U.D.C. : cosa sta succeddendo a questo partito?
Che ne pensate delle scelte dell'U.d.c. e della fuoriuscita dalla CDL?
Risposte
udc: questo sconosciuto! se solo lo si conoscesse meglio!
Date a Cesa… da linus.net
Quando, il 27 ottobre 2005, l'Udc cambia segretario sostituendo il troppo indipendente Marco Follini con il carneade Lorenzo Cesa, nelle redazioni dei giornali serpeggia il panico: oddìo, e chi sarà mai costui? In effetti è arduo trovare qualcosa di memorabile, o almeno di notevole, nella grigia biografia di quest'uomo senza qualità, eccetto quella dell'obbedienza. Eppure, se all'arte della politica questo democristiano doc nato nel 1951 ad Arcinazzo, fedelissimo della corrente forlaniana, ha dato pochino, alle cronache giudiziarie non ha fatto mancare quasi nulla. Un arresto, vari avvisi di garanzia, un'assoluzione per un cavillo e un'inchiesta tuttora in corso. C'è chi ha fatto di meglio ma, si sa, ciascuno dà secondo le sue possibilità.
La prima volta che il suo nome compare sull'archivio Ansa è il 26 giugno 1989, quando la Dc lo spedisce a Palermo, come vicepresidente della commissione tesseramento, per indagare sullo scandalo delle tessere gonfiate del partito (in Sicilia si iscrivevano anche i morti). Già allora, alla tenera età di 38 anni, Cesa è l'uomo giusto al posto giusto: tre anni dopo infatti, una volta eletto consigliere comunale, la Procura di Roma chiede il suo rinvio a giudizio per abuso d'ufficio, insieme agli altri consiglieri e all'intera giunta del sindaco Franco Carraro, per un finanziamento di 90 miliardi di lire concesso a un'azienda per il censimento del patrimonio immobiliare del Comune. Il processo finisce nel nulla, ma indica comunque una vocazione.
Il 6 marzo 1993, altra citazione sull'Ansa: "Ricercato consigliere comunale di Roma, considerato dagli inquirenti un tramite per la raccolta di tangenti tra le strutture dell'Anas e gli imprenditori: è Lorenzo Cesa". Due giorni dopo, tutto è bene quel che finisce bene: "Si è conclusa la latitanza del consigliere Cesa, che si è consegnato nell'ufficio del pm e, dopo tre ore di interrogatorio, è stato tradotto nel carcere di Regina Coeli". Accusato di essere il pony express delle mazzette pagate dai costruttori autostradali al ministro dei Lavori pubblici nonché presidente dell'Anas Gianni Prandini, e inseguito da un'altra richiesta d'arresto del pool di Milano per un miliardo di mazzette, Cesa confessa. Ma non tutto. Il resto se lo ricorda in carcere dove, dopo qualche giorno al fresco, la memoria torna a funzionargli a meraviglia. Così chiama il gip e mette a verbale: "Intendo puntualizzare alcuni episodi che non ho riferito al pm. Episodi analoghi a quelli che mi sono stati contestati e che non ho riferito perché, per comprensibili ragioni, ero stordito e frastornato. Oggi mi sento più sereno e intendo svuotare il sacco...".
Esistono vari modi per annunciare la propria collaborazione. Uno può dire: intendo parlare, o confessare, o liberarmi, o collaborare con la giustizia. Lui invece dice "svuotare il sacco", nel linguaggio della mala. Più che un forlaniano, pare Pietro Gambadilegno. E confessa di essere stato il portaborse, anzi il portamazzette del potente ministro Gianni Prandini, bresciano, detto "Prendini" per una certa qual arte prensile in fatto di tangenti. "In quanto aderente alla corrente forlaniana - racconta Cesa - ricevetti un notevolissimo sostegno da parte dei big della corrente stessa, il che mi portò all'elezione nel Comune e a farmi conoscere nell'ambiente degli imprenditori come democristiano particolarmente collegato con Forlani e in particolare con Prandini… Naturalmente le conseguenze sono comprensibili: dal giorno della mia elezione a consigliere le richieste che mi piovevano addosso erano continue". Richieste di elaborazioni ideali, politiche e progettuali? Nossignori: "Richieste di miei interventi al ministero dei Lavori pubblici per la sistemazione delle faccende più svariate".
Cesa, del resto, di edilizia se ne intende. Ha lavorato all'Iri, poi alla Federlazio, e fa parte della commissione urbanistica del Comune di Roma. Conosce gli imprenditori e gli imprenditori conoscono lui. Il primo a farsi avanti, secondo i suoi ricordi, fu "un mio paesano di Arcinazzo, dipendente della società Gico dell'ingegner Ugo Cozzani: mi disse che l'ingegnere voleva parlarmi. Gli risposi che ero disponibile". Lo sventurato rispose. Cozzani stava costruendo una strada per l'Anas in Basilicata e voleva costruirne un'altra lì vicino: "Si trattava di ottenere dal ministero l'inserimento all'ordine del giorno e quindi la conclusione della pratica mediante trattativa privata e consequenziale affidamento dei lavori". Gare d'appalto, nemmeno a parlarne. Trattativa privata agli amici degli amici.
Mentre Cesa porta l'ambasciata di Cozzani al ministero, incontra l'ingegner Antonio Crespo, direttore generale dell'Anas (che finirà pure lui in carcere), che gli parla un gran bene di Cozzani: "Mi disse che si trattava di una ditta seria e affidabile, per cui potevo stare tranquillo. Aggiunse che dovevo parlarne con il ministro per definire la pratica, trattandosi di persona per bene". Crespo, che verrà arrestato, assicura a Cesa, che verrà arrestato, che Cozzani, che verrà arrestato, è una persona perbene. Insomma, siamo fra galantuomini.
Rassicurato, Cesa segnala la pratica a Prandini: "Chiesi al ministro che cosa dovevo riferire al Cozzani e mi sentii rispondere che gli dovevo chiedere il 5 per cento dell'importo dell'appalto. Dopo qualche cda dell'Anas, i lavori furono affidati al Cozzani". Il quale, a quel punto, deve sganciare il 5 per cento. S'incontra con Cesa in piazza del Popolo e insieme i due vanno nello studio di "Prendini" in via del Corso: "Io - ricorda il futuro segretario dell'Udc - prelevai la borsa che mi consegnò contenente il denaro e di cui non contai il quantitativo (pareva brutto, fra "persone perbene", ndr). Da solo mi portai nell'ufficio del ministro, nelle cui mani consegnai la capiente borsa. Trattavasi di una borsa in plastica rigida di colore grigio piuttosto spessa. Quando scesi, subito dopo, andai con il Cozzani a consumare un caffè. Al ministro dissi semplicemente, nel consegnargli la borsa, che si trattava del 'pensiero' del Cozzani per il lavoro che stava ancora espletando". Ecco, nel ramo appalti quel che conta è il pensiero. Cozzani ingrassa coi soldi dello Stato. Prandini ingrassa coi soldi di Cozzani. E Cesa? "Ovviamente ricevetti delle contropartite politiche da parte del ministro che sovvenzionava le nostre iniziative politiche". E avanzò in carriera Ma il suo sacco pare senza fondo.
Altro lampo di memoria, altra mazzetta: "Ebbi modo di conoscere un giovane a Roma, Furio Monaco, vicepresidente dei giovani imprenditori edili, il quale mi pose una serie di problemi di carattere generale relativi a vicende urbanistiche. Mi chiese se potevo ricevere suo padre, titolare dell'impresa Monaco. Risposi affermativamente. Dopo un certo lasso di tempo, il padre venne da me e mi disse che aveva dei lavori stradali in Basilicata ed era in attesa dell'affidamento dei lavori dall'Anas. Fu cosí che ne parlai con il ministro il quale (dopo che i lavori furono affidati) mi rispose che dovevo chiedere il 5 per cento. Il Monaco, cui riferii quanto puntualizzato dal ministro, portò nel mio studio privato una busta di carta rigida sigillata contenente il denaro destinato al ministro e da me a questi consegnata senza neppure aprirla". Siamo sempre fra persone perbene.
Un'altra volta lo va a trovare un certo Vittorio Petrucco della Icop Spa, segnalato da una comune amica: "Il Petrucco mi disse che era in attesa dell'affidamento di due lavori e che si trovava in una situazione molto delicata finanziariamente: aveva bisogno di lavoro perché altrimenti avrebbe dovuto licenziare i suoi dipendenti e mi pregò di intervenire presso il ministro affinché i lavori gli venissero affidati". Il buon samaritano si rimette prontamente in moto. "Io passai al ministro un appunto, ma questi mi disse che non era il caso di interessarmi alla pratica. Sta di fatto però che, dopo qualche consiglio di amministrazione, la pratica fu approvata". Stavolta Petrucco e i suoi soci hanno già pattuito la mazzetta per altre vie, ma non vogliono far torto a Cesa, non si sa mai: "Dopo l'affidamento, Petrucco ritornò da me e mi disse che lui riteneva di mantenere rapporti diretti con il sottoscritto, anche per eventuali ulteriori affidamenti di lavori per cui, mentre i suoi soci avevano provveduto a versare il quantum convenuto con il loro canale, lui pensava di versare il quantum di sua spettanza a me perché lo destinassi al ministro Prandini. Ricordo che una prima volta il Petrucco venne da me, nei miei uffici privati, e mi consegnò una cartella rigida contenente denaro, il cui importo non mi fu detto né io lo contai. Cartella che io, senza nemmeno aprirla, portai al ministro e nelle cui mani consegnai. La seconda volta mi telefonò, venne di nuovo nel mio studio privato con una cartella analoga come la prima, era sigillata con dello scotch, e che parimenti portai al ministro. Ancora una volta non so dire l'importo della somma consegnatagli". Poi Petrucco torna una terza volta con una terza "cartella", che Cesa consegna come sempre "nelle mani del ministro", senza guardarci dentro.
Dunque Cesa, come dirà negli interrogatori successivi e nelle memorie depositate dai suoi difensori, rende "ampia confessione dei fatti contestati". Il 21 giugno 2001 viene condannato dal Tribunale di Roma a 3 anni e 3 mesi di reclusione per corruzione aggravata, insieme a Prandini (6 anni e 4 mesi) e a Crespo (4 anni e 6 mesi): il processo riguarda gli appalti assegnati dall'Anas tra il 1986 e il '93 per un valore di 750 miliardi, che fruttarono almeno 35 miliardi di tangenti al pentapartito. Ma in secondo grado, per un vizio di forma, gli imputati la fanno franca. Nel 2003 la Corte di appello di Roma annulla le condanne e restituisce gli atti alla Procura dopo che la Corte costituzionale ha stabilito che il Tribunale dei ministri (competente per Prandini, e dunque per tutti gli altri coimputati) non può svolgere le funzioni di pm che chiede il rinvio a giudizio e di gip che lo dispone. Dunque tutto il processo Anas è nullo e deve ricominciare da capo. Ma, quando ricomincia, il gip di Roma sostiene che gli atti delle indagini sono ormai inutilizzabili e, nel 2005, dispone il "non luogo a procedere" per tutti. Nessuno pagherà per quella montagna di tangenti, peraltro confessate da Cesa, da Crespo e in parte anche da Prandini (sia pure come finanziamenti illeciti). In ogni caso, i reati sono ormai ampiamente prescritti.
Ma, di qui a dire che gli imputati erano innocenti, ce ne corre. Infatti Cesa non arriva a tanto. Provvederà Carlo Giovanardi, autore di un esilarante libro Mondadori dal titolo Storie di ordinaria ingiustizia, a sostenere che anche Cesa e Prandini sono dei perseguitati. Resta da convincere Cesa, che è innocente e non lo sa. Infatti, per qualche anno, esce dalla scena politica. Ma sprecare un capitale umano e politico di quelle dimensioni pare brutto. Così Pierferdinando Casini, che è suo amico (e non ha mancato di ricordarlo nel 2000, in un'accorata deposizione al processo), utilizza una società di Cesa, la Global Media, per organizzare il congresso dell'Udc nel 2003. Poi gli offre un seggio all'Europarlamento. E Lorenzo il Grigio torna alla politica, senza dimenticare la vecchia passione per l'Anas.
Infatti, nel 2006, la Procura di Catanzaro lo incrimina per truffa: avrebbe "ottenuto illecita erogazione di circa 5 miliardi di lire" dalla Ue e dalla Regione Calabria per una società da lui fondata insieme al consigliere dell'Anas Giovanbattista Papello e a Fabio Schettini, ex capo della segreteria del commissario europeo Franco Frattini: la Spb Optical Disk Srl, una sorta di scatola vuota messa in piedi - secondo l'accusa - solo per ricevere contributi comunitari in teoria destinati alla produzione di cd e di altro materiale informatico, e poi rivenduta a un altro imprenditore. Il quale però si accorse che la società non era mai entrata in funzione, parte dei macchinari era ancora imballata, e la sede non aveva neppure superato tutti i collaudi. In compenso, era già indebitata.
Il sospetto dei pm è che i quattrini destinati alla Optical fossero stati in realtà "reinvestiti" in un'altra impresa, la Data General Security Srl di Roma, riconducibile a un imprenditore siciliano, il massone Salvatore Di Gangi, e specializzata in sistemi di sicurezza: microspie, bonifiche telefoniche e ambientali. L'ufficio romano del Di Gangi era il punto di ritrovo abituale di Cesa, Schettini e Papello, nonché la sede della campagna elettorale di Cesa per le europee del 2004. I magistrati ipotizzano anche un vorticoso giro di tangenti a Forza Italia, Udc e An.
Se avessero ragione, sarebbe difficile comprendere perché l'Unione ci tenga tanto a imbarcare l'Udc dei Cesa e dei Cuffaro. Ma sarebbe ancor più difficile spiegare il perché della promozione dell'indagato Cesa al posto dell'incensurato Follini. O forse sarebbe fin troppo facile. In fondo il motto dell'Udc è "Io c'entro". E Cesa, di riffa o di raffa, c'entra sempre.
Marco Travaglio
Date a Cesa… da linus.net
Quando, il 27 ottobre 2005, l'Udc cambia segretario sostituendo il troppo indipendente Marco Follini con il carneade Lorenzo Cesa, nelle redazioni dei giornali serpeggia il panico: oddìo, e chi sarà mai costui? In effetti è arduo trovare qualcosa di memorabile, o almeno di notevole, nella grigia biografia di quest'uomo senza qualità, eccetto quella dell'obbedienza. Eppure, se all'arte della politica questo democristiano doc nato nel 1951 ad Arcinazzo, fedelissimo della corrente forlaniana, ha dato pochino, alle cronache giudiziarie non ha fatto mancare quasi nulla. Un arresto, vari avvisi di garanzia, un'assoluzione per un cavillo e un'inchiesta tuttora in corso. C'è chi ha fatto di meglio ma, si sa, ciascuno dà secondo le sue possibilità.
La prima volta che il suo nome compare sull'archivio Ansa è il 26 giugno 1989, quando la Dc lo spedisce a Palermo, come vicepresidente della commissione tesseramento, per indagare sullo scandalo delle tessere gonfiate del partito (in Sicilia si iscrivevano anche i morti). Già allora, alla tenera età di 38 anni, Cesa è l'uomo giusto al posto giusto: tre anni dopo infatti, una volta eletto consigliere comunale, la Procura di Roma chiede il suo rinvio a giudizio per abuso d'ufficio, insieme agli altri consiglieri e all'intera giunta del sindaco Franco Carraro, per un finanziamento di 90 miliardi di lire concesso a un'azienda per il censimento del patrimonio immobiliare del Comune. Il processo finisce nel nulla, ma indica comunque una vocazione.
Il 6 marzo 1993, altra citazione sull'Ansa: "Ricercato consigliere comunale di Roma, considerato dagli inquirenti un tramite per la raccolta di tangenti tra le strutture dell'Anas e gli imprenditori: è Lorenzo Cesa". Due giorni dopo, tutto è bene quel che finisce bene: "Si è conclusa la latitanza del consigliere Cesa, che si è consegnato nell'ufficio del pm e, dopo tre ore di interrogatorio, è stato tradotto nel carcere di Regina Coeli". Accusato di essere il pony express delle mazzette pagate dai costruttori autostradali al ministro dei Lavori pubblici nonché presidente dell'Anas Gianni Prandini, e inseguito da un'altra richiesta d'arresto del pool di Milano per un miliardo di mazzette, Cesa confessa. Ma non tutto. Il resto se lo ricorda in carcere dove, dopo qualche giorno al fresco, la memoria torna a funzionargli a meraviglia. Così chiama il gip e mette a verbale: "Intendo puntualizzare alcuni episodi che non ho riferito al pm. Episodi analoghi a quelli che mi sono stati contestati e che non ho riferito perché, per comprensibili ragioni, ero stordito e frastornato. Oggi mi sento più sereno e intendo svuotare il sacco...".
Esistono vari modi per annunciare la propria collaborazione. Uno può dire: intendo parlare, o confessare, o liberarmi, o collaborare con la giustizia. Lui invece dice "svuotare il sacco", nel linguaggio della mala. Più che un forlaniano, pare Pietro Gambadilegno. E confessa di essere stato il portaborse, anzi il portamazzette del potente ministro Gianni Prandini, bresciano, detto "Prendini" per una certa qual arte prensile in fatto di tangenti. "In quanto aderente alla corrente forlaniana - racconta Cesa - ricevetti un notevolissimo sostegno da parte dei big della corrente stessa, il che mi portò all'elezione nel Comune e a farmi conoscere nell'ambiente degli imprenditori come democristiano particolarmente collegato con Forlani e in particolare con Prandini… Naturalmente le conseguenze sono comprensibili: dal giorno della mia elezione a consigliere le richieste che mi piovevano addosso erano continue". Richieste di elaborazioni ideali, politiche e progettuali? Nossignori: "Richieste di miei interventi al ministero dei Lavori pubblici per la sistemazione delle faccende più svariate".
Cesa, del resto, di edilizia se ne intende. Ha lavorato all'Iri, poi alla Federlazio, e fa parte della commissione urbanistica del Comune di Roma. Conosce gli imprenditori e gli imprenditori conoscono lui. Il primo a farsi avanti, secondo i suoi ricordi, fu "un mio paesano di Arcinazzo, dipendente della società Gico dell'ingegner Ugo Cozzani: mi disse che l'ingegnere voleva parlarmi. Gli risposi che ero disponibile". Lo sventurato rispose. Cozzani stava costruendo una strada per l'Anas in Basilicata e voleva costruirne un'altra lì vicino: "Si trattava di ottenere dal ministero l'inserimento all'ordine del giorno e quindi la conclusione della pratica mediante trattativa privata e consequenziale affidamento dei lavori". Gare d'appalto, nemmeno a parlarne. Trattativa privata agli amici degli amici.
Mentre Cesa porta l'ambasciata di Cozzani al ministero, incontra l'ingegner Antonio Crespo, direttore generale dell'Anas (che finirà pure lui in carcere), che gli parla un gran bene di Cozzani: "Mi disse che si trattava di una ditta seria e affidabile, per cui potevo stare tranquillo. Aggiunse che dovevo parlarne con il ministro per definire la pratica, trattandosi di persona per bene". Crespo, che verrà arrestato, assicura a Cesa, che verrà arrestato, che Cozzani, che verrà arrestato, è una persona perbene. Insomma, siamo fra galantuomini.
Rassicurato, Cesa segnala la pratica a Prandini: "Chiesi al ministro che cosa dovevo riferire al Cozzani e mi sentii rispondere che gli dovevo chiedere il 5 per cento dell'importo dell'appalto. Dopo qualche cda dell'Anas, i lavori furono affidati al Cozzani". Il quale, a quel punto, deve sganciare il 5 per cento. S'incontra con Cesa in piazza del Popolo e insieme i due vanno nello studio di "Prendini" in via del Corso: "Io - ricorda il futuro segretario dell'Udc - prelevai la borsa che mi consegnò contenente il denaro e di cui non contai il quantitativo (pareva brutto, fra "persone perbene", ndr). Da solo mi portai nell'ufficio del ministro, nelle cui mani consegnai la capiente borsa. Trattavasi di una borsa in plastica rigida di colore grigio piuttosto spessa. Quando scesi, subito dopo, andai con il Cozzani a consumare un caffè. Al ministro dissi semplicemente, nel consegnargli la borsa, che si trattava del 'pensiero' del Cozzani per il lavoro che stava ancora espletando". Ecco, nel ramo appalti quel che conta è il pensiero. Cozzani ingrassa coi soldi dello Stato. Prandini ingrassa coi soldi di Cozzani. E Cesa? "Ovviamente ricevetti delle contropartite politiche da parte del ministro che sovvenzionava le nostre iniziative politiche". E avanzò in carriera Ma il suo sacco pare senza fondo.
Altro lampo di memoria, altra mazzetta: "Ebbi modo di conoscere un giovane a Roma, Furio Monaco, vicepresidente dei giovani imprenditori edili, il quale mi pose una serie di problemi di carattere generale relativi a vicende urbanistiche. Mi chiese se potevo ricevere suo padre, titolare dell'impresa Monaco. Risposi affermativamente. Dopo un certo lasso di tempo, il padre venne da me e mi disse che aveva dei lavori stradali in Basilicata ed era in attesa dell'affidamento dei lavori dall'Anas. Fu cosí che ne parlai con il ministro il quale (dopo che i lavori furono affidati) mi rispose che dovevo chiedere il 5 per cento. Il Monaco, cui riferii quanto puntualizzato dal ministro, portò nel mio studio privato una busta di carta rigida sigillata contenente il denaro destinato al ministro e da me a questi consegnata senza neppure aprirla". Siamo sempre fra persone perbene.
Un'altra volta lo va a trovare un certo Vittorio Petrucco della Icop Spa, segnalato da una comune amica: "Il Petrucco mi disse che era in attesa dell'affidamento di due lavori e che si trovava in una situazione molto delicata finanziariamente: aveva bisogno di lavoro perché altrimenti avrebbe dovuto licenziare i suoi dipendenti e mi pregò di intervenire presso il ministro affinché i lavori gli venissero affidati". Il buon samaritano si rimette prontamente in moto. "Io passai al ministro un appunto, ma questi mi disse che non era il caso di interessarmi alla pratica. Sta di fatto però che, dopo qualche consiglio di amministrazione, la pratica fu approvata". Stavolta Petrucco e i suoi soci hanno già pattuito la mazzetta per altre vie, ma non vogliono far torto a Cesa, non si sa mai: "Dopo l'affidamento, Petrucco ritornò da me e mi disse che lui riteneva di mantenere rapporti diretti con il sottoscritto, anche per eventuali ulteriori affidamenti di lavori per cui, mentre i suoi soci avevano provveduto a versare il quantum convenuto con il loro canale, lui pensava di versare il quantum di sua spettanza a me perché lo destinassi al ministro Prandini. Ricordo che una prima volta il Petrucco venne da me, nei miei uffici privati, e mi consegnò una cartella rigida contenente denaro, il cui importo non mi fu detto né io lo contai. Cartella che io, senza nemmeno aprirla, portai al ministro e nelle cui mani consegnai. La seconda volta mi telefonò, venne di nuovo nel mio studio privato con una cartella analoga come la prima, era sigillata con dello scotch, e che parimenti portai al ministro. Ancora una volta non so dire l'importo della somma consegnatagli". Poi Petrucco torna una terza volta con una terza "cartella", che Cesa consegna come sempre "nelle mani del ministro", senza guardarci dentro.
Dunque Cesa, come dirà negli interrogatori successivi e nelle memorie depositate dai suoi difensori, rende "ampia confessione dei fatti contestati". Il 21 giugno 2001 viene condannato dal Tribunale di Roma a 3 anni e 3 mesi di reclusione per corruzione aggravata, insieme a Prandini (6 anni e 4 mesi) e a Crespo (4 anni e 6 mesi): il processo riguarda gli appalti assegnati dall'Anas tra il 1986 e il '93 per un valore di 750 miliardi, che fruttarono almeno 35 miliardi di tangenti al pentapartito. Ma in secondo grado, per un vizio di forma, gli imputati la fanno franca. Nel 2003 la Corte di appello di Roma annulla le condanne e restituisce gli atti alla Procura dopo che la Corte costituzionale ha stabilito che il Tribunale dei ministri (competente per Prandini, e dunque per tutti gli altri coimputati) non può svolgere le funzioni di pm che chiede il rinvio a giudizio e di gip che lo dispone. Dunque tutto il processo Anas è nullo e deve ricominciare da capo. Ma, quando ricomincia, il gip di Roma sostiene che gli atti delle indagini sono ormai inutilizzabili e, nel 2005, dispone il "non luogo a procedere" per tutti. Nessuno pagherà per quella montagna di tangenti, peraltro confessate da Cesa, da Crespo e in parte anche da Prandini (sia pure come finanziamenti illeciti). In ogni caso, i reati sono ormai ampiamente prescritti.
Ma, di qui a dire che gli imputati erano innocenti, ce ne corre. Infatti Cesa non arriva a tanto. Provvederà Carlo Giovanardi, autore di un esilarante libro Mondadori dal titolo Storie di ordinaria ingiustizia, a sostenere che anche Cesa e Prandini sono dei perseguitati. Resta da convincere Cesa, che è innocente e non lo sa. Infatti, per qualche anno, esce dalla scena politica. Ma sprecare un capitale umano e politico di quelle dimensioni pare brutto. Così Pierferdinando Casini, che è suo amico (e non ha mancato di ricordarlo nel 2000, in un'accorata deposizione al processo), utilizza una società di Cesa, la Global Media, per organizzare il congresso dell'Udc nel 2003. Poi gli offre un seggio all'Europarlamento. E Lorenzo il Grigio torna alla politica, senza dimenticare la vecchia passione per l'Anas.
Infatti, nel 2006, la Procura di Catanzaro lo incrimina per truffa: avrebbe "ottenuto illecita erogazione di circa 5 miliardi di lire" dalla Ue e dalla Regione Calabria per una società da lui fondata insieme al consigliere dell'Anas Giovanbattista Papello e a Fabio Schettini, ex capo della segreteria del commissario europeo Franco Frattini: la Spb Optical Disk Srl, una sorta di scatola vuota messa in piedi - secondo l'accusa - solo per ricevere contributi comunitari in teoria destinati alla produzione di cd e di altro materiale informatico, e poi rivenduta a un altro imprenditore. Il quale però si accorse che la società non era mai entrata in funzione, parte dei macchinari era ancora imballata, e la sede non aveva neppure superato tutti i collaudi. In compenso, era già indebitata.
Il sospetto dei pm è che i quattrini destinati alla Optical fossero stati in realtà "reinvestiti" in un'altra impresa, la Data General Security Srl di Roma, riconducibile a un imprenditore siciliano, il massone Salvatore Di Gangi, e specializzata in sistemi di sicurezza: microspie, bonifiche telefoniche e ambientali. L'ufficio romano del Di Gangi era il punto di ritrovo abituale di Cesa, Schettini e Papello, nonché la sede della campagna elettorale di Cesa per le europee del 2004. I magistrati ipotizzano anche un vorticoso giro di tangenti a Forza Italia, Udc e An.
Se avessero ragione, sarebbe difficile comprendere perché l'Unione ci tenga tanto a imbarcare l'Udc dei Cesa e dei Cuffaro. Ma sarebbe ancor più difficile spiegare il perché della promozione dell'indagato Cesa al posto dell'incensurato Follini. O forse sarebbe fin troppo facile. In fondo il motto dell'Udc è "Io c'entro". E Cesa, di riffa o di raffa, c'entra sempre.
Marco Travaglio
quali idee? Casini,come tutti i centristi,dice "cose di mezzo" col classico atteggiamento neutro nel quale si prendono posizioni nette solo ogni qual volta si toccano dei presunti valori cattolici che in primis lui stesso non rispetta.Casini è divorziato,convivente e con due famiglie a carico
...se questi sono i valori della famiglia.....
...se questi sono i valori della famiglia.....
guarda su cuffaro cè veramente pokissimo da dire....nn l ho votato nemmeno io...xo x il resto mi sembra ke casini sia una xsona affidabile e mi rispekkio molto nelle sue idee;)
bah in Sicilia ha candidato inopportunamente un indagato per mafia (come se non avessero altri uomini da proporre) e a livello nazionale è il partito dell'ambiguità e dell'opportunismo
troppo bigotto x i più
xk?? ke hai contro l udc???
U.D.C. :questo partito nn lo posso propio vedere!!
w casini:p
ragazzi apro una discussione sui sistemi elettorali e vi indico li' la mia opinione perchè il sistema tedesco per noi sarebbe una catastrofe
Allora.... son contento ;)
fid;98142:
che lo voglia fare fuori è ormai più che evidente, ma per quale motivo no (di certo col suo misero 5% non può sostituirlo lui)
Si... ma pensa che il sistema alla tedesca creerebbe almeno quattro "poli": una destra nel senso stretto (An, Fi, Lega), un centro molto ampio (Udc, teodem Margherita, Udeur e simili...), una sinistra c.d. riformista, incarnata nel partito democratico e, infine, una sinistra radicale. In questo contesto lo spazio politico per Casini andrebbe inevitabilmente a moltiplicarsi, mentre quello per Berlusconi crollerebbe..
che lo voglia fare fuori è ormai più che evidente, ma per quale motivo no (di certo col suo misero 5% non può sostituirlo lui)
Penso anzitutto che l'UDC si batta così tanto per un sistema elettorale alla tedesca in primis perchè darebbe la possibilità a Casini di far fuori Berlusconi una volta per tutte...