Università, pregiudizi e benchmarking
Risposte
Interessante.
Credo bisogni considerare che non ci sono bianco e nero, ma sfumature di grigio. La stampa ha fatto molti attacchi più sensazionalistici che realisti al sistema universitario. Più mi informo più mi convinco che è impossibile generalizzare: per esprimere dei giudizi bisogna riferirsi ad un ateneo, se non ad una facoltà. La realtà italiana è molto variegata.
Per esempio, nella mia università esiste un corso di economia fortemente incentivato da grosse società locali che tuttavia registra pochissimi iscritti. Prevede corsi specializzati e insostituibili, perciò non può essere declassato a curriculum, eppure nessuno lo considera uno spreco. Ho provato sul sito della UCAS a leggere le offerte formative delle università britanniche: potete vedere facilmente che la proliferazione di corsi interfacoltà e subcurricula è esasperante. Non so come la cosa venga gestita, ma non ho sentito parlare di crisi finanziaria presso le università oltremanica.
Quanto alla delocalizzazione, sarei contrario, ma mi rendo conto di quanto più difficile e costoso sia essere vivere autonomamente qui in Italia. All'estero spesso sono le università a garantire per buona parte della durata del corso di studio un appartamento in strutture convenzionate.
Infine è verissimo il fatto che vi sono pochissime alternative all'istruzione universitaria una volta ottenuta la maturità (che ormai è condizione necessaria, ma non sempre sufficiente, per chiedere un qualsiasi posto di lavoro). Non stupiamoci poi se tutti vogliono diventare avvocati, medici e ingegneri e se il mercato è saturo. La verità è che mancano vie di mezzo che aiutino la selezione ad alti livelli.
Credo bisogni considerare che non ci sono bianco e nero, ma sfumature di grigio. La stampa ha fatto molti attacchi più sensazionalistici che realisti al sistema universitario. Più mi informo più mi convinco che è impossibile generalizzare: per esprimere dei giudizi bisogna riferirsi ad un ateneo, se non ad una facoltà. La realtà italiana è molto variegata.
Per esempio, nella mia università esiste un corso di economia fortemente incentivato da grosse società locali che tuttavia registra pochissimi iscritti. Prevede corsi specializzati e insostituibili, perciò non può essere declassato a curriculum, eppure nessuno lo considera uno spreco. Ho provato sul sito della UCAS a leggere le offerte formative delle università britanniche: potete vedere facilmente che la proliferazione di corsi interfacoltà e subcurricula è esasperante. Non so come la cosa venga gestita, ma non ho sentito parlare di crisi finanziaria presso le università oltremanica.
Quanto alla delocalizzazione, sarei contrario, ma mi rendo conto di quanto più difficile e costoso sia essere vivere autonomamente qui in Italia. All'estero spesso sono le università a garantire per buona parte della durata del corso di studio un appartamento in strutture convenzionate.
Infine è verissimo il fatto che vi sono pochissime alternative all'istruzione universitaria una volta ottenuta la maturità (che ormai è condizione necessaria, ma non sempre sufficiente, per chiedere un qualsiasi posto di lavoro). Non stupiamoci poi se tutti vogliono diventare avvocati, medici e ingegneri e se il mercato è saturo. La verità è che mancano vie di mezzo che aiutino la selezione ad alti livelli.