Consigli laurea magistrale finanza
Ciao a tutti,
Sono uno studente al secondo anno di marketing, all'università di modena e reggio emilia. Ho iniziato questo percorso quasi casualmente, interessato dall'economia in generale, ma senza conoscerne le varie branche. A distanza di quasi 1 anno e mezzo, vorrei intraprendere ed orientarmi già da ora per un percorso in ambito finanziario. Mi sto organizzando per effettuare alla fine di questo anno accademico, un passaggio interno al corso di economia aziendale (l'unico che mi convaliderebbe la maggior parte degli esami svolti) direttamente al terzo anno, per colmare lacune e dare materie che nel mio corso non esistono, quali finanza aziendale, intermediari, econometria, modelli per investimenti finanziari, matematica finanziaria etc.
Per la magistrale sarei interessato ai corsi di Quantitative Finance, offerto dall'università di bologna, o eventualmente, il corso in Analisi,Consulenza e Gestione Finanziaria dell'Unimore. Entrambi risultano essere abbastanza gettonati, oltreché impegnativi, e sembrano offrire un'ottima preparazione.
Non ho guardato per altri corsi di altre facoltà al momento, chiedo eventualmente consiglio a voi se reputate altre magistrali migliori di queste due, che offrono una preparazione migliore o eventualmente, sbocchi migliori nel mondo della finanza.
Grazie anticipatamente a chi dovesse rispondere.
Sono uno studente al secondo anno di marketing, all'università di modena e reggio emilia. Ho iniziato questo percorso quasi casualmente, interessato dall'economia in generale, ma senza conoscerne le varie branche. A distanza di quasi 1 anno e mezzo, vorrei intraprendere ed orientarmi già da ora per un percorso in ambito finanziario. Mi sto organizzando per effettuare alla fine di questo anno accademico, un passaggio interno al corso di economia aziendale (l'unico che mi convaliderebbe la maggior parte degli esami svolti) direttamente al terzo anno, per colmare lacune e dare materie che nel mio corso non esistono, quali finanza aziendale, intermediari, econometria, modelli per investimenti finanziari, matematica finanziaria etc.
Per la magistrale sarei interessato ai corsi di Quantitative Finance, offerto dall'università di bologna, o eventualmente, il corso in Analisi,Consulenza e Gestione Finanziaria dell'Unimore. Entrambi risultano essere abbastanza gettonati, oltreché impegnativi, e sembrano offrire un'ottima preparazione.
Non ho guardato per altri corsi di altre facoltà al momento, chiedo eventualmente consiglio a voi se reputate altre magistrali migliori di queste due, che offrono una preparazione migliore o eventualmente, sbocchi migliori nel mondo della finanza.
Grazie anticipatamente a chi dovesse rispondere.
Risposte
Tanto per dire come le classifiche e le valutazioni siano alquanto sensibili ai parametri usati: valutazione ANVUR.
Non mi sono messo a leggere i criteri usati per fare la valutazione dato che il mio interesse è unicamente mostrare come le classifiche e le valutazioni siano un qualcosa di molto volatile. Tra l'altro, con questa valutazione verranno ripartiti una buona parte dei fondi ministeriali alle università (se non ho capito male, circa il 20%). Inoltre in questa valutazione, come vedete, i politecnici di Milano e Torino vanno decisamente meno bene di quanto si è soliti dire (sono rispettivamente 22° e 25°). Resto convinto che le classifiche varie vadano prese decisamente con le molle e non debbano essere usate per scegliere l'ateneo in cui andare, si dovrebbero usare altri parametri quali le spese da sostenere per andarci, i piani di studio offerti (principalmente) e le strutture messe a disposizione. Le classifiche e le valutazioni le lascerei come lettura per il tempo libero.
Non mi sono messo a leggere i criteri usati per fare la valutazione dato che il mio interesse è unicamente mostrare come le classifiche e le valutazioni siano un qualcosa di molto volatile. Tra l'altro, con questa valutazione verranno ripartiti una buona parte dei fondi ministeriali alle università (se non ho capito male, circa il 20%). Inoltre in questa valutazione, come vedete, i politecnici di Milano e Torino vanno decisamente meno bene di quanto si è soliti dire (sono rispettivamente 22° e 25°). Resto convinto che le classifiche varie vadano prese decisamente con le molle e non debbano essere usate per scegliere l'ateneo in cui andare, si dovrebbero usare altri parametri quali le spese da sostenere per andarci, i piani di studio offerti (principalmente) e le strutture messe a disposizione. Le classifiche e le valutazioni le lascerei come lettura per il tempo libero.
"raffamaiden":
Non lo fai. Quella è la prima, le altre sono sotto le prime 55 "a pari merito" (seconda questa classifica). Un po' come quando il professore scrive "<18" senza scendere nel dettaglio
"Each of the schools that participated in this year’s rankings, 61 in the pre-experience ranking and five in the post-experience ranking, completed an online survey."
Ne desumo che per le 11 che mancano all'appello o mancano i dati oppure non hanno raggiunto i 3 anni minimi di sondaggi che richiede il ft.
Ne consegue che il Financial Times campiona già dalle università migliori, e quelle fuori dal campione sono peggiori.
Certo, filosoficamente parlando è perfettamente possibile che l'università di Camerino, senza certificazioni, sia migliore del MIT. Ma il FT, non campionando la prima perchè non certificata, non se ne accorga.
E assieme a lui nessun studente se ne accorge, visto che non mi pare ci sia la fila per l'ammissione all'università di Camerino.
Ne consegue che un ente o ha i soldi per campionare tutte le università di tutto il mondo oppure deve stare zitto, perchè qualsiasi criterio di scrematura applichi fin dal principio è "autoselezione del campione". Che è esatto, ma in questo caso, se le premesse che ho dato sono vere, non distorce i risultati.
- Il FT non campiona nemmeno, lascia che siano le scuole ad autoselezionarsi, ovvero a decidere di sottoporre a sondaggio i proprio studenti a 3 anni dalla laurea e di fornire questi dati a loro per poter stilare una classifica. L'unico criterio di base richiesto è l'appartenza ad AACSB o Equis, un minimo di 30 studenti laureati all'anno ed un impegno full-time, non mi sembrano criteri così restrittivi visto che solo nell' AACSB ci sono 777 istituti. Inoltre AACSB non fa una selezione di merito, ma di contenuti: solo scuole di business o management (quindi fuori ingegneria, matematica, statistica ed economia "pura").
- Qualsiasi criterio di scrematura non è autoselezione del campione, i metodi di campionamento devono seguire una metodologia rigorosa poggiata su basi probabilistiche ed inferenziali. Non è filosofia (basta con 'sta storia della "filosofia" vi prego), sono i metodi usati dai maggiori istituti di statistica mondiali per stimare bazzecole come il PIL, la produzione industriale, consumi etc.
- Se un ente "campiona" ognuna delle università sulla faccia della terra non campiona, fa un censimento che è diverso. Non sono io che pretendo di fare classifiche sulle "migliori università del mondo", sono loro che lo fanno. Quindi, tanto per parlarci chiaro, se le loro metodologie fanno schifo e pretendono di classificare l'universo intero io non posso farci nulla.
Genera sospetti solo per te, visto che le persone fanno la fila per entrarci e i criteri di selezione sono molto restrittivi e le università molto competitive.........Gli estremi vengono rimossi prima di fare la media...........Anche io ho studiato statistica, ma riconosco che molti di quelli che lavorano al FT hanno un PhD
- Non sto dicendo che quegli atenei siano scarsi o poco competitivi, ma che non sia possibile un confronto fra atenei e un'elaborazione di una classifica utile per prendere decisioni sulla propria vita. Sul fatto della fila...vabbè...la gente fa la fila anche per l' iPhone, per le sigarette o per un panino indecente all'Autogrill, amen!
- L'eliminazione degli estremi non rende le stime maggiormente corrette, è un metodo rozzo usato arbitrariamente da loro. In realtà andrebbero eliminati gli outlier: valori anomali che possono distorcere pesantemente le stime finali.
- Che ci siano dei PhD al FT non me ne importa nulla, possono essere anche premi Nobel o dei padreterni, se i metodi sono scorretti lo sono anche per loro.
Anche a me non piace che l'università pubblica è sotto quella privata. Ma non me la prendo con il Financial Times. E se tutte queste ipotesi filosofiche sopra fosserro corrette l'università privata che sta sopra sarebbe semplicemente fallita, visto che quella pubblica ha il vantaggio competitivo di essere finanziata dalla Stato (e quindi non fallisce)
- Il problema non è quello: nella classific FT non ci sono né LUISS né Cattolica (private), nella classifica Qs Bologna sta sopra queste due insieme a tante altre pubbliche. UCLA, Berkley e altre pubbliche americane sono sopra alla stragrande maggioranza delle private americane.
- Che sia pubblica o privata l'università non ha alcuna importanza: negli anni diversi corsi pubblici sono stati messi a tacere perché non hanno raggiunto determinati obiettivi stabiliti dal Ministero oppure per taglio di fondi o mancanza di iscritti. Inoltre anche le università private hanno finanziamenti ed agevolazioni per la particolare attività che svolgono.
- Sulla storia del calcolo dei salari a PPP: i salari vengono ricalcolati secondo un coefficiente per paese, paesi con la stessa valuta possono avere coefficienti divrsi. Il dubbio è: un laureato italiano che lavora e vive negli Usa gli viene convertito il salario in PPP, quindi viene preso l'aggregato dei salari e convertito secondo la sede dell'ateneo? Lo scetticismo verso quelle cifre potrebbero essere riconfermate da quello che è il salario mediano registrato negli Usa per la professione "financial analyst" che è di circa 65k dollari dopo 3 anni di esperienza. Inutile stare a disquisire, tanto il Ft ha deciso che queste informazioni sono inutili oppure troppo faticose da reperire così come il sapere se quei salari sono netti, lordi e comprensivi di bonus e/o straordinari.
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Qui chiudo i miei interventi sull'argomento, penso di avere scritto anche troppo e di avere argomentato a sufficienza.
Di classifiche ne vengono stilate in continuazione nelle riviste su praticamente qualsiasi argomento: indici di vivibilità, miglior università, miglior album rock, miglior azienda in cui lavorare, ristoranti migliori etc
Non credo che queste trovate editoriali abbiano pretesa di scientificità: le classifiche hanno appeal, semplificano realtà complesse, sono seducenti, generano discussioni (come questa) e servono principalmente per vendere copie. Non devono sottoporsi a comitati scientifici e non hanno alcuna responsabilità sociale ed economica, dunque vanno prese per quello che sono: intrattenimento ed informazioni parziali e banali. Permettetemi di concludere che sono quindi INUTILI.
"Injuria":
...e come fai a confrontare la Bocconi con qualsiasi altra specialistica che potrebbe farti lavorare in finanza visto che come ateneo italiano c'è solo la Bocconi in quella lista?
Non lo fai. Quella è la prima, le altre sono sotto le prime 55 "a pari merito" (seconda questa classifica). Un po' come quando il professore scrive "<18" senza scendere nel dettaglio
"Injuria":
90k dollari per un/una trentenne con tre anni di esperienza dovrebbe generare già qualche sospetto,
Genera sospetti solo per te, visto che le persone fanno la fila per entrarci e i criteri di selezione sono molto restrittivi e le università molto competitive
"Injuria":
L'indicazione del salario è inoltre scorretta per via dell'indice di posizione sbagliato (non si usa la media, ma la mediana. La media è ormai stata abbandonata da anni come indice del salario).
Gli estremi vengono rimossi prima di fare la media
"FT":
The very highest and lowest salaries reported are subsequently removed and the mean average salary is calculated for each school.
Anche io ho studiato statistica, ma riconosco che molti di quelli che lavorano al FT hanno un PhD
"Injuria":
In realtà è una spiegazione molto fumosa, in quanto non si capisce se tengono in considerazione il luogo di lavoro oppure la sede dell'ateneo.
Per me non è affatto fumosa. E non si capisce "tengono in considerazione il luogo di lavoro oppure la sede dell'ateneo" cosa voglia dire. Se lavori nell'area euro, gli euro vengono convertiti in dollari per renderli tutti equiparabili tra di loro. Non usando il tasso di mercato ma il tasso PPP. Non mi sembra affatto fumosa
"Injuria":
Se, come sospetto, dovessero tenere in considerazione la sede dell'ateneo del calcolo del salario a PPP è ovvio che la Bocconi vedrebbe il salario dei suoi studenti che lavorano all'estero distorto di un 30% in eccesso.
Ci spieghi questa ovvietà? Facendo un esempio magari, e incluso il calcolo della percentuale del 30%
(ovviamente Injuria è l'unico che si è accorto dell'ovvietà e i betulli del FT no perchè poco scaltri)
"Injuria":
In ultimo viene fatto un confronto fra formazioni di durata nettamente diversa, su un campione di 49 corsi ce ne sono una decina che durano 9 mesi (l'equivalente di un master di I livello), solamente una dozzina possono essere confrontati come durata ad una specialistica in Italia (durata >= a 20 mesi).
E quindi? La conclusione quale sarebbe? Qua stiamo confrontando i salari, non le durate. E come dire che se faccio la classifica delle squadre di calcio nel campionato devono tenere a mente che i giocatori hanno altezze diversa.
Al limite potresti costruire un "indice di efficienza" come salario/durata. Per chi è interessato non al salario ma all'"efficienza".
Ma dire che non sono confrontabili perchè di durata diversa è sbagliato dato gli scopi conoscitivi che ci siamo posti nella nostra indagine.
"Injuria":
Rimangono poi i soliti problemi di autoselezione del campione, in questo caso addirittura doppio: ci sono solo le università che vogliono prestarsi a questa classifica (49 su oltre 500 potenziali membri del AACSB ed Equis, i quali sono già una selezione esclusiva di scuole di management)
In realtà una delle due (AACSB o Equis).
Questo è vero, ma le università che se lo possono permettere la ottengono.
Non puoi pretendere mica che il Financial Times spenda soldi per testare l'università di Camerino e tutte le università del mondo. Nè puoi pretendere che lo selezioni il campione "random" estraendolo poi a tutta la popolazione, visto che stiamo facendo la classifica università per università e non regione per regione
Dovresti trovare una università che riuscirebbe ad ottenere una delle due certificazioni ma non lo fa. E siccome quelle certificazioni portano studenti, e quindi soldi, la trovo molto difficile. Quindi (quasi) tutte le università che possono farla la ottengono.
Ne consegue che il Financial Times campiona già dalle università migliori, e quelle fuori dal campione sono peggiori.
Certo, filosoficamente parlando è perfettamente possibile che l'università di Camerino, senza certificazioni, sia migliore del MIT. Ma il FT, non campionando la prima perchè non certificata, non se ne accorga.
E assieme a lui nessun studente se ne accorge, visto che non mi pare ci sia la fila per l'ammissione all'università di Camerino.
Ne consegue che un ente o ha i soldi per campionare tutte le università di tutto il mondo oppure deve stare zitto, perchè qualsiasi criterio di scrematura applichi fin dal principio è "autoselezione del campione". Che è esatto, ma in questo caso, se le premesse che ho dato sono vere, non distorce i risultati.
"anonymous_40e072":
Altrimenti, l'unica conclusione di questa discussione è che siamo privi non solo di ogni riferimento, ma pure di criteri, visto che non ci sono enti affidabili che classificano in modo ragionevole. E che diciamo quando qualcuno viene sul forum e chiede: "qual è la miglior università per ingegneria d'Italia?" Non ditemi ognuno dice la sua, perchè è evidente che chi apre un topic, cerchi un minimo di oggettività. E anzi, prima ancora di cercarla lui, dovremmo essere noi che siamo dalla parte degli informatori a preoccuparci di fornire informazioni di qualità, utilità e sostanza.
E' esattamente quello che dico io. Che la classifica vada interpretata "a spanne" sono d'accordo. Ma non si può dire "questo criterio non mi piace, l'altro ha questo difetto" perchè da che mondo e mondo si usano criteri e si campiona solo una parte della popolazione. E bisogna accettare che chi fa queste classifiche 1) Ha studiato statistica come noi 2) Cerca di esserre oggettivo. Pur prendendole "a spanne". E anche se il risultato non piace.
Anche a me non piace che l'università pubblica è sotto quella privata. Ma non me la prendo con il Financial Times. E se tutte queste ipotesi filosofiche sopra fosserro corrette l'università privata che sta sopra sarebbe semplicemente fallita, visto che quella pubblica ha il vantaggio competitivo di essere finanziata dalla Stato (e quindi non fallisce)
Quello su cui non mi trovo affatto d'accordo è il vostro approccio alle classifiche.
Nelle classifiche si cerca di stabilire dei criteri che siano più o meno oggettivi e poi di applicarli di modo che abbiano valore quantitativo e risultino appunto "classificabili".
Il punto è che non credo debbano essere interpretate in senso assoluto come si sta facendo (e come nessuno ha detto, QS incluso, si debba fare).
Hanno (e devono) comunque avere un valore qualitativo per chi legge. E, infatti, è quello che anche dice QS di sè stesso.
Quello che cercavo di dire l'ultima volta sul valore dei dati a fondo classifica è molto semplice: i sistemi di attribuzione dei punti sono quasi sempre non lineari, danno più punti ai vincenti e sempre meno a coloro che seguono. Anche nello sport è così , molto spesso, se ci pensate (Formula1, Moto GP). Da dove evinco che il sistema di attribuzione dei punti è non lineare? Bè dall'evidente distribuzione dei punteggi nella zona alta e nella zona medio-bassa.
Ma è giusto? Non è giusto?
Insomma, io credo che si stia perdendo il contenuto del discorso.
La classifica non ha valore assoluto ma non deve nemmeno raccontare una realtà così distorta perchè, dopotutto, non mi pare siano uscite grosse confutazioni.
Altrimenti, l'unica conclusione di questa discussione è che siamo privi non solo di ogni riferimento, ma pure di criteri, visto che non ci sono enti affidabili che classificano in modo ragionevole. E che diciamo quando qualcuno viene sul forum e chiede: "qual è la miglior università per ingegneria d'Italia?" Non ditemi ognuno dice la sua, perchè è evidente che chi apre un topic, cerchi un minimo di oggettività. E anzi, prima ancora di cercarla lui, dovremmo essere noi che siamo dalla parte degli informatori a preoccuparci di fornire informazioni di qualità, utilità e sostanza.
Nelle classifiche si cerca di stabilire dei criteri che siano più o meno oggettivi e poi di applicarli di modo che abbiano valore quantitativo e risultino appunto "classificabili".
Il punto è che non credo debbano essere interpretate in senso assoluto come si sta facendo (e come nessuno ha detto, QS incluso, si debba fare).
Hanno (e devono) comunque avere un valore qualitativo per chi legge. E, infatti, è quello che anche dice QS di sè stesso.
Quello che cercavo di dire l'ultima volta sul valore dei dati a fondo classifica è molto semplice: i sistemi di attribuzione dei punti sono quasi sempre non lineari, danno più punti ai vincenti e sempre meno a coloro che seguono. Anche nello sport è così , molto spesso, se ci pensate (Formula1, Moto GP). Da dove evinco che il sistema di attribuzione dei punti è non lineare? Bè dall'evidente distribuzione dei punteggi nella zona alta e nella zona medio-bassa.
Ma è giusto? Non è giusto?
Insomma, io credo che si stia perdendo il contenuto del discorso.
La classifica non ha valore assoluto ma non deve nemmeno raccontare una realtà così distorta perchè, dopotutto, non mi pare siano uscite grosse confutazioni.
Altrimenti, l'unica conclusione di questa discussione è che siamo privi non solo di ogni riferimento, ma pure di criteri, visto che non ci sono enti affidabili che classificano in modo ragionevole. E che diciamo quando qualcuno viene sul forum e chiede: "qual è la miglior università per ingegneria d'Italia?" Non ditemi ognuno dice la sua, perchè è evidente che chi apre un topic, cerchi un minimo di oggettività. E anzi, prima ancora di cercarla lui, dovremmo essere noi che siamo dalla parte degli informatori a preoccuparci di fornire informazioni di qualità, utilità e sostanza.
Certo, uno nello scegliere l'università potrebbe essere interessato alla corrispondenza tra le mansioni lavorative e il percorso di studi. Cosa di cui non abbiamo dati e mai ne avremo perchè è un fattore totalmente inquantificabile.
Il discorso era riferito alla selezione di Linkedin fatta da Intermat il quale prendeva chiunque abbia fatto un qualsiasi percorso di studi alla Bocconi (triennale, specialistica, master, summer school, double degree etc). Siccome sappiamo che la Bocconi non fa formazione solo sulla finanza, la questione delle mansioni è pertinente: io non so se Tizio lavora a J.P. Morgan nel controllo di gestione a seguito della specialistica in finanza o di un altro percorso formativo.
Qui si discuteva del confronto fra lauree magistrali in finanza, data la classifica che hai postato si riferisce esclusivamente ai corsi in finanza.
Oppure uno nello scegliere l'università potrebbe essere interessato principalmente al salario che prende dopo la laurea. In quel caso la classifica del FT va più che bene
...e come fai a confrontare la Bocconi con qualsiasi altra specialistica che potrebbe farti lavorare in finanza visto che come ateneo italiano c'è solo la Bocconi in quella lista?
L'indicazione del salario è inoltre scorretta per via dell'indice di posizione sbagliato (non si usa la media, ma la mediana. La media è ormai stata abbandonata da anni come indice del salario). Inoltre può essere fuorviante in quanto potrebbe sovrastimare il salario stesso: 90k dollari per un/una trentenne con tre anni di esperienza dovrebbe generare già qualche sospetto, l'arcano viene spiegato dallo stesso FT:
"In calculating salary-related measures — the most heavily weighted — salaries of non-profit and public service workers as well as full-time students are removed. Remaining salaries are converted to US dollars using purchasing power parity rates supplied by the International Monetary Fund. Conversion to PPP — based on the premise that identical goods should cost the same in different countries — accounts for differences in the relative strength of currencies. The very highest and lowest salaries reported are subsequently removed and the mean average salary is calculated for each school."
In realtà è una spiegazione molto fumosa, in quanto non si capisce se tengono in considerazione il luogo di lavoro oppure la sede dell'ateneo. Se, come sospetto, dovessero tenere in considerazione la sede dell'ateneo del calcolo del salario a PPP è ovvio che la Bocconi vedrebbe il salario dei suoi studenti che lavorano all'estero distorto di un 30% in eccesso.
In ultimo viene fatto un confronto fra formazioni di durata nettamente diversa, su un campione di 49 corsi ce ne sono una decina che durano 9 mesi (l'equivalente di un master di I livello), solamente una dozzina possono essere confrontati come durata ad una specialistica in Italia (durata >= a 20 mesi).
Rimangono poi i soliti problemi di autoselezione del campione, in questo caso addirittura doppio: ci sono solo le università che vogliono prestarsi a questa classifica (49 su oltre 500 potenziali membri del AACSB ed Equis, i quali sono già una selezione esclusiva di scuole di management). Di questo campione già poco rappresentativo si rilevano i dati attraverso un questionario a cui risponde il 32% degli intervistati.
"Injuria":
La questione è che anche se verificassimo questi dettagli, il numero assoluto sarebbe comunque poco informativo, dovremmo anche verificare le mansioni, perché qualcuno può lavorare in finanza, ma praticare una mansione di contabilità o commerciale. Quello che ci interessa è la proporzione di laureati che hanno frequentato una specialistica ad indirizzo finanziario nell'ateneo "X" nell'anno "yyyy" che riescono ad occupare mansioni coerenti coi propri studi nelle maggiori istituzioni finanziarie pubbliche e private, escludendo chi ha continuato la formazione attraverso master o altro.
Se avessimo questi dati dovremmo verificare se la differenza fra proporzioni è statisticamente significativa. Purtroppo questi dati non esistono in maniera così dettagliata da fornirci un'indicazione utile per effettuare una scelta fra atenei in modo oggettivo.
Certo, uno nello scegliere l'università potrebbe essere interessato alla corrispondenza tra le mansioni lavorative e il percorso di studi. Cosa di cui non abbiamo dati e mai ne avremo perchè è un fattore totalmente inquantificabile.
Oppure uno nello scegliere l'università potrebbe essere interessato principalmente al salario che prende dopo la laurea. In quel caso la classifica del FT va più che bene
Quindi tutto dipende da quali sono i tuoi obiettivi. Su questo siamo d'accordo.
Certo, può anche essere che i laureati della HEC che trovano lavoro nel libero mercato prendano un salario così elevato facendo le pulizie, attività su cui hanno concorrenza, hanno potenziali entranti e hanno sostituti. Ma nell'ambito della filosofia tutto resta possibile.
Quello che ci interessa è la proporzione di laureati che hanno frequentato una specialistica ad indirizzo finanziario nell'ateneo "X" nell'anno "yyyy" che riescono ad occupare mansioni coerenti coi propri studi
Io ho fatto un po' di colloqui in quest'ambito. Pensa che noia se le mansioni richieste fossero state corrispondenti al percorso di studi
"Intermat":
Se @anonymous_40e072 si riferiva ai tre dati che ho riportato allora ha ragione Injuria. Io non volevo fornire statistiche, i dati non hanno alcuna affidabilità, sono unicamente ottenuti dal filtro di LinkedIn applicato alle tre università in questione. Era giusto per vedere se, effettivamente, i numeri della Bocconi erano notevolmente diversi da quelli delle altre università. Effettivamente sembrerebbe di si però, per esserne certi, si dovrebbe vedere cosa effettivamente riporta LinkedIn tra i risultati. Io questo controllo non l'ho fatto.
La questione è che anche se verificassimo questi dettagli, il numero assoluto sarebbe comunque poco informativo, dovremmo anche verificare le mansioni, perché qualcuno può lavorare in finanza, ma praticare una mansione di contabilità o commerciale. Quello che ci interessa è la proporzione di laureati che hanno frequentato una specialistica ad indirizzo finanziario nell'ateneo "X" nell'anno "yyyy" che riescono ad occupare mansioni coerenti coi propri studi nelle maggiori istituzioni finanziarie pubbliche e private, escludendo chi ha continuato la formazione attraverso master o altro.
Se avessimo questi dati dovremmo verificare se la differenza fra proporzioni è statisticamente significativa. Purtroppo questi dati non esistono in maniera così dettagliata da fornirci un'indicazione utile per effettuare una scelta fra atenei in modo oggettivo.
"Injuria":
mi chiederei del perchè della totale assenza da tutte le altre facoltà di Italia
Non sono assenti, ci sono. Intermat evidentemente ha filtrato i dati selezionando solo le università di cui era curioso, ha preso un campione di soli 3 atenei. Almeno un altro centinaio e passa di dipendenti arrivano da altri atenei italiani (26 dalla cattolica, 14 da Bologna...). Di fatto questi dati non hanno un grande significato in termini di probabilità di entrare in quella particolare istituzione. Non sappiamo se queste persone hanno frequentato una triennale, specialistica o master, forse hanno cambiato ateneo, i casi possono essere infiniti.
Se @anonymous_40e072 si riferiva ai tre dati che ho riportato allora ha ragione Injuria. Io non volevo fornire statistiche, i dati non hanno alcuna affidabilità, sono unicamente ottenuti dal filtro di LinkedIn applicato alle tre università in questione. Era giusto per vedere se, effettivamente, i numeri della Bocconi erano notevolmente diversi da quelli delle altre università. Effettivamente sembrerebbe di si però, per esserne certi, si dovrebbe vedere cosa effettivamente riporta LinkedIn tra i risultati. Io questo controllo non l'ho fatto.
Seconda cosa, se proporzioniamo quella 50ina di laureati dal Poli l'anno, facciamo anche 100, e consideriamo l'enorme numero di Bocconiani, la conclusione è evidentemente che laureati di Bocconi e Politecnico hanno probabilità maggiori di entrare...
Anzi, dai dati di Injuria si direbbe persino Politecnico.
In realtà nei miei dati ho messo solo le facoltà di economia che dovrebbero essere quelle maggiormente quotate per la finanza, anche se almeno un 70% dei laureati economici è in realtà di indirizzo commerciale o marketing. Non mi è sembrato il caso di inserire gestionale in quanto l'indirizzo prevalente non è di certo quello finanziario. Gli unici che si potevano prendere in considerazione sono gli ingegneri matematici (quelle poche decine all'anno che scelgono la finanza quantitativa) e qualche matematico e fisico.
mi chiederei del perchè della totale assenza da tutte le altre facoltà di Italia
Non sono assenti, ci sono. Intermat evidentemente ha filtrato i dati selezionando solo le università di cui era curioso, ha preso un campione di soli 3 atenei. Almeno un altro centinaio e passa di dipendenti arrivano da altri atenei italiani (26 dalla cattolica, 14 da Bologna...). Di fatto questi dati non hanno un grande significato in termini di probabilità di entrare in quella particolare istituzione. Non sappiamo se queste persone hanno frequentato una triennale, specialistica o master, forse hanno cambiato ateneo, i casi possono essere infiniti.
"marded":
Mi informerò bene su cosa fare. Una laurea in quantitative finance quali sbocchi lavorativi può offrire oggettivamente?
Leggendo anche quanto hai scritto nel post precedente, direi che quello che a te interessa capire è se andare verso la finanza d'impresa o verso i mercati finanziari.
Per capirlo, credo che tu debba aspettare di fare il quantitative vero (caratterizzante del percorso verso i mercati finanziari).
Spesso succede quando la materie più apprezzate siano matematica, statistica, matematica finanziaria e cose del genere.
Sì, è vero che a fare il tributario hai parecchio a che fare coi numeri. Ma col quantitativo non si intende assolutamente questo.
Dimenticate pure che il Politecnico non ha una facoltà di economia.
Probabilmente, tra quei 24 principalmente sono Ing Informatici e Ing Matematici. E' vero, di Gestionali Magistrali ne escono parecchi, ma anche qui ci sono 7-8 sotto indirizzi e solo uno è finanziario.
Inoltre, considerate che la classe magistrale di Ing Mtm è circa di 80 persone, di cui non più della metà prendono l'indirizzo finanziario (gli indirizzi sono 3). E anche qui, Ing Mtm esiste da una quindicina di anni e da, direi, circa 10 c'è il boom delle figure tecniche negli istituti di credito.
Adesso, non si capisce nè il dato se sia affidabile o meno e non ho nemmeno capito se quelli sono tutti i laureati italiani che lavorano in JP, ma prima di tutto mi chiederei del perchè della totale assenza da tutte le altre facoltà di Italia.
Seconda cosa, se proporzioniamo quella 50ina di laureati dal Poli l'anno, facciamo anche 100, e consideriamo l'enorme numero di Bocconiani, la conclusione è evidentemente che laureati di Bocconi e Politecnico hanno probabilità maggiori di entrare...
Anzi, dai dati di Injuria si direbbe persino Politecnico.
Probabilmente, tra quei 24 principalmente sono Ing Informatici e Ing Matematici. E' vero, di Gestionali Magistrali ne escono parecchi, ma anche qui ci sono 7-8 sotto indirizzi e solo uno è finanziario.
Inoltre, considerate che la classe magistrale di Ing Mtm è circa di 80 persone, di cui non più della metà prendono l'indirizzo finanziario (gli indirizzi sono 3). E anche qui, Ing Mtm esiste da una quindicina di anni e da, direi, circa 10 c'è il boom delle figure tecniche negli istituti di credito.
Adesso, non si capisce nè il dato se sia affidabile o meno e non ho nemmeno capito se quelli sono tutti i laureati italiani che lavorano in JP, ma prima di tutto mi chiederei del perchè della totale assenza da tutte le altre facoltà di Italia.
Seconda cosa, se proporzioniamo quella 50ina di laureati dal Poli l'anno, facciamo anche 100, e consideriamo l'enorme numero di Bocconiani, la conclusione è evidentemente che laureati di Bocconi e Politecnico hanno probabilità maggiori di entrare...
Anzi, dai dati di Injuria si direbbe persino Politecnico.
Mi informerò bene su cosa fare. Una laurea in quantitative finance quali sbocchi lavorativi può offrire oggettivamente?
"raffamaiden":Non è che bisogna andare troppo indietro nel tempo: la Cattolica ha attivato corsi che riguardano la finanza e le assicurazioni solo negli anni '90, la Bicocca esiste da fine anni '90, la statale di Milano ha attivato un piccolo dipartimento di economia nello stesso periodo. Questo vuol dire che i primi laureati arrivano qualche anno dopo. Fino a pochi anni fa la Bocconi aveva praticamente il monopolio della formazione in ambito finanziario.
Non ho capito cosa vuoi dimostrare. Stiamo parlando di oggi
Semplicemente che sul mercato del lavoro del settore finanziario è molto più probabile trovare un laureato alla Bocconi che di qualsiasi altra università semplicemente perché sono la stragrande maggioranza.
Non è che bisogna andare troppo indietro nel tempo: la Cattolica ha attivato corsi che riguardano la finanza e le assicurazioni solo negli anni '90, la Bicocca esiste da fine anni '90, la statale di Milano ha attivato un piccolo dipartimento di economia nello stesso periodo. Questo vuol dire che i primi laureati arrivano qualche anno dopo. Fino a pochi anni fa la Bocconi aveva praticamente il monopolio della formazione in ambito finanziario.
Non ho capito cosa vuoi dimostrare. Stiamo parlando di oggi
"raffamaiden":
@Injuria: non sapevo che i 132enni lavorassero alla JP Morgan!!!
Non è che bisogna andare troppo indietro nel tempo: la Cattolica ha attivato corsi che riguardano la finanza e le assicurazioni solo negli anni '90, la Bicocca esiste da fine anni '90, la statale di Milano ha attivato un piccolo dipartimento di economia nello stesso periodo. Questo vuol dire che i primi laureati arrivano qualche anno dopo. Fino a pochi anni fa la Bocconi aveva praticamente il monopolio della formazione in ambito finanziario.
Vorrei informarmi circa la figura del dottore commercialista e del revisore contabile, mi interesserebbe intraprendere un percorso in quegli ambiti.
...eh va bene, a questo punto non ti resta che fare la classica economia e commercio e dimenticarti la finanza quantitativa, auguri!
@Injuria: non sapevo che i 132enni lavorassero alla JP Morgan!!!
L'ipotesi Bocconi è emersa in caso di possibilità di ricevere la borsa di studio, per cui esenzione totale dalle tasse.
In caso contrario non me la potrei permettere. Rimane ancora un'ipotesi molto vaga, sto ancora frequentando il secondo anno e ho dato poche materie. Finora ho interesse per la finanza ma anche per la parte contabile e analitica,bilanci, revisioni, mentre gli ambiti marketing/organizzativi mi interessano ben poco. In linea di massima vorrei avere a che fare con i numeri, approcci quantitativi all'economia, non mi interessa minimamente la parte vendite o psico-sociale.
Circa la bocconi, mi interessa ben poco anche l'ambiente in cui andrei a vivere, milano non mi piace molto come città, apprezzo più Bologna in tal senso, considerando anche che alla bocconi vengono richiesti standard maggiori per mantenere la borsa di studio, mentre l'ergo in tal senso ha standard abbastanza "umani" per cosi dire.
Finora mi interessano molto materie come bilancio, microeconomia, amministrazione programmazione e controllo, mentre marketing, organizzazione aziendale non le sto studiando con tanta voglia.
Vorrei informarmi circa la figura del dottore commercialista e del revisore contabile, mi interesserebbe intraprendere un percorso in quegli ambiti.
In caso contrario non me la potrei permettere. Rimane ancora un'ipotesi molto vaga, sto ancora frequentando il secondo anno e ho dato poche materie. Finora ho interesse per la finanza ma anche per la parte contabile e analitica,bilanci, revisioni, mentre gli ambiti marketing/organizzativi mi interessano ben poco. In linea di massima vorrei avere a che fare con i numeri, approcci quantitativi all'economia, non mi interessa minimamente la parte vendite o psico-sociale.
Circa la bocconi, mi interessa ben poco anche l'ambiente in cui andrei a vivere, milano non mi piace molto come città, apprezzo più Bologna in tal senso, considerando anche che alla bocconi vengono richiesti standard maggiori per mantenere la borsa di studio, mentre l'ergo in tal senso ha standard abbastanza "umani" per cosi dire.
Finora mi interessano molto materie come bilancio, microeconomia, amministrazione programmazione e controllo, mentre marketing, organizzazione aziendale non le sto studiando con tanta voglia.
Vorrei informarmi circa la figura del dottore commercialista e del revisore contabile, mi interesserebbe intraprendere un percorso in quegli ambiti.
Be' istituzioni pubbliche e internazionali non posso privilegiare una qualsiasi università, ci mancherebbe XD.... Per quanto ne sappia in bankitalia si accede per concorso.
"Intermat":
[quote="snake-16"]purtroppo nel campo finanziario l'università di provenienza conta moltissimo.... vengono considerate solo le università top tier.
In Italia solo la bocconi
PS: ovviamento parlo di banche d'affari ecc.
Effettivamente dando una occhiata su LinkedIn e vedendo quanti dipendenti (che hanno LinkedIn) di JP Morgan provengono dal politecnico di Milano, dalla Bocconi e da Roma Tor Vergata si nota come solo la Bocconi distacca tutti:
Bocconi 218
Politecnico di Milano 24
Tor Vergata 9
Considerando il numero di studenti delle ultime due il rapporto mi sembra abbastanza congruo mentre, effettivamente, la Bocconi domina largamente.[/quote]
Ovvio, la Bocconi è stata la prima in Italia ad avere una scuola di finanza, le altre sono relativamente recenti ed inoltre numericamente inferiori come numero di laureati. Tanto per dare un'idea questi sono i laureati specialistici in ambito economico nel 2013 per ateneo (dati MIUR):
Ateneo | N Laureati Spec | % |
---|---|---|
1916 | 11.61% | Università Cattolica del Sacro Cuore |
5.98% | Università degli Studi di TORINO | 904 |
LUISS-ROMA | 705 | 4.27% |
646 | 3.92% | Università degli Studi di ROMA "La Sapienza" |
3.90% | Università degli Studi di NAPOLI "Federico II" | 620 |
Questa prevalenza numerica era ancora maggiore negli anni passati, ecco i dati del 2007, sempre dei primi 8 atenei per numero di laureati:
Ateneo | N Laureati Spec | % |
---|---|---|
1722 | 17.79% | Università Cattolica del Sacro Cuore |
6.30% | Università degli Studi di TORINO | 524 |
Università degli Studi di BOLOGNA | 484 | 5.00% |
401 | 4.14% | Università "Cà Foscari" di VENEZIA |
4.14% | LUISS-ROMA | 316 |
In genere, al di fuori della Bocconi, nelle lauree economiche prevale l'indirizzo "economia e commercio", quello più tradizionale per lavorare in amministrazione aziendale o per i professionisti della contabilità (commercialisti, ragionieri contabili etc).
Se dovessimo segmentare per indirizzo potremmo trovare discrepanze maggiori, purtroppo è difficile farlo perché la catalogazione dei corsi non è indicativa (ad esempio la stessa Bocconi non ha nemmeno una specialistica classificata come LM-16 Finanza).
Seconda cosa a cui fare attenzione: se fai la ricerca su Linkedin ti appariranno i risultati di chiunque abbia messo "Bocconi" nel suo profilo, quindi vale anche per lo studente indiano o tedesco che magari ha fatto uno scambio in Bocconi per pochi mesi. Oppure per chi ha fatto solo un master, ma era già nell'industria della finanza, siccome la Bocconi di scambi e master ne fa in quantità è logico trovare questi numeri.
Se prendi il personale iscritto a Linkedin della BCE vedrai invece molti laureati a Pavia, Bologna o Padova.
Chiaramente sono numeri da prendere con le pinze per svariati motivi: i percorsi formativi individuali sono estremamente variegati, quindi è difficile capire quanto abbia contato aver frequentato la specialistica "X" rispetto, ad esempio, ad avere fatto un master, uno scambio o un PhD.
"snake-16":
purtroppo nel campo finanziario l'università di provenienza conta moltissimo.... vengono considerate solo le università top tier.
In Italia solo la bocconi
PS: ovviamento parlo di banche d'affari ecc.
Effettivamente dando una occhiata su LinkedIn e vedendo quanti dipendenti (che hanno LinkedIn) di JP Morgan provengono dal politecnico di Milano, dalla Bocconi e da Roma Tor Vergata si nota come solo la Bocconi distacca tutti:
Bocconi 218
Politecnico di Milano 24
Tor Vergata 9
Considerando il numero di studenti delle ultime due il rapporto mi sembra abbastanza congruo mentre, effettivamente, la Bocconi domina largamente.