata, non tanto per l'insegnamento, ma soprattutto per la conoscenza.
Purtroppo a volte si trovano insegnanti di matematica che ad esempio non amano ad esempio la geometria perchè all'università non ne hanno mai fatta: non sto parlando di algebra lineare, geometria proiettiva o quant'altro, mi riferisco alla cara, vecchia geometria euclidea), e quindi la insegnano grazie a poco più dei "ricordi" del liceo.

Il risultato è che moltissimi studenti non riescono a gestire le dimostrazioni, anche le più semplici, perchè chi gliele insegna a volte è confuso e poco "nella materia".
Per non parlare delle costruzioni "riga e compasso"... sarà una roba antica per qualcuno, ma vi assicuro che se chiedete a un giovane insegnante di costruire una bisettrice di un angolo con riga non millimetrata e compasso...

Io credo che un insegnante "vero" debba continuare autonomamente nella propria auto-formazione, rendersi conto dei propri limiti, cercare di superarli e colmare le eventuali lacune nella sua formazione, indipendentemente da voti di laurea e quant'altro, tenuto conto poi del fatto che in Italia un 26 preso nella città X e all'università Y non è comparabile con lo stesso voto preso nell'università Z.
(per chi volesse dare un'occhiata alle statistiche dei voti di maturità nelle varie regioni e relative comparazioni, dare un'occhiata al rapporto miur-matmedia)

E comunque sono fermamente convinta del fatto che la matematica andrebbe insegnata solo dai matematici. (ok, sento già i fischi....)

Buon lavoro a tutti,
S.

Pietro_Bonf
"vict85":
[quote="Pietro_Bonf"]Ritengo che il voto di laurea dovrebbe pesare fortemente nelle graduatorie.
Chi si laurea con un voto basso ha, in linea generale, compreso meno la matematica nel suo insieme,
non in una materia in particolare.
Per insegnare al livello 10 bisogna aver imparato a livello 100, altrimenti basterebbero dei buoni diplomati
a pieni voti.


Galois è stato rifiutato due volte dall'École polytechnique.

Io non penso che "voto alto=aver capito l'argomento", piuttosto "voto alto=saper dimostrare di sapere sufficientemente l'argomento". E le due cose non sono esattamente la stessa cosa anche se spesso, soprattutto per chi è abituato a lavorare in ambienti in cui eccellere è tutto, si pensa così. Inoltre il voto nell'esame non dice quanto sai adesso ma quanto sapevi allora e non tiene conto di quante volte provi quell'esame (uno che accetta tutto potrebbe anche prendere voti al di sotto delle sue capacità). Quando fai analisi II per esempio impari cose nuove anche su analisi I e magari comprendi qualcosa che allora non avevi capito. Oppure ti capita di riprendere per conto tuo argomenti di esami vecchi e di scoprire o capire cose che prima non sapevi. Quindi uno che prende 18 in analisi I e 30L in analisi II potrebbe aver capito più di analisi di uno che ha preso entrambe le volte 27. Soprattutto se in quegli esami la correlazione tra comprensione e voto è alta.
E inoltre poi indubbio che molti esami non servono a molto per l'insegnamento. Avrebbe a questo punto più senso considerare solo la media degli esami attinenti alla classe di concorso. Da una parte richiedere particolari argomenti sarebbe tra l'altro giusto (invece di richiedere particolari lauree intendo) ma non terrebbe conto però che l'esame di analisi, per esempio, non è identico tra matematica, informatica e fisica.[/quote]

Riguardo a Galois riporto testualmente da wikipedia

"Leggenda vuole che considerasse gli esercizi di matematica banali e non interessanti e che quindi si rifiutasse di risolverli; esasperato dall'esaminatore che gli voleva imporre di risolvere quegli esercizi, egli gli avrebbe scagliato contro il cancellino utilizzato per pulire la lavagna. È più probabile che il giovane studente si fosse semplicemente rifiutato di giustificare affermazioni e passaggi che a suo dire erano banali."

Quindi non credo che la non ammissione fosse dovuta ad un curriculum di studi poco interessante.

Mi spiegate perchè la scuola deve essere meno selettiva di una qualsiasi altra azienda? Un curriculum con una laurea in matematica con un voto di 90 viene immediatamente cestinato.
Perchè l'insegnamento deve essere visto come la valvola di sfogo per chi non è abbastanza preparato per il mercato del lavoro?
Come potete pensare che uno studente che deve provare un qualsiasi esame 5 o 6 volte prima di prendere un 18 diventi in futuro un buon docente?
In più dovrebbe contare anche il tempo impiegato per prendere la laurea.
Siete realmente convinti che un 110 preso in 4 anni equivalga ad un 90 preso in 8 anni ?
Invito tutti a leggere il libro "Libera scienza in libero stato" di Margherita Hack.

vict85
"mathmum":
Personalmente sono rimasta sconcertata da una richiesta di questo tipo: https://www.matematicamente.it/forum/leg ... 57735.html

Temo con orrore il momento in cui ci sarà l'inserimento nel mondo dell'insegnamento di persone con una preparazione di questo tipo (non me ne voglia l'autrice, ma come fa a studiare se non capisce neanche la terminologia di base?)

E lo dico con 20 anni di esperienza, in cui lo studio non è mai finito (forse studio più ora che quand'ero all'università hehehe) e la passione è senza dubbio aumentata, non tanto per l'insegnamento, ma soprattutto per la conoscenza.
Purtroppo a volte si trovano insegnanti di matematica che ad esempio non amano ad esempio la geometria perchè all'università non ne hanno mai fatta: non sto parlando di algebra lineare, geometria proiettiva o quant'altro, mi riferisco alla cara, vecchia geometria euclidea), e quindi la insegnano grazie a poco più dei "ricordi" del liceo.

Il risultato è che moltissimi studenti non riescono a gestire le dimostrazioni, anche le più semplici, perchè chi gliele insegna a volte è confuso e poco "nella materia".
Per non parlare delle costruzioni "riga e compasso"... sarà una roba antica per qualcuno, ma vi assicuro che se chiedete a un giovane insegnante di costruire una bisettrice di un angolo con riga non millimetrata e compasso...

Io credo che un insegnante "vero" debba continuare autonomamente nella propria auto-formazione, rendersi conto dei propri limiti, cercare di superarli e colmare le eventuali lacune nella sua formazione, indipendentemente da voti di laurea e quant'altro, tenuto conto poi del fatto che in Italia un 26 preso nella città X e all'università Y non è comparabile con lo stesso voto preso nell'università Z.
(per chi volesse dare un'occhiata alle statistiche dei voti di maturità nelle varie regioni e relative comparazioni, dare un'occhiata al rapporto miur-matmedia)


Concordo (soprattutto per lo sconcerto sulla richiesta che più che su analisi numerica erano carenze in analisi matematica di base).

"mathmum":
E comunque sono fermamente convinta del fatto che la matematica andrebbe insegnata solo dai matematici. (ok, sento già i fischi....)

Buon lavoro a tutti,
S.


Mah, quando ero studente ho incontrato buoni insegnanti di matematica con la laurea in ingegneria e pessimi con quella di matematica. Anche perché insegnare non è solo conoscere l'argomento.

franced
Credo che, senza una adeguata selezione dei docenti, la qualità dell'insegnamento tenderà a zero.

mircoFN1
"vict85":

Concordo (soprattutto per lo sconcerto sulla richiesta che più che su analisi numerica erano carenze in analisi matematica di base).


per non parlare delle carenze di grammatica...

F@bri
Non sono un docente e non sò se conti già, ma insieme al voto di laurea secondo me dovrebbe non essere trascurato il tempo impiegato.
Es. megglio un 100 in 5 anni che un 110 e lode in 6.. o no?

Zkeggia
Non sono insegnante, quindi non so molto del mondo dell'insegnamento. Però come tutti son stato studente, e qualcosa vorrei dire:

Mah sinceramente penso che il voto di laurea un certo peso dovrebbe fornirlo, ma non dovrebbe essere determinante quanto specifici esami sottoposti ai candidati nei quali si valuta solo la qualità dell'insegnamento. Insomma, diamo all'aspirante professore una giornata con gli studenti o con degli esaminatori, che poi valuteranno la preparazione del professore a insegnare.

Di certo per quanto riguarda le scuole superiori non servono mostri in matematica e laureati con 110 e lode, anche un misero 95 può essere sufficiente. Di certo se si arriva a fare derivate ed integrali in 5 anni un qualunque matematico, preparato nella media, saprà insegnarli. E non dite poi che serve una conoscenza profonda ad esempio del calcolo integrale per insegnarlo al liceo, anzi, spesso si tocca molto superficialmente (essenzialmente per questioni di tempo).

Quindi io ritengo che la laurea dovrebbbe essere un discriminante tra due candidati che siano uguali sotto il profilo dell'insegnamento, e nulla più.

Ovviamente questo alle scuole medie (almeno l'algebra di base un matematico che è riuscito a laurearsi, anche con 90, la saprà!) e alle superiori, in cui una conoscenza media della matematica universitaria è più che sufficiente per insegnare ciò che è dovuto.

All'università ovviamente si deve prendere un altro tipo di professore, e il voto di laurea dovrebbe pesare veramente molto.

P.S
Alla mia università al 90 ci si accede con una votazione di 24/30. Non è tantissimo ma non mi pare che debba essere schifata come fate! Insomma, non è mica un 18.

blackbishop13
non sono così d'accordo Zkeggia.
anch'io sono uno studente, e non credo che chiunque si laurei in matematica abbia capito abbastanza bene le cose da poterle trasmettere ad altri:
parlo per esperienza personale, vedo i miei compagni di corso, e mi rendo perfettamente conto che chi prende 30 in un esame ha davvero capito tutto benissimo, è in grado di spiegarlo, diampliare i concetti, di fare esempi pertinenti e di sviluppare la teoria in maniera indipendente: molti di quelli che si accontentao del 18-20 o poco di più invece hanno una conoscenza puramente mnemonica, scarsa confidenza con gli esercizi, e non sanno nulla se non l'hanno studiato.

Secondo me dovrebbero essere i migliori ad insegnare, soprattutto in matematica.

Zkeggia
Secondo me tieni in troppa stima chi prende 30 all'esame. Magari avrà anche capito a fondo la materia (non ne sono sicuro), ma che sappia spiegarla è tutto un altro paio di maniche. In poche parole non vedo questo connubio tra sapere e saper spiegare. Anzi molti professori che ho avuto sapevano molto bene (a Pisa come sai, spessissimo i professori sono normalisti) ma non hanno trasmesso assolutamente niente, anzi ci sono almeno un paio di esami in cui, nonostante abbiamo avuto professori dalla media del 30, non si sono capiti al volo. Questo anche perché spesso i professori che hanno veramente brillato nel campo universitario hanno "troppa stima" dell'intelligenza degli studenti, e danno per scontate davvero troppe cose.

Ma questo è un altro discorso. Io tra uno con la media del trenta che non sa spiegare in maniera chiara (e ne ho avuti) e uno con la media del 25 che però ha davvero tanta passione per l'insegnamento e sa spiegare almeno a livello di scuola superiore, metterei la mano sul fuoco per avere quello da 25. Poi ormai in questa discussione mi sembra che ci siamo ridotti a sparare numeri: 30 sì, 20 no, 24 insomma...

blackbishop13
mettiamola così, io sono convinto che per spiegare una cosa, devi conoscerla.
questo mi pare innegabile.

ma io credo anche che per spiegare bene una cosa, devi saperla benissimo.
e proseguendo in questo climax, per essere un ottimo insegnante, devi aver capito le cose alla perfezione.
poi magari non tutti quelli che capiscono sanno insegnare, questo è certo.
condizione necessaria ma non sufficiente, ma assolutamente necessaria.

non è questione di normalisti o meno, io penso ai miei compagni di corso, siano normalisti o normali.
inoltre poi secondo me uno che arriva con la media del 24 è anche perchè si accontenta molto, magari per laurearsi in fretta, perchè non tutti si possono permettere gli studi (ci mancherebbe, ognuno ha le sue esigenze, non iniziamo neanche il discorso) ma secondo me la media alla fine rispecchia abbastanza il valore di uno studente: magari non sul singolo esame, ma sulla lunga distanza sì. e allora spazio a chi si impegna, a chi un 19 lo rifiuta perchè sa di poter fare meglio, si riprepara, salta le vacanze e prende 30, a chi ama la sua materia e ci tiene alla scuola, e può quindi trasmettere tutte queste cose.

Zkeggia
Mi pare allora non ci sia molto da discutere, noi partiamo da convinzioni troppo diverse: secondo te per spiegare benissimo le cose bisogna saperle alla perfezione.

Secondo me dipende dalle cose. Come già detto in ambito di scuole superiori non serve sapere ogni aspetto dell'insieme alla perfezione, ma saperlo in maniera abbastanza buona è più che sufficiente per saperlo spiegare, quindi bisogna giudicare molto la capacità del candidato a far capire e trasmettere pasione, anche per il fatto che alle superiori non si richiede chissà quale profondità di conoscenza di una materia.

Che la prima qualità di un insegnante deve essere sapere ciò che insegna non lo metto in dubbio. Però, che per spiegare bene una materia alle superiori, si debba conoscerne alla perfezione, da università, ogni minimo aspetto, mi pare eccessivo. Preferirei di gran lunga una persona che all'università andava non troppo bene (per esempio un laureato con una media sul 25) ma che abbia passione per l'insegnamento, che una persona che sa benissimo le cose ma non è molto ferrata nel saperle spiegare.

Poi certo, tra due persone che hanno molta passione per l'insegnamento sceglierei quella con la media più alta.

Ma tra profondità di studio e qualità di insegnamento, propenderei per quest'ultima.

TUTTO questo in ambito di scuole superiori e medie. Come già detto, l'università è tutto un altro paio di maniche, anche perché all'università ci vanno gli studenti interessati alla materia, quindi il professore deve essere preparato ad ogni domanda e approfondimento richiesto.

Per quanto riguarda le elementari, le tabelline le sa anche uno che è uscito dalle superiori, non serve di certo un laureato a pieni voti per spiegarle! Piuttosto a queste scuole ci vuole molto più lato umano che didattico.

Insomma c'è una scala da rispettare. Si parte dalle elementari in cui per spiegare bene non serve avere conoscenze mostruose ma tanta voglia di insegnare (soprattutto quando hai in classe i bambini urlanti, li si che devi avere tanta pazienza!), poi le medie in cui il livello è poco superiore a quello delle elementari, le superiori dove è richiesta una conoscenza buona anche se non eccellente, e un'ottima volontà di insegnare, all'università dove sono richieste entrambe le cose: ottima conoscenza e almeno un po' di abilità nel far capire (cosa che aimè, manca a molti professori che ho conosciuto!)

Poi siccome vedo che sono un po' ripetitivo in questi post, non intervengo più finché non ho qualcosa di nuovo da dire!

franced
"blackbishop13":
mettiamola così, io sono convinto che per spiegare una cosa, devi conoscerla.
questo mi pare innegabile.

ma io credo anche che per spiegare bene una cosa, devi saperla benissimo.
e proseguendo in questo climax, per essere un ottimo insegnante, devi aver capito le cose alla perfezione.
poi magari non tutti quelli che capiscono sanno insegnare, questo è certo.
condizione necessaria ma non sufficiente, ma assolutamente necessaria.
...


Concordo al 100%.

Pietro_Bonf
"Zkeggia":


P.S
Alla mia università al 90 ci si accede con una votazione di 24/30. Non è tantissimo ma non mi pare che debba essere schifata come fate! Insomma, non è mica un 18.


In una qualsiasi azienda una laurea con 90 viene cestinata, perchè la scuola deve essere vista come sfogo per chi non si laurea bene?

franced
Vorrei far presente che nella scuola ci sono tantissimi insegnanti con un curriculum di studi più che dignitoso.

Dall'altra parte ci sono tante aziende che assumono gente con voti bassi di laurea..

Pietro_Bonf
"franced":
Vorrei far presente che nella scuola ci sono tantissimi insegnanti con un curriculum di studi più che dignitoso.

Dall'altra parte ci sono tante aziende che assumono gente con voti bassi di laurea..


Non dubito che nella scuola italiana ci siano degli ottimi professionisti con curricula di tutto rispetto.
Se poi una azienda assume un matematico laureato con novanta ti posso dire solo una cosa, peggio per lei.
La base del mio ragionamento è che la selezione dovrebbe essere la più alta possibile in tutti i settori, pubblico e privato.

Comunque mi rendo conto che dico sempre le stesse cose, quindi preferisco non intervenire più su questa discussione.

franced
"Pietro_Bonf":
[quote="franced"]Vorrei far presente che nella scuola ci sono tantissimi insegnanti con un curriculum di studi più che dignitoso.

Dall'altra parte ci sono tante aziende che assumono gente con voti bassi di laurea..


Non dubito che nella scuola italiana ci siano degli ottimi professionisti con curricula di tutto rispetto.
Se poi una azienda assume un matematico laureato con novanta ti posso dire solo una cosa, peggio per lei.
La base del mio ragionamento è che la selezione dovrebbe essere la più alta possibile in tutti i settori, pubblico e privato.

Comunque mi rendo conto che dico sempre le stesse cose, quindi preferisco non intervenire più su questa discussione.[/quote]


Non so se una azienda è messa male se assume uno che ha preso novanta;
d'altra parte in un'azienda magari svolgerà delle attività completamente estranee alla sua formazione,
quindi o 90 o 110 non fa molta differenza...

Credo invece che un tizio uscito con 90 possa fare i danni peggiori nella scuola: quando insegni
devi sapere bene le cose.

pimofthe
Una lettura interessante per una pausa studio.
Penso che il voto debba avere il suo punteggio come debba esserci una valutazione periodica delle reali conoscenze. Il voto alto spesso, non sempre, è sinonimo di preparazione e di dedizione allo studio. Il voto non deve essere l'unica discriminante ma dovrebbe avere la sua importanza.
Per esperienza personale molti con curriculum accademico di alto profilo risultano essere dei buoni docenti per via della loro dedizione alla materia.
Sempre per esperienza personale ci sono vari docenti di liceo che di matematica non ne sanno quasi nulla pur insegnandola.
Però per insegnare si valuterebbe il voto della magistrale, e non vedo l'utilità della stessa per insegnare in una scuola secondaria o giu di li. Se si mandasse ad insegnare triennali che hanno svolto tirocini sulle materie proprie dell'insegnamento secondario sarebbe meglio.
Non divagando oltre: ritengo che il voto di laurea (unito al tempo necessario per ottenere lo stesso) dovrebbero essere tenuti in considerazione insieme all'indirizzo di laurea. Il voto complessivo alto ci dice quanto una persona si sappia impegnare, (anche se non sempre è così), tento più che viene valutato il voto magistrale e la magistrale uno dovrebbe farla con grande impegno visto che sta studiando cose che purtroppo per noi difficilmente potrà utilizzare.


Ps ringrazio Francesco Daddi perchè i suoi esercizi mi hanno fatto capire certe cose che il mio professore aveva lasciato un pò alla libera interpretazione, colpa mia che non gli ho chiesto chiarimenti :P .

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