Matematica e statistica ...

Aliseo1
Non so se è giusto inserire qui questo argomento ... ma mi stavo chiedendo: come mai poche persone scelgono i C.d.L. in scienze statistiche?

Voi cosa ne pensate? Spero di avere vostre opinioni in merito :wink:

Risposte
mrcpa
"fredmat":
Sono passati 2 anni dall'ultima risposta?
Le vostre opinioni sono cambiate?
Vorrei iscrivermi in statistica il prox anno.


vorrei accodarmi al messaggio soprastante, se è possibile .

fredmat
Sono passati 2 anni dall'ultima risposta?
Le vostre opinioni sono cambiate?
Vorrei iscrivermi in statistica il prox anno.

vict85
"Giovici":
.
[...]
I dati che ho io sono parecchio diversi da quelli che presenti tu. Negli indirizzi di statistica economica si fa lo stesso numero di esami di economia che fanno gli economisti. Perciò secondo me gli statistici non conoscono l'economia meno degli economisti.


Considerando che gli esami sono fissati a 20 per legge (triennale) e che uno statistico ha 5-7 esami in statistica contro 1 degli economisti questo fatto mi sembra strano... Un economista non fa abbastanza esami di diritto e storia per compensare (e comunque credo che qualche esame in quei settori siano fatt anche dagli statistici).

"Giovici":
.
Sempre per esperienza potrei dirti che mia zia è laureata in statistica, mia madre è laureata in matematica ed entrambe svolgono professioni da economisti (tra l' altro l' hai detta anche tu una cosa del genere; ma allora sei così sicuro che abbiano meno competenze economiche di un economista?)


O le tue zie sottoutilizzano le loro conoscenze oppure lavorano in settori di economia dove generalmente non prendono economisti... Come ho fatto notare le IMC sono sponsorizzate da una agenzia finanziaria e quella agenzia prende economisti solo se molto bravi perché i suoi dipendenti creano modelli e non appicano quelli già fatti. Ma seppur siano settori che per ora chiedono personale non sarebbero in grado di acquisire un numero di laureati pari e quelli di economia.

Cheguevilla
Sulla difficoltà, c'è molta soggettività.
Un corso di laurea in informatica o in matematica non credo che sia molto più facile.
Le iscrizioni sono poche perchè la domanda è bassa. E i dati presi da Almalaurea (la stessa fonte che tu stesso hai citato) confermano ciò.
I lavori collegati ad assicurazioni, credito, analisi tecnica e simili coinvolgono naturalmente le conoscenze dello statistico e sono quei pochi settori in cui si può collocare, come ho già detto in un precedente intervento.

Lo sai che le assicurazioni richiedono espressamente statistici per questo lavoro o economisti con master in statistica e ricorrono anche ad altro (laureati in economia) solamente perchè gli statistici sono troppo pochi?
Quindi è lecito supporre che il 44% dei laureati in statistica non voglia fare quel lavoro per nessun motivo. La cosa mi sembra un po' forzata...

Sempre per esperienza potrei dirti che mia zia è laureata in statistica, mia madre è laureata in matematica ed entrambe svolgono professioni da economisti (tra l' altro l' hai detta anche tu una cosa del genere; ma allora sei così sicuro che abbiano meno competenze economiche di un economista?)
Si, ne sono più che sicuro.
Non esistono vuoti incolmabili.
Esistono economisti che fanno i programmatori, laureati in chimica che fanno i contabili, e via dicendo.
Se il corso di laurea è troppo specializzante, a meno che non si trovi lavoro nel settore specifico, ci si trova sempre a dover colmare lacune varie.
D'altra parte, un corso di laurea troppo generico ha un problema analogo.

Io sono sempre convinto che l' ateneo di provenienza faccia comunque una grossa differenza (per qualsiasi facoltà/corso di laurea) per quanto riguorda il placement.
Io invece sono convinto che la differenza non sia fatta dall'ateneo ma dal mercato del lavoro.
Posso sbagliarmi, ma credo che Messina possa offrire meno lavori qualificanti per questo tipo di corso di laurea rispetto a Padova.

Sk_Anonymous
"Cheguevilla":
Da Almalaurea
Ha una diffusione simile a molte altre lauree, anche se credo che la comparazione sia difficile da fare.
Naturalmente non sono laureato in scienze statistiche, ma non credo che serva un genio a capire che i 574 laureati in scienze statistiche costituirebbero il 4% dei laureati di un corso più popolare come economia, e che un confronto è difficile sotto l'aspetto puramente numerico.
Se un corso di laurea con 574 laureati offre una capacità di assorbimento nel mondo del lavoro del 56%, io non farei i salti di gioia.
Soprattutto quando il 42% di questi laureati ha un contratto atipico.
Inoltre, è bene considerare che il 53% dei lavoratori con questo titolo utilizza in misura ridotta le competenze ottenute, mentre il 20% non le utilizza per niente (è inoltre interessante osservare la segregazione di questo dato per ateneo).
Nel 61,5% dei casi, la laurea in questione non era richiesta.
Ora, sempre da ignorante in statistica, io i dati in questione li interpreto così: metà dei laureati in statistica trova lavoro dopo un anno. Il dato è coerente con molte altre facoltà.
Di queste 290 persone, circa 140 hanno un contratto atipico. Anche qui, poche differenze con gli altri corsi di laurea.
Sempre tra le 290 persone in questione, 150 utilizza in maniera ridotta le competenze acquisite, mentre 60 persone non le utilizzano proprio. Questo significa che 150 persone hanno un lavoro che avrebbero potuto ottenere con un altro corso di laurea (presumibilmente matematica, informatica o economia), mentre le altre 60 persone hanno un lavoro che non c'entra niente con il titolo di studio.
Quindi, si può arrivare a dire che su 574 laureati, 80 ottengono un lavoro che sfrutta le competenze acquisite.
Ora, c'è ancora bisogno di chiedersi per quale motivo un corso che offre un lavoro specifico ad 80 persone ogni anno ha pochi iscritti?
Apparentemente, ci troviamo di fronte ad un profilo leggermente diverso da quello descritto da Aliseo in cui gli statistici sarebbero i custodi del destino dell'universo.



.
Il corso ha pochi iscritti (esattamente come molti altri corsi di laurea scientifici) perchè è mediamente più difficile di altri corsi e perchè generalmente non viene pubblicizzato (specialmente se è inserito all' interno della facoltà di economia e non fa facoltà a sè).
I dati che ho io sono parecchio diversi da quelli che presenti tu. Negli indirizzi di statistica economica si fa lo stesso numero di esami di economia che fanno gli economisti. Perciò secondo me gli statistici non conoscono l'economia meno degli economisti.
Sempre per esperienza potrei dirti che mia zia è laureata in statistica, mia madre è laureata in matematica ed entrambe svolgono professioni da economisti (tra l' altro l' hai detta anche tu una cosa del genere; ma allora sei così sicuro che abbiano meno competenze economiche di un economista?)
Tra l' altro bisognerebbe capire cosa si intende per "competenze acquisite". Perchè è ovvio che l' unico lavoro da "statistico puro" è quello che può offrirti il CENSIS o l' ISTAT ma cosa mi dici del lavoro di attuario? Lo sai che le assicurazioni richiedono espressamente statistici per questo lavoro o economisti con master in statistica e ricorrono anche ad altro (laureati in economia) solamente perchè gli statistici sono troppo pochi?
Io sono sempre convinto che l' ateneo di provenienza faccia comunque una grossa differenza (per qualsiasi facoltà/corso di laurea) per quanto riguorda il placement.

vict85
"Giovici":
Comunque dai dati diffusi da almalaurea o altri istituiti pare che statistica sia molto ricercata dal mondo del lavoro, al contrario di quello che diceva cheguevilla..


Nella maggiorparte delle ricerche di almalaurea statistica è inglobata in economia perché:
1) Spesso i corsi di scienze statistiche sono fatti dalla facoltà di economia
2) si parla comunque di statistica applicata all'economia
3) i laureati in statistica sono troppo pochi per avere dei dati confrontabili.

Cheguevilla
Da Almalaurea
Ha una diffusione simile a molte altre lauree, anche se credo che la comparazione sia difficile da fare.
Naturalmente non sono laureato in scienze statistiche, ma non credo che serva un genio a capire che i 574 laureati in scienze statistiche costituirebbero il 4% dei laureati di un corso più popolare come economia, e che un confronto è difficile sotto l'aspetto puramente numerico.
Se un corso di laurea con 574 laureati offre una capacità di assorbimento nel mondo del lavoro del 56%, io non farei i salti di gioia.
Soprattutto quando il 42% di questi laureati ha un contratto atipico.
Inoltre, è bene considerare che il 53% dei lavoratori con questo titolo utilizza in misura ridotta le competenze ottenute, mentre il 20% non le utilizza per niente (è inoltre interessante osservare la segregazione di questo dato per ateneo).
Nel 61,5% dei casi, la laurea in questione non era richiesta.
Ora, sempre da ignorante in statistica, io i dati in questione li interpreto così: metà dei laureati in statistica trova lavoro dopo un anno. Il dato è coerente con molte altre facoltà.
Di queste 290 persone, circa 140 hanno un contratto atipico. Anche qui, poche differenze con gli altri corsi di laurea.
Sempre tra le 290 persone in questione, 150 utilizza in maniera ridotta le competenze acquisite, mentre 60 persone non le utilizzano proprio. Questo significa che 150 persone hanno un lavoro che avrebbero potuto ottenere con un altro corso di laurea (presumibilmente matematica, informatica o economia), mentre le altre 60 persone hanno un lavoro che non c'entra niente con il titolo di studio.
Quindi, si può arrivare a dire che su 574 laureati, 80 ottengono un lavoro che sfrutta le competenze acquisite.
Ora, c'è ancora bisogno di chiedersi per quale motivo un corso che offre un lavoro specifico ad 80 persone ogni anno ha pochi iscritti?
Apparentemente, ci troviamo di fronte ad un profilo leggermente diverso da quello descritto da Aliseo in cui gli statistici sarebbero i custodi del destino dell'universo.

Sk_Anonymous
Comunque dai dati diffusi da almalaurea o altri istituiti pare che statistica sia molto ricercata dal mondo del lavoro, al contrario di quello che diceva cheguevilla..

apatriarca
Caro Aliseo, dopo il mio primo post non avevo alcuna intenzione di continuare a rispondere e l'unico motivo per cui mi hai costretto ad andare avanti è che mi sono sentito offeso dalle tue parole. Ti offendi se qualcuno parla male della tua categoria ma credi di essere in diritto di offendere quelle delle altri con assurde e disinformate argomentazioni. È probabilmente vero che ho replicato solo ad alcune frasi "estrapolate" dalle tue discussioni e non a tutto, ma l'ho fatto perché della discussione generale, del corso di laurea in scienze statistiche, me ne frega molto poco ma non accetto offese, soprattutto se mal informate.

Puoi dire o pensare quello che vuoi di questa discussione, ma per quanto mi riguarda quello che non ha cambiato opinione, che non ha voluto ascoltare o accettare le opinioni degli altri sei stato tu. Mi sono piaciuti gli interventi di Nox89 ad esempio e non ho motivo di dubitare delle sue parole. Ma ogni volta che hai scritto un post in questa discussione mi è sembrato cercassi solo ed esclusivamente di dire al mondo di quanto la tua categoria fosse la migliore del mondo, che gli altri non sanno fare niente, che le fanno male... Se questo non la chiami una "mera disquisizione faziosa tendente solo a denigrare e buttare giù chi non fosse della stessa categoria" non so che dirti.

Comunque con questo ho proprio finito. Tanto non sembri capire le mie intenzioni e quello che scrivo e quindi è inutile.

P.S. Non ho capito a cosa ti riferivi con "lasciamo ai posteri l'ardua sentenza" come risposta al mio ultimo post.

Cheguevilla
Mi spiace che tu veda dei fatti riportati come delle semplici disquisizioni faziose.
Dal basso della mia esperienza, posso dirti quello che vedo. Tu puoi pensare che siano mere disquisizioni faziose (forse perchè di parte, nel senso che io sto dalla parte del mondo del lavoro), ma la realtà non si cancella semplicemente ignorandola.
Chiedo comunque scusa della mia sordità, della mia ignoranza, della mia stupidità e degli interventi che non sono piaciuti; non volevo tirare sassi nel lago dei sogni, ma non ti preoccupare, col tempo l'acqua tornerà calma come lo era prima.
A meno che qualcuno non tiri un sasso un po' più grosso.
Ma a volte i sogni si avverano, quindi è giusto continuare a sognare.

Sinceramente, non capisco perchè te la sia presa.
Io ho dipinto un quadro della realtà.
Se non ti piace il modo in cui l'ho dipinta (le mie obiezioni sono cioè stupide, faziose e via dicendo), dovresti essere già certo della solenne sentenza dei posteri.
Oppure, se è la realtà che ho dipinto a non piacerti, e credendo che, forse, un piccolo fondamento di verità in ciò che ho detto ci possa essere, probabilmente un dubbio ti è sorto ed ha creato questo tuo risentimento.

Ultimo consiglio: cerca di mantenere un clima sereno anche quando le obiezioni ti sembrano poco intelligenti.
Non sarai sempre tu a decidere cosa è intelligente e cosa non lo è.
Ciò che lo è per te, potrebbe non esserlo per qualcunaltro e viceversa.

Aliseo1
Ok … non volevo arrivare a questo punto, ma mi ci avete costretto.

Innanzitutto è mio costume abituale non partire mai col presupposto di avere sempre e comunque ragione, per 2 motivi: a) perché mi piace confrontarmi serenamente con gli altri in quanto nella vita c’è sempre da imparare; b) perché solo gli stupidi non cambiano mai opinione. Bene, detto questo, passiamo oltre e cioè (Attenzione: lustrate i vs. neuroni): Io ho capito perfettamente e preso in considerazione ciò che è stato detto inizialmente ed ho cercato perfino di replicare mantenendo un clima sereno (così come si fa in una discussione seria e che il monologo non prevede), finché queste mi sono sembrate intelligenti e con un certo fondamento. Poiché, verso la fine alcuni interventi non mi sono piaciuti, non perché non erano come io volevo che fossero, ma perché paragonabili a delle mere disquisizioni faziose tendenti solo a denigrare e buttare giù chi non fosse della stessa “categoria”, peccando di buona fede, ho cercato – sbagliando – di replicare, non immaginando di avere a che fare con i peggiori “sordi: quelli che volutamente non vogliono sentire”. Ok è andata, d’altronde il mondo è bello perché vario no? E tutto fa esperienza o devo dire “curriculum”?

Considerazioni finali:

Ringrazio Nox89 e AdaBTTLS, mentre ai “saputelli” dimostratisi dei veri e propri “spocchiosi” così presi dal loro ego e così limitati da non capire ciò che per altri era chiaro, e che hanno dimostrato di essere capaci “solo” di replicare ad alcune mie frasi “estrapolate” chissà con quale criterio, ignorando l’intero contesto

AUGURO

all’economista di mantenere ed essere all’altezza (sempre) del suo prestigioso posto magari avvalendosi, come ha fatto fin’ora, del taxi giusto, e al futuro matematico che ha “sprecato” (3/4/5 anni?) per una laurea ibrida di potersi laureare senza correre il rischio di doversi iscrivere all’uni della terza età.

Il “Data Miner”

vict85
"Aliseo":
[...]

“Per quale motivo ci sono poche persone che si iscrivono a C.d.L. in Statistica?”

[...]

Quindi dalle vostre risposte (che ho lasciato andare avanti sperando in una vostra ripresa :)) avete sviato totalmente il mio intento iniziale. Mi sarei aspettato delle risposte tipo:

(1) non si conosce tanto come C.d.L.;
(2) pubblicità: poca/negativa/insufficiente;
(3) perché alle superiori la statistica non si studia tanto/ per niente;
(4) è un C.d.L. che interessa, ma esistente in altri Atenei e non in quello in cui si risiede;
(5) ect.


Se fai ancora una volta questa domanda comincierò a pensare che sei ritardato... Io e il ragazzo della Sapienza ti abbiamo risposto più volte...

Ti ho risposto (1)/(2) (sono abbastanza equivalenti ma direi poca pubblicità, poco conosciuto) insieme al (4). Inoltre ci metterei un poca fiducia per alcuni atenei particolari, cioè magari non la sapienza ma altri. In alcuni casi è la presunta difficoltà e ci aggiungerei un i genitori e parenti preferiscono vedere i figli in lauree "storiche"... Ti basta? E' almeno la 5° volta che ti scrivo ste cose ma non sembra che tu le legga mai... E anche Nox89 le ha scritte.


Comunque la matematica ha migliaia di anni, la tua bella statistica avrà circa un secolo. Pensi veramente che i posteri lasceranno la matematica per fare solo statistica? Beh, se lo facessero la scienza morirebbe perché la matematica delle scienze non è la statistica, è anche la statistica... E' una scienza utile ma non montarti la testa la matematica è e sarà sempre molto di più. La matematica la prova del tempo l'ha già superato... La statistica saprà fare altrettanto? Io credo di si ma forse un giorno un matematico se ne uscirà con una nuova teoria che renderà la statistica in quel settore obsoleta. Chi lo sa... forse accadrà anche delle teorie che studio io o forse sarò io stesso a renderle obsolete. La matematica non è uno strumento è un mondo, un sistema che si evolve e trasforma continuamente... Quella che hai studiato tu invece è solo un ammasso ti strumenti. Se vuoi un lavoro e non cerchi la sfida intellettuale allora il CdL il statistica può essere una buona scelta.

Tu credi veramente che io non sappia cosa si studia nei C.d.L di statistica?... Il fatto è che non è così, io non conosco gli argomenti insegnati, non conoscerò tutti gli strumenti e cose così ma se mi presenti l'elenco dei corsi saprei descriverti l'argomento del corso in questione. Un matematico non penserebbe mai tra l'altro che uno alla fine del CdL conosca la matematica. Uno che ha finito il CdL è appena uno che ha imparato l'ABC... E poi tu non sapresti riconoscere molta della matematica che io faccio perché non la puoi avere mai vista e certo non sapresti descrivere l'argomento del 70% dei corsi di matematica.

Cheguevilla
"Aliseo":
Mi sarei aspettato delle risposte tipo:

(1) non si conosce tanto come C.d.L.;
(2) pubblicità: poca/negativa/insufficiente;
(3) perché alle superiori la statistica non si studia tanto/ per niente;
(4) è un C.d.L. che interessa, ma esistente in altri Atenei e non in quello in cui si risiede;
(5) ect.
"Cheguevilla":
Questo è il problema tipico dei tecnici.
Quando i dati forniti da un sistema non sono coerenti con il modello (la teoria, il sistema) sviluppato, si cerca la falla nei dati piuttosto che nel modello stesso.
Tu hai chiesto quali fossero i motivi, secondo noi, e noi abbiamo risposto. Se questi motivi non ti piacciono, non è colpa nostra.
Purtroppo, la realtà è quello che è, non quello che vorremmo che fosse.
Piccolo consiglio per il futuro: se non vuoi sentire risposte che possono non piacere, non fare domande che possono portare a quelle risposte.

P.S.:
Un diplomato quando si iscrive ad un corso di laurea non ha alcun pregiudizio su l’una o l’altra materia, ma si iscrive perché vuole seguire una passione, che per alcuni è la matematica, per altri è la statistica, per altri è il diritto e così via.
No.
Una laurea è un investimento enorme in termini di tempo e denaro, e non tutti possono permettersi di farlo solo "per passione". Chi segue un corso di laurea lo fa principalmente perchè questo si trasformi in un vantaggio competitivo da spendere sul mercato del lavoro.

Ai posteri l'ardua sentenza!
Ben detto.
Ci rivedremo a Filippi.

Aliseo1
Apatriarca ... Ai posteri l'ardua sentenza!

apatriarca
Sei tu che nei post precedenti avevi posto la domanda confrontando il C.d.L. in statistica con quello in matematica come se chi fosse interessato a matematica dovesse esserlo anche in statistica. Ci rendiamo conto che fate molto di più che qualche esame di statistica, nessuno l'ha mai messo in dubbio. Ma la statistica non è tutto quello che fate a statistica. Gli esami economici o sociali NON fanno parte della statistica, sono solo esami complementari indispensabili per lo statistico. La professione dello statistico non caratterizza insomma la statistica come ti piace pensare.

I motivi te li abbiamo comunque già detti più volte. Ed è un misto di tutte le cose che hai detto ma a quanto pare non vuoi capire o ascoltare. Non riesci neanche ad accettare che forse a molte persone la statistica non piace e non sono interessati a lavorare in quel settore.

Aliseo1
Beh … se noi statistici, non avendo seguito un C.d.L. in matematica, non “riusciamo a comprendere” la vastità della matematica, perché non la conosciamo (per quanto la RIconosciamo), voi matematici, pur dicendo che la statistica deriva dalla matematica (cosa che anche noi statistici abbiamo ammesso), non “volete comprendere” la vastità della statistica, anche perché non sapete minimamente cosa si studia nei C.d.L. in Statistica!

Comunque, ancora una volta ci si accorge dalla vostre risposte che non avete capito – ripeto forse perché mi sono spiegato male o perché voi non volete capire – il senso della mia domanda iniziale, che vi riporto di nuovo

“Per quale motivo ci sono poche persone che si iscrivono a C.d.L. in Statistica?”

Il mio intento iniziale non era quello di comparare le figure del matematico e dello statistico (altrimenti avrei posto la domanda “Secondo voi che differenza c’è tra matematico e statistico?”). Cioè non volevo analizzare la fase ex-post alla laurea, ma la fase ex-ante, la fase che va dal momento del diploma al momento dell’iscrizione all’università, capire i motivi per i quali i DIPLOMATI non scelgono i C.d.L. in Statistica! Un diplomato non comprende la vastità della matematica, della statistica o di qualsiasi altra materia (cognizione che uno ha SOLO dopo la laurea). Un diplomato quando si iscrive ad un corso di laurea non ha alcun pregiudizio su l’una o l’altra materia, ma si iscrive perché vuole seguire una passione, che per alcuni è la matematica, per altri è la statistica, per altri è il diritto e così via.

Quindi dalle vostre risposte (che ho lasciato andare avanti sperando in una vostra ripresa :)) avete sviato totalmente il mio intento iniziale. Mi sarei aspettato delle risposte tipo:

(1) non si conosce tanto come C.d.L.;
(2) pubblicità: poca/negativa/insufficiente;
(3) perché alle superiori la statistica non si studia tanto/ per niente;
(4) è un C.d.L. che interessa, ma esistente in altri Atenei e non in quello in cui si risiede;
(5) ect.

E nel caso in cui vi fosse stata la risposta (2): pubblicità negativa, allora avrei posto la domanda “Perché pensate che la statistica sia inferiore alla matematica?”. In altri termini avete direttamente risposto a questa domanda, senza che nessuno ve l’abbia posta!

Comunque, lasciamo stare!

vict85
Capiamoci dire che è il tutto non significa che tutta la tua statistica sia matematica, personalmente ritengo che gli statistici, una volta sintetizzata una versione semplificata della teoria generale abbiano messo del loro (spesso poi ricollegato alla teoria generale). Soprattutto negli aspetti di "cattura dei dati" che la teoria spesso non considera e in materie come la demografia che sono "quasi" applicazioni. La statistica però credo sia sia distaccata dalla teoria meno dell'informatica.

vict85
"Aliseo":
Per maggiori chiarimenti, comunque, ti posso dire che io ho seguito più di un workshop in matematica applicata e i docenti universitari di matematica di un certo livello che vi hanno partecipato hanno sì proposto nuovi strumenti, verificandone le proprietà puramente matematiche, ma alla fine hanno detto "non chiedetemi cosa però questa formula significhi nell'ambito qui proposto, perché non sono in grado di spiegarlo" e altri docenti, compresi quelli di statistica, sempre in quelle sedi, hanno detto "vabbé bisogna però verificare che sia utilizzabile, perché così impostata e sulle ipotesi su cui è stata creata non rispecchia molto la realtà"!


Premesso che c'é un mare di statistica che non è applicata da statistici perché la tua laurea analizza soprattutto gli usi in cui i dati vengono prese attraverso sondaggi, e altri tipi di ricerche che coinvolgono persone,economia e società. In altri casi i dati non è necessario prenderli sul campo come per esempio l'uso della statistica e della probabilità nelle traduzioni dei testi (google li usa) oppure applicazioni della statistica all'interno della matematica (il calcolo delle probabilità ne ha di più e non sono molto approfonditi ma ci sono). Sono argomenti di cui tu non hai assolutamente nessuna competenza, soprattutto il secondo (per il primo con un po' di informatica in più e linguistica potresti arrivare a farlo). Eppure sono statistica. Tu studi sono una proiezione della statistica (distinguere tra s. matematica e s. mi sembra stupido dato che la differenza c'é solo a livello di "corso") all'interno dell'economia, della medicina e di altre materie applicate. La tua è solo la punta di un iceberg, le cui radici sono attaccate alla matematica. D'altra parte se il tuo scopo è applicare la statistica a quei particolari settori sapere tutta la teoria dietro è abbastanza inutile, ma questo non vuol dire che sia così per tutta la statistica.
:roll: Cioé tu stai dicendo che ad un matematico applicato non importa se nel tuo caso specifico il modello che lui sta proponendo è applicabile o meno? Può darsi, se deve passare un anno, o più, della sua vita a pensare ad un particolare modello perché costruirne uno che sia applicabile ad un solo caso? Lo costruirà per tutti i casi in cui è possile approssimare il caso generale a quello descritto dal modello. Ma quello non vuol dire controllare la validità delle ipotesi, vuol dire soltanto decidere il modello che meglio si adatta al caso specifico. Ma quello non è il compito del matematico nella maggiorparte dei casi. D'altra parte un modello come la concorrenza perfetta che sta alla base dell'economia è impossibile, cioé è così lontana dalla realtà da essere irrealizzabile, è qualcosa a cui si può tendere ma a cui non si potrà mai arrivare. Quindi la tua frase mi lascia perplesso... Ma di che realtà parli? Di quella vera o di quella che altre formule ti impongono? Un modello è una approssimazione, sempre, l'unica cosa che puoi fare è analizzare l'errore (come fanno i fisici).

Comunque questa conversazione, seppur tu ritenga che non sia così, è asimmetrica. Noi sappiamo cos'è la statistica, le se potenzialità e i suoi usi, seppur certo non come la conosci tu. Mentre tu non sai nulla della matematica, anche se pensi di conoscerla. Se tu sei uno studente delle superiori vedrai la matematica solo come quella che hai fatto, fai un esame di analisi e pensi che la matematica sia analisi. Un ingegnere con poco interesse verso aspetti teorici spesso finisce per pensare che la matematica sia poco più della matematica che fa lui più le dimostrazioni. Ma per uno studente di matematica la matematica è IL TUTTO. Ogni cosa che vede gli fa scoprire che la matematica è cento volte più estesa di quanto pensava e ogni nuovo "anello" in cui entra gli fa capire che la matematica è tanto bella quanto estesa. Tu vedi un confine dove noi vediamo l'orizzonte. La matematica è tanto estesa che non ci sono due matematici che conoscono le stesse cose e non ci sono più matematici universali che si occupano di un po' tutti i settori. Tu vuoi comparare una pozzanghera con l'oceano pacifico (anzi con l'unione di tutti gli oceani o forse con tutta l'acqua nell'universo). Tu pensi veramente che delle persone che considerano congettura una cosa che sanno vera fino a $10^(1000000000000000000000000000000)$ siano delle persone poco rigorose? Cioé per un matematico che una cosa sia concorde con i dati non basta, deve essere dimostrato.
Tu vuoi che ammettiamo che la statistica sia più bella e utile dalla matematica ma non sarà mai così perché la matematica è talmente estesa che nessuna persona al mondo se la conoscesse non potrebbe trovare un argomento che non possa trovare bello e talmente utilizzata che non esiste attività umana che non la utilizzi. Anche se a volte ad utilizzarla sono statistici, economisti, medici, ingegneri, architetti, geometri (quelli che costruiscono case), informatici, fruttivendoli, meccanici, sarti, falegnami...
Al limite posso dire che il tuo corso di studi è più adatto di uno di matematica per molti lavori (cosa che ho detto sin dall'inizio dividendo tra interesse pratico e teorico verso la statistica), come è molto meno adatto in altri settori. Comunque ogni qual volta una azienda ha bisogno di modelli su misura, super efficienti e precisi non chiamano uno statistico ma un matematico (molte competizioni matematiche sono sponsorizzate da aziende finanziarie). Esattamente come alcune formule economiche sono state fatte e controllate da matematici (spesso su commissione o in collaborazione con economisti).

Cheguevilla
Nessuna amarezza-rabbia.

Per maggiori chiarimenti, comunque, ti posso dire che io ho seguito più di un workshop in matematica applicata e i docenti universitari di matematica di un certo livello che vi hanno partecipato hanno sì proposto nuovi strumenti, verificandone le proprietà puramente matematiche, ma alla fine hanno detto "non chiedetemi cosa però questa formula significhi nell'ambito qui proposto, perché non sono in grado di spiegarlo"
Sei stato sfortunato.
Oppure sono stato fortunato io.

Ma tra la ricerca e quanto il mondo del lavoro richiede (cioè l'applicabilità delle cose) vi è un abisso. E in questo abisso operano gli statistici, che verificano se lo strumento individuato possa essere utilizzato oppure no.
In questo abisso, gli statistici occupano solo una piccolissima parte.

Poi, è vero che gli economisti e i laureati in marketing prendono decisioni importanti per la vita dell'impresa, ma come tu ben sai tali decisioni non possono essere prese se non sulla base di analisi complesse e attendibili fatti dagli statistici. Questo significa che gli statistici, sia pur per via indiretta, partecipano alle decisioni future della vita dell’impresa: un aspetto questo da non sottovalutare. Io riconosco che la statistica, come la matematica, come le teorie economiche sono strumenti, ma riconosco anche la loro importanza e non le sminuisco, come fino ad ora state facendo.
Prima di tutto, stai dando troppa importanza alle analisi "complesse e attendibili".
Inoltre, in questo discorso è evidente il ruolo puramente strumentale degli statistici.

Quei programmi statistici che voi economisti, laureati in marketing, psicologi, laureati in scienze politiche utilizzate sono stati creati da statistici, dopo anni e anni di studi ed esperienze e non credo che un semplice economista riesca ad individuare l’errore.
Ritorna, come evidenziato sopra, il ruolo puramente strumentale dello statistico.
Per quanto riguarda la capacità di un semplice economista ad individuare l'errore, non so se stai sottovalutando gli economisti, sopravvalutando gli statistici o se non sai come avvengono questi processi in azienda.
Per chiunque, è impossibile controllare la validità a priori di un software o di un modello; pertanto se ne valuta la validità a posteriori, attraverso diverse serie di test con scopi differenti.
A differenza di quanto cerchi di spiegare, gli statistici non sono visti come le divinità che annunciano la verità assoluta: se i risultati delle "complesse e attendibili analisi" deviano da quanto atteso, vengono svolte diverse investigazioni sul campo per verificare l'attendibilità delle complesse analisi stesse.
E queste non vengono svolte dagli statistici.

Non si può imparare la statistica in due o tre settimana.
E non ce n'è bisogno.
Saper utilizzare gli strumenti e sapere a cosa servono è più che sufficiente.
Tutti usiamo un pc, ma quasi nessuno sa come funzioni.
Ognuno ha il suo lavoro; quello dello statistico, nelle aziende, laddove previsto, è strumentale.

Devo altresì constatare che non vi è da parte vostra quella serenità d’animo e obiettività che è d’obbligo in un confronto semplice e pulito. Partite già con dei pregiudizi (infondati) sugli statistici, puntando il dito accusatore e ponendovi già sul primo posto del podio.
E se non fossimo noi quelli con i pregiudizi?
Certo, io potrei anche averli; derivano da ciò che osservo tutti i giorni nel mio lavoro.

Comunque, un’ultima cosa sugli economisti: non mi pare che gli economisti da te rappresentati possono dare giudizi sulla matematica e sulla statistica (di cui poi voi date solo un esame), né tanto meno comprendere sino in fondo gli aspetti peculiari di tali materie. Tanto più che è risaputo (a voce e in base a statistiche) che nel corso di laurea in economia sono numerosi i laureandi bocciati più di una volta in matematica e che quest’esame viene portato sino all’ultimo perché non si riesce a superarlo.
Verissimo.
Non è il mio caso, poichè matematica è stato il primo esame che ho dato, ma in buona parte dei casi è così.
Tuttavia, torniamo a quanto detto sopra: è giusto che sia così. Ognuno ha il suo lavoro.
Luigi Sciaccaluga guida il taxi da 20 anni, ma non ha la minima idea di come funzioni un carburatore. Eppure svolge il suo lavoro molto meglio di un ingegnere meccanico.
Quando il suo taxi si romperà, lo porterà da un meccanico, il quale sa (si spera) come funziona un carburatore e saprà aggiustarlo.

Saluti tutti e, nel ringraziarvi per aver risposto, concludo qui questo post, iniziato col preciso intendo di voler capire i motivi per i quali poche persone si iscrivono a statistica (mancanza di pubblicità, scarsa conoscenza del corso, difficoltà del corso, ect), motivi che poi sono stati utilizzati per riversare sugli statistici (e in questo caso a me e a nox89) l’orgoglio di categoria, l’ignoranza delle conoscenze e pregiudizi (nati più dal sentito dire, che dalla verifica) …
Questo è il problema tipico dei tecnici.
Quando i dati forniti da un sistema non sono coerenti con il modello (la teoria, il sistema) sviluppato, si cerca la falla nei dati piuttosto che nel modello stesso.
Tu hai chiesto quali fossero i motivi, secondo noi, e noi abbiamo risposto. Se questi motivi non ti piacciono, non è colpa nostra.
Purtroppo, la realtà è quello che è, non quello che vorremmo che fosse.

Aliseo1
C'è un'amarezza-rabbia di fondo nelle tue parole Chequevilla, che non riesco a identificare e collocare. Eppure non dovresti averne, visto che dalle tue parole si evidenza che sei un grande uomo, con una grande preparazione, in una grande ditta e laureato in economia. Laurea, che tra l'altro non ho per niente menzionato se non quando ho detto che i laureati in scienze politiche non sono di fatto né economisti, né avvocati.

Per maggiori chiarimenti, comunque, ti posso dire che io ho seguito più di un workshop in matematica applicata e i docenti universitari di matematica di un certo livello che vi hanno partecipato hanno sì proposto nuovi strumenti, verificandone le proprietà puramente matematiche, ma alla fine hanno detto "non chiedetemi cosa però questa formula significhi nell'ambito qui proposto, perché non sono in grado di spiegarlo" e altri docenti, compresi quelli di statistica, sempre in quelle sedi, hanno detto "vabbé bisogna però verificare che sia utilizzabile, perché così impostata e sulle ipotesi su cui è stata creata non rispecchia molto la realtà"!

Quello che sto cercando di dire e che purtroppo non si riesce a capire (forse perché mi spiego male o perché non si vuole capire) è che quando si parla di ricerca, di progresso scientifico è del tutto ovvio che i matematici sono e saranno sempre all'avanguardia. Ma tra la ricerca e quanto il mondo del lavoro richiede (cioè l'applicabilità delle cose) vi è un abisso. E in questo abisso operano gli statistici, che verificano se lo strumento individuato possa essere utilizzato oppure no.

Poi, è vero che gli economisti e i laureati in marketing prendono decisioni importanti per la vita dell'impresa, ma come tu ben sai tali decisioni non possono essere prese se non sulla base di analisi complesse e attendibili fatti dagli statistici. Questo significa che gli statistici, sia pur per via indiretta, partecipano alle decisioni future della vita dell’impresa: un aspetto questo da non sottovalutare. Io riconosco che la statistica, come la matematica, come le teorie economiche sono strumenti, ma riconosco anche la loro importanza e non le sminuisco, come fino ad ora state facendo.

Quei programmi statistici che voi economisti, laureati in marketing, psicologi, laureati in scienze politiche utilizzate sono stati creati da statistici, dopo anni e anni di studi ed esperienze e non credo che un semplice economista riesca ad individuare l’errore. Non si può imparare la statistica in due o tre settimana. Certo l’errore è contemplato, nessuna categoria ne è esclusa, però …

Devo altresì constatare che non vi è da parte vostra quella serenità d’animo e obiettività che è d’obbligo in un confronto semplice e pulito. Partite già con dei pregiudizi (infondati) sugli statistici, puntando il dito accusatore e ponendovi già sul primo posto del podio.

Comunque, un’ultima cosa sugli economisti: non mi pare che gli economisti da te rappresentati possono dare giudizi sulla matematica e sulla statistica (di cui poi voi date solo un esame), né tanto meno comprendere sino in fondo gli aspetti peculiari di tali materie. Tanto più che è risaputo (a voce e in base a statistiche) che nel corso di laurea in economia sono numerosi i laureandi bocciati più di una volta in matematica e che quest’esame viene portato sino all’ultimo perché non si riesce a superarlo.

Detto questo e concludo … è vero, devo ammetterlo, c’è una cosa che gli statistici al momento non possono e non riescono a fare: “calcolare la probabilità con la quale la fortuna riesce a colpire le persone veramente in gamba, escludendo gli ignoranti e gli incapaci”. Per questo, comunque, ci stiamo attrezzando :D

Saluti tutti e, nel ringraziarvi per aver risposto, concludo qui questo post, iniziato col preciso intendo di voler capire i motivi per i quali poche persone si iscrivono a statistica (mancanza di pubblicità, scarsa conoscenza del corso, difficoltà del corso, ect), motivi che poi sono stati utilizzati per riversare sugli statistici (e in questo caso a me e a nox89) l’orgoglio di categoria, l’ignoranza delle conoscenze e pregiudizi (nati più dal sentito dire, che dalla verifica) …

Che sia ancora valido il proverbio che dice “che la volpe quando non arriva all’uva, dice che questa è aspra e amara”? ;)

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