Quando l'arroganza supera la prepotenza

bado1
Stavo leggendo questo articolo (anche io me le vado a cercare eh).

Come sapete un nostro italiano ha vinto la medaglia Fields, e in generale tutti i suoi professori di università, relatori di tesi di laurea, supervisori di dottorati vari, colleghi del MIT, colleghi dell'ETH hanno fatto quello che si fa in questi casi: nulla.

Tutti tranne uno: il coraggioso prof. Paolo Lauciani. Vi starete chiedendo: chi caspita è Paolo Lauciani? E' quello che mi sto chiedendo anche io.

Il prof. Paolo Lauciani è niente di meno che il docente di Latino di Alessio Figalli quando era al liceo.

Voi vi chiederete: cosa c'entra il docente di latino del liceo?
E' quello che mi sto chiedendo anche io.

Ma il prof. è stato così gentile e premuroso nei nostri riguardi che, dopo che il suo ex-ex-ex-ex alunno ha vinto il premio, ha convocato perentinamente conferenza stampa per delucidare i nostri dubbi:

Questo premio internazionale “è la dimostrazione che le lingue classiche preparano a 360 gradi”
, spiega il prof, qualunque cosa voglia dire "preparare a 360 gradi".

Dopo aver sott'intenso che non aver vinto una picca per 44 anni invece non dimostra assolutamente nulla, e dopo aver omesso con una tattica surrettizia le statistiche che ci collocano a pari merito con l'Iran, il prof. si lancia addirittura in una valutazione caratteriale del suo studente. Valutazione che ovviamente non era richiesta, ma che il prof. elargisce con piacere:

“Alessio – dice Lauciani all’Ansa – è sempre stato molto partecipe e attivo nelle dinamiche della classe – ricorda il prof – non era un ‘casinista’, mi si passi il termine, non era esuberante, ma nemmeno introverso anche se era molto posato negli atteggiamenti.


Infischiandosene se Alessio gradisca o meno queste opinioni pubbliche sul carattere che aveva 15 anni fa, il prof. passa a valutare i suoi stessi colleghi:

Lauciani ricorda anche il prof di matematica di Alessio, “uno all’antica, che faceva studiare molto i suoi ragazzi”.


E come fa il prof. a sapere se il collega fa studiare molto o poco? Forse era in classe assieme a lui?
Ma il prof. corregge subito il tiro ritornando al suo argomento preferito, violare la privacy dei suoi alunni diffondendo i loro dati personali:

ci tiene a sottolineare che “Alessio era bravissimo anche nelle materie classiche, in Latino e Greco. Probabilmente non era da 10, ma sicuramente da 9.


Il nostro prof, molto bravo come prof eh, probabilmente non da 10, ma sicuramente da 9, continua a diffondere a man larga i dati di cui è venuto in possesso nelle sue capacità professionali:

Ricordo la maturità [...] Ovviamente Alessio prese il massimo dei voti, ma ho la responsabilità di avergli dato 14/15 alla versione di Latino


Chissà cosa penserebbe il nostro prof. se la sua pagella del liceo finisse su Internet alla mercè di tutti?

Ma, avendo tutti questi dati a disposizione, ovviamente il prof. può formulare ipotesi sui sentimenti altrui

Penso che questa cosa non me l’abbia mai perdonata”.


Che è una ipotesi plausibile. E' anche plausibile che dopo 15 anni passati a fare ricerche e in giro per il mondo il suo studente non si ricordi nemmeno il nome del suo prof. di Latino. Ovviamente quale delle due sia quella giusta la sa solo il diretto interessato, ma il prof., piuttosto che verificare le sue ipotesi, ne formula altre, e questa volta senza nemmeno specificare al lettore che di ipotesi si tratta:

“Ha coltivato il suo talento matematico anche grazie al liceo classico [...] E lui è riuscito in questo, ha coltivato il suo talento matematico anche grazie e non nonostante il liceo classico”


Ora, a parte che se sia vero o no lo sa solo l'interessato diretto, pare, per usare una perifrasi, deontologicamente discutibile l'atteggiamento tenuto dal prof.
Quando Luca Doncic vinse l'MVP in Eurolega, il suo allenatore non convocò conferenza stampa sostenendo che è "riuscito a a coltivare il suo talento cestistico anche grazie a noi" (certo, il giocatore poi ringraziò la squadra, ma si tratta dell'esatto opposto).
Oltre che professionalmente discutibile, l'atteggiamento del prof. appare mosso, più che da una necessità apologetica del liceo classico, dalla necessità di appropriarsi di parte dei meriti altrui.

Tuttavia, oltre alle doti introspettive che gli consentono di vedere e conoscere i sentimenti altrui, oltre alle doti psicanalitiche che gli consentono di sapere chi ha coltivato cosa in che modo, il nostro prof appare dotato perfino di doti divinatorie, ed ogni occasione appare propizia per farne sfoggio:

non sono rimasto più di tanto sorpreso “quando ho saputo che Alessio aveva vinto il Fields.


Il che significa che il nostro prof.
1. Sa valutare i lavori di Alessio (risultato certamente straordinario per un prof. di scuola media superiore, se non altro perchè prof in tutt'altro ambito)
2. Sa quali lavori meritano la medaglia Fields e quali no

Il nostro prof. risulta quindi più autorevole e intelligente di scienziati come Richard Feyman, che invece avevano molte difficoltà con la seconda (link, minuto 0:10, "I don't know what's worth the Nobel prize").

Dopo essersi dimostrato più smart e più acuto del premio Nobel per la fisica, dopo essersi esebito nelle sue doti esegetiche e divinatorie, dopo aver stracciato senza neache troppo impegno qualsiasi residuo di decenza e professionalità, il nostro prof. può finalmente congedarsi:

Non vedo l’ora di sentirlo per complimentarmi con lui”.


Che dire prof., è stato un piacere. Chissà quando le ricapitano i suoi 15 minuti di fama :D

Risposte
gugo82
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A non rivederci.





@ altri: Quando la smetterete di andare dietro ai troll?[/xdom]

gio73
Anche io ho studiato al classico

Brancaleone1
"gmorkk":

confermo la frase che hai riportato: in quei cinque anni hai speso tempo in cose che non ti serviranno a niente.

Evidentemente non ci siamo capiti:
"Brancaleone":

Posso anche capire lo sfogo a seguito della dichiarazione di Lauciani, che sembra attribuire al classico un potere taumaturgico, ma temo che questo commento sia frutto di un aver travisato lo scopo del liceo classico - che non è imparare a esprimersi in latino o greco, o a tradurne meccanicamente le versioni, ma ragionare sui temi espressi in essi, che possono essere di filosofia, di condizione umana, sociale e quant'altro.

[...]

Quando si dice "il classico ti insegna a ragionare", lo si dice in questa ottica, cioè di acquisire un buon metodo di studio, niente di più

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"gmorkk":
Infatti dimmi, a cosa ti serve il greco? A scoprire l'etimologia delle parole senza usare il vocabolario? E pensi che sia cosi' importante?

Beh... :-D
"Brancaleone":
sul greco invece riesco ancora ad aiutare i ragazzi in difficoltà

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"gmorkk":
E non pensi che nel mondo odierno la parte da me sottolineata sia meglio spendibile in letteratura inglese o qualche altra lingua straniera?

Ma io a scuola ho fatto anche letteratura inglese, senza dover sacrificare la parte da te sottolineata.
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"gmorkk":

Non offenderti: ma non lo trovi umiliante verso te stesso ripetere a pappagallo le stesse identiche cose che dicono tutti quelli che hanno fatto il classico?

No: non so quali persone del classico tu abbia incontrato e quanta poca stima tu abbia di esse (avrai i tuoi buoni motivi), ma se ti sembra che io ripeta a pappagallo le stesse cose, o io mi sono messo d'accordo con loro, oppure la risposta è effettivamente questa. Se uno domanda a un altro: "Cos'è il sistema copernicano?" e il secondo risponde: "È quella teoria che vede il Sole al centro del sistema solare con i pianeti che girano attorno ad esso", perché mai il primo dovrebbe continuare dicendo che è umiliante ripetere questa risposta? Se non ti aggrada questa argomentazione non so che farci - sembra la scena di Guida galattica per gli autostoppisti, quando gli scienziati chiedono al supercomputer quale sia la "risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto" e poi sbraitano quando la macchina risponde "42", dicendo: "Questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda." :lol:
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"gmorkk":
Ma poi quale metodo di studio? Perche' tutti vi fermate li'?

Come ho detto, permette di acquisire un buon metodo di studio. Un buon metodo di studio, che non significa il migliore del mondo. Così come allo scientifico si insegna il metodo di studio "scientifico", al linguistico quello "linguistico" e a un tecnico quello tecnico, al classico si insegna quello "classico". Tutti hanno i loro i pro e i loro contro, non esiste quello migliore in assoluto, semplicemente ognuno propone il proprio e gli studenti si modellano su di esso. Anche tu, qualunque scuola abbia fatto, avrai sviluppato il tuo: l'importante è che sia congeniale per te. E questo è un pensiero vicino al tuo:
"gmorkk":
Ogni scuola deve impartire un metodo di studio efficace. E in questo il classico non ha niente di diverso da un istituto professionale.

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"gmorkk":
Ma dai, basta.

Ma davvero credi a quello che hai scritto?

Sì - ma visto che me lo domandi probabilmente dopo questa mia risposta penserai che lo dico perché "ormai non posso più tornare indietro", o che sto mentendo, oppure che sono un idiota dato che ho gli occhi foderati di prosciutto.
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"gmorkk":
E pensi che senza studiare latino e greco questa "sensibilita'" non l'avresti mai ottenuta?

Se non avessi fatto il classico, non avrei sviluppato un metodo di studio basato su esso;
se avessi fatto lo scientifico, avrei sviluppato un metodo di studio basato su esso;
se avessi fatto il linguistico, avrei sviluppato un metodo di studio basato su esso;
ecc...
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"gmorkk":
Abbi il coraggio di andare oltre il tuo orgoglio e ammettilo: in quei cinque anni hai perso tempo a fare cose che NON SONO SERVITE A NIENTE. E lo dici tu stesso: riconoscere qualche parola (basta conoscerne un paio e tutte le altre si capiscono al volo, se e' per questo) e l'etimologia di altre (non penso serva a qualcosa se non a darsi arie al bar).

Gratias pater, non est superbia la mea, sibbene sanguine dallo naso!
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"gmorkk":

Se al posto di studiare greco e latino avessi studiato come vincere al monopoli, oggi, tu, diresti la stessa cosa. E l'effetto sarebbe il medesimo di studiare il greco. Non ci credi?

No, anzi penso che siamo arrivati al delirio - magari sei solo invidioso... :-D :lol: :twisted:
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"gmorkk":
Se barattassimo greco e latino con cubi di Rubik e scacchiere per sfidarci a scacchi per cinque anni, imparando tecniche via andando, pensi avremmo ottenuto un risultato diverso?

Assolutamente sì - commento: vedi sopra.
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"gmorkk":

Cio' che cambia e che a te "sembra" provenga da quella scuola e' semplicemente la qualita' degli studenti.

Assolutamente no: nella mia classe tutti i ragazzi rasentavano il 6 a fatica in latino, greco e altro - c'erano pure soggetti poco raccomandabili.

"gmorkk":
Perche' lo sappiamo, no? Se sei bravo, ti consigliano il classico/scientifico.
E quali classi sociali troviamo al classico? Forse le piu' abbienti? Ci saranno dubbi che quei ragazzi, si', quei ragazzi li', un giorno, diventeranno qualcuno, andranno all'universita' e studieranno con profitto?

E chi l'ha detto? In più sentirmi dare del figlio di papà da un perfetto sconosciuto quando non lo sono, né mi sono mai atteggiato in tal verso, è una cosa che mi dà veramente fastidio.

"gmorkk":
Perche' credi sul serio che studiare linguaggi di programmazione, come fanno all'ITI, non imponga un metodo di studio efficace quanto tradurre una versione?

Questo lo pensi tu. Ora ho la conferma che sei prevenuto e pieno di pregiudizi.

"gmorkk":
Hai intrapreso un corso di laurea a indirizzo scientifico, giusto?

Sbagliato, a indirizzo tecnico - gli ingegneri non sono scienziati.

"gmorkk":
Sii onesto, quanto e' stata dura recuperare il gap con quelli provenienti dallo scientifico?

Certo che ho faticato, che domande! Non sapevo niente di trigonometria, figurati i limiti, le derivate, gli integrali, ecc... (mi domando quale fatica possa fare invece lo studente fresco di scientifico che vuole conseguire una laurea in latino e greco). Eppure sono riuscito a uscirne vivo, forse vorrà dire qualcosa - tipo che chi esce dal classico può in potenza studiare di tutt-NO! Me lo rimangio subito, altrimenti qui scoppia una guerra.

Shackle
Non entro nel merito , la discussione rischia di infiammarsi.

Colgo l'occasione per segnalarvi un libro , scritto 10 anni fa, degno di essere letto, per capire chi sono i nemici della scienza, secondo il parere di uno scienziato , Giorgio Israel . Sul nostro sito c'è anche una bella recensione del nostro Admin , leggete almeno questa se non trovate il libro :

https://www.matematicamente.it/cultura/ ... culturale/

Otto_Lidenbrock
"Brancaleone":


Posso anche capire lo sfogo a seguito della dichiarazione di Lauciani, che sembra attribuire al classico un potere taumaturgico, ma temo che questo commento sia frutto di un aver travisato lo scopo del liceo classico - che non è imparare a esprimersi in latino o greco, o a tradurne meccanicamente le versioni, ma ragionare sui temi espressi in essi, che possono essere di filosofia, di condizione umana, sociale e quant'altro. Chi fa il classico spende parte del proprio tempo un po' a tradurre le versioni, e un altro bel po' a studiare gli autori - che è praticamente la stessa cosa che si fa durante le lezioni di letteratura italiana, solo trasposta grossomodo tra il V secolo a.C e il IV secolo d.C.


Ciao Brancaleone,

confermo la frase che hai riportato: in quei cinque anni hai speso tempo in cose che non ti serviranno a niente. Infatti dimmi, a cosa ti serve il greco? A scoprire l'etimologia delle parole senza usare il vocabolario? E pensi che sia cosi' importante?

E non pensi che nel mondo odierno la parte da me sottolineata sia meglio spendibile in letteratura inglese o qualche altra lingua straniera?

"Brancaleone":

Poi, sul fatto che concentrarsi su questi argomenti per 5 anni non serva a nulla, bisognerebbe discuterne: perché è vero che finito il classico sei praticamente obbligato a frequentare l'università non avendo un mestiere in mano (ma in questo senso anche dopo lo scientifico la strada è quella), però dopo 5 anni passati a studiare certi argomenti il tuo modo di ragionare è "diverso", non nel senso che sei diventato un fenomeno, ma solo che sei più sensibile su diversi aspetti, e che quindi li affronti da una prospettiva diversa.



Non offenderti: ma non lo trovi umiliante verso te stesso ripetere a pappagallo le stesse identiche cose che dicono tutti quelli che hanno fatto il classico? Ma poi quale metodo di studio? Perche' tutti vi fermate li'?

Ma dai, basta.

Ma davvero credi a quello che hai scritto?
E pensi che senza studiare latino e greco questa "sensibilita'" non l'avresti mai ottenuta?

Abbi il coraggio di andare oltre il tuo orgoglio e ammettilo: in quei cinque anni hai perso tempo a fare cose che NON SONO SERVITE A NIENTE.

E lo dici tu stesso: riconoscere qualche parola (basta conoscerne un paio e tutte le altre si capiscono al volo, se e' per questo) e l'etimologia di altre (non penso serva a qualcosa se non a darsi arie al bar).

Se al posto di studiare greco e latino avessi studiato come vincere al monopoli, oggi, tu, diresti la stessa cosa. E l'effetto sarebbe il medesimo di studiare il greco. Non ci credi?
Se barattassimo greco e latino con cubi di Rubik e scacchiere per sfidarci a scacchi per cinque anni, imparando tecniche via andando, pensi avremmo ottenuto un risultato diverso?

Ogni scuola deve impartire un metodo di studio efficace. E in questo il classico non ha niente di diverso da un istituto professionale.
Cio' che cambia e che a te "sembra" provenga da quella scuola e' semplicemente la qualita' degli studenti.
Perche' lo sappiamo, no? Se sei bravo, ti consigliano il classico/scientifico.
E quali classi sociali troviamo al classico? Forse le piu' abbienti? Ci saranno dubbi che quei ragazzi, si', quei ragazzi li', un giorno, diventeranno qualcuno, andranno all'universita' e studieranno con profitto?

Perche' credi sul serio che studiare linguaggi di programmazione, come fanno all'ITI, non imponga un metodo di studio efficace quanto tradurre una versione?

Perche' dobbiamo offuscare la ragione, ripetendo una solita solfa senza fermarci un attimo e pensarci su?

Infine:
Hai intrapreso un corso di laurea a indirizzo scientifico, giusto?
Sii onesto, quanto e' stata dura recuperare il gap con quelli provenienti dallo scientifico?
(la domanda ha senso se oltre al normale progamma del classico non hai fatto altro, senno' appunto non ha senso valutare la risposta ai fini dello scopo della domanda).


Mi dispiace se ti ho colpito nell'orgoglio o se troverai la risposta pungente, non me ne volere.

Brancaleone1
"gmorkk":

Il liceo classico e' un obbrobrio nel 2018. Si umiliano studenti facendogli studiare per 5 anni cose che NON USERANNO MAI e non SERVIRANNO A NIENTE. Tranne per chi sceglie di continuare studi classici, ovvio.

Piccola precisazione (sempre che sia necessaria): ho fatto il classico.

Posso anche capire lo sfogo a seguito della dichiarazione di Lauciani, che sembra attribuire al classico un potere taumaturgico, ma temo che questo commento sia frutto di un aver travisato lo scopo del liceo classico - che non è imparare a esprimersi in latino o greco, o a tradurne meccanicamente le versioni, ma ragionare sui temi espressi in essi, che possono essere di filosofia, di condizione umana, sociale e quant'altro. Chi fa il classico spende parte del proprio tempo un po' a tradurre le versioni, e un altro bel po' a studiare gli autori - che è praticamente la stessa cosa che si fa durante le lezioni di letteratura italiana, solo trasposta grossomodo tra il V secolo a.C e il IV secolo d.C.

Poi, sul fatto che concentrarsi su questi argomenti per 5 anni non serva a nulla, bisognerebbe discuterne: perché è vero che finito il classico sei praticamente obbligato a frequentare l'università non avendo un mestiere in mano (ma in questo senso anche dopo lo scientifico la strada è quella), però dopo 5 anni passati a studiare certi argomenti il tuo modo di ragionare è "diverso", non nel senso che sei diventato un fenomeno, ma solo che sei più sensibile su diversi aspetti, e che quindi li affronti da una prospettiva diversa. E questa cosa la porta poi dietro sia chi studia lettere, chi giurisprudenza, chi medicina, matematica, fisica, chimica, ecc... Quando si dice "il classico ti insegna a ragionare", lo si dice in questa ottica, cioè di acquisire un buon metodo di studio, niente di più - invece non condivido la frase "i migliori insegnanti hanno fatto il classico", questa sì che è una frase fatta: non basta aver fatto bene il classico per essere bravi a insegnare.

Personalmente, il latino l'ho perso quasi del tutto, mi sono rimaste in testa poche vestigia, sul greco invece riesco ancora ad aiutare i ragazzi in difficoltà (ed è impressionante, dato che ormai sono passati anni e anni dalla maturità). Sul lato assolutamente pratico, c'è da dire che ho il vantaggio di intuire quantomeno il concetto base dietro buona parte delle parole tecniche (che in italiano derivano più dal greco che dal latino) senza dover ricorrere al vocabolario - parole come saprofita, reologia, flebotomo, fagocitosi, coprolalia, ecc... In più, è bello (almeno, per me lo è) scoprire l'etimologia di termini che sono comunemente conosciuti - tipo elettrone ed elettricità.

Detto questo, non è mia intenzione difendere a spada tratta e per partito preso il mondo del liceo classico e chi lo compone, però non mi sono mai sentito umiliato di aver studiato per 5 anni quelle materie, anzi. Come si dice: se dovessi tornare indietro, lo rifarei.

Zero87
"bado1":
Che dire prof., è stato un piacere. Chissà quando le ricapitano i suoi 15 minuti di fama :D

:heart:

Ah, dimenticavo, io nel 2009 ero in fila alle poste con lui, ne ho apprezzato il carattere e la pazienza di non lamentarsi degli anziani davanti che perdevano tempo. Aspetto un'intervista anch'io.
[size=70]Sto scherzando eh... :P [/size]

Otto_Lidenbrock
Che tristezza.
Mi pare che Figalli stesso si sia lamentato della mediocre preparazione del classico ... E poi, ecco: il fenomeno.

Una medaglia fields dopo 44 anni dovrebbe suonare come una sconfitta per una nazione che vuole competere ad alti livelli in ricerca e istruzione, ma purtroppo in Italia assistiamo all'eterno ritorno di quella congrega di idioti che fanno dell'ignoranza in Matematica e Scienze la loro ragione elitaria d'esistere.

Chiunque sia sano di mente e capace di valutare le cose con abilita' cognitive appena nella norma, capisce benissimo come, le cosiddette "materie classiche", non abbiano nulla di eccezionale rispetto a quanto potrebbe avere una qualsiasi altra materia linguistica/letteraria.

Il liceo classico e' un obbrobrio nel 2018. Si umiliano studenti facendogli studiare per 5 anni cose che NON USERANNO MAI e non SERVIRANNO A NIENTE. Tranne per chi sceglie di continuare studi classici, ovvio.

Ma che esistano persone che ripetano a pappagallo "i migliori insegnanti hanno fatto il classico" unitamente al fatto "il latino ti insegna a ragionare"(e il greco, ndu) denota solo il fallimento, totale, del nostro sistema scolastico nonche' una presenza preoccupante di persone dal quoziente intellettivo estremamente basso, sottosviluppato e depensante.

Questa e' la triste realta' dell'Italia oggi.

E la Matematica? Un rozzo strumento di "calcolo" volgare quanto chi si sporca le mani anziche' usare i guanti. Ecco il pensiero unanime della classe dirigente italiana.

Come quel professore che si vantava di non ricordare le tabelline.

Invece, perche' non fare bene quella geometria sintetica ai ragazzi, sostituita da una carrellata di algebra fine a se' stessa che si riduce a calcolo meccanico, che induce anche i piu' intelligenti e motivati ragazzi ad odiare una materia che se si rivelasse a loro sin da subito amerebbero in eterno?

Perche' non mettiamo a frutto quella "Scuola Media", punto di perdita di un sacco di studenti e smarrimento per molti altri?

Perche' non fare assaggiare agli studenti la Geometria vera, e non quei 4 rudimenti di Analitica anch'essi senza raziocinio alcuno?

Ma perche' non parliamo subito di categorie, logica matematica, di Goedel, di Algebra, ma quella vera?

Sapete quanti studenti rimarrebbero affascinati, ammaliati, stupiti di fronte a queste cose?

Perche' dobbiamo umiliare dei ragazzi, i quali si ritrovano a fronteggiare i loro coetanei provenienti da altre parti del mondo con bagagli scientifici, a parita' d'eta', immensamente superiori?
Perche' in Italia c'e' una mentalita' cosi' retrograda?

Invece no, insistiamo con programmi obsoleti, ottocenteschi, guidati da professori incapaci di diffondere amore per il sapere come quest'uomo che dimostra una aridita' sensibile e intellettiva spaventosa.
Quante vittime avra' gia' fatto costui? Quante vogliamo ancora permettergli di farne?

Ma cosa ci fa una persona del genere a Scuola? E' questa la vera domanda che personalmente mi mette i brividi e provoca nausea allo stesso tempo.

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