Tesina follia (66115)

PiKKoLa_FaTiNa_
Ciao mi serve un consiglio sulla tesina. Il mio argomento è la follia. ma non voglio portare la follia come malattia mentale ma la follia nei diversi aspetti di come si può manifestare. Mi serve un consglio su come poter collegare dorian grey cn il tema dello sdoppiamento e sul non invecchiare. E cosa collegare il filosfia. Grazieee

Risposte
Francy1982
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Stellina1398
Interessante!!!!
allora...freud per filosofia-italiano piarandello o svevo-storia la follia di hitler e il nazismo-arte munch-nerone e la follia( petronio e l'estrosità cm follia)-scienze vulcani e terremoti-Inglese “La mia follia mi ha salvato” La follia e il matrimonio di Virginia Woolf di Thomas Szasz,-Platone chiamava la Follia buona-Greco: “Medea” di Euripide. La follia accomunata all’ira scaturente dallo spirito di vendetta.
Latino: “De ira” di Seneca. L’ira come viatico verso una, anche momentanea, pazzia. Come ben si capisce da queste parole:
“Questa (l’ira) è tutta un fuoco e brucia nel tormento furioso dello sdegno e del rancore, folle d’un delirio disumano di armi sangue supplizi, decisa a nuocere agli altri, mentre di sé non si cura: con veemenza si espone impavida perfino alle armi, bramosa di una vendetta che pur trascinerà con sé il vendicatore”
Letteratura inglese: “La caduta di casa Usher” di E.A.Poe. Racconto simbolo dell’eterno contrasto tra ragione e follia
Per arte penso a Gericault e al suo tentativo di riprodurre su tela il disagio dei malati di mente da lui ritratti.
Potresti anche arricchirla con qualche lettura tua, per esempio sulla follia del personaggio Hitler (psicotico per antonomasia): ci sono dei bellissimi saggi su di lui, scritti da Erik Fromm nel libro "l'amore per la vita". Poi leggerei l'imperdibile: "storia della follia" di M. Foucault, dove troveresti altri spunti per vari collegamenti.
Filosofia:
Quella che Platone chiamava la Follia buona, che non è malattia o perdizione, è stata intesa in due modi diversi: 1) come ispirazione o dono divino; 2) come amore della vita e tendenza a viverla nella sua semplicità.
Il primo significato è quello che le attribuì Platone nel “Fedro” affermando che “i maggiori beni ci sono elargiti per mezzo d’una follia che è un dono divino”. Essa si manifesta in 4 forme: follia “profetica”, a fondamento dell’arte che predice il futuro; “purificatoria”, che consente di allontanare i mali; “poetica” che è ispirata dalle muse; e infine “amorosa” alla quale l’uomo è invogliato dal ricordo della bellezza ideale risvegliato dalla bellezza del mondo. Le prime tre forme di follia sono di ispirazione divina, riconducibili all’entusiasmo. L’amore, invece, è follia in un senso diverso cioè come aspirazione all’essere autentico, risvegliata da quella manifestazione di esso che è la bellezza.

Nel secondo significato la follia è amore della vita nella sua semplicità, contrapposta alla saggezza artificiosa e alla scienza di chi sa tutto tranne che vivere e amare. “L’Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam è la più famosa difesa di questo secondo significato del termine. La follia di cui parla Erasmo è la semplicità della vita, che si contenta di nutrire illusioni e speranze; o, nel campo della religione è la fede e la carità contrapposte alle cerimonie esterne, ai riti meccanizzati e all’ipocrisia dei bacchettoni. Questa forma di follia nulla ha a che fare con un’ispirazione divina, ma è umana e laica e non per nulla l’elogio di essa è uno dei documenti più significativi del Rinascimento.
Per venire ad autori più vicini a noi nel tempo un buon riferimento è sicuramente Freud e tutto il filone psicanalitico a lui legato. A tal proposito ti segnalo in particolare le “Cinque conferenze sulla psicanalisi” all’interno delle quali quello della follia è uno dei temi centrali.
Un altro filosofo che si è soffermato a riflettere sulla follia è Michel Foucault. Egli, in particolare, ha insistito sul carattere sociale della follia, sulla costruzione discorsiva della sua definizione e sul rapporto tra normale e patologico. Suo è l’ormai classico “Storia della follia nell’età classica”.
Storia:
Potresti iniziare dalla storia della follia, ad esempio, dal Medioevo quando in accordo con la cultura mistica di quei secoli la follia fu concepita come “possessione” da parte del demonio e il rimedio l’esorcismo o la distruzione del “posseduto” per eliminare il maligno dal corpo nel quale si era insinuato per compiere i malefizi. Pensa alle streghe che venivano bruciate. Per passare poi al Settecento l’epoca dei lumi quando la follia fu interpretata come disturbo della ragione. Le cure: pratiche fisiche per ripristinare una sana volontà. Nacquero allora i manicomi e i letti di contenzione. Per arrivare all’Ottocento che concepì – per la prima volta, in accordo con la filosofia positivistica – la follia come malattia, morbosità, disturbo mentale di origine organica.
Fonti:
Guardando al Novecento un modo per declinare l’argomento potrebbe essere quello di concentrarsi sul folle piano di Hitler contenuto nel suo libro “Mein Kampf” che prevedeva i campi di sterminio, la cosiddetta “soluzione finale”. Potresti puntare l’attenzione in particolare sulla “diversità di Auschwitz” anche in rapporto ad una recente storiografia revisionista che, conducendo il parallelo con i gulag staliniani, tende a sminuirne la portata. In merito ti segnalo questo articolo di Enzo Traverso intitolato “La singolarità storica di Auschwitz” nel quale definisce i campi di sterminio “un’automutilazione dell’Occidente”.Tutt’altra chiave di lettura potrebbe essere quella di restare in ambito italiano e dedicarsi allo studio dell’”istituzione manicomio” e alla figura di Franco Basaglia, padre della legge 180 che li ha aboliti. spero di averti aiutata! ciauuu! :hi

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