Normalit
"Quel tipo non è normale"
"Non preoccuparti,è normale"
"Accadrà di certo,è normale"
...
Non è un trattato sulla sfumatura dei significati di questo vocabolo:sarebbe un discorso di certo noioso..volevo invece offrire uno spunto di riflessione,che potrebbe rivelarsi costruttivo..
Ponetevi questa domanda: cos'è per voi la normalità? uno standard?una convenzione?uno stato d'animo?
Può avere un significato "probabilistico",per indicare le possibilità che un determinato evento ha di avverarsi...o una convenzione,uno stare alle regole,secondo usi e costumi standardizzati?
ma proviamo a vedere la questione da un altro punto di vista: se esiste la normalità in quanto modo di essere (essere normali),esiste l'opposto:l'essere strano,anormale,strambo,flashato,privo di qualche rotella e/o venerdì,pazzo,matto,personaggio,tipo...ok d'accordo,si potrebbe continuare all'infinito.
allora adesso stabiliamo la "linea di confine":cosa distingue un essere normale da un anormale?quale comportamento ti fa marcare il confine e ti porta a calpestare il terreno dei pazzi?un comportamento strano,per l'appunto..non convenzionale,direbbero gli psicologi forse..
ma chi è che ha prestabilito questi comportamenti anomali?chi ha stilato la lista delle azioni anormali?la società..
ahh,ma quindi la società,un gruppo,non un individuo..le regole di buon costume,le norme sociali abituali e convenzionali,sono sorte degli aspetti e dalla vita di società..quidni la società,in teoria,è NORMALE!
ma INDIVIDUALMENTE..le singole persone,sono normali?!ovviamente non stiamo parlandi di sani e malati di mente,lì entrano in gioco le patologie,quindi si porterebbe il discorso in un campo scientifico,quando invece direi che qui stiamo filosofeggiando...o forse babbiando..o forse entrambe le cose..
cqm seriamente,non sono secondo voi davvero rare le persone così dette normali?ogni persona che conosco ha qualcosa di "strano",anti convenzionale..o che per meglio dire lo rende unico,distinto dagli altri..particolare..allroa se particolare vuol dire anormale,considerando che tutti siamo particolari,allora siamo anceh tutti anormali..ma se siamo tutti anormali..allora in realtà siamo tutti normali! :lol:
a parte la discussione che sembra demente,spero di essere riuscito a trasmettere uno spunto di riflessione... :roll:
...
e non prendetemi per anormale adesso :cappot:
"Non preoccuparti,è normale"
"Accadrà di certo,è normale"
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Non è un trattato sulla sfumatura dei significati di questo vocabolo:sarebbe un discorso di certo noioso..volevo invece offrire uno spunto di riflessione,che potrebbe rivelarsi costruttivo..
Ponetevi questa domanda: cos'è per voi la normalità? uno standard?una convenzione?uno stato d'animo?
Può avere un significato "probabilistico",per indicare le possibilità che un determinato evento ha di avverarsi...o una convenzione,uno stare alle regole,secondo usi e costumi standardizzati?
ma proviamo a vedere la questione da un altro punto di vista: se esiste la normalità in quanto modo di essere (essere normali),esiste l'opposto:l'essere strano,anormale,strambo,flashato,privo di qualche rotella e/o venerdì,pazzo,matto,personaggio,tipo...ok d'accordo,si potrebbe continuare all'infinito.
allora adesso stabiliamo la "linea di confine":cosa distingue un essere normale da un anormale?quale comportamento ti fa marcare il confine e ti porta a calpestare il terreno dei pazzi?un comportamento strano,per l'appunto..non convenzionale,direbbero gli psicologi forse..
ma chi è che ha prestabilito questi comportamenti anomali?chi ha stilato la lista delle azioni anormali?la società..
ahh,ma quindi la società,un gruppo,non un individuo..le regole di buon costume,le norme sociali abituali e convenzionali,sono sorte degli aspetti e dalla vita di società..quidni la società,in teoria,è NORMALE!
ma INDIVIDUALMENTE..le singole persone,sono normali?!ovviamente non stiamo parlandi di sani e malati di mente,lì entrano in gioco le patologie,quindi si porterebbe il discorso in un campo scientifico,quando invece direi che qui stiamo filosofeggiando...o forse babbiando..o forse entrambe le cose..
cqm seriamente,non sono secondo voi davvero rare le persone così dette normali?ogni persona che conosco ha qualcosa di "strano",anti convenzionale..o che per meglio dire lo rende unico,distinto dagli altri..particolare..allroa se particolare vuol dire anormale,considerando che tutti siamo particolari,allora siamo anceh tutti anormali..ma se siamo tutti anormali..allora in realtà siamo tutti normali! :lol:
a parte la discussione che sembra demente,spero di essere riuscito a trasmettere uno spunto di riflessione... :roll:
...
e non prendetemi per anormale adesso :cappot:
Risposte
Ma dove le trovi franc? :lol:
"il buon senso c'era, ma stava nascosto per paura del senso comune".
Scusate, ma era troppo bella e a tema per non socializzarla!!!
Scusate, ma era troppo bella e a tema per non socializzarla!!!
katia84:
E poi è ovvio che se una cultura prevale nella società per un certo periodo di tempo (storico) questa forma un'idea statica che può, col distacco e il metodo di uno studioso, essere studiata successivamente e analizzata.
esatto è proprio questo il cosiddetto "senso comune" tutto ciò che viene condiviso dai più di una certa società o gruppo sociale, cioè dalla maggiorparte delle persone in un determinato periodo storico. essendo prevalente viene poi utilizzato come parametro valutativo, la normalità in un certo senso viene misurata rapportandola al senso comune prevalente di una società, ma resta sempre una "normalità" propria di quella e solo quella società.
cmq ripeto è un concetto troppo relativo, non ci sono parametri precisi per definire chi è normale e chi non lo sia...si può cercare di misurare quanto il comportamento di un individuo assomigli al comportamento della maggiorparte degli individui del suo stesso gruppo, e quindi quanto quel comportamento rispetti determinati requisiti richiesti da quel gruppo, ma non si può stabilire cos'è la normalità.
è normale un comportamento che risponda ai canoni di un gruppo e solo di quel gruppo, perchè quello stesso comportamento in riferimento ad un altro gruppo probabilmente diventerà anormale.
un esempio stupido...gli americani ci prendono per pazzi perchè mangiamo il coniglio...il che per noi è normale (non per me), noi prendiamo per pazzi i cinesi perchè mangiano il cane, per loro è normale.
la normalità è un concetto soggettivo...chiunque può definirla in modo diverso...
si vede che le studi, cara alice, condivido pienamente la tua opinione tecnica, in qualche modo, e mi ricollego anche a quello che ha detto francesco, chiedendo se un appartenente ad un gruppo si sente normale. certo, in quanto integrato nel gruppo con cui condivide valori e modi di fare e di vedere la realtà si sente "normale". basta semplicemente ribaltare la prospettiva e tutto cambia. In questo sta il paramentro soggettivo della normalità. Ma c'è anche un dato oggettivo, che è quello della società in cui sono inserite le varie sub culture, che da essa vengono giudicate attraverso i propri valori ed ideali. Il problema è veramente complesso,la società (e pertanto l'idea di normalità sociale) muta anche nel tempo oltre che nello spazio. Io non so se però è corretto definirlo un flusso. L'idea lineare mi sa di evolutivo. Forse un ciclo è più corretto. E poi è ovvio che se una cultura prevale nella società per un certo periodo di tempo (storico) questa forma un'idea statica che può, col distacco e il metodo di uno studioso, essere studiata successivamente e analizzata.
io mi ritengo una persona normale e sono felice di esserlo... :D
la questione sulla normalità/anormalità, conformismo/anticonformismo è uno dei principali oggetti di studio della sociologia.
da circa un secolo gli studiosi si interrogano per cercare di definire questo fenomeno...ma questo è uno dei concetti su cui esistono migliaia di definizioni quanti sono gli scienziati che le elaborano, non esiste una definizione univoca. si possono tuttavia trovare degli accordi, e in quanto studiosa di sociologia (non che appassionata)posso riferire che la normalità (com'è stato già detto da altri su questo topic) è assolutamente soggettiva. esiste nella mente di ognuno di noi e si basa su parametri personali. bisogna però considerare che tali parametri personali si sviluppano attraverso la mediazione con la società e soprattutto i gruppi di riferimento. ecco che nasce il senso comune, ovvero credenze e comportamenti condivisi da un certo gruppo sociale ed è in riferimento a tale senso comune che nasce l'idea che ognuno ha della normalità.
quindi ciò che è normale all'interno di una società è spesso anormale in un'altra società (vediamo le differenze tra occidente e oriente, o le usanze delle tribù africane, ecc.), ma anche all'interno della stessa società emergono le cosidette sub-culture, differenze tra gruppi sociali. chi fa parte si un gruppo punk ritiene anormali tutti coloro che non fanno parte e viceversa, per chi fa parte di un clan mafioso è normale uccidere, ecc.
per cui alla fin fine la normalità non è altro che costituita dalle credenze, i comportamenti condivisi dal proprio gruppo di riferimento e da ciò che ci viene trasmesso attraverso la socializzazione primaria durante l'infanzia. è chiaro che ci sono casi di anormalità oggettiva, ma li si fa riferimento a questioni patologiche...e anche qui vorrei sottolineare che una persona psicotica ritiene normale la sua condizione!
scusate se mi sono dilungata ma è un discorso troppo complesso...ma bello!almeno per me che queste cose le studio...
da circa un secolo gli studiosi si interrogano per cercare di definire questo fenomeno...ma questo è uno dei concetti su cui esistono migliaia di definizioni quanti sono gli scienziati che le elaborano, non esiste una definizione univoca. si possono tuttavia trovare degli accordi, e in quanto studiosa di sociologia (non che appassionata)posso riferire che la normalità (com'è stato già detto da altri su questo topic) è assolutamente soggettiva. esiste nella mente di ognuno di noi e si basa su parametri personali. bisogna però considerare che tali parametri personali si sviluppano attraverso la mediazione con la società e soprattutto i gruppi di riferimento. ecco che nasce il senso comune, ovvero credenze e comportamenti condivisi da un certo gruppo sociale ed è in riferimento a tale senso comune che nasce l'idea che ognuno ha della normalità.
quindi ciò che è normale all'interno di una società è spesso anormale in un'altra società (vediamo le differenze tra occidente e oriente, o le usanze delle tribù africane, ecc.), ma anche all'interno della stessa società emergono le cosidette sub-culture, differenze tra gruppi sociali. chi fa parte si un gruppo punk ritiene anormali tutti coloro che non fanno parte e viceversa, per chi fa parte di un clan mafioso è normale uccidere, ecc.
per cui alla fin fine la normalità non è altro che costituita dalle credenze, i comportamenti condivisi dal proprio gruppo di riferimento e da ciò che ci viene trasmesso attraverso la socializzazione primaria durante l'infanzia. è chiaro che ci sono casi di anormalità oggettiva, ma li si fa riferimento a questioni patologiche...e anche qui vorrei sottolineare che una persona psicotica ritiene normale la sua condizione!
scusate se mi sono dilungata ma è un discorso troppo complesso...ma bello!almeno per me che queste cose le studio...
non può dirsi semplicemente che la normalità è un concetto relativo e mutabile nel tempo?
ma bisogna entrare dentro questi elementi comuni. Prendi gli elementi che accomunano la raffigurazione di un'immagine. Durano centinaia di anni prima di essere modificati. La prospettiva non è stata sempre rappresentanta nella stessa maniera, per esempio. Gli stili della scrittura cambiano. Le leggi fissate nei diversi stati, e lo stesso concetto di stato e soggetto a lente revisioni. Al centro di ogni epoca si è ritenuto che ciascuno dei precedenti esempi fosse normale, ed anormale chi ne valicava i confini. Guardandolo con occhio disincantato tutto diventa un flusso!
La normalità è un concetto valido solo introducendo la staticità. Nel tempo praticamente scompare.
La normalità è un concetto valido solo introducendo la staticità. Nel tempo praticamente scompare.
secondo me la normalità indica tutto ciò che è diffuso, comune, tradizionalmente e uniformemente accettato ...faccio un esempio terra terra...è normale che un essere umano abbia due mani 10 dita due gambe una testa ecc...dunque la normalità esiste ed è giusto che debba esistere...
ma allo stesso tempo penso che partendo da una base di normalità, di elementi comuni...in ognuno di noi siano presenti degli elementi particolari che possono renderci anormali nel senso di non comuni ....
quindi in se i concetti di normalità /anormalità a mio parere non indicano un giudizio di valore
ma allo stesso tempo penso che partendo da una base di normalità, di elementi comuni...in ognuno di noi siano presenti degli elementi particolari che possono renderci anormali nel senso di non comuni ....
quindi in se i concetti di normalità /anormalità a mio parere non indicano un giudizio di valore
Ok, a nessuno piace essere "normali", ma tutti accettiamo che questo canone esista. L'esempio delle gang è centrale. Le gang dall'esterno appaiono non normali, ma all'interno i suoi sostenitori si omologano a comportamenti omogenei. Sono quindi normali nel proprio sottogruppo? Insomma Reina si ritiene normale rispetto alla famiglia?
Normalità? NO GRAZIE!
Bhe Guido trovo il tuo post interessante così come quelli degli altri.
Bella domanda la tua...cos'è "normale"? Probabilmente quello che rientra entro determinati standard stabiliti dalla maggioranza. Credo che ognuno di noi abbia dentro di se un suo concetto di normalità, che si avvicina o discosta da cio che comunemente viene definito tale. Personalmente credo che l'opinione comune tenda a definire "normali" quasi tutti tranne quei soggetti che si reputano "devianti". Il discorso è capire quale sia il grado di "devianza" tollerato prima di essere considerati "anormali".
Non mi pongo più di tanto il problema di essere definita normale o meno, perchè a meno di casi eclatanti, reputo la normalità un qualcosa che possa interpretato in modo soggettivo.
Probabilmente non tutti condivideranno il mio pensiero....ma questo credo rientri nella "normalità" di una discussione aperta a tutti :wink: .
Bella domanda la tua...cos'è "normale"? Probabilmente quello che rientra entro determinati standard stabiliti dalla maggioranza. Credo che ognuno di noi abbia dentro di se un suo concetto di normalità, che si avvicina o discosta da cio che comunemente viene definito tale. Personalmente credo che l'opinione comune tenda a definire "normali" quasi tutti tranne quei soggetti che si reputano "devianti". Il discorso è capire quale sia il grado di "devianza" tollerato prima di essere considerati "anormali".
Non mi pongo più di tanto il problema di essere definita normale o meno, perchè a meno di casi eclatanti, reputo la normalità un qualcosa che possa interpretato in modo soggettivo.
Probabilmente non tutti condivideranno il mio pensiero....ma questo credo rientri nella "normalità" di una discussione aperta a tutti :wink: .
secondo me, la normalità non esiste.. essa è solo una convenzione che l'uomo e la sociètà hanno creato per dare un "parametro" delle cose.. solo per mettere dei puntini sulle "i" dove occorreva e per dare una "linea guida" agli esseri umani.. quindi hanno creato degli standard, con cui ogni essere umano può confrontarsi e, nei peggiori dei casi, rendersi uguale ad esso.
è stato creato tutto ciò, per dare delle risposte, ove risposte definitive, vere e concrete, non possono essere date..
ma, l'uomo alle volte è sciocco e pur di non ragionare con la propria testa si fa plagiare dalla società in cui vive..
così, entra in confusione e si sente anormale appena pensa a qualcosa che normalmente gli altri non penserebbero.. il che è una cosa sciocca.. perché non si può sapere se qualcuno ha mai pensato ciò che noi abbiamo pensato..
In realtà, credo che non potendo esistere la normalità, non possa esistere l' anormalità perchè essa, a sua volta è stata concepita in riferimento alla normalità, quindi, non esistendo l'una non può esistere il suo opposto..
ovviamente, anche l'anormalità è un concetto che si è instaurato per dare un'idea di cosa si deve fare per essere accettati dalla società e cosa non si deve fare..
In conclusione, non esistono persone normali nè persone anormali, ma solo persone che seguono tutti i parametri della società e chi, invece no, ed infine esistono persone, che sono la maggior parte, che non segue tutti i parametri, ma solo alcuni.
Inoltre, usiamo questo vocabolo solo per sentirci più sicuri di quello che siamo.. infatti, se troviamo altri che la pensano come noi (ecco che si forma un gruppo), ci sentiamo meno inadeguati, rispetto alla società e quindi meno soli..
ma tutto è solo una dolce e tenera illusione..
secondo me, non si può classificare una persona in "anormale" o "normale", sarebbe troppo semplice come cosa, bisogna solo osservare i vari tipi di vita che esistono e trovare quello più consono al proprio carattere e alla propria filosofia di vita.
ps: ed io concordo con quello che dice FrancescoM: "Apriamoci dunque alle diversità, arricchiamoci delle stramberie e saremo sempre migliori, individualmente e socialmente."
è un consiglio da seguire...
Anch'io, come ha scritto NemoX351, credo che la normalità sia solo un limite che l'uomo pone al suo pensiero, ma credo che non è l'uomo ad avere bisogno del concetto di normalità.. perchè non vedo come sia utile essere in possesso di qualcosa che non esiste...
forse, colui che ne ha bisogno, o crede di averne, è solo la sociètà... che infatti, è la prima "cosa" che "limita" ogni essere umano.
è stato creato tutto ciò, per dare delle risposte, ove risposte definitive, vere e concrete, non possono essere date..
ma, l'uomo alle volte è sciocco e pur di non ragionare con la propria testa si fa plagiare dalla società in cui vive..
così, entra in confusione e si sente anormale appena pensa a qualcosa che normalmente gli altri non penserebbero.. il che è una cosa sciocca.. perché non si può sapere se qualcuno ha mai pensato ciò che noi abbiamo pensato..
In realtà, credo che non potendo esistere la normalità, non possa esistere l' anormalità perchè essa, a sua volta è stata concepita in riferimento alla normalità, quindi, non esistendo l'una non può esistere il suo opposto..
ovviamente, anche l'anormalità è un concetto che si è instaurato per dare un'idea di cosa si deve fare per essere accettati dalla società e cosa non si deve fare..
In conclusione, non esistono persone normali nè persone anormali, ma solo persone che seguono tutti i parametri della società e chi, invece no, ed infine esistono persone, che sono la maggior parte, che non segue tutti i parametri, ma solo alcuni.
Inoltre, usiamo questo vocabolo solo per sentirci più sicuri di quello che siamo.. infatti, se troviamo altri che la pensano come noi (ecco che si forma un gruppo), ci sentiamo meno inadeguati, rispetto alla società e quindi meno soli..
ma tutto è solo una dolce e tenera illusione..
secondo me, non si può classificare una persona in "anormale" o "normale", sarebbe troppo semplice come cosa, bisogna solo osservare i vari tipi di vita che esistono e trovare quello più consono al proprio carattere e alla propria filosofia di vita.
ps: ed io concordo con quello che dice FrancescoM: "Apriamoci dunque alle diversità, arricchiamoci delle stramberie e saremo sempre migliori, individualmente e socialmente."
è un consiglio da seguire...
Anch'io, come ha scritto NemoX351, credo che la normalità sia solo un limite che l'uomo pone al suo pensiero, ma credo che non è l'uomo ad avere bisogno del concetto di normalità.. perchè non vedo come sia utile essere in possesso di qualcosa che non esiste...
forse, colui che ne ha bisogno, o crede di averne, è solo la sociètà... che infatti, è la prima "cosa" che "limita" ogni essere umano.
io non sono normale. meglio cosi, và ...
alla parola normalità associo l'ortodossia del gruppo sociale dominante, e queste 4 parole, messe insieme, mi fanno quasi paura ...
sinceramente spero che non esista nessuno "normale" e che la normalità sia solo una semplificazione ad uso degli istituti di statistica.
(non me ne voglia chiunque si sente "normale", ha tutto il diritto di sentirsi e di agire come meglio crede, così come io penso di avere il diritto di pensare quanto sta scritto sopra). :)
alla parola normalità associo l'ortodossia del gruppo sociale dominante, e queste 4 parole, messe insieme, mi fanno quasi paura ...
sinceramente spero che non esista nessuno "normale" e che la normalità sia solo una semplificazione ad uso degli istituti di statistica.
(non me ne voglia chiunque si sente "normale", ha tutto il diritto di sentirsi e di agire come meglio crede, così come io penso di avere il diritto di pensare quanto sta scritto sopra). :)
Ma franc non è detto che nessuno legga il tuo post, in base a quale presupposto credi che la tua pedanteria sia meno interessante (o anomala) di altri post più brevi? Personalmente trovo che un'idea di normalità si formi in noi anche indipendentemente dal gruppo in cui siamo inseriti. faccio l'esempio delle bande di ragazzini, società piuttosto chiuse, con propria musica, modo di vestire, di parlare (slang), che tuttavia non si vuole configurare come normale nei confronti del resto della società ma amerebbe invece essere "diversa" ed è proprio per questo che spesso mette in atto comportamenti che per il resto della gente "normale" sono strani, quando addirittura non sconfinano nel criminale.
La questione si fa più complessa se guardiamo dal punto di vista sociologico alle varie culture presenti nella società mondiale. mi riferisco alla frattura centro-periferia o Nord-Sud e a quella ben più ideologica Est-Ovest (USA-URSS) che oggi si è riconvertita in Oriente-Occidente, e agli influssi delle varie religioni e dell'economia sul tessuto sociale. se definiamo normale chi rispetta le convenzioni sociali, qualsasi esse siano, e anormale tutti gli altri allora penso che il discorso soggettivo viene a cadere. ma la questione è lunga e complessa, sia che la prendiamo sotto l'aspetto sociologico che filosofico. cerchiamo però di non cadere nel relativismo. Mushin tu puoi citare tutto ciò che vuoi io non ti ho rimproverato :wink: (e comunque vedo che non ti ho impedto di rifarti all'approccio strutturazionista!!!)
La questione si fa più complessa se guardiamo dal punto di vista sociologico alle varie culture presenti nella società mondiale. mi riferisco alla frattura centro-periferia o Nord-Sud e a quella ben più ideologica Est-Ovest (USA-URSS) che oggi si è riconvertita in Oriente-Occidente, e agli influssi delle varie religioni e dell'economia sul tessuto sociale. se definiamo normale chi rispetta le convenzioni sociali, qualsasi esse siano, e anormale tutti gli altri allora penso che il discorso soggettivo viene a cadere. ma la questione è lunga e complessa, sia che la prendiamo sotto l'aspetto sociologico che filosofico. cerchiamo però di non cadere nel relativismo. Mushin tu puoi citare tutto ciò che vuoi io non ti ho rimproverato :wink: (e comunque vedo che non ti ho impedto di rifarti all'approccio strutturazionista!!!)
A grandi linee si considera normale ciò che è comunemente accettato dalla società contemporanea - e sottolineo contemporanea.. e comunque per estensione si considera normale ciò che non è patologico.
Ma la normalità è solo una comoda invenzione dell'uomo, che basa molti dei suoi pensieri su processi di classificazione, la quale spesso è una classificazione imposta e mai personale.. ma questo chiaramente ha un suo significato razionale.
La borderline tra normalità e non, dovrebbe presentare caratteri più personali, ma essendo frutto della classificazione precedente è anch'essa un'invenzione - non più dell'uomo in generale - ma dell'uomo in quanto singolo più o meno uniformato.
Ecco ora siccome vi ho annoiato tutti, riassumo in una frase: assumere per reale e assoluto il concetto di normalità equivale a limitare il pensiero. Comunque, credo che l'uomo abbia "bisogno" del concetto di normalità.
Io la penso così.
:wink:
Ma la normalità è solo una comoda invenzione dell'uomo, che basa molti dei suoi pensieri su processi di classificazione, la quale spesso è una classificazione imposta e mai personale.. ma questo chiaramente ha un suo significato razionale.
La borderline tra normalità e non, dovrebbe presentare caratteri più personali, ma essendo frutto della classificazione precedente è anch'essa un'invenzione - non più dell'uomo in generale - ma dell'uomo in quanto singolo più o meno uniformato.
Ecco ora siccome vi ho annoiato tutti, riassumo in una frase: assumere per reale e assoluto il concetto di normalità equivale a limitare il pensiero. Comunque, credo che l'uomo abbia "bisogno" del concetto di normalità.
Io la penso così.
:wink:
Sono in aperto disaccordo con Syria86. Ponendolo come tu lo poni dai per scontato che la "normalità" esista ma che tutti siamo un po anormali. Ma non si spiega cosa si intende per normalità.
Quella di Mushin mi sembra davvero calzante. Tuttavia entriamo nello sconfinato mondo della filosofia e certo il dibattito non si esaurisce li dove mushin lo interrompe. Certo è che quanto proposto da Grandeturco da sempre pare essere il dibattito dei dibattiti in ambito filosofico e si apre a mille soluzioni. La domanda base è se l'io sia dato a priori o sia lo specchio del "voi". E nell'uno come nell'altro caso lunga è la via per una definizione. Districandosi nel complesso mondo del come si forma la percezione di se, si arriva all'apice riuscendo a rispondere alle fatali domande: sono come gli altri? Ma gli altri chi?
Gli altri sono comunque (è questo il mio modo di vedere) un insieme chiuso di soggetti (la comunità dei propri amici ad esempio) dai quali si prendono alcune variabili che appaiono più significative descrivendole statisticamente e inferendo sul prossimo sviluppo delle medesime. Fin quando ci sentiamo simili, in media, con il gruppo di riferimento siamo "normali".
Dove andiamo, quale sia cioè la direzione del nostro sviluppo personale, è quindi influenzato dal gruppo che osserviamo!
So che questo post non sarà letto, ed è per questo che proseguo pedantemente...la società ha bisogno di diversità, ha bisogno che ciascuno comunichi le esperienze provenienti da tentativi diversi di vivere la vita. Così facendo, non seguendo il main stream, otterremo un sempre maggiore bagaglio di conoscenze che ci permetterà di scegliere tra tanti percorsi potenziali quello che più ci appare interessante ed il criterio di normalità andrà ad appiattirsi sempre più fino a sparire (in una retta la normalità ...non ha senso). Apriamoci dunque alle diversità, arricchiamoci delle stramberie e saremo sempre migliori, individualmente e socialmente.
Quella di Mushin mi sembra davvero calzante. Tuttavia entriamo nello sconfinato mondo della filosofia e certo il dibattito non si esaurisce li dove mushin lo interrompe. Certo è che quanto proposto da Grandeturco da sempre pare essere il dibattito dei dibattiti in ambito filosofico e si apre a mille soluzioni. La domanda base è se l'io sia dato a priori o sia lo specchio del "voi". E nell'uno come nell'altro caso lunga è la via per una definizione. Districandosi nel complesso mondo del come si forma la percezione di se, si arriva all'apice riuscendo a rispondere alle fatali domande: sono come gli altri? Ma gli altri chi?
Gli altri sono comunque (è questo il mio modo di vedere) un insieme chiuso di soggetti (la comunità dei propri amici ad esempio) dai quali si prendono alcune variabili che appaiono più significative descrivendole statisticamente e inferendo sul prossimo sviluppo delle medesime. Fin quando ci sentiamo simili, in media, con il gruppo di riferimento siamo "normali".
Dove andiamo, quale sia cioè la direzione del nostro sviluppo personale, è quindi influenzato dal gruppo che osserviamo!
So che questo post non sarà letto, ed è per questo che proseguo pedantemente...la società ha bisogno di diversità, ha bisogno che ciascuno comunichi le esperienze provenienti da tentativi diversi di vivere la vita. Così facendo, non seguendo il main stream, otterremo un sempre maggiore bagaglio di conoscenze che ci permetterà di scegliere tra tanti percorsi potenziali quello che più ci appare interessante ed il criterio di normalità andrà ad appiattirsi sempre più fino a sparire (in una retta la normalità ...non ha senso). Apriamoci dunque alle diversità, arricchiamoci delle stramberie e saremo sempre migliori, individualmente e socialmente.
Gaf prima cosa: che ti sei fumato??? :yeah:
Seconda cosa :D Son d'accordo con te sul fatto che la normalità è una convenzione dettata dalla società.. e secondo me una persona "normale" non esiste.. abbiamo tutti (me compresa) qualcosa di particolare, un atteggiamento, una sfumatura del carattere, un'abitudine particolare, che ci distingue dagli altri.. E' forse l'estremismo in qualcosa che facciamo? Una persona magari "normale" su tutti i fronti, si scopre che fa qualcosa di assurdo.. tipo muovere il mouse col piede :D Ed ecco che la nostra persona "normale" non lo è più.. quindi per me un pizzico di anormalità ce l'abbiamo tutti, poi c'è chi ne ha di più, chi meno, o chi lo ha come hai detto anche tu, come problema mentale.. :wink:
Seconda cosa :D Son d'accordo con te sul fatto che la normalità è una convenzione dettata dalla società.. e secondo me una persona "normale" non esiste.. abbiamo tutti (me compresa) qualcosa di particolare, un atteggiamento, una sfumatura del carattere, un'abitudine particolare, che ci distingue dagli altri.. E' forse l'estremismo in qualcosa che facciamo? Una persona magari "normale" su tutti i fronti, si scopre che fa qualcosa di assurdo.. tipo muovere il mouse col piede :D Ed ecco che la nostra persona "normale" non lo è più.. quindi per me un pizzico di anormalità ce l'abbiamo tutti, poi c'è chi ne ha di più, chi meno, o chi lo ha come hai detto anche tu, come problema mentale.. :wink:
Secondo me è tutto soggettivo (a livello cognitivo la "normalità" è un'espressione soggettiva). La società detta dei paramentri oggettivi nel senso di "maggioranza di soggettività che concordano" sul parametro. Il raccordo fra la mia percezione ed il parametro sociale è una dinamica strutturazionista (società e individuo si influenzano a vicenda come struttura e agente in un meccanismo di equilibrio riflessivo). Ovviamente è solo una mia opinione. Non cito nessuno prima che qualcuno poi mi accusa di sproloquio da tarda ora... (ogni riferimento a katia84 è puramente casuale :wink: )