Campi di concentramento britannici
la notizia pubblicata dal the guardian e riportata dal corriere è sconvolgente
leggete: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/04_Aprile/03/lager.shtml
leggete: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/04_Aprile/03/lager.shtml
Risposte
adesso di certo non voglio paragonare i lager nazisti o i gulag sovietici con le porcheria fatte dall'occidente ma è giusto che ci sia la consapevolezza di sapere che molti paesi occidentali si sono comportati in maniera vergognosa ed incivile
davvero scioccante
L'articolo è shoccante e devo dire che non ne sapevvo nulla...
E no, non trovo il riferimento a Guantanamo strumentale. Sei sempre sulla difensiva capo. :arrow:
E no, non trovo il riferimento a Guantanamo strumentale. Sei sempre sulla difensiva capo. :arrow:
Da Guantanamo il manuale segreto
Nel 2003 esportate in Iraq le 20 regole per gli interrogatori: «Privazione del sonno e bombardamento sonoro»
La Cia voleva sapere di più e il Pentagono ha fatto in modo di soddisfare la richiesta. Esportando ad Abu Ghraib le tecniche usate a Guantanamo. Un sistema sicuro. Provato su molti dei 600 detenuti sospettati di appartenere ad Al Qaeda e spediti nella base caraibica. Una procedura composta da una ventina di «metodi» che avrebbero sciolto la lingua alle vittime del trattamento. Una missione affidata ad uno specialista: il generale Geoffrey Miller, comandante nel 2003 di Guantanamo. Inviato in Iraq, l’alto ufficiale ispeziona la prigione di Abu Ghraib suggerendo cosa fare per «estrarre» dai prigionieri le informazioni necessarie. Miller, come racconta il «New Yorker», sottolinea come la detenzione debba essere «mirata, soprattutto, agli interrogatori e alla raccolta di informazioni necessarie per la guerra».
Prima del conflitto, invece, l’obiettivo era raccogliere dati su Al Qaeda e dunque le stesse tecniche erano state applicate sui personaggi di spicco della rete terroristica caduti in mano americana. Una mano pesante che doveva, da un lato, smantellare la struttura guidata da Osama Bin Laden e, dall’altra, sventare possibili nuovi attacchi. In nome dell’emergenza e dell’urgenza i generali, imitati dai loro sottoposti, non hanno più badato ai controlli. Così, tanto in Afghanistan che in Iraq, i soldati che dovevano interrogare i prigionieri si sentivano liberi di fare quello che volevano. Se si aggiunge poi l’impiego di personale non particolarmente addestrato e di guardie fornite da società private si possono comprendere gli esiti terrificanti.
Il quotidiano «Washington Post» individua nell’aprile 2003 il momento chiave.Il Pentagono redige l’elenco delle tecniche e le fornisce ai secondini di Abu Ghraib. I soldati sono autorizzati ad esercitare pressioni psicologiche pesanti ma si sottolinea che per i metodi più duri è necessaria la luce verde del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.
Nella lista passata ai secondini si precisa ciò che è autorizzato:
1) Privazione del sonno. 2) Esposizione del detenuto a sbalzi di temperatura estremi. 3) Bombardamento «sonoro» all’interno della cella. 4) Luci accese notte e giorno nella cella. 5) Cappuccio in testa al prigioniero. 6) Tenere il detenuto nudo, magari in presenza di donne-soldato. 7) Costringerlo a subire perquisizioni e controlli da parte delle donne-soldato. 8) Spezzare il suo equilibrio biologico, facendogli perdere il senso del tempo. 9) Tenerlo in posizione di stress per fiaccare la sua resistenza.
«Volevamo trovare un mezzo legale per incrementare la pressione - ha raccontato uno dei legali che collaborarono con il Pentagono - e volevamo un po’ più di libertà di manovra di quella che c’è in una prigione negli Stati Uniti, ma non la tortura».
Ad uno degli esperti venne in mente la scena del film «Gli intoccabili» nella quale un poliziotto - interpretato da Sean Connery - durante l’interrogatorio del cassiere di Al Capone scarica il suo revolver sul corpo di un mafioso già morto. Ma il detenuto non lo sa e, spaventato, collabora. Dopo un consulto, gli specialisti decidono però di accantonare questo trucco.
Il portavoce del Dipartimento della Difesa, Bryan Whitman, ha cercato di circoscrivere il ricorso alle pressioni estreme. Si è trattato di procedure «controllate in modo stretto, limitate nella durata e negli obiettivi, usate raramente e approvate su base individuale». Per il funzionario sarebbero state applicate nei confronti di «combattenti illegali» che potevano fornire informazioni utili «sugli attentati che hanno causato la morte di tremila persone».
Con il passare del tempo, ammettono al Pentagono,le tecniche indicate dalla lista sono state usate in Iraq su «prigionieri importanti», ossia elementi che appartenevano alla guerriglia o a gruppi terroristici . Ma anche in questo caso il problema è legato alla catena di comando. Se esiste e si è imposta delle regole ha la possibilità di impedire gli abusi. In caso contrario - ed è quello che è avvenuto a Bagdad - l’iniziativa viene lasciata agli uomini sul campo, che non si preoccupano troppo delle regole.
Sopra tutto la ricerca spasmodica di informazioni ritenute indispensabili dagli apparati di sicurezza americani. Notizie da ottenere a qualsiasi costo. Dove si potevano comprare sono state acquistate, dove non si poteva sono state estorte con la forza. A Guantanamo lo hanno fatto in nome della lotta al terrore. Ad Abu Ghraib non avevano neppure quella.
Nel 2003 esportate in Iraq le 20 regole per gli interrogatori: «Privazione del sonno e bombardamento sonoro»
La Cia voleva sapere di più e il Pentagono ha fatto in modo di soddisfare la richiesta. Esportando ad Abu Ghraib le tecniche usate a Guantanamo. Un sistema sicuro. Provato su molti dei 600 detenuti sospettati di appartenere ad Al Qaeda e spediti nella base caraibica. Una procedura composta da una ventina di «metodi» che avrebbero sciolto la lingua alle vittime del trattamento. Una missione affidata ad uno specialista: il generale Geoffrey Miller, comandante nel 2003 di Guantanamo. Inviato in Iraq, l’alto ufficiale ispeziona la prigione di Abu Ghraib suggerendo cosa fare per «estrarre» dai prigionieri le informazioni necessarie. Miller, come racconta il «New Yorker», sottolinea come la detenzione debba essere «mirata, soprattutto, agli interrogatori e alla raccolta di informazioni necessarie per la guerra».
Prima del conflitto, invece, l’obiettivo era raccogliere dati su Al Qaeda e dunque le stesse tecniche erano state applicate sui personaggi di spicco della rete terroristica caduti in mano americana. Una mano pesante che doveva, da un lato, smantellare la struttura guidata da Osama Bin Laden e, dall’altra, sventare possibili nuovi attacchi. In nome dell’emergenza e dell’urgenza i generali, imitati dai loro sottoposti, non hanno più badato ai controlli. Così, tanto in Afghanistan che in Iraq, i soldati che dovevano interrogare i prigionieri si sentivano liberi di fare quello che volevano. Se si aggiunge poi l’impiego di personale non particolarmente addestrato e di guardie fornite da società private si possono comprendere gli esiti terrificanti.
Il quotidiano «Washington Post» individua nell’aprile 2003 il momento chiave.Il Pentagono redige l’elenco delle tecniche e le fornisce ai secondini di Abu Ghraib. I soldati sono autorizzati ad esercitare pressioni psicologiche pesanti ma si sottolinea che per i metodi più duri è necessaria la luce verde del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.
Nella lista passata ai secondini si precisa ciò che è autorizzato:
1) Privazione del sonno. 2) Esposizione del detenuto a sbalzi di temperatura estremi. 3) Bombardamento «sonoro» all’interno della cella. 4) Luci accese notte e giorno nella cella. 5) Cappuccio in testa al prigioniero. 6) Tenere il detenuto nudo, magari in presenza di donne-soldato. 7) Costringerlo a subire perquisizioni e controlli da parte delle donne-soldato. 8) Spezzare il suo equilibrio biologico, facendogli perdere il senso del tempo. 9) Tenerlo in posizione di stress per fiaccare la sua resistenza.
«Volevamo trovare un mezzo legale per incrementare la pressione - ha raccontato uno dei legali che collaborarono con il Pentagono - e volevamo un po’ più di libertà di manovra di quella che c’è in una prigione negli Stati Uniti, ma non la tortura».
Ad uno degli esperti venne in mente la scena del film «Gli intoccabili» nella quale un poliziotto - interpretato da Sean Connery - durante l’interrogatorio del cassiere di Al Capone scarica il suo revolver sul corpo di un mafioso già morto. Ma il detenuto non lo sa e, spaventato, collabora. Dopo un consulto, gli specialisti decidono però di accantonare questo trucco.
Il portavoce del Dipartimento della Difesa, Bryan Whitman, ha cercato di circoscrivere il ricorso alle pressioni estreme. Si è trattato di procedure «controllate in modo stretto, limitate nella durata e negli obiettivi, usate raramente e approvate su base individuale». Per il funzionario sarebbero state applicate nei confronti di «combattenti illegali» che potevano fornire informazioni utili «sugli attentati che hanno causato la morte di tremila persone».
Con il passare del tempo, ammettono al Pentagono,le tecniche indicate dalla lista sono state usate in Iraq su «prigionieri importanti», ossia elementi che appartenevano alla guerriglia o a gruppi terroristici . Ma anche in questo caso il problema è legato alla catena di comando. Se esiste e si è imposta delle regole ha la possibilità di impedire gli abusi. In caso contrario - ed è quello che è avvenuto a Bagdad - l’iniziativa viene lasciata agli uomini sul campo, che non si preoccupano troppo delle regole.
Sopra tutto la ricerca spasmodica di informazioni ritenute indispensabili dagli apparati di sicurezza americani. Notizie da ottenere a qualsiasi costo. Dove si potevano comprare sono state acquistate, dove non si poteva sono state estorte con la forza. A Guantanamo lo hanno fatto in nome della lotta al terrore. Ad Abu Ghraib non avevano neppure quella.
Non si legge...cmq leggi qui:
"Il capo dell'antiterrorismo belga, dicasi belga, ha visitato Guantanamo con una delegazione Osce e ha detto che qui i detenuti sono trattati meglio che nelle carceri belghe: "E' una prigione modello" e varie altre cose di questo tipo. Naturalmente, come scrivo da tre anni, dice anche che l'unico problema è quello della detenzione senza futuro, essa stessa "una tortura mentale". Torture fisiche non ce ne sono, al contrario di quanto si è detto in tutti questi anni. Secondo: decine di detenuti di Guantanamo chiedono di non essere rilasciati.
"Il capo dell'antiterrorismo belga, dicasi belga, ha visitato Guantanamo con una delegazione Osce e ha detto che qui i detenuti sono trattati meglio che nelle carceri belghe: "E' una prigione modello" e varie altre cose di questo tipo. Naturalmente, come scrivo da tre anni, dice anche che l'unico problema è quello della detenzione senza futuro, essa stessa "una tortura mentale". Torture fisiche non ce ne sono, al contrario di quanto si è detto in tutti questi anni. Secondo: decine di detenuti di Guantanamo chiedono di non essere rilasciati.
beltipo:
Si parlava dei campi inglesi, trovo strumentale il riferimento a Guantanamo...
non mi sembra strumentale come riferimento...
O che realmente pensi che ci sono quelli senza cibo, senza acqua, frustati a sangue ecc...
poco cambia dalla relatà dei fatti!!! :?
ecco cosa succedeva a guantanamo:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2004/05_Maggio/10/manuale.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2004/05_Maggio/10/manuale.shtml
Si parlava dei campi inglesi, trovo strumentale il riferimento a Guantanamo..non dirmi di no. O che realmente pensi che ci sono quelli senza cibo, senza acqua, frustati a sangue ecc...
il new york times fu lo stesso giornale che pubblicò le foto delle torture di guantanamo,cmq Berlusconi non c'entra nulla( a meno ke si scoprano campi di concentramento italiani)
si sta parlando di campi di prigionia non delle elezioni del 9/10 Aprile
si sta parlando di campi di prigionia non delle elezioni del 9/10 Aprile
eccola la trappola...dicevo io che non poteva essere una discussione senza citare Berlusconi, gli Usa, ecc ecc ecc...
Cmq per tua informazione, a Guantanamo c'è gente che ha chiesto di restare. Come sempre Google per credere..un ottimo articolo mi pare sia sul new york post..o times? non ricordo..
Cmq per tua informazione, a Guantanamo c'è gente che ha chiesto di restare. Come sempre Google per credere..un ottimo articolo mi pare sia sul new york post..o times? non ricordo..
sarei curioso di sapere cosa succede esattamente nella base U.S.A. di Guantanamo :roll:
semplicemente assurdo...e si battevano contro questo!!! 8O :x
anch'io...
Già ho letto con orrore...