Matematica e statistica ...
Non so se è giusto inserire qui questo argomento ... ma mi stavo chiedendo: come mai poche persone scelgono i C.d.L. in scienze statistiche?
Voi cosa ne pensate? Spero di avere vostre opinioni in merito
Voi cosa ne pensate? Spero di avere vostre opinioni in merito

Risposte
"Aliseo":
La matematica, è vero, traduce la realtà mediante formule, ma non sempre attendibili, anche perché il matematico non ha gli strumenti per verificarne l’attendibilità e la precisione: cioè non effettua una verifica d’ipotesi! Lo statistico, invece, si! Lo statistico, in base alla profonda teoria, sa come, quando, perché e dove effettuare la verifica!
Se fosse vero, non ci sarebbe stato sviluppo nella scienza fino alla nascita della statistica. Fortunatamente non è andata così.
Credo che il teorema di Pitagora non abbia bisogno di una verifica d'ipotesi, o se ce ne fosse bisogno, anche un bambino di prima elementare sarebbe in grado di farla.
Non capisco per quale interessante motivo un matematico produca formule non sempre attendibili.
Sei mai stato a qualche workshop di matematica applicata?
Stando a quanto dici, gli statistici dovrebbero essere gli unici in grado di fare una cosa simile, eppure sono sempre una sparuta minoranza.
"Aliseo":Quindi, di fatto, riconosci anche tu che la statistica non è altro che uno strumento.
I matematici difendono strenuamente l’idea che la Statistica sia un “corpus” della loro disciplina, però con mero ruolo di ancella e diciamo (e qui non mi si può venire contro) che i principali motivi sono due: a) la Matematica ha una tradizione talmente consolidata che deve mantenere il predominio su tutto ciò che chiama in causa formule; b) dal momento che è inutile negare l’attualità della Statistica conviene fare buon viso a cattivo gioco e considerarla una sorta di Matematica applicata.
Ma non è così! Facciamo un esempio banalissimo. Supponiamo di lanciare un dado regolare e di voler calcolare la probabilità che esca la faccia “6”. Bene il matematico introduce algebra, $\sigma$-algebra, particolari funzioni definite sull’algebra o $\sigma$-algebre a valori in $RR$, che deve poi godere di particolari proprietà (quelle di Kolmogorv appunto) … tutte premesse, queste, per dire che la probabilità è $1/6$. Lo statistico, invece, che vuole semplificare al massimo la realtà, dirà naturalmente che la probabilità che esca la faccia “6” è il rapporto tra il numero dei casi favorevoli e il numero dei casi possibili, cioè sempre $1/6$, pur conoscendo tutte le premesse dei matematici.
Inoltre, poichè la statistica esiste se e solo se esiste la matematica, mentre non è vero il contrario, la relazione gerarchica è facile da disegnare...
"Aliseo":Perchè se il corso di statistica offre qualche conoscenza, necessaria sul mondo del lavoro, che la sola matematica non è in grado di soddisfare, il corso di laurea in economia ne offre migliaia di più.
Quello che mi premeva chiarire e sapere è perché ci sono poche persone che si iscrivono ai C.d.L. in Statistica, visto che (e bisogna riconoscerlo) al giorno d’oggi il mondo del lavoro richiede conoscenze che la sola Matematica non è in grado di soddisfare!
Il corso di laurea di statistica è molto specializzato, pertanto è ovvio che siano in pochi a sceglierlo.
Poi ognuno è libero di ritenere che questo offra molte più possibilità che un corso di laurea in economia, tuttavia non sono i candidati a decidere quale profilo sia necessario sul mondo del lavoro, ma le aziende.
E finora...
"Aliseo":
4) Quanto ai matematici “puri”… Signori! cerchiamo di camminare sulle righe e non in aria.. Io sono il primo a cui piace la matematica e comprendo la “gioia” che si prova quando ci si riesce ad “esprimere” attraverso le formule ma da qui a ritenere che le formule ottenute siano sempre rispondenti alla realtà c’è ne vuole. E poi non capisco perché accettino di sentirsi e farsi trattare come figli di un “Dio minore” dai fisici e poi attacchino gli statistici.


"Aliseo":
La matematica, è vero, traduce la realtà mediante formule, ma non sempre attendibili, anche perché il matematico non ha gli strumenti per verificarne l’attendibilità e la precisione: cioè non effettua una verifica d’ipotesi! Lo statistico, invece, si! Lo statistico, in base alla profonda teoria, sa come, quando, perché e dove effettuare la verifica!

Un matematico non ha gli strumenti per verificarne l'attendibilità?! Sei davvero convinto che un matematico applicato si inventi le sue teorie senza alcuna base scientifica? Se così fosse allora nessuno le prenderebbe in considerazione e invece a quanto pare sono abbastanza apprezzate...
"Aliseo":
I matematici difendono strenuamente l’idea che la Statistica sia un “corpus” della loro disciplina, però con mero ruolo di ancella e diciamo (e qui non mi si può venire contro) che i principali motivi sono due: a) la Matematica ha una tradizione talmente consolidata che deve mantenere il predominio su tutto ciò che chiama in causa formule; b) dal momento che è inutile negare l’attualità della Statistica conviene fare buon viso a cattivo gioco e considerarla una sorta di Matematica applicata.
Ma non è così! Facciamo un esempio banalissimo. Supponiamo di lanciare un dado regolare e di voler calcolare la probabilità che esca la faccia “6”. Bene il matematico introduce algebra, $\sigma$-algebra, particolari funzioni definite sull’algebra o $\sigma$-algebre a valori in $RR$, che deve poi godere di particolari proprietà (quelle di Kolmogorv appunto) … tutte premesse, queste, per dire che la probabilità è $1/6$. Lo statistico, invece, che vuole semplificare al massimo la realtà, dirà naturalmente che la probabilità che esca la faccia “6” è il rapporto tra il numero dei casi favorevoli e il numero dei casi possibili, cioè sempre $1/6$, pur conoscendo tutte le premesse dei matematici.
Considerando che non esiste una qualche definizione decente di matematica ci sono spesso discussioni se qualcosa faccia parte o meno della matematica. Personalmente odio fare classificazioni su cose con contorni poco definite. Nel caso della statistica posso comunque dirti che storicamente è nata all'interno della matematica e che sia ancora studiata da matematici. Le basi della disciplina sono ancora terreno principale dei matematici e lo stesso vale anche per alcune applicazioni teoriche. Io la ritengo quindi ancora una branca della matematica. Pensala come vuoi ma la tua motivazione mi sembra un po' debole. Il comportamento dei laureati di statistica nei confronti della loro materia non è sufficiente a spiegare perché la statistica debba essere separata dalla matematica.
Anche un matematico ti risponderebbe che la probabilità è 1/6 calcolandola esattamente nello stesso modo. Una cosa è l'applicazione della matematica e un'altra è lo studio della teoria. Continui a dire che apprezzi la matematica ma a me pare che tu non sia in grado né di comprendere cosa sia, né di capirne gli obiettivi e l'utilità. Quindi cosa apprezzi esattamente della matematica?
"Aliseo":
Quello che mi premeva chiarire e sapere è perché ci sono poche persone che si iscrivono ai C.d.L. in Statistica, visto che (e bisogna riconoscerlo) al giorno d’oggi il mondo del lavoro richiede conoscenze che la sola Matematica non è in grado di soddisfare!
Forse perché a molti di quelli che si iscrivono a matematica non interessa neanche lontanamente quello che interessa ad uno statistico e non saranno mai concorrenti per un qualche lavoro? Come ti ho già detto non ha senso confrontare le due università come se preparassero per lo stesso lavoro.
Aliseo, sono laureato in economia, lavoro per la compagnia più grande del mondo nel suo settore e mi occupo di ottimizzazione di processi.
Su un team di 40 persone, provenienti da ogni parte del mondo, non ce n'è uno che abbia studiato matematica o statistica.
Eppure la statistica la usiamo, e l'offerta di lavoro non manca (i cv che arrivano sono tanti).
La realtà è che vengono preferiti laureati in economia (o ancora di più, persone con esperienza in ambito economico/finanziario) per le ragioni che ho descritto sopra.
Di fatto, di un laureato in statistica, non sapremmo che farcene.
Se vi può incuriosire, in tutte le offerte di lavoro nel settore finanziario dell'azienda, si richiedono laureati in economia.
Tu dici che la statistica è la scienza delle decisioni in condizioni di incertezza.
Io dico che la statistica è uno strumento (tra i tanti) utilizzato per validare e valutare tesi e o possibili decisioni.
Quando si prendono decisioni in condizioni di incertezza (nel mio settore succede sempre) non vedo statistici da nessuna parte. Tutte le persone che prendono decisioni chiedono ai sottoposti (minatori di dati) di fornire un report con degli indici prestabiliti.
1) Per quanto riguarda la Customer satisfaction, i modelli sono come i software: scatole in cui infili i dati, chiudi, mescoli ed esce il risultato.
Chiunque lo può fare dopo qualche giorno di training.
Il punto chiave della customer satisfaction sta nella rilevazione dei dati, che principalmente è un problema di customer care, ovvero rapporti con il cliente.
Non vogliatemi male, ma mi auguro che mai uno statistico debba avere rapporti con un cliente (almeno nell'azienda per cui lavoro).
2) Si, è il mio lavoro. Questa analisi si è sviluppata solo recentemente. Dire che è iniziata dalla rivoluzione industriale è come sostenere che le biotecnologie risalgono ai primi allevamenti. In parte è vero, ma non ha senso. Praticamente, l'inizio si ha negli anni 50 (o fine 40), quando Deming (si, uno statistico) va in Giappone, capisce che il modello giapponese è efficiente e formalizza quanto impara dai giapponesi.
Gli strumenti statistici che utilizziamo sono anche "elaborati", ma di fatto li usa chiunque. In questo reparto lavora circa un migliaio di persone nelle varie sedi. Un adeguato training intensivo di qualche giorno, un buon manuale ed il software che svolge i calcoli sono tutto ciò che utilizzano.
3) I laureati in economia analizzano la segmentazione del mercato, sulla base di queste analisi fanno svolgere analisi statistiche (ai minatori di dati o a società esterne di minatori di dati) e da tutto ciò passano alla discussione delle diverse strategie. E l'interpretazione dei dati la fanno (fortunatamente) i decisori, non gli statistici; questi ultimi si limitano a fornire dei consolidati.
Probabilmente, mi sbaglio, e la compagnia per cui lavoro è una rara eccezione al mondo.
Non intendo sminuire le capacità degli statistici, ma dico soltanto che non serve Michael Schumacher per guidare un taxi, poichè un normale Luigi Sciaccaluga riuscirebbe a fare ugualmente il suo lavoro. E credo sia evidente che nel mondo c'è spazio per tanti taxisti, ma solo per pochi piloti. Chi ama la guida senza riuscire a fare il pilota deve farsene una ragione e accontentarsi di guidare il taxi.
Su un team di 40 persone, provenienti da ogni parte del mondo, non ce n'è uno che abbia studiato matematica o statistica.
Eppure la statistica la usiamo, e l'offerta di lavoro non manca (i cv che arrivano sono tanti).
La realtà è che vengono preferiti laureati in economia (o ancora di più, persone con esperienza in ambito economico/finanziario) per le ragioni che ho descritto sopra.
Di fatto, di un laureato in statistica, non sapremmo che farcene.
Se vi può incuriosire, in tutte le offerte di lavoro nel settore finanziario dell'azienda, si richiedono laureati in economia.
Tu dici che la statistica è la scienza delle decisioni in condizioni di incertezza.
Io dico che la statistica è uno strumento (tra i tanti) utilizzato per validare e valutare tesi e o possibili decisioni.
Quando si prendono decisioni in condizioni di incertezza (nel mio settore succede sempre) non vedo statistici da nessuna parte. Tutte le persone che prendono decisioni chiedono ai sottoposti (minatori di dati) di fornire un report con degli indici prestabiliti.
1) Per quanto riguarda la Customer satisfaction, i modelli sono come i software: scatole in cui infili i dati, chiudi, mescoli ed esce il risultato.
Chiunque lo può fare dopo qualche giorno di training.
Il punto chiave della customer satisfaction sta nella rilevazione dei dati, che principalmente è un problema di customer care, ovvero rapporti con il cliente.
Non vogliatemi male, ma mi auguro che mai uno statistico debba avere rapporti con un cliente (almeno nell'azienda per cui lavoro).
2) Si, è il mio lavoro. Questa analisi si è sviluppata solo recentemente. Dire che è iniziata dalla rivoluzione industriale è come sostenere che le biotecnologie risalgono ai primi allevamenti. In parte è vero, ma non ha senso. Praticamente, l'inizio si ha negli anni 50 (o fine 40), quando Deming (si, uno statistico) va in Giappone, capisce che il modello giapponese è efficiente e formalizza quanto impara dai giapponesi.
Gli strumenti statistici che utilizziamo sono anche "elaborati", ma di fatto li usa chiunque. In questo reparto lavora circa un migliaio di persone nelle varie sedi. Un adeguato training intensivo di qualche giorno, un buon manuale ed il software che svolge i calcoli sono tutto ciò che utilizzano.
3) I laureati in economia analizzano la segmentazione del mercato, sulla base di queste analisi fanno svolgere analisi statistiche (ai minatori di dati o a società esterne di minatori di dati) e da tutto ciò passano alla discussione delle diverse strategie. E l'interpretazione dei dati la fanno (fortunatamente) i decisori, non gli statistici; questi ultimi si limitano a fornire dei consolidati.
Probabilmente, mi sbaglio, e la compagnia per cui lavoro è una rara eccezione al mondo.
Non intendo sminuire le capacità degli statistici, ma dico soltanto che non serve Michael Schumacher per guidare un taxi, poichè un normale Luigi Sciaccaluga riuscirebbe a fare ugualmente il suo lavoro. E credo sia evidente che nel mondo c'è spazio per tanti taxisti, ma solo per pochi piloti. Chi ama la guida senza riuscire a fare il pilota deve farsene una ragione e accontentarsi di guidare il taxi.
non ho seguito molto attentamente questo topic, ma vorrei intervenire riportando alcune "sensazioni" che mi sono rimaste dai vari esami universitari.
io ho seguito un bel po' di anni fa il corso di laurea in Matematica, indirizzo applicativo (anche se quando ho potuto ho seguito anche lezioni di alcuni corsi che non erano nel mio piano di studi).
ho sentito parlare molto bene del corso di laurea in scienze statistiche, e non ho motivo di dubitarne.
certo, nei corsi di matematica seguiti, una sensazione di "empatia" positiva o negativa dipendeva in gran parte da "quanto logici" trovavo gli argomenti:
da questo punto di vista gli argomenti "più logici" che ho trovato sono stati Algebra, Topologia, Calcolo delle Probabilità e Informatica (vari corsi).
Statistica Matematica, mentre l'ho seguito, è stato anche interessante (anche se poco "logico"), ma nonostante il "legame" che ho mantenuto nel tempo con il Calcolo delle Probabilità, dell'esame di Statistica Matematica mi è rimasto ben poco, non perché non fosse interessante, ma perché non era Matematica, e quindi è rimasto al di fuori del mio mondo (ed un semplice esame di quarto anno è un po' poco per entrare nel mondo della Statistica...).
io ho seguito un bel po' di anni fa il corso di laurea in Matematica, indirizzo applicativo (anche se quando ho potuto ho seguito anche lezioni di alcuni corsi che non erano nel mio piano di studi).
ho sentito parlare molto bene del corso di laurea in scienze statistiche, e non ho motivo di dubitarne.
certo, nei corsi di matematica seguiti, una sensazione di "empatia" positiva o negativa dipendeva in gran parte da "quanto logici" trovavo gli argomenti:
da questo punto di vista gli argomenti "più logici" che ho trovato sono stati Algebra, Topologia, Calcolo delle Probabilità e Informatica (vari corsi).
Statistica Matematica, mentre l'ho seguito, è stato anche interessante (anche se poco "logico"), ma nonostante il "legame" che ho mantenuto nel tempo con il Calcolo delle Probabilità, dell'esame di Statistica Matematica mi è rimasto ben poco, non perché non fosse interessante, ma perché non era Matematica, e quindi è rimasto al di fuori del mio mondo (ed un semplice esame di quarto anno è un po' poco per entrare nel mondo della Statistica...).
Bene, bene, bene … ho seguito con attenzione i post successivi al mio intervento e sebbene li consideri tutti interessanti devo dire che sento il bisogno di “mettere ordine” nella conversazione e dare per quanto mi è possibile delle risposte, in quanto ho l’impressione – del tutto personale è ovvio – che ci si stia allontanando dalla questione che avevo posto: “Perché poche persone si iscrivono ai corsi di laurea in Scienze Statistiche?”
1) Ribadisco ancora una volta che il corso di Scienze Statistiche non è un corso di Laurea “giovane”, anche se è nato e cresciuto all’ombra della grande sorella la ”matematica” più anziana e più affermata;
2) Il corso di laurea in Scienze Statistiche non ha nulla da invidiare a taluni corsi di laurea, passati e odierni, che non dicono niente, ma che godono di nomi altisonanti, di pubblicità spicciola ma efficace, e che ancora oggi vivono e godono di un passato “splendore” acquisito dal ’68 in poi. D’altro canto cosa aspettarsi se viviamo in un paese in cui la matematica ed affini sono bistrattate e mal viste dalla quasi totalità degli studenti?
3) Non condivido il punto di vista di Cheguevilla (di cui non sappiamo ancora a differenza degli altri se parla per aver sentito dire, se è uno studente o un laureato) quando dice che un laureato in statistica è puramente un tecnico, non molto diverso da un software e le possibilità di carriere sono piuttosto ridotte, perché non è così!
4) Quanto ai matematici “puri”… Signori! cerchiamo di camminare sulle righe e non in aria.. Io sono il primo a cui piace la matematica e comprendo la “gioia” che si prova quando ci si riesce ad “esprimere” attraverso le formule ma da qui a ritenere che le formule ottenute siano sempre rispondenti alla realtà c’è ne vuole. E poi non capisco perché accettino di sentirsi e farsi trattare come figli di un “Dio minore” dai fisici e poi attacchino gli statistici.
5) Il corso in Statistica é risultato insoddisfacente? Perché pensare subito allora che le materie trattate non siano valide? Non avete mai pensato che forse il corso non era per voi oppure il professore al pari di tanti altre materia, come la matematica, il diritto, l’economia, la psicologia non era all’altezza del suo compito e quindi non era in grado né di spiegare la materia per bene né abbia saputo risvegliare il vostro interesse? Anch’io ho incontrato prof. che non erano in grado di insegnare la matematica ma non per questo mi sono arreso e men che meno l’ho considerata inferiore alle altre materie.
6) Il corso di laurea in Statistica, venuto oggi prepotentemente alla ribalta, soffre della cattiva pubblicità proveniente da stupide quanto insulse statistiche - al pari delle diete - che un semplice diplomato o un furbo giornalista mette giù per coprire i vuoti del giornale.
Ma la statistica non è quello che voi dite o pensate, la statistica (e ve lo dice uno statistico) è la scienza che ci aiuta ad osservare, sintetizzare, interpretare i fenomeni nella loro complessa realtà ed infine intervenire su di essa, mediante la costruzione di modelli finalizzati alla previsione e alla classificazione, al controllo e alla simulazione. La statistica è la scienza delle decisioni in condizioni di incertezza!
La matematica, è vero, traduce la realtà mediante formule, ma non sempre attendibili, anche perché il matematico non ha gli strumenti per verificarne l’attendibilità e la precisione: cioè non effettua una verifica d’ipotesi! Lo statistico, invece, si! Lo statistico, in base alla profonda teoria, sa come, quando, perché e dove effettuare la verifica!
I matematici difendono strenuamente l’idea che la Statistica sia un “corpus” della loro disciplina, però con mero ruolo di ancella e diciamo (e qui non mi si può venire contro) che i principali motivi sono due: a) la Matematica ha una tradizione talmente consolidata che deve mantenere il predominio su tutto ciò che chiama in causa formule; b) dal momento che è inutile negare l’attualità della Statistica conviene fare buon viso a cattivo gioco e considerarla una sorta di Matematica applicata.
Ma non è così! Facciamo un esempio banalissimo. Supponiamo di lanciare un dado regolare e di voler calcolare la probabilità che esca la faccia “6”. Bene il matematico introduce algebra, $\sigma$-algebra, particolari funzioni definite sull’algebra o $\sigma$-algebre a valori in $RR$, che deve poi godere di particolari proprietà (quelle di Kolmogorv appunto) … tutte premesse, queste, per dire che la probabilità è $1/6$. Lo statistico, invece, che vuole semplificare al massimo la realtà, dirà naturalmente che la probabilità che esca la faccia “6” è il rapporto tra il numero dei casi favorevoli e il numero dei casi possibili, cioè sempre $1/6$, pur conoscendo tutte le premesse dei matematici.
Ora con questo mio post non sto cercando di capire quale tra il matematico o lo statistico sia più bravo! Non ha per niente senso fare un confronto tra loro, anche perché mentalità e cultura completamente diverse!
Quello che mi premeva chiarire e sapere è perché ci sono poche persone che si iscrivono ai C.d.L. in Statistica, visto che (e bisogna riconoscerlo) al giorno d’oggi il mondo del lavoro richiede conoscenze che la sola Matematica non è in grado di soddisfare! Vi faccio alcuni esempi calzanti:
1) al giorno d’oggi si parla sempre più di Customer Satisfaction! La valutazione di questa “variabile aleatoria” (che può far riferimento alla valutazione di un servizio, della didattica, ect) può essere affrontata solo ed esclusivamente attraverso strumenti puramente statistici, come la regressione logistica, i modelli logit, le variabili latenti, i modelli multilivello e così via;
2) la crescente competizione a livello globale porta le imprese, industriali e di servizi, a valutare sempre meglio la qualità che offrono ai propri clienti. Di qui la statistica per il controllo della qualità, che utilizza strumenti puramente statistici (carte di controllo, controllo di accettazione, ect.). Badate bene che questa analisi statistica inizia già con la rivoluzione industriale e i primi ad averla “inventata” furono appunto statistici!
3) Le imprese, per poter effettuare la loro attività, devono necessariamente effettuare delle analisi di mercato. Analisi, queste, che un matematico non può fare, ma uno statistico si! Un matematico non sa fare la segmentazione del mercato, la cluster analysis, l’analisi delle corrispondenze, ect! Per la cronaca i laureati in marketing o in economia, in base ai risultati interpretati dagli statistici, avvieranno strategie imprenditoriali ad hoc, quali tipo di pubblicità, come avviarla, quali costi bisogna sostenere!
E vi posso fare ancora altri esempi. Con questo, però, non voglio sminuire la figura di un matematico, sia ben chiaro: ritengo che un matematico ha una conoscenza della matematica ben più superiore agli altri (è naturale!), ma che il mercato del lavoro non richiede!
Allora, come noi statistici affermiamo di aver bisogno della matematica – basti pensare alle ben note stime di max verosimiglianza che chiama in causa funzioni e loro massimizzazione (moltiplicatori di Lagrange, ect) – così i matematici non devo sminuire la statistica!
Pertanto, concludo consigliando a tutti coloro che amano la matematica e il meraviglioso mondo dei numeri di valutare tutte le possibilità, anche quella della statistica, perché quando vi laureerete in statistica non sarete dei “data miner”, ma dei veri e propri professionisti, specialisti in economia, in finanza, in demografia e, anche, in matematica (qualora vogliate approfondire la strada della statistica matematica)!
1) Ribadisco ancora una volta che il corso di Scienze Statistiche non è un corso di Laurea “giovane”, anche se è nato e cresciuto all’ombra della grande sorella la ”matematica” più anziana e più affermata;
2) Il corso di laurea in Scienze Statistiche non ha nulla da invidiare a taluni corsi di laurea, passati e odierni, che non dicono niente, ma che godono di nomi altisonanti, di pubblicità spicciola ma efficace, e che ancora oggi vivono e godono di un passato “splendore” acquisito dal ’68 in poi. D’altro canto cosa aspettarsi se viviamo in un paese in cui la matematica ed affini sono bistrattate e mal viste dalla quasi totalità degli studenti?
3) Non condivido il punto di vista di Cheguevilla (di cui non sappiamo ancora a differenza degli altri se parla per aver sentito dire, se è uno studente o un laureato) quando dice che un laureato in statistica è puramente un tecnico, non molto diverso da un software e le possibilità di carriere sono piuttosto ridotte, perché non è così!
4) Quanto ai matematici “puri”… Signori! cerchiamo di camminare sulle righe e non in aria.. Io sono il primo a cui piace la matematica e comprendo la “gioia” che si prova quando ci si riesce ad “esprimere” attraverso le formule ma da qui a ritenere che le formule ottenute siano sempre rispondenti alla realtà c’è ne vuole. E poi non capisco perché accettino di sentirsi e farsi trattare come figli di un “Dio minore” dai fisici e poi attacchino gli statistici.
5) Il corso in Statistica é risultato insoddisfacente? Perché pensare subito allora che le materie trattate non siano valide? Non avete mai pensato che forse il corso non era per voi oppure il professore al pari di tanti altre materia, come la matematica, il diritto, l’economia, la psicologia non era all’altezza del suo compito e quindi non era in grado né di spiegare la materia per bene né abbia saputo risvegliare il vostro interesse? Anch’io ho incontrato prof. che non erano in grado di insegnare la matematica ma non per questo mi sono arreso e men che meno l’ho considerata inferiore alle altre materie.
6) Il corso di laurea in Statistica, venuto oggi prepotentemente alla ribalta, soffre della cattiva pubblicità proveniente da stupide quanto insulse statistiche - al pari delle diete - che un semplice diplomato o un furbo giornalista mette giù per coprire i vuoti del giornale.
Ma la statistica non è quello che voi dite o pensate, la statistica (e ve lo dice uno statistico) è la scienza che ci aiuta ad osservare, sintetizzare, interpretare i fenomeni nella loro complessa realtà ed infine intervenire su di essa, mediante la costruzione di modelli finalizzati alla previsione e alla classificazione, al controllo e alla simulazione. La statistica è la scienza delle decisioni in condizioni di incertezza!
La matematica, è vero, traduce la realtà mediante formule, ma non sempre attendibili, anche perché il matematico non ha gli strumenti per verificarne l’attendibilità e la precisione: cioè non effettua una verifica d’ipotesi! Lo statistico, invece, si! Lo statistico, in base alla profonda teoria, sa come, quando, perché e dove effettuare la verifica!
I matematici difendono strenuamente l’idea che la Statistica sia un “corpus” della loro disciplina, però con mero ruolo di ancella e diciamo (e qui non mi si può venire contro) che i principali motivi sono due: a) la Matematica ha una tradizione talmente consolidata che deve mantenere il predominio su tutto ciò che chiama in causa formule; b) dal momento che è inutile negare l’attualità della Statistica conviene fare buon viso a cattivo gioco e considerarla una sorta di Matematica applicata.
Ma non è così! Facciamo un esempio banalissimo. Supponiamo di lanciare un dado regolare e di voler calcolare la probabilità che esca la faccia “6”. Bene il matematico introduce algebra, $\sigma$-algebra, particolari funzioni definite sull’algebra o $\sigma$-algebre a valori in $RR$, che deve poi godere di particolari proprietà (quelle di Kolmogorv appunto) … tutte premesse, queste, per dire che la probabilità è $1/6$. Lo statistico, invece, che vuole semplificare al massimo la realtà, dirà naturalmente che la probabilità che esca la faccia “6” è il rapporto tra il numero dei casi favorevoli e il numero dei casi possibili, cioè sempre $1/6$, pur conoscendo tutte le premesse dei matematici.
Ora con questo mio post non sto cercando di capire quale tra il matematico o lo statistico sia più bravo! Non ha per niente senso fare un confronto tra loro, anche perché mentalità e cultura completamente diverse!
Quello che mi premeva chiarire e sapere è perché ci sono poche persone che si iscrivono ai C.d.L. in Statistica, visto che (e bisogna riconoscerlo) al giorno d’oggi il mondo del lavoro richiede conoscenze che la sola Matematica non è in grado di soddisfare! Vi faccio alcuni esempi calzanti:
1) al giorno d’oggi si parla sempre più di Customer Satisfaction! La valutazione di questa “variabile aleatoria” (che può far riferimento alla valutazione di un servizio, della didattica, ect) può essere affrontata solo ed esclusivamente attraverso strumenti puramente statistici, come la regressione logistica, i modelli logit, le variabili latenti, i modelli multilivello e così via;
2) la crescente competizione a livello globale porta le imprese, industriali e di servizi, a valutare sempre meglio la qualità che offrono ai propri clienti. Di qui la statistica per il controllo della qualità, che utilizza strumenti puramente statistici (carte di controllo, controllo di accettazione, ect.). Badate bene che questa analisi statistica inizia già con la rivoluzione industriale e i primi ad averla “inventata” furono appunto statistici!
3) Le imprese, per poter effettuare la loro attività, devono necessariamente effettuare delle analisi di mercato. Analisi, queste, che un matematico non può fare, ma uno statistico si! Un matematico non sa fare la segmentazione del mercato, la cluster analysis, l’analisi delle corrispondenze, ect! Per la cronaca i laureati in marketing o in economia, in base ai risultati interpretati dagli statistici, avvieranno strategie imprenditoriali ad hoc, quali tipo di pubblicità, come avviarla, quali costi bisogna sostenere!
E vi posso fare ancora altri esempi. Con questo, però, non voglio sminuire la figura di un matematico, sia ben chiaro: ritengo che un matematico ha una conoscenza della matematica ben più superiore agli altri (è naturale!), ma che il mercato del lavoro non richiede!
Allora, come noi statistici affermiamo di aver bisogno della matematica – basti pensare alle ben note stime di max verosimiglianza che chiama in causa funzioni e loro massimizzazione (moltiplicatori di Lagrange, ect) – così i matematici non devo sminuire la statistica!
Pertanto, concludo consigliando a tutti coloro che amano la matematica e il meraviglioso mondo dei numeri di valutare tutte le possibilità, anche quella della statistica, perché quando vi laureerete in statistica non sarete dei “data miner”, ma dei veri e propri professionisti, specialisti in economia, in finanza, in demografia e, anche, in matematica (qualora vogliate approfondire la strada della statistica matematica)!
Per Cheguevvila Crepi il lupo
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Sicuramente la domanda di laureati in scienze statistiche è molto più bassa di quella di laureati in economia o giurisprudenza ma l'offerta è ancora più bassa come dici tu. Insomma in poche parole la domanda in questo settore eccede l'offerta almeno per il momento. Quindi essendo ogni anno in pochi a laurearsi per chi ha già iniziato gli studi la prospettiva sembra essere buona. Ad ogni modo anche qualora la domanda sul mercato del lavoro dovesse crollare all'improvviso ( cosa che ovviamente mi auguro non succeda) anche la carriera di insegnante universitario non mi dispiacerebbe affatto.

Sicuramente la domanda di laureati in scienze statistiche è molto più bassa di quella di laureati in economia o giurisprudenza ma l'offerta è ancora più bassa come dici tu. Insomma in poche parole la domanda in questo settore eccede l'offerta almeno per il momento. Quindi essendo ogni anno in pochi a laurearsi per chi ha già iniziato gli studi la prospettiva sembra essere buona. Ad ogni modo anche qualora la domanda sul mercato del lavoro dovesse crollare all'improvviso ( cosa che ovviamente mi auguro non succeda) anche la carriera di insegnante universitario non mi dispiacerebbe affatto.
"nox89":
Guarda di esempi concreti posso dirti che ho parlato con ragazzi laureati da poco e che hanno ricevuto varie offerte di lavoro e di altri che sono riusciti a trovare lavoro facilmente
Ritornando al problema iniziale, i laureati in statistica sono pochi, decisamente meno di quelli di economia (probabilmente in tutta Italia usciranno meno laureati in statistica di laureati in economia alla sola Bocconi). E tu fai riferimento ad una tra le più importanti in Italia nel tuo settore (se non la più importante). Quindi se proprio vogliamo i tuoi dati portano ad errori teorici mostruosi... Infatti il buon numero di persone che trova lavoro potrebbe essere semplicemente una questione numerica (i laureati richiesti eccedono l'offerta) o una questione legata al prestigio/qualità del corso in questione (qualità che varia molto da università ad università). Quindi io credo che dire che un laureato in economia ha buone possibilità di trovare lavoro sia più attendibile di dirlo per corsi che hanno pochi laureati all'anno.
P.S: comunque, soprattutto in alcune regioni, anche matematica la richiesta eccede l'offerta...
"Cheguevilla":
Come già detto, per un economista la statistica è uno strumento tra i tanti.
Quello che posso dire è che per un laureato in economia con un buon corso di statistica è relativamente facile approfondire gli argomenti in questione, che per lui restano strumenti.
Al contrario, per un laureato in statistica, si tratta di dover apprendere "la base", conoscendo solo lo strumento.
Esempio facile: devi scegliere di assumere un taxista a Genova.
Puoi scegliere tra Michael Schumacher e Luigi Sciaccaluga.
Michael Schumacher è uno dei migliori piloti del mondo, Luigi Sciaccaluga conosce molto bene le vie del centro ed i sensi unici che le governano (tanti auguri per chi non li conosce).
Tu puoi avere competenze stratosferiche, ma se non sono richieste è come se non le avessi.
Secondo me, le aspettative che si hanno del mondo del lavoro quando si è all'università sono assolutamente fuori da ogni logica.
Io credo sia invece molto più difficile imparare gli strumenti che le nozioni specifiche. Mi è capitato di leggere (velocemente) libri e testi di economia o altre materie simili e sinceramente ho trovato tutto molto facile. Dubito che un economista avrebbe la stessa sensazione leggendosi un libro di matematica. Per quanto riguarda il tuo esempio. Se Luigi Sciaccaluga non sapesse guidare, o guidasse molto male, preferirei Schumacher e lo doterei di un navigatore. Dubito ci metterebbe poi tanto a imparare almeno le vie principali.
"nox89":In bocca al lupo.
Guarda di esempi concreti posso dirti che ho parlato con ragazzi laureati da poco e che hanno ricevuto varie offerte di lavoro e di altri che sono riusciti a trovare lavoro facilmente, quello che ho riferito su questo forum è quanto loro stessi mi hanno detto, se poi mi sono state raccontante frottole non ho modo di verificarlo controllando. Visto che le persone con cui ho parlato è gente che conosco, non ho motivo per dubitare di quanto mi è stato detto, ognuno è libero di credere o no a quanto mi è stato detto. Ultima cosa, poi non ho voglia di insistere ulteriormente sull'argomento, quando dici che un laureato in scienze statistiche che voglia entrare nel mondo dell'economia deve apprendere la base hai ragione se hai davanti uno che si è laureato in scienze statistiche ad indirizzo demografico, ma non se parli di uno che ha preso la laurea in scienze statistiche ed economiche. Dire che dopo 5 anni di studi deve anocra apprendere le basi di economia mi sembra un pò esagerato, non ti pare?
Guarda di esempi concreti posso dirti che ho parlato con ragazzi laureati da poco e che hanno ricevuto varie offerte di lavoro e di altri che sono riusciti a trovare lavoro facilmente, quello che ho riferito su questo forum è quanto loro stessi mi hanno detto, se poi mi sono state raccontante frottole non ho modo di verificarlo controllando. Visto che le persone con cui ho parlato è gente che conosco, non ho motivo per dubitare di quanto mi è stato detto, ognuno è libero di credere o no a quanto mi è stato detto. Ultima cosa, poi non ho voglia di insistere ulteriormente sull'argomento, quando dici che un laureato in scienze statistiche che voglia entrare nel mondo dell'economia deve apprendere la base hai ragione se hai davanti uno che si è laureato in scienze statistiche ad indirizzo demografico, ma non se parli di uno che ha preso la laurea in scienze statistiche ed economiche. Dire che dopo 5 anni di studi deve anocra apprendere le basi di economia mi sembra un pò esagerato, non ti pare?
nox89, ogni università ha esami diversi di statistica. La stessa economia fatta in due sedi diverse ha esami diversi.
Come già detto, per un economista la statistica è uno strumento tra i tanti.
Oggettivamente è importante, ma un livello basso, se ben fatto, è più che sufficiente per la stragrande maggioranza degli economisti. Escluse alcune professioni particolari, non è necessario conoscere molto di più che il calcolo di una media.
Ad ogni modo, per quelle professioni particolari, esistono corsi di laurea in economia che forniscono strumenti adeguati. Poi sta alla persona decidere se approfondire ulteriormente. Quello che posso dire è che per un laureato in economia con un buon corso di statistica è relativamente facile approfondire gli argomenti in questione, che per lui restano strumenti.
Al contrario, per un laureato in statistica, si tratta di dover apprendere "la base", conoscendo solo lo strumento.
Esempio facile: devi scegliere di assumere un taxista a Genova.
Puoi scegliere tra Michael Schumacher e Luigi Sciaccaluga.
Michael Schumacher è uno dei migliori piloti del mondo, Luigi Sciaccaluga conosce molto bene le vie del centro ed i sensi unici che le governano (tanti auguri per chi non li conosce).
Tu puoi avere competenze stratosferiche, ma se non sono richieste è come se non le avessi.
Secondo me, le aspettative che si hanno del mondo del lavoro quando si è all'università sono assolutamente fuori da ogni logica.
Hai degli esempi concreti?
Come già detto, per un economista la statistica è uno strumento tra i tanti.
Oggettivamente è importante, ma un livello basso, se ben fatto, è più che sufficiente per la stragrande maggioranza degli economisti. Escluse alcune professioni particolari, non è necessario conoscere molto di più che il calcolo di una media.
Ad ogni modo, per quelle professioni particolari, esistono corsi di laurea in economia che forniscono strumenti adeguati. Poi sta alla persona decidere se approfondire ulteriormente. Quello che posso dire è che per un laureato in economia con un buon corso di statistica è relativamente facile approfondire gli argomenti in questione, che per lui restano strumenti.
Al contrario, per un laureato in statistica, si tratta di dover apprendere "la base", conoscendo solo lo strumento.
Esempio facile: devi scegliere di assumere un taxista a Genova.
Puoi scegliere tra Michael Schumacher e Luigi Sciaccaluga.
Michael Schumacher è uno dei migliori piloti del mondo, Luigi Sciaccaluga conosce molto bene le vie del centro ed i sensi unici che le governano (tanti auguri per chi non li conosce).
Tu puoi avere competenze stratosferiche, ma se non sono richieste è come se non le avessi.
Secondo me, le aspettative che si hanno del mondo del lavoro quando si è all'università sono assolutamente fuori da ogni logica.
i laureati di questo corso di laurea sono spesso preferiti ai laureati in economia e commercio per le loro conoscenze statistiche più approfondite., utili soprattutto per le ricerche di mercato.Non vorrei deludere le tue aspettative, che come ho già detto temo siano fuori da ogni misura, ma sai di cosa stai parlando?
Hai degli esempi concreti?
Riguardo l'esame di statistica mi sono espresso male, a scienze politiche la ragazza che ho aiutato aveva solo statistica descrittiva ed esercizi sulla distribuazione normale; i miei amici che fanno ingegneria si sono trovati di fronte ad una accozzaglia di statistica e probabilità.
Per quanto riguarda l'esame di probabilità ti posso dire che, come per tutte le facoltà e per tutti gli esami, dipende tutto dal professore. ti posso dire una cosa che a me personalmente ha lasciato sconcertato: qualche settimana fa ho aiutato un mio amico a preparare l'orale di fisica (per ingengeria gestionale) dopo che aveva sostenuto con esito positivo la prova scritta, e sono rimasto semplicemente allibito dalla mole di dimostrazioni che aveva dovuto studiare. Insomma il mio amico ha dovuto lavorare sodo per superare l'esame a differenza di altri ingegneri gestionali di un altro canale(dello stesso corso di laurea) che avevano come esame solo una prova a crocette (quiz per capirci). Questo per farti capire come uno stesso esame possa essere diverso non solo da università ad università ma anche da un canale all'altro. Non credo abbia senso discutere delle conoscenze economiche di uno statistico che ha preso anche la laurea magistrale in statisticaeconomia(anche perchè io ho appena finito solo il primo anno della triennale)
, sarà il mercato del lavoro a selezionare le figure più richieste e più preparate in tale settore.
Ps: non ci sono dubbi sul fatto che non si possa fare un confronto fra la preparazione in matematica di un matematico e di uno statistico, comunque solo a scopo informativo, il nostro corso di analisi 1 è arrivato alle equazioni differenziali lineari di primo ordine, analisi 2 sarà un corso solo da 6 crediti ma ancora non ho visto quali saranno gli argomenti.
Per quanto riguarda l'esame di probabilità ti posso dire che, come per tutte le facoltà e per tutti gli esami, dipende tutto dal professore. ti posso dire una cosa che a me personalmente ha lasciato sconcertato: qualche settimana fa ho aiutato un mio amico a preparare l'orale di fisica (per ingengeria gestionale) dopo che aveva sostenuto con esito positivo la prova scritta, e sono rimasto semplicemente allibito dalla mole di dimostrazioni che aveva dovuto studiare. Insomma il mio amico ha dovuto lavorare sodo per superare l'esame a differenza di altri ingegneri gestionali di un altro canale(dello stesso corso di laurea) che avevano come esame solo una prova a crocette (quiz per capirci). Questo per farti capire come uno stesso esame possa essere diverso non solo da università ad università ma anche da un canale all'altro. Non credo abbia senso discutere delle conoscenze economiche di uno statistico che ha preso anche la laurea magistrale in statisticaeconomia(anche perchè io ho appena finito solo il primo anno della triennale)

Ps: non ci sono dubbi sul fatto che non si possa fare un confronto fra la preparazione in matematica di un matematico e di uno statistico, comunque solo a scopo informativo, il nostro corso di analisi 1 è arrivato alle equazioni differenziali lineari di primo ordine, analisi 2 sarà un corso solo da 6 crediti ma ancora non ho visto quali saranno gli argomenti.
"nox89":
In effetti di esami di statistica pura ce ne sono solo tre, prorpio perchè il laureato in scienze statistiche non è solo un data miner, un laureato in statistica economica è, non solo un ottimo statistico ma anche un buon economista, capace di comprendere i meccanismi dell'economia non solo aziendale ma anche nazionale e globale; siamo infatti pieni di esami di economia ed i laureati di questo corso di laurea sono spesso preferiti ai laureati in economia e commercio per le loro conoscenze statistiche più approfondite., utili soprattutto per le ricerche di mercato.
Con tutto il rispetto che sia un buon economista lo dici tu che hai fatto il primo anno di un corso che non è economia. Esattamente come tu vedi in un corso di statistica ad economia che è una "farsa" permettimi di farti notare che potreste forse solo raccontarvela tra di voi... Un laureato in economia è potenzialmente un miglior economista di uno di scienze statistiche (altrimenti a cosa serve la laurea in economia). Al massimo siete dei discreti economisti. Anche perché la statistica non è l'unico strumento che viene usato dagli economisti.
"nox89":
Vorrei inoltre esprimere il mio parere riguardo la statistica studiata in altri corsi di laurea come scienze politiche ed anche ingegneria dove fanno un esame di statistica e probabilità (mi sembra si chiami "calcolo" da 6 crediti) che è una accozzaglia di statistica descrittiva, inferenziale e probabilità. Personalmente ho aiutato una mia amica a superare l'esame di statistica di scienze politiche e vi posso garantire che vedendo come hanno svolto il programma ed il modo in cui hanno fatto superficialemente le cose mi si è gelato il sangue nelle vene. Quella che hanno studiato non è statistica, ma una accozzaglia di nozioni di cui la solo cosa che sono riusciti a capire è la media aritmetica, lì statistica è un esame che ti permette di fare crediti e basta.
Io ho fatto statistica nel corso di scienze politiche che meno di tutti considerava la statistica utile (se non fosse stato obbligatorio per legge lo avrebbero tolto) e non ho fatto inferenziale e probabilità ma solo descrittiva e anche quelli che ne facevano di più facevano solo descrittiva se non mi sbaglio... Era un corso semplice ma d'altra parte devi anche capire che a scienze politiche non si fa nessun corso di matematica tranne statistica. Quindi è ovvio che il livello di statistica ed economia ne risentano. Probabilmente quello di statistica andrebbe un po' ripensato per addestrare maggiormente a capire una statistica più che calcolare una media... Comunque se tu devi solamente leggere una statistica e non è previsto che tu debba organizzare ricerche statistiche allora non serve andare troppo a fondo, soprattutto se non conoscendo la matematica finisci per non far capire niente a nessuno (cosa che comunque capita quasi sempre lo stesso).
Comunque io ho dato calcolo delle probabilità in un vostro corso e l'ho trovato una cavolata (ho già detto che sconsiglio di fare scienze statistiche a Torino vero?), tanto che la prof di statistica matematica di matematica mi ha detto che mi passavano i crediti ma che per passare il suo corso avrei dovuto studiarmela da solo. Per studiarmela mi ha fatto prendere il Dell'Aglio che se non mi sbaglio è un tuo prof. Del suo libro la parte che è fatta a matematica è SOLO la seconda perché la prima viene data mezza per scontata/fatta in meno di una settimana e da quello che lui dice nell'introduzione la parte che fate voi è invece la prima (la seconda in un eventuale 2). Questo perché il livello della matematica vostro è insignificantemente inferiore ad un matematico del secondo/terzo anno.
"nox89":
Da noi statistica descrittiva è un esame da 9 crediti, probabilità da 12, e statistica inferenziale da 9 e sono fatti in modo serio e preciso. Non ho interesse a fare pubblicità alla mia facoltà nè a vantarmi o a farla sembrare migliore di altre ma vi assicuro che uno studente del primo anno, che ha seguito, studiato e compreso le nozioni fondamentali è in grado di comprendere perfettamente un bollettino rilasciato dall'istat o dalla banca di Italia ( se ha fatto anche statistica economica) e commentarlo. E' anche in grado di rendersi conto dell'andamento economico di un paese osservando la bilancia commerciale o valutare la sua struttura economica osservando tavole di input-output.
Anche un qualsiasi economista/scienziato politico sa leggere i bollettini della banca di Italia e soprattutto rendersi conto dell'andamento di un paese semplicemente leggendo la bilancia commerciale dopo i primi 6 mesi di corsi (anche perché il 90% sono stati scritti da economisti, cosa che si deduce anche dal fatto che per ogni statistico escono 20 economisti). Una bilancia dei pagamenti se vista dal punto di vista teorico è solo una somma algebrica (neanche una media o una varianza) quindi di statistico ha poco o nulla. Prende questo aspetto solo quando si analizzano più a fondo le modalità di calcolo o quando si confrontano più Stati ma quest'ultimo richiede calcoli statistici piuttosto semplici ed intuitivi (sempre che vengano usati strumenti statistici nel confronto).
Per l'istat non so, io non ho mai avuto difficoltà a comprenderli come non l'ho avuto con quelli dell'OCSE. Ma io non valgo molto: ho sempre trovato statistica una materia davvero semplice, quasi banale. Il mio corso era molto annacquato ma rimane comunque l'unico corso della mia carriera universitaria che ho passato senza aprire il libro (ho riguardato appena le definizioni) e fare esercizio (anche se avevo sottovalutato il numero di calcoli che erano richiesti nel compito e quindi non ero riuscito a finirlo).
"nox89":
Ps: per vict-85 il tuo esmepio mi ricorda molto quello fattomi dalla mia professoressa di statistica descrittiva che ci fece notare che prima di fare calcoli a macchinetta per vedere la connessione e correlazione fra due fatti bisognava valutare se era possibile che vi fosse un legame, lei ci fece l'esempio confrontando banane raccolte in un paese e partite di calcio vinte da una squadra![]()
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PPs: grazie Aliseo per l'incoraggiamento, non avevo capito che tu fossi già laureato altrimenti mi sarei risparmiato la breve spiegazione sui corso di laurea. I miei complimenti per la laurea!
Carino come esempio... Comunque ritengo che spesso lo statistico entri in gioco solo dopo che viene deciso se due fattori possano avere o meno una correlazione questa parte viene spesso fatta da chi richiede la statistica. Cioè se lo statistico interviene nell'interpretazione dei dati la domanda che fa partire il tutto viene generalmente fatto da altri. Quindi il pericolo per lo statistico è solo teorico, perché spesso non sono loro a porsi questa domanda.
Non ho capito una cosa qui: i matematici pensano che un C.d.L. in statistica sia un corso ibrido? o Ti riferisci ai corsi ibridi che ho definito prima, quali scienze politiche, scienze della formazione, ect?
Scusa ma in effetti non sono stato chiaro. Come avevo detto all'inizio del mio post non conosco il corso di laurea in scienze statistiche e il mio era più generale. Mi sembra un corso abbastanza nuovo e inserito in facoltà diverse a seconda delle università. Avendo avuto una brutta esperienza con la mia laurea triennale in cui, causa novità del corso, i programmi e i corsi cambiavano di anno in anno e spesso le cose venivano fatte abbastanza di fretta e male, mi sentivo in dovere di consigliare a chiunque avesse letto questa discussione di cercare di indirizzarsi verso corsi consolidati, conosciuti e che danno maggiori certezze.
Per quanto riguarda il resto del tuo post posso solo dire che secondo me non hai alcuna idea di cosa sia la matematica e di cosa faccia effettivamente un matematico. Il corso di laurea in matematica non è in alcun modo professionalizzante e non ha quindi secondo me senso mettere sullo stesso piano i due corsi di laurea.
Lo statistico è una vera e propria professione, altamente qualificante e con una profonda cultura! Una cultura , ritengo, più flessibile rispetto a quella del matematico.
La matematica è un'attività intellettuale e non una professione. A matematica si impara a creare modelli, ad analizzare situazioni complesse e a risolvere problemi. Questo permette ai matematici di essere molto flessibili e a lavorare, in pratica, nei campi più disparati. Non riesco proprio a capire quindi in che modo uno statistico dovrebbe essere più flessibile rispetto ad un matematico. Si può al massimo affermare che la preparazione è più varia perché a matematica si impara solo la matematica (e qualche minima materia affine), ma questo non ha niente a che fare con la flessibilità dei laureati.
Come statistico, come un qualsiasi altro laureato in statistica, amo la matematica, perché ritengo che la Statistica non può fare a meno di essa. Però devo dire anche che lo statistico non si addentra nella "profondità" dell'analisi delle funzioni, cioé non analizza il comportamento delle funzioni nell'intorno di un punto - conoscenza questa molto bella, lo riconosco, ma "ai fini lavorativi", mi chiedo, a cosa può servire?
A me non piace molto l'analisi e sinceramente non faccio uno studio di funzione dal corso di analisi 1 ad ingegneria. La matematica è altro. A matematica non si impara ad applicare la matematica -

P.S.

In effetti di esami di statistica pura ce ne sono solo tre, prorpio perchè il laureato in scienze statistiche non è solo un data miner, un laureato in statistica economica è, non solo un ottimo statistico ma anche un buon economista, capace di comprendere i meccanismi dell'economia non solo aziendale ma anche nazionale e globale; siamo infatti pieni di esami di economia ed i laureati di questo corso di laurea sono spesso preferiti ai laureati in economia e commercio per le loro conoscenze statistiche più approfondite., utili soprattutto per le ricerche di mercato.
Vorrei inoltre esprimere il mio parere riguardo la statistica studiata in altri corsi di laurea come scienze politiche ed anche ingegneria dove fanno un esame di statistica e probabilità (mi sembra si chiami "calcolo" da 6 crediti) che è una accozzaglia di statistica descrittiva, inferenziale e probabilità. Personalmente ho aiutato una mia amica a superare l'esame di statistica di scienze politiche e vi posso garantire che vedendo come hanno svolto il programma ed il modo in cui hanno fatto superficialemente le cose mi si è gelato il sangue nelle vene. Quella che hanno studiato non è statistica, ma una accozzaglia di nozioni di cui la solo cosa che sono riusciti a capire è la media aritmetica, lì statistica è un esame che ti permette di fare crediti e basta.
Da noi statistica descrittiva è un esame da 9 crediti, probabilità da 12, e statistica inferenziale da 9 e sono fatti in modo serio e preciso. Non ho interesse a fare pubblicità alla mia facoltà nè a vantarmi o a farla sembrare migliore di altre ma vi assicuro che uno studente del primo anno, che ha seguito, studiato e compreso le nozioni fondamentali è in grado di comprendere perfettamente un bollettino rilasciato dall'istat o dalla banca di Italia ( se ha fatto anche statistica economica) e commentarlo. E' anche in grado di rendersi conto dell'andamento economico di un paese osservando la bilancia commerciale o valutare la sua struttura economica osservando tavole di input-output.
Ps: per vict-85 il tuo esmepio mi ricorda molto quello fattomi dalla mia professoressa di statistica descrittiva che ci fece notare che prima di fare calcoli a macchinetta per vedere la connessione e correlazione fra due fatti bisognava valutare se era possibile che vi fosse un legame, lei ci fece l'esempio confrontando banane raccolte in un paese e partite di calcio vinte da una squadra
PPs: grazie Aliseo per l'incoraggiamento, non avevo capito che tu fossi già laureato altrimenti mi sarei risparmiato la breve spiegazione sui corso di laurea
. I miei complimenti per la laurea!
Vorrei inoltre esprimere il mio parere riguardo la statistica studiata in altri corsi di laurea come scienze politiche ed anche ingegneria dove fanno un esame di statistica e probabilità (mi sembra si chiami "calcolo" da 6 crediti) che è una accozzaglia di statistica descrittiva, inferenziale e probabilità. Personalmente ho aiutato una mia amica a superare l'esame di statistica di scienze politiche e vi posso garantire che vedendo come hanno svolto il programma ed il modo in cui hanno fatto superficialemente le cose mi si è gelato il sangue nelle vene. Quella che hanno studiato non è statistica, ma una accozzaglia di nozioni di cui la solo cosa che sono riusciti a capire è la media aritmetica, lì statistica è un esame che ti permette di fare crediti e basta.
Da noi statistica descrittiva è un esame da 9 crediti, probabilità da 12, e statistica inferenziale da 9 e sono fatti in modo serio e preciso. Non ho interesse a fare pubblicità alla mia facoltà nè a vantarmi o a farla sembrare migliore di altre ma vi assicuro che uno studente del primo anno, che ha seguito, studiato e compreso le nozioni fondamentali è in grado di comprendere perfettamente un bollettino rilasciato dall'istat o dalla banca di Italia ( se ha fatto anche statistica economica) e commentarlo. E' anche in grado di rendersi conto dell'andamento economico di un paese osservando la bilancia commerciale o valutare la sua struttura economica osservando tavole di input-output.
Ps: per vict-85 il tuo esmepio mi ricorda molto quello fattomi dalla mia professoressa di statistica descrittiva che ci fece notare che prima di fare calcoli a macchinetta per vedere la connessione e correlazione fra due fatti bisognava valutare se era possibile che vi fosse un legame, lei ci fece l'esempio confrontando banane raccolte in un paese e partite di calcio vinte da una squadra


PPs: grazie Aliseo per l'incoraggiamento, non avevo capito che tu fossi già laureato altrimenti mi sarei risparmiato la breve spiegazione sui corso di laurea


Dunque, non conosco il corso in questione, ma con la statistica ho a che fare ogni tanto.
La statistica è principalmente uno strumento, in qualunque disciplina sia utilizzata.
Spero sia ovvio che la statistica fine a sè stessa non sarà mai utilizzata in ambito aziendale.
Quindi, la sola opzione rimasta è la ricerca universitaria.
Una piccola azienda non ha un settore marketing, o se ce l'ha è un numero ridottissimo di persone, solitamente economisti. Per fare marketing in questo tipo di azienda, la statistica serve, ma basta la statistica di un corso di base.
Una media azienda dovrebbe avere un settore marketing, ma anche qui, ciò che più conta è la competenza economica, non quella statistica. Tra le due figure, si sceglierà sempre un economista.
Una grande azienda ha diversi settori marketing e probabilmente ci sarà un po' di spazio anche per un matematico/statistico. Ma figure di questo tipo sono esclusivamente "tecniche", non molto diverse da un software, e le possibilità di carriera sono piuttosto ridotte.
C'è spazio per la statistica in altri settori aziendali (naturalmente, dipende molto dal settore in cui opera l'azienda), ma è comunque necessario un insieme di conoscenze che va al di là della statistica e che generalmente riguarda il settore in cui opera l'azienda stessa.
Un settore in cui ci potrebbe essere qualche possibilità in più è l'analisi tecnica. Tuttavia, la strada è lunga.
Secondo me, un laureato in questo tipo di corso dovrebbe mettersi in testa che per far fruttare le sue competenze, dovrà lavorare sodo per ottenere le competenze mancanti nel settore in cui opera, altrimenti rischia di diventare un semplice manovale. In inglese li chiamano "data miner".
Credo che la traduzione italiana "minatore di dati", richiamando l'idea della miniera, sia più chiara nel rendere il concetto.
La statistica è principalmente uno strumento, in qualunque disciplina sia utilizzata.
Spero sia ovvio che la statistica fine a sè stessa non sarà mai utilizzata in ambito aziendale.
Quindi, la sola opzione rimasta è la ricerca universitaria.
Una piccola azienda non ha un settore marketing, o se ce l'ha è un numero ridottissimo di persone, solitamente economisti. Per fare marketing in questo tipo di azienda, la statistica serve, ma basta la statistica di un corso di base.
Una media azienda dovrebbe avere un settore marketing, ma anche qui, ciò che più conta è la competenza economica, non quella statistica. Tra le due figure, si sceglierà sempre un economista.
Una grande azienda ha diversi settori marketing e probabilmente ci sarà un po' di spazio anche per un matematico/statistico. Ma figure di questo tipo sono esclusivamente "tecniche", non molto diverse da un software, e le possibilità di carriera sono piuttosto ridotte.
C'è spazio per la statistica in altri settori aziendali (naturalmente, dipende molto dal settore in cui opera l'azienda), ma è comunque necessario un insieme di conoscenze che va al di là della statistica e che generalmente riguarda il settore in cui opera l'azienda stessa.
Un settore in cui ci potrebbe essere qualche possibilità in più è l'analisi tecnica. Tuttavia, la strada è lunga.
Secondo me, un laureato in questo tipo di corso dovrebbe mettersi in testa che per far fruttare le sue competenze, dovrà lavorare sodo per ottenere le competenze mancanti nel settore in cui opera, altrimenti rischia di diventare un semplice manovale. In inglese li chiamano "data miner".
Credo che la traduzione italiana "minatore di dati", richiamando l'idea della miniera, sia più chiara nel rendere il concetto.
"Aliseo":
Come statistico, come un qualsiasi altro laureato in statistica, amo la matematica, perché ritengo che la Statistica non può fare a meno di essa. Però devo dire anche che lo statistico non si addentra nella "profondità" dell'analisi delle funzioni, cioé non analizza il comportamento delle funzioni nell'intorno di un punto - conoscenza questa molto bella, lo riconosco, ma "ai fini lavorativi", mi chiedo, a cosa può servire? Comunque, la statistica non è soltanto fare calcoli vorrei precisare, è anche quello, ma è soprattutto lo studio di un particolare fenomeno, capire quali sono le reali caratteristiche di esso e individuare quei strumenti statistici (funzioni, rapporti, ect.) che meglio possono descrivere in maniera molto semplice il fenomeno e, attraverso essi, scopripre relazioni che a prima vista non si pensava nemmeno che esistessero!
Attenzione però... L'impossibilità di poter analizzare tutte le possibilità porta a poter vedere relazioni in cose che non ne hanno...
Supponiamo per esempio che $A->B$ e $A->C$ ma che in generale $B$ e $C$ siano eventi indipendenti e che per ragioni strutturali i dati siano soltanto appartenenti a persone che hanno anche $A$. Allora si troverà una relazione tra $B$ e $C$ e spesso si finisce per dire che $B->C$ (o il contrario) dando tra l'altro un segno ad una relazione simmetrica (per costruzione) attraverso una interpretazione arbitraria (ovviamente dovrà avere senso che l'implicazione $C->B$ non abbia molto senso). Cioè a rigore sappiamo soltanto che due eventi hanno l'abitudine di apparire appaiati.
Cioè ho letto di un tizio che per gioco ha cercato di dimostrare con la statistica che la diminuzione del numero dei pirati è la causa del riscaldamento globale...

Comunque si spera che un laureato in statistica si cosciente di questo rischio e faccia di tutto per evitarlo (quando questo è possibile). Immagino comunque di non star dicendo nulla di nuovo...
"nox89":
Ciao Aliseo sono uno studente di scienze statistiche della Sapienza che ha da poco finito il primo anno. A mio parere i motivi per cui tale corso è poco frequentato sono principalmente due:1) tale corso è poco pubblicizzato ed io stesso ho scoperto della sua esistenza poco prima di iscrivermi a fisica (ho deciso all'ultimo secondo di fare scienze statistiche) e sono poche le università in cui tale corso è attivo, 2)come le discipline scientifiche è considerato un corso difficilissimo ed i giovani di oggi preferiscono stare alla larga!

Comunque io ho due lauree (quasi) una in studi internazionali e l'altra in matematica. Quando ero a scienze politiche ho dato degli esami con gli studenti di scienze statistiche e non mi erano sembrati particolarmente svegli ma certo erano al primo anno (io ero al terzo e uno studente del primo anno, agli occhi di uno più grande, sembra ancora un bambino per certe cose) di un corso relativamente nuovo e che era comunque sotto la facoltà di scienze politiche. Alla Sapienza le cose saranno certamente diverse.
Il mio scopo prima era principalmente di dire ciò che ha scritto nox89 cioè che scienze statistiche è poco conosciuta. Inoltre nelle università in cui è nuova potrebbero esserci delle persone che non si fidano. Tra l'altro ritengo che molte persone vedano la statistica solo attraverso le mal-interpretate statistiche che compaiono sui giornali (i giornalisti dovrebbero fare un corso di statistica... almeno la finirebbero di scrivere cavolate) e quindi vedono chi fa le statistiche come persone che non hanno nulla di meglio da fare di fare statistiche inutili. Personalmente trovo che una statistica che confermi ciò che tutti possono comprendere con poco sforzo sia assolutamente inutile (ed è per questo che gli esempi che usano i demografi per spiegare l'utilità della loro materia mi hanno sempre fatto ridere). Nel settore delle scienze politiche in cui mi sono laureato la statistica non è utilizzata quasi per nulla e questo perché i dati ricavabili sono pochi e per ora, anche con tutti gli sforzi degli americani, non si sono ricavate statistiche utili.
Vorrei aprire una breve parentesi in favore degli scienziati politici e non solo perché sono laureato nel settore. Le scienze politiche vengono spesso considerate facile e vengono incolpate di essere una via di mezzo tra giurisprudenza ed economia (facoltà più "nobili") ma rimane comunque una tra le facoltà, dopo ingegneria ed economia con il più alto grado di occupati, molto al di sopra di facoltà più nobili come lettere, filosofia o storia (e a torino ci sono un migliaia di iscritti l'anno). Sulla facilità direi che ce ne sono più facili (come scienze delle comunicazioni) e comunque io ho una media più alta ora a matematica di quella che avevo a scienze politiche. Riguardo alla via di mezzo direi che è una idea storica derivata dal fatto che è nata come un distaccamento da giurisprudenza con lo scopo di potenziare la parte economica. Personalmente trovo giurisprudenza sopravvalutata, cioè è perfetta se vuoi fare avvocato, giudice... ecc... ma per quasi tutti gli altri mestieri che un laureato in legge può fare un laureato in scienze politiche è più qualificato (conoscendo più economia e lingue). Giurisprudenza ha quasi tutti corsi in legge più qualche esame di economia (supersemplificati persino rispetto agli standard di scienze politiche) e forse uno in statistica (che qui forse è abbastanza inutile). Rispetto ad economia le scienze politiche aggiungono tanto ma perdono anche molto. Io credo che se fai scienze politiche per fare un lavoro da economista allora sbagli facoltà.
Sempre più inoltre le scienze politiche posseggono un loro posto distinto dalla altre due sorelle maggiori. Un laureato in scienze politiche è una persona che analizza questioni sociali e politiche attraverso una analisi multidisciplinare (oltre a legge, economia e statistica si studiano storia, sociologia, scienze politiche, antropologia, lingue e linguistica...). In nessuno di questi settori dà una analisi equivalente alla laurea in quel settore ovviamente ma cerca di fornire una mentalità aperta a varie prospettive... Certo per la maggior parte delle cose ne sa meno di una persona specializzata del settore ma in alcuni campi non è richiesta una conoscenza specifica ma di saper saltare da un settore ad un altro. Riguardo alle statistiche comunque deve saperle più leggerle che farle e spesso utilizza statistiche fatte da altri per dare una qualche prova di quello che dicono.
Dopo questa "breve" parentesi torniamo all'argomento generale... La statistica è una sorella minore per un motivo molto semplice è solo la parte applicata di una materia molto più vasta. Inoltre, se si esclude il calcolo delle probabilità, non possiede molte applicazioni interne alla matematica. Quindi il suo studio non interessa a nessuno (tra i matematici) che non sia già interessato alla materia. Se si è interessati alla matematica che ci sta dietro, come ha detto nox89 non ha senso fare scienze statistiche e data la impostazione economico-sociale delle scienze statistiche la stessa cosa vale se si è interessati ad applicazioni come l'analisi dei testi e le traduzioni che poco o nulla guadagnano dalla conoscenza di demografia, economia e altre "applicazioni". Poi i matematici puri la detestano per il semplice motivo che è il settore più applicato della matematica, con dimostrazioni spesso "brutte" e non particolarmente interessanti.
Sopravvaluti comunque la statistica come usi e sottovaluti moltissima della matematica. Per certi versi cose come la trasmissione della malattie usa la statistica insieme ad altri strumenti (per certi versi più potenti) perché se la statistica sa sintetizzare i dati gli altri strumenti sanno prendere i risultati di statistica e trasformarli per ricavare risultati più utili. Uno statistico, sappi, che di matematica ne sa pochissimo, se diamo un valore di 10 alla conoscenza di un laureato specialistico di matematica un laureato di statistica non arriverà all'1, un fisico arriverà a 6-7 e un ingegnere a 4-5 (e questo anche considerando la statistica come matematica). Tutto questo ha il prezzo di lasciare indietro una marea di conoscenze negli altri rami. D'altra parte uno scienziato politico ha una cultura più vasta e flessibile di un laureato in statistica ma non sa fare le statistiche altrettanto bene. Ognuno ha il suo posto... Personalmente trovo che tu non possa capire cosa un matematico trovi nella matematica esattamente come un matematico puro non può capire come si possa amare la statistica (credo che sia più bistrattata della fisica). E per favore non confondere l'analisi matematica dei primi anni con la Matematica... un qualsiasi matematico la considererebbe matematica elementare.
P.S: Del 10 che ho messo per un laureato magistrale in matematica io, che sto per finire la triennale, ne saprò 3 o forse anche meno quindi non offenderti se dico che un laureato in statistica non arriva all'1.
P.S2: Nessuno dei due corsi che hai segnato sono corsi ibridi... Sono a rigore corsi interdisciplinari di lunga tradizione. Si riferiva a corsi più nuovi che erano miscuglio di più cose messe un po' a caso perché potrebbero avere un senso (nel suo caso un insieme tra ingegneria e scienze dalla comunicazione). Scienze politiche era così all'inizio ma ora dopo un centinaio di anni è un corso costruito abbastanza bene. Non credo che scienze statistiche sia un corso ibrido, ha senza dubbio un senso a se stante. Probabilmente si riferiva al fatto che i corsi di nuova formazione in statistica sono un corso sperimentale (ovviamente alla sapienza non è così).
P.S3: Alcuni corsi sono, per motivi storici, considerati inferiori indipendentemente dalla realtà dei fatti. Pensa anche solo a ingegneria informatica rispetto alle ingegnerie storiche. Quindi è normale che la statistica, essendosi sviluppata recentemente rispetto al resto della matematica (e spesso in maniera meno rigorosa) sia meno rispettata di settori più storici come l'analisi e la geometria. Condivide questo fato con l'informatica e l'analisi numerica.
Risulta interessante quello che hai detto @apatriarca e ti ringrazio per aver risposto! 
è vero, la statistica purtroppo è considerata come il fratellastro, la cenerentola della situazione ... è utile in qualunque occasione, in ogni circostanza, ma il suo ruolo non viene mai riconosciuto! Come statistico devo dire che mi dispiace che tale materia (e tutto ciò che le ruota attorno in prima linea) sia considerata di 2° razza, di 2° specie! Lo statistico è una vera e propria professione, altamente qualificante e con una profonda cultura! Una cultura , ritengo, più flessibile rispetto a quella del matematico.
Come statistico, come un qualsiasi altro laureato in statistica, amo la matematica, perché ritengo che la Statistica non può fare a meno di essa. Però devo dire anche che lo statistico non si addentra nella "profondità" dell'analisi delle funzioni, cioé non analizza il comportamento delle funzioni nell'intorno di un punto - conoscenza questa molto bella, lo riconosco, ma "ai fini lavorativi", mi chiedo, a cosa può servire? Comunque, la statistica non è soltanto fare calcoli vorrei precisare
, è anche quello, ma è soprattutto lo studio di un particolare fenomeno, capire quali sono le reali caratteristiche di esso e individuare quei strumenti statistici (funzioni, rapporti, ect.) che meglio possono descrivere in maniera molto semplice il fenomeno e, attraverso essi, scopripre relazioni che a prima vista non si pensava nemmeno che esistessero!
Non ho capito una cosa qui: i matematici pensano che un C.d.L. in statistica sia un corso ibrido? o Ti riferisci ai corsi ibridi che ho definito prima, quali scienze politiche, scienze della formazione, ect?
Fatemi sapere! ok?

"apatriarca":
... che tra i vari settori della matematica la statistica è tra le più bistrattate e incomprese, ma credo sia più che altro dovuto al fatto che spesso viene usata male. “Poche” persone sono realmente in grado di comprendere le statistiche, ma vengono comunque diffuse su giornali e televisioni senza grossi commenti o elaborazioni.
è vero, la statistica purtroppo è considerata come il fratellastro, la cenerentola della situazione ... è utile in qualunque occasione, in ogni circostanza, ma il suo ruolo non viene mai riconosciuto! Come statistico devo dire che mi dispiace che tale materia (e tutto ciò che le ruota attorno in prima linea) sia considerata di 2° razza, di 2° specie! Lo statistico è una vera e propria professione, altamente qualificante e con una profonda cultura! Una cultura , ritengo, più flessibile rispetto a quella del matematico.
"apatriarca":
Discorso un po' diverso vale per coloro che fanno matematica. A molti matematici la statistica non piace. E devo ammettere di essere tra questi. Riporto quindi le mie ragioni. Quello che mi piace della matematica è principalmente la sua capacità di esprimere e trattare concetti complicati con grande semplicità. Sono tra quei matematici a cui non piace fare calcoli e che in effetti non sono neanche molto bravi a farli, ma riescono a seguire intricati procedimenti astratti senza troppi problemi ...
Come statistico, come un qualsiasi altro laureato in statistica, amo la matematica, perché ritengo che la Statistica non può fare a meno di essa. Però devo dire anche che lo statistico non si addentra nella "profondità" dell'analisi delle funzioni, cioé non analizza il comportamento delle funzioni nell'intorno di un punto - conoscenza questa molto bella, lo riconosco, ma "ai fini lavorativi", mi chiedo, a cosa può servire? Comunque, la statistica non è soltanto fare calcoli vorrei precisare

"apatriarca":
Normalmente non amo le lauree ibride. Spesso si finisce per fare tante cose, ma male ... Detto questo credo che la laurea in scienze statistiche abbia delle potenzialità. A matematica non si fa molta statistica e comunque non si applica, e c'è quindi probabilmente bisogno di un qualche corso di laurea che copra queste lacune. In alcune università è però abbastanza nuovo come corso di laurea e consiglierei quindi, per chi fosse interessato, ad indirizzarsi verso corsi più radicati. I primi studenti dei corsi nuovi fanno spesso da “cavie” con programmi e cambi di piano continui ricevendo di fatto una preparazione peggiore di quella che si riceve in corsi più consolidati.
Non ho capito una cosa qui: i matematici pensano che un C.d.L. in statistica sia un corso ibrido? o Ti riferisci ai corsi ibridi che ho definito prima, quali scienze politiche, scienze della formazione, ect?
Fatemi sapere! ok?

"Aliseo":
1) capire quali sono i problemi e i motivi che portano a considerare la matematica più bella e più importante della statistica;
2) aiutare i giovani ad orientare meglio le loro decisioni dopo il diploma.
Personalmente non conosco direttamente il corso di laurea in scienze statistiche. Rispondo comunque a queste due questioni.
1) Considerando che la risposta più comune che ho ricevuto dopo aver detto di far matematica è stata “odiavo la matematica quando ero al liceo”, mi viene difficile pensare che la matematica sia normalmente considerata bella. Ammetto comunque che tra i vari settori della matematica la statistica è tra le più bistrattate e incomprese, ma credo sia più che altro dovuto al fatto che spesso viene usata male. “Poche” persone sono realmente in grado di comprendere le statistiche, ma vengono comunque diffuse su giornali e televisioni senza grossi commenti o elaborazioni.
Discorso un po' diverso vale per coloro che fanno matematica. A molti matematici la statistica non piace. E devo ammettere di essere tra questi. Riporto quindi le mie ragioni. Quello che mi piace della matematica è principalmente la sua capacità di esprimere e trattare concetti complicati con grande semplicità. Sono tra quei matematici a cui non piace fare calcoli e che in effetti non sono neanche molto bravi a farli, ma riescono a seguire intricati procedimenti astratti senza troppi problemi. Tutto questo non l'ho visto in statistica, ma forse l'ho solo studiata poco.
2) Normalmente non amo le lauree ibride. Spesso si finisce per fare tante cose, ma male. Ho avuto un'esperienza simile con la mia prima laurea. Sono quindi convinto che sia meglio cercare di iscriversi in un corso di laurea solido e ben consolidato. Detto questo credo che la laurea in scienze statistiche abbia delle potenzialità. A matematica non si fa molta statistica e comunque non si applica, e c'è quindi probabilmente bisogno di un qualche corso di laurea che copra queste lacune. In alcune università è però abbastanza nuovo come corso di laurea e consiglierei quindi, per chi fosse interessato, ad indirizzarsi verso corsi più radicati. I primi studenti dei corsi nuovi fanno spesso da “cavie” con programmi e cambi di piano continui ricevendo di fatto una preparazione peggiore di quella che si riceve in corsi più consolidati.