Sul riassunto di una vita di studio con un singolo punteggio
Questo argomento mi è venuto in mente leggendo la discussione sulle bocciature. Ma essendo un argomento esterno creo una nuova discussione.
L'argomento riguarda l'esame di stato. Uno dei cambiamenti più comuni del sistema scolastico in questi ultimi anni è il cambio della maturità ma seppur si discuta molto i cambiamenti tendono a ridursi al cambio della commissione, delle percentuali date ad ogni parte e poco altro. Di fatto sono cambi piuttosto formali a mio avviso che cambiano il punteggio ma non modificano nient'altro del sistema scolastico.
D'altra parte oltre a come è composta la commissione si potrebbero porre varie domande, prima fra tutte: "è essenziale avere un esame di stato?" oppure anche se è giusto dare una importanza così alta alla famosa prima prova.
Penso che le ragioni per cui si mantenga questa "istituzione" siano:
1) ragioni storiche
2) è, antropologicamente parlando, il rito di iniziazione della società italiana
3) è il primo vero esame prima di quelli universitari
4) si vuole cercare di avere una parvenza di equità dei voti a livello nazionale
Seppur il punto 3 sia di una certa utilità non penso che nessuno di questi sia determinante inoltre la sua presenza fa valere di più un singolo evento che tutta una vita scolastica e fa in modo che le persone ansiose, timide o "particolari" siano discriminate rispetto alle persone più sicure di sé.
Senza dubbio poi l'esame di stato non misura quanto una persona sia preparata a intraprendere una particolare università rispetto ad un'altra essendo di per se molto generale.
Ok, dopo questa premessa pongo la domanda. Se [tex]f[/tex] è la funzione che a partire dai risultati nei 5 anni delle superiori e in eventuali test aggiuntivi da un 'voto' allo studente. Quali caratteristiche dovrebbe avere questa funzione? A parte il fatto di dare punteggi più alti a ragazzi con risultati migliori.
Eventualmente si può supporre che il voto sia più vario, per esempio potrebbe dare un voto per un settore universitario e uno generale (in questo caso io qualche esame aggiuntivo lo considererei preferibile).
L'argomento riguarda l'esame di stato. Uno dei cambiamenti più comuni del sistema scolastico in questi ultimi anni è il cambio della maturità ma seppur si discuta molto i cambiamenti tendono a ridursi al cambio della commissione, delle percentuali date ad ogni parte e poco altro. Di fatto sono cambi piuttosto formali a mio avviso che cambiano il punteggio ma non modificano nient'altro del sistema scolastico.
D'altra parte oltre a come è composta la commissione si potrebbero porre varie domande, prima fra tutte: "è essenziale avere un esame di stato?" oppure anche se è giusto dare una importanza così alta alla famosa prima prova.
Penso che le ragioni per cui si mantenga questa "istituzione" siano:
1) ragioni storiche
2) è, antropologicamente parlando, il rito di iniziazione della società italiana
3) è il primo vero esame prima di quelli universitari
4) si vuole cercare di avere una parvenza di equità dei voti a livello nazionale
Seppur il punto 3 sia di una certa utilità non penso che nessuno di questi sia determinante inoltre la sua presenza fa valere di più un singolo evento che tutta una vita scolastica e fa in modo che le persone ansiose, timide o "particolari" siano discriminate rispetto alle persone più sicure di sé.
Senza dubbio poi l'esame di stato non misura quanto una persona sia preparata a intraprendere una particolare università rispetto ad un'altra essendo di per se molto generale.
Ok, dopo questa premessa pongo la domanda. Se [tex]f[/tex] è la funzione che a partire dai risultati nei 5 anni delle superiori e in eventuali test aggiuntivi da un 'voto' allo studente. Quali caratteristiche dovrebbe avere questa funzione? A parte il fatto di dare punteggi più alti a ragazzi con risultati migliori.
Eventualmente si può supporre che il voto sia più vario, per esempio potrebbe dare un voto per un settore universitario e uno generale (in questo caso io qualche esame aggiuntivo lo considererei preferibile).
Risposte
"@melia":
Concordo pienamente con Cheguevilla sull'opportunità e l'utilità dell'Area di Progetto, purtroppo abolita di fatto dai continui tagli e definitivamente dalla riforma.
In questo modo viene a mancare uno dei momenti di formazione più significativi degli istituti tecnici sperimentali.
Anche io ho fatto il Brocca. Come idea non è male ma non penso che sia stato portato in pratica non sempre nel migliore dei modi. Nella mia classe ci abbiamo lavorato realmente in pochi. Ma forse è solo che io lo facevo all'interno di un liceo scientifico (a Vercelli lo sc. tecnologico pr. Brocca lo faceva meglio lo scientifico).
A me la domanda posta ha fatto venire in mente una "caratterizzazione assiomatica".
Ovvero, quali porprietà dovrebbe soddisfare la "f".
Su quale dominio dovrebbe essere definita, tanto per cominciare!
E vedere se spunta fuori un teorema di impossibilità.
Oppure caratterizzazioni parziali.
Insomma, robe tipo Arrow, Shapley, indice di Gini, indice dei prezzi, etc...
Ho fatto una piccola ricerca con Google ma non ho beccato niente, eppure penso che qualcosa ci debba essere.
Ovvero, quali porprietà dovrebbe soddisfare la "f".
Su quale dominio dovrebbe essere definita, tanto per cominciare!
E vedere se spunta fuori un teorema di impossibilità.
Oppure caratterizzazioni parziali.
Insomma, robe tipo Arrow, Shapley, indice di Gini, indice dei prezzi, etc...
Ho fatto una piccola ricerca con Google ma non ho beccato niente, eppure penso che qualcosa ci debba essere.
Concordo pienamente con Cheguevilla sull'opportunità e l'utilità dell'Area di Progetto, purtroppo abolita di fatto dai continui tagli e definitivamente dalla riforma.
In questo modo viene a mancare uno dei momenti di formazione più significativi degli istituti tecnici sperimentali.
In questo modo viene a mancare uno dei momenti di formazione più significativi degli istituti tecnici sperimentali.
"vict85":
Seppur il punto 3 sia di una certa utilità non penso che nessuno di questi sia determinante inoltre la sua presenza fa valere di più un singolo evento che tutta una vita scolastica e fa in modo che le persone ansiose, timide o "particolari" siano discriminate rispetto alle persone più sicure di sé.
Da quello che ho visto i voti finali hanno rispecchiato nel bene e nel male il lavoro svolto almeno negli ultimi tre anni, con deviazioni legate alla prestazione durante l'esame non così pesanti come lasci intendere.
Per quanto riguarda le persone ansiose è giusto che si abituino perchè andando avanti situazioni analoghe non mancheranno.
Comunque si sta parlando di un voto che, almeno ai miei tempi, non aveva alcuna influenza sul futuro: adesso le cose sono cambiate?
Si, l'esame di stato è davvero importante, ma purtroppo oggi è snaturato.
Come la tesi per l'università, l'esame di stato è un momento in cui lo studente fa "ricerca". E questi sono gli unici due momenti (purtroppo) nella carriera di uno studente, in cui ciò accade.
Lo studente è abituato a studiare, più o meno mnemonicamente, una serie di concetti in modo tale da soddisfare il professore (che poi è l'insegnante stesso).
In buona parte dei casi, questi concetti vengono dimenticati piuttosto rapidamente. Il motivo è semplice: non sono mai stati "assimilati", perchè allo studente raramente è richiesto di comprenderli e farli propri.
Invece, dovendo scrivere una tesi/tesina e doverla esporre a persone esterne implica sforzarsi a capire quei concetti e ad utilizzarli come strumenti. Che poi è il fine stesso dell'istruzione (per chi come me è ancora convinto che debba esistere una struttura sociale).
Per quanto riguarda la "funzione voto", questa deve tenere conto, in parte, dell'andamento durante i cinque anni, ma in generale deve servire per valutare la preparazione finale dello studente, ovvero fornire una misura della sua preparazione.
Nella compagnia per cui lavoro, ogni anno tutti i lavoratori vengono sottoposti ad un "appraisal", ovvero una valutazione in cui il diretto responsabile esprime un giudizio sull'operato del lavoratore durante l'anno. All'inizio dell'anno, ci vengono dati degli obiettivi, e alla fine veniamo giudicati su come abbiamo portato avanti questi obiettivi. Per ogni obiettivo riceviamo un voto da 1 a 5 (non indicativo), e poi prendiamo il voto finale, sempre da 1 a 5, che è quello che conta.
Su circa 110.000 lavoratori, il 5% prende 5, il 10% prende 4, il 70% prende 3, il 10% e il 5% 1.
Può essere criticabile, ma è statisticamente corretto. I manager del personale ci tengono a precisare che la distribuzione deve essere "normale". E così è.
Guardando da un punto di vista statistico, se in una classe di 25 alunni, 10 prendono 100, chi guarda dall'esterno non è in grado di valutare chi di questi 10 è davvero bravo.
Tuttavia, sulla distribuzione dei voti, si entra in un discorso più "politico", dove ogni singola scuola ha vantaggio a far vedere che i suoi studenti escono preparati.
Per questo, l'esame di stato, secondo me, dovrebbe essere addirittura più approfondito e la commissione dovrebbe essere interamente esterna.
Io ho fatto il "progetto Brocca" e l'idea della c.d. "Area progetto" non è male. Anzi, ho rivalutato questa cosa a 10 anni di distanza, quando per la prima volta nella mia vita, seriamente, mi son trovato di fronte ad un progetto di medio/lungo termine in ambito lavorativo, e ho capito che certe cose non vengono assolutamente insegnate all'università, mentre a scuola avevo avuto un'esperienza simile.
Finisco dicendo che nelle "international schools", almeno qui a Copenhagen, fare attività di ricerca, individuale o strutturata in gruppi, è cosa comune.
Io credo seriamente che questa sia una carenza del sistema didattico italiano.
Come la tesi per l'università, l'esame di stato è un momento in cui lo studente fa "ricerca". E questi sono gli unici due momenti (purtroppo) nella carriera di uno studente, in cui ciò accade.
Lo studente è abituato a studiare, più o meno mnemonicamente, una serie di concetti in modo tale da soddisfare il professore (che poi è l'insegnante stesso).
In buona parte dei casi, questi concetti vengono dimenticati piuttosto rapidamente. Il motivo è semplice: non sono mai stati "assimilati", perchè allo studente raramente è richiesto di comprenderli e farli propri.
Invece, dovendo scrivere una tesi/tesina e doverla esporre a persone esterne implica sforzarsi a capire quei concetti e ad utilizzarli come strumenti. Che poi è il fine stesso dell'istruzione (per chi come me è ancora convinto che debba esistere una struttura sociale).
Per quanto riguarda la "funzione voto", questa deve tenere conto, in parte, dell'andamento durante i cinque anni, ma in generale deve servire per valutare la preparazione finale dello studente, ovvero fornire una misura della sua preparazione.
Nella compagnia per cui lavoro, ogni anno tutti i lavoratori vengono sottoposti ad un "appraisal", ovvero una valutazione in cui il diretto responsabile esprime un giudizio sull'operato del lavoratore durante l'anno. All'inizio dell'anno, ci vengono dati degli obiettivi, e alla fine veniamo giudicati su come abbiamo portato avanti questi obiettivi. Per ogni obiettivo riceviamo un voto da 1 a 5 (non indicativo), e poi prendiamo il voto finale, sempre da 1 a 5, che è quello che conta.
Su circa 110.000 lavoratori, il 5% prende 5, il 10% prende 4, il 70% prende 3, il 10% e il 5% 1.
Può essere criticabile, ma è statisticamente corretto. I manager del personale ci tengono a precisare che la distribuzione deve essere "normale". E così è.
Guardando da un punto di vista statistico, se in una classe di 25 alunni, 10 prendono 100, chi guarda dall'esterno non è in grado di valutare chi di questi 10 è davvero bravo.
Tuttavia, sulla distribuzione dei voti, si entra in un discorso più "politico", dove ogni singola scuola ha vantaggio a far vedere che i suoi studenti escono preparati.
Per questo, l'esame di stato, secondo me, dovrebbe essere addirittura più approfondito e la commissione dovrebbe essere interamente esterna.
Io ho fatto il "progetto Brocca" e l'idea della c.d. "Area progetto" non è male. Anzi, ho rivalutato questa cosa a 10 anni di distanza, quando per la prima volta nella mia vita, seriamente, mi son trovato di fronte ad un progetto di medio/lungo termine in ambito lavorativo, e ho capito che certe cose non vengono assolutamente insegnate all'università, mentre a scuola avevo avuto un'esperienza simile.
Finisco dicendo che nelle "international schools", almeno qui a Copenhagen, fare attività di ricerca, individuale o strutturata in gruppi, è cosa comune.
Io credo seriamente che questa sia una carenza del sistema didattico italiano.