Test TFA A047

simfanc
Sono stati i pubblicati i testi e le soluzioni della prova preliminare per accedere al TFA (il nuovo percorso post-lauream a numero chiuso che consentirà di ottenere l'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria).
Ho dato un'occhiata al test della classe di concorso A047(matematica):
https://tfa.cineca.it/compiti/2012/A047.pdf

In linea di massima la prova non mi è parsa particolarmente difficile.
Ho però delle serie riserve riguardo al modo in cui essa è strutturata (e quindi riguardo a ciò che chi ha formulato il test considera importante).

Infatti, a mio parere:
- il test verifica la conoscenza di alcuni aspetti della matematica, spesso anche nozionistici, trascurandone altri. Trovo assurdo, giusto per fare un esempio, che non vi sia alcuna domanda sulle strutture algebriche fondamentali;

- il test privilegia la verifica della conoscenza di determinate nozioni e l'acquisizione delle abilità computazionali (ossia il puro calcolo), a scapito della padronanza dei concetti e della verifica delle capacità logico-deduttive dell'aspirante. In altre parole gran parte delle domande richiedono la conoscenza di questa o quello nozione e lo svolgimento di un preciso calcolo. Quasi mai si verifica se l'aspirante è in grado di utilizzare certi concetti per dimostrare un determinato risultato.
Ma cosa rimane alla matematica, se si tolgono le dimostrazioni?

Cosa ne pensate? Quali sono le vostre impressioni?

Risposte
gugo82
"@melia":
Neanche dei fogli di carta? Per scrivere servirebbero, anche se al limite uno può usare il banco.

Contrariamente a quanto l'esempio di Fermat lasciasse supporre, ce l'ho fatta anche senza chiedere un foglio (ed ovviamente senza sporcare il banco!). :lol:

Ad ogni modo, i conti da fare, in fin dei conti, erano davvero pochi e ce la si faceva benissimo coi margini del questionario.
[Almeno, per me non è davvero stato un problema... Mediamente produco foglietti con una densità di conti mostruosa mentre scrivo (soprattutto quando faccio esercizi per il forum), quindi non mi ha spaventato il non avere carta bianca (anche perché il più dei fogli supplementari ha fatto la fine che diceva Totò in uno dei suoi tanti film)]

Luca.Lussardi
I fogli di carta in teoria non erano consentiti, la regola era che uno facesse i conti sul retro dei fogli delle domande, ma quelle aquile del ministero hanno stampato le domande fronte e retro... per cui sono stati necessari i fogli di carta.

@melia
Neanche dei fogli di carta? Per scrivere servirebbero, anche se al limite uno può usare il banco.

Luca.Lussardi
No, non si poteva usare alcun strumento, a parte la penna.

@melia
Ho visto che il tempo a disposizione era di 3 ore. Si poteva usare la calcolatrice?

Sk_Anonymous
Per curiosita`, quanto era il tempo a disposizione? Si potevano usare dei fogli per scrivere?

simfanc
Per chiarire meglio le mie perplessità sul modo in cui la prova è stata strutturata faccio notare che, in base al decreto istitutivo del TFA, i contenuti della prova dovevano vertere, oltre che sui programmi di insegnamento nella scuola secondaria, anche sui programmi del concorso a cattedre del 1999, reperibili a questo link:

http://www.edscuola.it/archivio/concorsi/47a.pdf

Mi pare evidente che la prova del TFA sia stata incentrata in prevalenza su contenuti di analisi ad una variabile (fra l'altro per lo più a livello di mero calcolo, perché di domande su questioni teoriche ne ho visto davvero poche) e che su svariati argomenti, che pure figuravano nei programmi d'esame, nemmeno una domanda è stata fatta.
Colpisce inoltre la ripetività di certe domande, volte tutte ad accertare competenze identiche o simili. Mi riferisco ad esempio ai quesiti in cui sostanzialmente era richiesto il calcolo di integrali e la derivazione della funzione integrale, che con tutta evidenza erano piuttosto inflazionati nel test in questione.

Lorin1
Ah ho capito!
Come mai affermi con sicurezza "E tutti i dottorandi che conosco, se passassero, farebbero di corsa il TFA lasciando perdere il dottorato."?
A quanto ho capito nemmeno il TFA è così sicura come strada, cioè, sempre voci di corridoio, mi hanno detto che quando finisci il tirocinio (sempre se sei idoneo) non è detto che riesci ad inserirti nel mondo dell'insegnamento.

EDIT: Domanda stupida, non ho fatto caso alle risposte nella seconda pagina!

j18eos
Non mi coinvolgere in fatti di cui non ho piena conoscenza! :lol:

gugo82
@baldo89: Se altro non viene, sì.
Oppure andrò a fare il lavapiatti in Germania... Tanto a questo stiamo andando incontro (a passi lunghi, tra l'altro).

Anche per questo, sono un paio d'anni che consiglio agli studenti qui di proseguire la carriera (i.e., prendere la laurea magistrale o cominciare il dottorato) all'estero o comunque più a nord (e possibilmente in una scuola d'eccellenza).
Tuttavia, solo in pochissimi mi sono stati a sentire (vero, Arma'? :lol:)...

Luca.Lussardi
Verissimo gugo, purtroppo aggiungo. Anche da me i dottorandi sospenderanno un anno di borsa per fare il TFA: la carriera accademica in Italia e' un sogno che resta nel cassetto pare, e l'abilitazione all'insegnamento secondario e' una strada "sicura", nel senso che uno finisce in graduatoria e prima o poi passa per forza di ruolo per i pensionamenti. Tutto cio' vale per chi non decide di andarsene subito all'estero a far ricerca, ma anche quello non e' facile: bisogna avere l'aggancio giusto e inoltre resta in ogni caso molto difficile arrivare ad avere una posizione permanente all'estero.

baldo891

Nessuno qui crede sia più veramente possibile lavorare all'interno dell'università*; quindi meglio prendere l'abilitazione prima e poi fare voli pindarici.
In verità, si respira aria di smobilitazione.

Due miei colleghi hanno abbandonato all'inizio del secondo anno, perchè hanno trovato lavoro; altri abbandonerebbero se passassero le prove... Anche perchè abbiamo tutti sotto gli occhi esempi di ex colleghe (almeno quattro), che "vivacchiano" da almeno due anni con vari assegnini e tutorati, che all'estero non vengono nemmeno presentate (perchè nessuno si espone), e che hanno fatto il test perchè "è sempre meglio avere qualcosa di certo, di questi tempi".

Inoltre, ho colleghi (bravi e meno bravi) che hanno avuto la fortuna di lavorare con "persone serie" e che, perciò, sono stati presentati ed hanno preso post-doc all'estero; loro saranno pagati meglio di quanto in Italia vengano pagati i ricercatori dopo alcuni scatti di anzianità, quindi anche meglio degli assegnisti di ricerca... Perciò un lavoro nella scuola statale è sempre preferibile ad un lavoro sottopagato all'università: è altrettanto remunerativo (cioè poco), ma almeno ti lascia più tempo libero da deidicare alla famiglia.

Per farla breve, la situazione, almeno qui da me, non è rosea per chi vuol fare ricerca e non si è trovato nel gruppo giusto.

Tutto ciò è molto triste accidenti... Tu, se posso chiedere, ti darai all'insegnamento nelle scuole ?

gugo82
"baldo89":

E tutti i dottorandi che conosco, se passassero, farebbero di corsa il TFA lasciando perdere il dottorato

mi pare strano... perchè dovrebbero volere una cosa simile? Di solito gli studenti, me compreso, sono più interessati al dottorato piuttosto che all'insegnamento. Ma forse a matematica è diverso che a fisica.

Nessuno qui crede sia più veramente possibile lavorare all'interno dell'università*; quindi meglio prendere l'abilitazione prima e poi fare voli pindarici.
In verità, si respira aria di smobilitazione.

Due miei colleghi hanno abbandonato all'inizio del secondo anno, perchè hanno trovato lavoro; altri abbandonerebbero se passassero le prove... Anche perchè abbiamo tutti sotto gli occhi esempi di ex colleghe (almeno quattro), che "vivacchiano" da almeno due anni con vari assegnini e tutorati, che all'estero non vengono nemmeno presentate (perchè nessuno si espone), e che hanno fatto il test perchè "è sempre meglio avere qualcosa di certo, di questi tempi".

Inoltre, ho colleghi (bravi e meno bravi) che hanno avuto la fortuna di lavorare con "persone serie" e che, perciò, sono stati presentati ed hanno preso post-doc all'estero; loro saranno pagati meglio di quanto in Italia vengano pagati i ricercatori dopo alcuni scatti di anzianità, quindi anche meglio degli assegnisti di ricerca... Perciò un lavoro nella scuola statale è sempre preferibile ad un lavoro sottopagato all'università: è altrettanto remunerativo (cioè poco), ma almeno ti lascia più tempo libero da deidicare alla famiglia.

Per farla breve, la situazione, almeno qui da me, non è rosea per chi vuol fare ricerca e non si è trovato nel gruppo giusto.


__________
* Almeno, non qui al sud né in Italia... A meno di grosse botte di culo o di portare un cognome "importante".

baldo891

E tutti i dottorandi che conosco, se passassero, farebbero di corsa il TFA lasciando perdere il dottorato

mi pare strano... perchè dovrebbero volere una cosa simile? Di solito gli studenti, me compreso, sono più interessati al dottorato piuttosto che all'insegnamento. Ma forse a matematica è diverso che a fisica.

gugo82
"Luca.Lussardi":
Gia', anche io ero in commissione proprio per la 47 e ho notato cose strane, come un limite per $x \to \infty$ senza specificare il segno di $\infty$, o ancora una domanda che aveva sia triangolo equilatero sia triangolo isoscele come risposte valide. Si tratta di cose sottili, ma ad un concorso statale non sono ammesse nemmeno le sviste sottili.

Esatto Luca.
Infatti uno degli errori che ho fatto è stato proprio in quel limite (per me la notazione \(x\to \infty\) è sempre stata equivalente a \(|x|\to +\infty\); anche se gli anglosassoni non sarebbero d'accordo...)


@Lorin: Come detto da Luca, il dottorato ed il TFA sono incompatibili.
E tutti i dottorandi che conosco, se passassero, farebbero di corsa il TFA lasciando perdere il dottorato.
Per me il problema non credo si ponga, perchè ho terminato il dottorato l'anno scorso (sebbene debba ancora discutere la tesi, avendo chiesto la proroga di un anno).

Luca.Lussardi
Gia', anche io ero in commissione proprio per la 47 e ho notato cose strane, come un limite per $x \to \infty$ senza specificare il segno di $\infty$, o ancora una domanda che aveva sia triangolo equilatero sia triangolo isoscele come risposte valide. Si tratta di cose sottili, ma ad un concorso statale non sono ammesse nemmeno le sviste sottili.

Lorin1
Si Luca sono d'accordo con te sulla difficoltà di alcune domande, infatti proprio di questo stavo parlando stamattina con un mio docente che si trova in commissione. Da noi a Caserta sono passati 7 su 70 circa...

Luca.Lussardi
Non e' possibile portare avanti PhD e TFA: non e' infatti consentito accumulare crediti durante il corso del TFA. Sottolineo che non si tratta di una questione di stipendio, infatti un assegnista di ricerca puo' tenere l'assegno frequentando il TFA, per esempio. e l'assegno di ricerca non da' dei crediti ai fini dell'accumulo di punti in graduatoria. Per quanto riguarda il test della 47 io non l'ho trovato del tutto elementare sinceramente: alcune domande erano mal poste, addirittura ho notato domande che avevano piu' di una risposta se uno volesse fare il sottile, e altre a cui nemmeno io avrei saputo rispondere. Insomma, la cernita e' stata ampiamente fatta: da noi in Cattolica sono passati in 21 su 68.

Lorin1
@gugo: Proprio ieri ne stavo parlando con una persona di questo TFA e ho saputo che alcuni dottorandi che si trovano da noi hanno superato il test, tra l'altro voci di corridoio mi hanno detto che sono stati in pochissimi a superarlo a Caserta, rispetto al numero di candidati. Forse ho anche capito chi ha fatto il punteggio più alto insieme a te 8-) .
La domanda però è un'altra: è possibile portare avanti entrambe le cose? Cioè Ph.D e TFA? oppure c'è qualche cosa a cui bisogna rinunciare? E se posso, come mai ha scelto di farlo? :oops:

Sk_Anonymous
"hamming_burst":
[...] Leggendo il test, direi che uno studente di una triennale scientifica possa rispondervi senza troppi problemi almeno a 3/4 dei quesiti. [...]

Ma anche del liceo. Guarda il quesito 15 del fac-simile e questo, che proviene da una prova della maturità di qualche anno fa... Sono praticamente identici.

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