Programmazione degli accessi all'università si/no

StellaMartensitica
Mi è capitato di vedere questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=l-d2harI-wE&list=PL_a5INrGCM_VJ0YMy8CTAhUZhcTxrXHHs&index=2
Che si riallaccia ad un "vecchio" articolo (cinque anni fa) dove effettivamente si prevedeva la carenza di medici poi puntualmente registratasi, come tutti abbiamo appreso sia dai mass media sia, probabilmente, dai poster che i medici di base mettono nei loro studi.
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2013/09/10SI82037.PDF

La mia domanda è questa:

Secondo voi di matematicamente, dove sta il confine tra garantire una didattica di un certo livello a chi è "adatto"(?)[nota]Metto il punto di domanda perché mi chiedo se questo tipo di test, quando superati, siano davvero utili per capire chi è adatto e chi invece non lo è studiare[/nota] ad un certo tipo di studi e, invece, violare il sacrosanto diritto allo studio?

Sarebbe giusto abolirli? O invece sarebbe meglio renderli ancora più selettivi?

Il fatto che per dare il test d'ingresso, oltretutto, sia necessario pagare una specie di "pedaggio" per poterlo sostenere vi sembra corretto?

Io il test l'ho già passato un anno fa e quindi sono "a posto", però effettivamente ricordo ancora vividamente le tonnellate di "alpha test" e simile paraphernalia che gira nel periodo dei test d'ingresso con grande gioia, immagino, delle case editrici.

Sarebbe interessante soprattutto, ma non solo, avere un parare da chi nel settore dell'istruzione ci lavora.

Risposte
StellaMartensitica
@ Gughigt Supponiamo, a titolo d'esempio, che i posti su base nazionale siano $10771$ ed i candidati $84000$. Chi arriva $10772$ alla selezione e per un posto è "fuori" è davvero così meno bravo di chi è arrivato 10771 per giustificarne l'esclusione? E se il 10772 un domani sarebbe potuto diventare un meglio medico di quanto si sia rivelato, alle corde, il candidato 10771? Magari il 10772 va a fare ingegneria controvoglia perché ha comunque bisogno di laurearsi e diventa un ingegnere del menga.

Gughigt
Provare ad essere ammesso.
Sono dell'opinione che se un ragazzo fosse seriamente interessato ad una determinata facoltà non avrebbe problemi nel prepararsi ad un test d'ingresso. (Idem con le c.d. "vocazioni", tanti magari si sono resi conto tardi di voler fare altro; i pochi che hanno avuto l'audacia di stravolgere il proprio percorso sono - secondo me - quelli che hanno avuto grande successo nella vita)[nota]Intendo successo in latu sensu[/nota]
E' evidente che a quell'età le idee (e soprattutto le responsabilità[nota]intese come responsabilità "con sé stesso"[/nota]) non sono molto chiare ma la presenza di un vincolo è un bene per la scuola ancor prima che per l'università: sapere di dover impegnarsi già da subito (alcune università richiedono addirittura i voti relativi al III e IV anno di liceo) per poter ottenere qualcosa di concreto più avanti potrebbe essere uno stimolo in più per un neo-iscritto alle superiori.
Una deficienza del "sistema scuola" è che al di fuori di qualche incontro all'ultimo anno nessuno parla mai agli studenti di come funziona un'università e di cosa fare per essere ammessi...

StellaMartensitica
"Gughigt":
Sling ha scritto:[...] Il diritto allo studio non è permettere a chiunque di entrare in qualsiasi facoltà ma garantire a chi lo merita di ricevere un'istruzione adeguata e di qualità. Iper-quoto!


Però il diritto di provarci...

StellaMartensitica
Premetto che io faccio ingegneria, e non medicina, ma che comunque ho dovuto sostenere (e ho passato) un test d'ingresso per iscrivermi, anche se non ho ancora capito bene che cosa sarebbe successo nell'ipotesi che non lo avessi superato.

Riprendendo l'articolo che hai mandato, leggo:

"Al contempo, però, la soglia di sbarramento sarebbe rappresentata dal finire tutti gli esami del primo semestre del primo anno con una media non inferiore al 27 e totalizzare tutti i crediti formativi entro il 31 gennaio dell’anno accademico."

Che forse è una condizione che trovo anche più severa di un test d'ingresso.

Pertuttavia non sembra comunque una cattiva proposta. Perché non lasciare che sia la disciplina stessa, infatti, a selezionare coloro che desiderano studiarla, e non un test d'ingresso.

Insomma, tante volte l'appetito vien mangiando. Magari alle superiori non si è ricevuta una preparazione troppo approfondita (per i più svariati motivi), ma in un anno si fa in tempo a rimediare, a mio avviso.

E poi a me quest'idea del numerus clausus non va troppo a genio. Ricorda un po' delle leggi in voga nel '33 e anche prima, assieme ad un certo tipo di baffetti che non portano bene...

Certo non si parla di razze oggigiorno però mi infastidisce come idea, ecco.

Soprattutto il fatto che chi può permettersi di fare dei corsi (sovente anche costosi) dedicati alla preparazione al test[nota]Nota bene, il test, non per imparare una materia o qualcosa di attinente a quello che viene dopo il test.[/nota] può sostenerlo magari più serenamente di altri che devono prepararlo con le sole proprie forze... Mi sa di quota censitaria inserita velatamente nel quadro più generale.


"Sling":
è interessato a studiare effettivamente biotecnologie


Infatti... Conosco due esempi per esempio di fenomeni simili. Per esempio il mio medico di base ha fatto due anni di veterinaria prima di capire che medicina era la sua vocazione (e poi veterinaria era più difficile a dire suo, neanche farlo apposta è prossimo al pensionamento). E un mio compagno di corso si è cuccato un anno di ingegneria civile perché non aveva passato il test per aerospaziale... Insomma, perché non lasciare che ognuno segua la sua vocazione? Che insegua ciò che lo fa sentire felice, realizzato, soddisfatto, ecc.. ecc..

Non voglio essere provocatorio, è solo per ragionare chiaramente.

"Sling":
non si hanno risorse (inteso come strutture, personale) adeguate per poter accogliere l'enorme richiesta di coloro che desiderano fare medicina


Certo questo è sicuramente un problema che molti sollevano. Però oggettivamente il corso degli studi seleziona parecchio anche senza che ci sia il test. Quando vedo le percentuali di bocciatura a certi esami (e se stanno sostenendo esami vuol dire che il test d'ingresso lo hanno passato) mi chiedo... il test d'ingresso è servito più a togliere all'università ed alle istituzioni l'impegno di istruire delle persone (che poi è il loro compito, dato che ricevono soldi provenienti dalle nostre tasse) o veramente a preservare il diritto allo studio di chi se lo merita... Buh.

E' sicuramente una materia complicata a mio parere.

Su questo:
"Sling":
aumentando il numero di borse di studio per la specialistica


Sono pienamente d'accordo con te. Purché le borse siano erogate dopo accurata disamina dei candidati e sulla base di criteri oggettivi.

Gughigt
"Sling":
[...] Il diritto allo studio non è permettere a chiunque di entrare in qualsiasi facoltà ma garantire a chi lo merita di ricevere un'istruzione adeguata e di qualità.

Iper-quoto!

Sling
Premetto che io non lavoro né studio del campo della medicina ma comunque un'idea sull'argomento me la sono fatta.
Secondo me i motivi dei posti limitati a medicina, e quindi del test di ingresso, sono sostanzialmente due:

1. non si hanno risorse (inteso come strutture, personale) adeguate per poter accogliere l'enorme richiesta di coloro che desiderano fare medicina (l'articolo parlava di 84000 studenti a fronte di 10000 posti);

2. limitare il numero di studenti laureati che ogni anno non riescono ad accedere alle specialistiche trovandosi quindi in un limbo in cui non possono esercitare la professione di medico (se non alcune mansioni molto basilari) ma al contempo non possono proseguire gli studi per specializzarsi e devono attendere il test successivo distante di molti mesi. Se si togliesse il numero chiuso, aumenterebbe di molto il numero di laureati in medicina che non riesce entrare in specialistica.

Quindi secondo me se si volesse aumentare il numero di medici bisognerebbe intervenire aumentando il numero di borse di studio per la specialistica più che togliere il numero chiuso rischiando di inficiare sulla qualità della didattica.

Nella mia università, un paio d'anni fa, decisero di togliere il numero chiuso al corso di biotecnologie[nota]corso purtroppo noto per essere un parcheggio per quelli che non riescono ad entrare a medicina a danno di chi invece è interessato a studiare effettivamente biotecnologie[/nota], risultato: gli iscritti passarono da meno di un centinaio a quasi duemila, le lezioni le devono fare in fiera (sic) in mega aule da seicento posti e gli esami li passano con dei test a crocette.
Non contento di questo bel lavoro, il MAGNIFICOH rettore sta pensando di togliere pure il numero chiuso a medicina:
https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/unife-medicina-test-ammissione-1.4429079
Naturalmente queste sono vergognose strategie di bassa lega per aumentare il numero di studenti iscritti e ricevere più fondi dal MIUR.

Il diritto allo studio non è permettere a chiunque di entrare in qualsiasi facoltà ma garantire a chi lo merita di ricevere un'istruzione adeguata e di qualità.

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