Matematica e teatro: 2 facce della stessa della medaglia?
Ciao a tutti, io sono appassionato di teatro e recito...E casualmente sono finito in un blog dove si sostiene che per riprodurre delle grandi performance sul palco bisogna essere più matematici che attori emotivi. L'attore dovrebbe insomma liberarsi della propria emotività per riprodurre un'esecuzione molto più concreta e precisa nello spazio-tempo. . . A me sembra una cosa veramente assurda, visto che secondo me è impossibile fare una cosa del genere (mi hanno insegnato che un'emozione riprodotta è più bella quando essa tende ad essere naturale, venendo dall'animo). Comunque lascio a voi la fonte ed eventuali commenti.
http://www.myspace.com/malcangio
http://www.myspace.com/malcangio
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mah!
PRECISAZIONI DELL'AUTORE E COMMENTI SUL METODO DEL PERFORMER MATEMATICO
I commenti che mi sono giunti dopo qualche settimana di presenza del Metodo del Performer Matematico sul Web sono della più svariata natura e scritti dagli autori più eterogenei. Filmakers, attori ed attrici, matematici semplici curiosi hanno voluto esprimere la loro opinione. Pubblico i più interessanti ( senza ovviamente citarne gli autori).
Desidero solo puntualizzare che la mia proposta non parte da un’analisi scientifica del Sistema di Stanislavskij. Forse neppure empirica. Le mie considerazioni sono una provocazione che va a toccare alcuni stereotipi penetrati nelle metodologie didattiche nelle scuole di teatro. Soprattutto in Italia oggi. Che è la realtà che conosco maggiormente. Non esiste solo una metodologia ed un unico approccio all’arte teatrale. Almeno io non ne riconosco alcuno. Nel teatro gli approcci sono miliardi e producono altrettanti miliardi di teatri e di modi di fare teatro.
Ribadisco la mia è solo una provocazione sugli stereotipi del Sistema di Stanislavskij.
Riconosco anche perfettamente che il materiale a nostra disposizione per avere un’idea chiara del Sistema del maestro russo sia molto poco. Forse è stato tradotto il 10% di quanto ha scritto.
Ma questo non è un buon motivo per accettare considerazioni su Stanislavskij solo da chi ha letto e studiato tutta la sua ricerca in lingua originale. O a chi coltiva la proprie certezze assolute sull’attore e sul teatro rinchiudendosi nei templi russi abitati da asceti.
In caso contrario chi potrebbe parlare di Stanislavskij ?
Dovrebbero stare zitti praticamente tutti.
L’altra sera in televisione un’attrice di vent’anni tentava di dare delle spiegazioni sul metodo e sull’approccio emotivo al personaggio. Ostentando ancora e sempre i soliti maledetti stereotipi.
Se questa signorina davanti a milioni di telespettatori può esprimere delle opinioni sul Sistema in questione, allora, sinceramente, nel piccolo della mia ventennale esperienza o anche solo passione per il teatro che mi trascino dietro da quando sono nato, la mia opinione la dico anche io. Si tratta della mia opinione. Solo di quella.E vale per quanto tale.
Mi rendo conto che la Russia sia un luogo dove si è sempre fatta fatica a respirare l’aria di libertà.
Ma per me è inaccettabile ogni forma di tacitamento culturale.
Anche se a telefonarmi fosse l’erede russo di Stanislavskij. Io su Stanislavskij dico quel **** che voglio.
A voi la lettura e le debite considerazioni.
Francesco Malcangio
...e sono rimasto molto colpito dalla tua formulazione di questo metodo del Performer Matematico.
Purtroppo però mi trovo in assoluto disaccordo con te. Secondo me, relegare il lavoro dell'attore in scena a delle semplici regole matematiche è quanto di più sbagliato e di più lontano da ciò che quest'arte richiede. Per prima cosa, è come dire che se ogni persona seguisse queste regole sarebbero tutti capaci di recitare, il che non è possibile perchè per recitare serve una sensibilità particolare, che non tutti possono avere. Poi, la matematica è una scienza esatta, che si basa su teoremi e assiomi ben precisi e secondo me, è inapplicabile al lavoro dell'attore poichè quest'ultimo è una continua ricerca e una continua scoperta ogni giorno, legato agli stati d'animo della persona e alla sua esistenza, cosa che la matematica ignora totalmente. Per quanto riguarda il fatto che il metodo Stanislavskij sia oramai quasi del tutto superato posso anche essere d'accordo. Si sa che non è tutto basato sull'emozione e che il fissare in scena delle determinate azioni fisiche è fondamentale per riuscire a entrare appieno nel personaggio. Ma ciò non toglie che lo stato emotivo dell'attore come persona giochi un ruolo importantissimo nel suo lavoro sul personaggio. Egli deve entrare in uno stato mentale per recitare una determinata parte, non può ripetere tecnicamente determinati movimenti e battute non sentendo ciò che sta recitando. Ora, è vero che esistono molte scuole e tecniche di recitazione che dicono anche questo, ma per la mia esperienza, che è davvero poca, sento di essere molto più vicino a Stanislavskij piuttosto che a un Grotowsky, il cui lavoro mi ha aperto gli occhi tantissimo, ma che secondo me può essere applicato in maniera completa solo a un certo tipo di teatro. Anche perchè il teatro è vario e con molte sfaccettature, non esiste una sola forma di teatro e questo secondo me va a rafforzare il fatto che non può essere applicata una legge matematica universale al teatro, che dovrebbe valere in ogni caso.
Detto questo, sono però molto curioso di avere più informazioni su questa tua scoperta e desidererei esserne informato quanto più possibile, perchè la ritengo comunque una teoria interessante e sono dell'idea che bisogna essere aperti a ogni tipo di pensiero, soprattutto quando si parla di recitazione. Sono sicuro che se tu mi spiegherai un pò di più questo tuo metodo, riuscirò a capirlo e a comprenderlo un pò di più, visto che forse la mia riluttanza sta nel fatto di non aver capito appieno ciò che è spiegato sul tuo Myspace. Con una spiegazione più approfondita sono certo che riuscirò a comprenderlo meglio e forse a condividerlo, ma su questo ultimo punto sono molto scettico".
scusa ma non le ha già dette yuri alschitz ste cose ne "la matematica dell'attore" e ne "la grammatica dell'attore? io ho studiato col suo metodo alla gitis a mosca e ti assicuro che dopo due anni di metodo "matematico" mi sono svuotata come attrice.e ora sono in cerca di nuovo di contatto con l'emotività e l'interiorità. mmmmm brutta la matematica, cacca la matematica.funziona al massimo per la regia il metodo non per la recitazione,sorry!ciaoo
ciao. ho letto ciò che cìè scritto sulla home per ciò che riguarda la parte emotiva del maestro russo e sono totalmente in accordo, credo che l'attore "emotivo" che vuole provare la stessa emozione del personaggio sia da ricoverare. ma chiaramente è solo un mo pensiero.
ma devo anche contraddire un po' il termine "matematico". l'uomo di per se stesso è incontrollabile in una partitura sociale che vuol far vedere tutto ordinato e appunto matetmatico. ma effettivamente è solo una gabbia. qualcosa che serve solo a controllare l'incontrollabile....
qualcuno mette delle regole dove altri devono "sottostare". questo non fa altro che sottovaluare l'inelligenza umana. credo u po' possa essere lo stesso per l'attore. credo quindi che il termine maematico inprigioni la libertà espressiva. so benissimo che la libertà per un attore è all'inerno d una griglia dove trovae dei punti di riferimento ma queello dovrebbe eesere un codice da dove cominciare.
scusa per questa mail ma trovando interessante ciò che ho letto ha sviluppato in me la voglia di scriverti.
mi trovo d'accordo su ciò che hai scritto. non sono una matematica ma quello che hai scritto sul grande maestro russo è vero.. forse l'unico a cui puoi dare veramente merito è il caro Grotowski.
Che grandi cose ha fatto..
Magari fosse tutto ricondicibile a quanto lei ha scritto sul suo blog. Purtroppo i testi tradotti a noi pervenutici sono soltanto una minima parte di quanto Stanislavskij ha scritto.Ammesso che lei non abbi letto in russo tutti i 12 tomi di Stanislavskji.(Non è il solo russo che si è occupato di metodo!!!) Spesso i due libri più importanti tradotti in Italiano non sono stati tradotti nella giusta maniera. Prolissi e in una lingua che va ben lontana dall'italiano comprensibile.(Errore dei traduttori con i paraocchi!!!) Mi permetta di dirlo a me che lì ci vivo e tutto quello di cui ha parlato è pane per i miei denti, visto che sono uno di quelli che definisce "Performer". Il metodo Stanislavskij è un metodo che ha un processo di crescita e sviluppo. Ciò che Stanislavskij ha scritto in precedenza è servito per costruire altor in futuro.Stanislavkij ha sviluppato il suo metodo in concomitanza con lo sviluppo dell' psicoanalisisi; che trova dei riscontri abbastanza chiari in essa. L'addetto al mestiere, e non il teorico, ha nel corso del suo processo formativo gli strumenti adatti per scegliere una sua propria strada contreta.
Ci sarebbe tanto da dire ma l'importante è non parlare con certezze di ciò che affondo non si conosce.Sarebbe bello se cambiasse la parola performer con artista.Grazie
Dunque ho letto attentamente la tua dichiarazione d'intenti sull'attore matematico e la trovo molto molto interessante.
Ovviamente ne dovremmo parlare a voce perche' e' un argomento molto complesso e con parecchie ramificazioni, ma comunque delinea un percorso fattibile, affascinante e nuovo. E non e' poco. Inoltre - come ti avevo gia' detto - mi piace molto anche il nome.
Un paio di domande mi sono venute mentre leggevo pero'... che cos'e' un'azione emozionale? come si distingue da un'azione fisica? Non stai facendo rientrare dalla finestra (il lavoro sulla memoria emotiva del personaggio....) cio' che hai cacciato via dalla porta?
e inoltre: luce, scenografia, video, musica.. vanno bene ma se uno manca? se non c'e' video e musica nella performance? come ridistribuisci le percentuali? Inoltre puo' essere una sintesi anche se manca uno (o due) degli elementi che hai posto come fondamentali? E il teatro di strada? Niente scenografia, luce, musica, video.. ma pur sempre teatro... E infine: che spazio dai al testo? Non viene mai menzionato ma fa parte anch'esso della performance, o no?
Ciao!
Ho letto e riletto diverse volte la tua teoria e la trovo molto interessante, a dimostrazione del fatto che la matematica (o almeno la sua struttura) è insita in qualunque disciplina, in questo caso il teatro. Grazie per la top!
A presto!
Ciao Francesco,
grazie per l'aggiunta e complimenti per quello che fai...Interessante la tua teoria del performer matematico,anche se per me Stanislavskij rimane una figura di straordinaria importanza in relazione al suo modo di concepire l'arte dell'attore come un'arte creativa.
A presto,
Claudio
www. bulbartworks. com
Sono sinceramente molto interessato dal tuo metodo.
Come la musica, l'arte visiva e dunque l'arte performativa, siano scandite da una forte matematicità, è una cosa che ho pensato da sempre, lungo il mio solitario cammino di formazione.
Da un anno collaboro cn performers come scenografo, videomaker o semplicemente "compagno di esercizio e consiglio".Trovo anch'io che una certa presa di distanza da sé stessi nell'esecuzione dell'atto performativo sia essenziale, per ridurre l'impatto dell'emotività dell'atore con quella del pubblico.Immagino che la tua ricerca passi attraverso molti aspetti legati alla matematica del mondo, attraverso le espressioni naturali di questa, nelle arti marziali, o nelle discipline orientali, ad esempio.Trovo, in quel che fai, paradossalmente, una presa di distanza dal meccanicismo, ed una ricerca dell'organicità delle cose, attraverso l'approccio fisico matematico legato alle espressioni: la precisa volontà di ricollegarsi alla propria natura (e di conseguenza a quella che circonda)attraverso la "rinuncia" a sé stessi.Si direbbe una meditazione di scena, in un certo senso.
SiM_CinE
Non sono addentro al campo della recitazione, perciò mi prendo un pò di tempo per cercare di capire il frutto delle tue ricerche...Dopodichè preparati per una valangata di domande!
Trovo comunque molto interessante l'argomento e sicuramente è una valida occasione per ampliare il proprio bagaglio di conoscenze! A presto e buon lavoro!!!
Mi dispiace ma non ho capito bene quello che facevi, sei un attore? Un regista? Bo! Forse sarà perche sono francese!!
Spero che la nostra musica ti piace!!
Molto volentieri.
Anch'io sto divulgando il frutto delle mie ricerche soprattutto all'estero, in particolare i video che realizzo sperimentando sulla semplicità èiuttosto che sulla complessità.
Forse ci si riconosce come esseri umani, dal momento che le idee nascono dalla nostra interpretazione degli stimoli che riceviamo e che creiamo dentro noi stessi.
però certo, l'odio verso il narcisismo degli attori e dei registi è enorme anche per me, e se penso a quelli cinematografici, il sangue mi ribolle nelle vene.
Comunque, tornerò con calma a parlare, io sono aperto a qualsiasi tipo di collaborazione.
Sto giusto adesso entrando a lavorare in un paio di stabili come tecnico, perché quel di cui ho bisogno è sempre di più un contatto diretto con la realtà...
...e comprendere il modo migliore per trasmetterla al pubblico, appunto, sempre più virtuale se mi passi il termine, sempre più plastico, disattento, svogliato, chiuso in sè stesso.
Intanto ti posto la precedente mandata di osservaziioni, visto che mi sono sbagliato di poco!
;D
A presto.
interessantissimo il tuo lavoro. leggendo le informazioni sul tuo profilo mi è venuto in mente il Bharatanatyam dove si racconta una storia con l'espressività del corpo e del viso...
magari non c'entra niente!
buon lavoro comunque!
m.
ben volentieri, anche se la mia vita teatrale si svolge in ambiti banalmente tangibili, rispetto agli attori e probabilmente non usufruirò mai del metodo stesso.
ma questa traslazione matematica mi intriga tantissimo (tutto quello che è matematico mi intriga), quindi ti aiuterò.purtroppo dovrai spiegarmi tutto come si spiega ai bambini...
I commenti che mi sono giunti dopo qualche settimana di presenza del Metodo del Performer Matematico sul Web sono della più svariata natura e scritti dagli autori più eterogenei. Filmakers, attori ed attrici, matematici semplici curiosi hanno voluto esprimere la loro opinione. Pubblico i più interessanti ( senza ovviamente citarne gli autori).
Desidero solo puntualizzare che la mia proposta non parte da un’analisi scientifica del Sistema di Stanislavskij. Forse neppure empirica. Le mie considerazioni sono una provocazione che va a toccare alcuni stereotipi penetrati nelle metodologie didattiche nelle scuole di teatro. Soprattutto in Italia oggi. Che è la realtà che conosco maggiormente. Non esiste solo una metodologia ed un unico approccio all’arte teatrale. Almeno io non ne riconosco alcuno. Nel teatro gli approcci sono miliardi e producono altrettanti miliardi di teatri e di modi di fare teatro.
Ribadisco la mia è solo una provocazione sugli stereotipi del Sistema di Stanislavskij.
Riconosco anche perfettamente che il materiale a nostra disposizione per avere un’idea chiara del Sistema del maestro russo sia molto poco. Forse è stato tradotto il 10% di quanto ha scritto.
Ma questo non è un buon motivo per accettare considerazioni su Stanislavskij solo da chi ha letto e studiato tutta la sua ricerca in lingua originale. O a chi coltiva la proprie certezze assolute sull’attore e sul teatro rinchiudendosi nei templi russi abitati da asceti.
In caso contrario chi potrebbe parlare di Stanislavskij ?
Dovrebbero stare zitti praticamente tutti.
L’altra sera in televisione un’attrice di vent’anni tentava di dare delle spiegazioni sul metodo e sull’approccio emotivo al personaggio. Ostentando ancora e sempre i soliti maledetti stereotipi.
Se questa signorina davanti a milioni di telespettatori può esprimere delle opinioni sul Sistema in questione, allora, sinceramente, nel piccolo della mia ventennale esperienza o anche solo passione per il teatro che mi trascino dietro da quando sono nato, la mia opinione la dico anche io. Si tratta della mia opinione. Solo di quella.E vale per quanto tale.
Mi rendo conto che la Russia sia un luogo dove si è sempre fatta fatica a respirare l’aria di libertà.
Ma per me è inaccettabile ogni forma di tacitamento culturale.
Anche se a telefonarmi fosse l’erede russo di Stanislavskij. Io su Stanislavskij dico quel **** che voglio.
A voi la lettura e le debite considerazioni.
Francesco Malcangio
...e sono rimasto molto colpito dalla tua formulazione di questo metodo del Performer Matematico.
Purtroppo però mi trovo in assoluto disaccordo con te. Secondo me, relegare il lavoro dell'attore in scena a delle semplici regole matematiche è quanto di più sbagliato e di più lontano da ciò che quest'arte richiede. Per prima cosa, è come dire che se ogni persona seguisse queste regole sarebbero tutti capaci di recitare, il che non è possibile perchè per recitare serve una sensibilità particolare, che non tutti possono avere. Poi, la matematica è una scienza esatta, che si basa su teoremi e assiomi ben precisi e secondo me, è inapplicabile al lavoro dell'attore poichè quest'ultimo è una continua ricerca e una continua scoperta ogni giorno, legato agli stati d'animo della persona e alla sua esistenza, cosa che la matematica ignora totalmente. Per quanto riguarda il fatto che il metodo Stanislavskij sia oramai quasi del tutto superato posso anche essere d'accordo. Si sa che non è tutto basato sull'emozione e che il fissare in scena delle determinate azioni fisiche è fondamentale per riuscire a entrare appieno nel personaggio. Ma ciò non toglie che lo stato emotivo dell'attore come persona giochi un ruolo importantissimo nel suo lavoro sul personaggio. Egli deve entrare in uno stato mentale per recitare una determinata parte, non può ripetere tecnicamente determinati movimenti e battute non sentendo ciò che sta recitando. Ora, è vero che esistono molte scuole e tecniche di recitazione che dicono anche questo, ma per la mia esperienza, che è davvero poca, sento di essere molto più vicino a Stanislavskij piuttosto che a un Grotowsky, il cui lavoro mi ha aperto gli occhi tantissimo, ma che secondo me può essere applicato in maniera completa solo a un certo tipo di teatro. Anche perchè il teatro è vario e con molte sfaccettature, non esiste una sola forma di teatro e questo secondo me va a rafforzare il fatto che non può essere applicata una legge matematica universale al teatro, che dovrebbe valere in ogni caso.
Detto questo, sono però molto curioso di avere più informazioni su questa tua scoperta e desidererei esserne informato quanto più possibile, perchè la ritengo comunque una teoria interessante e sono dell'idea che bisogna essere aperti a ogni tipo di pensiero, soprattutto quando si parla di recitazione. Sono sicuro che se tu mi spiegherai un pò di più questo tuo metodo, riuscirò a capirlo e a comprenderlo un pò di più, visto che forse la mia riluttanza sta nel fatto di non aver capito appieno ciò che è spiegato sul tuo Myspace. Con una spiegazione più approfondita sono certo che riuscirò a comprenderlo meglio e forse a condividerlo, ma su questo ultimo punto sono molto scettico".
scusa ma non le ha già dette yuri alschitz ste cose ne "la matematica dell'attore" e ne "la grammatica dell'attore? io ho studiato col suo metodo alla gitis a mosca e ti assicuro che dopo due anni di metodo "matematico" mi sono svuotata come attrice.e ora sono in cerca di nuovo di contatto con l'emotività e l'interiorità. mmmmm brutta la matematica, cacca la matematica.funziona al massimo per la regia il metodo non per la recitazione,sorry!ciaoo
ciao. ho letto ciò che cìè scritto sulla home per ciò che riguarda la parte emotiva del maestro russo e sono totalmente in accordo, credo che l'attore "emotivo" che vuole provare la stessa emozione del personaggio sia da ricoverare. ma chiaramente è solo un mo pensiero.
ma devo anche contraddire un po' il termine "matematico". l'uomo di per se stesso è incontrollabile in una partitura sociale che vuol far vedere tutto ordinato e appunto matetmatico. ma effettivamente è solo una gabbia. qualcosa che serve solo a controllare l'incontrollabile....
qualcuno mette delle regole dove altri devono "sottostare". questo non fa altro che sottovaluare l'inelligenza umana. credo u po' possa essere lo stesso per l'attore. credo quindi che il termine maematico inprigioni la libertà espressiva. so benissimo che la libertà per un attore è all'inerno d una griglia dove trovae dei punti di riferimento ma queello dovrebbe eesere un codice da dove cominciare.
scusa per questa mail ma trovando interessante ciò che ho letto ha sviluppato in me la voglia di scriverti.
mi trovo d'accordo su ciò che hai scritto. non sono una matematica ma quello che hai scritto sul grande maestro russo è vero.. forse l'unico a cui puoi dare veramente merito è il caro Grotowski.
Che grandi cose ha fatto..
Magari fosse tutto ricondicibile a quanto lei ha scritto sul suo blog. Purtroppo i testi tradotti a noi pervenutici sono soltanto una minima parte di quanto Stanislavskij ha scritto.Ammesso che lei non abbi letto in russo tutti i 12 tomi di Stanislavskji.(Non è il solo russo che si è occupato di metodo!!!) Spesso i due libri più importanti tradotti in Italiano non sono stati tradotti nella giusta maniera. Prolissi e in una lingua che va ben lontana dall'italiano comprensibile.(Errore dei traduttori con i paraocchi!!!) Mi permetta di dirlo a me che lì ci vivo e tutto quello di cui ha parlato è pane per i miei denti, visto che sono uno di quelli che definisce "Performer". Il metodo Stanislavskij è un metodo che ha un processo di crescita e sviluppo. Ciò che Stanislavskij ha scritto in precedenza è servito per costruire altor in futuro.Stanislavkij ha sviluppato il suo metodo in concomitanza con lo sviluppo dell' psicoanalisisi; che trova dei riscontri abbastanza chiari in essa. L'addetto al mestiere, e non il teorico, ha nel corso del suo processo formativo gli strumenti adatti per scegliere una sua propria strada contreta.
Ci sarebbe tanto da dire ma l'importante è non parlare con certezze di ciò che affondo non si conosce.Sarebbe bello se cambiasse la parola performer con artista.Grazie
Dunque ho letto attentamente la tua dichiarazione d'intenti sull'attore matematico e la trovo molto molto interessante.
Ovviamente ne dovremmo parlare a voce perche' e' un argomento molto complesso e con parecchie ramificazioni, ma comunque delinea un percorso fattibile, affascinante e nuovo. E non e' poco. Inoltre - come ti avevo gia' detto - mi piace molto anche il nome.
Un paio di domande mi sono venute mentre leggevo pero'... che cos'e' un'azione emozionale? come si distingue da un'azione fisica? Non stai facendo rientrare dalla finestra (il lavoro sulla memoria emotiva del personaggio....) cio' che hai cacciato via dalla porta?
e inoltre: luce, scenografia, video, musica.. vanno bene ma se uno manca? se non c'e' video e musica nella performance? come ridistribuisci le percentuali? Inoltre puo' essere una sintesi anche se manca uno (o due) degli elementi che hai posto come fondamentali? E il teatro di strada? Niente scenografia, luce, musica, video.. ma pur sempre teatro... E infine: che spazio dai al testo? Non viene mai menzionato ma fa parte anch'esso della performance, o no?
Ciao!
Ho letto e riletto diverse volte la tua teoria e la trovo molto interessante, a dimostrazione del fatto che la matematica (o almeno la sua struttura) è insita in qualunque disciplina, in questo caso il teatro. Grazie per la top!

A presto!
Ciao Francesco,
grazie per l'aggiunta e complimenti per quello che fai...Interessante la tua teoria del performer matematico,anche se per me Stanislavskij rimane una figura di straordinaria importanza in relazione al suo modo di concepire l'arte dell'attore come un'arte creativa.
A presto,
Claudio
www. bulbartworks. com
Sono sinceramente molto interessato dal tuo metodo.
Come la musica, l'arte visiva e dunque l'arte performativa, siano scandite da una forte matematicità, è una cosa che ho pensato da sempre, lungo il mio solitario cammino di formazione.
Da un anno collaboro cn performers come scenografo, videomaker o semplicemente "compagno di esercizio e consiglio".Trovo anch'io che una certa presa di distanza da sé stessi nell'esecuzione dell'atto performativo sia essenziale, per ridurre l'impatto dell'emotività dell'atore con quella del pubblico.Immagino che la tua ricerca passi attraverso molti aspetti legati alla matematica del mondo, attraverso le espressioni naturali di questa, nelle arti marziali, o nelle discipline orientali, ad esempio.Trovo, in quel che fai, paradossalmente, una presa di distanza dal meccanicismo, ed una ricerca dell'organicità delle cose, attraverso l'approccio fisico matematico legato alle espressioni: la precisa volontà di ricollegarsi alla propria natura (e di conseguenza a quella che circonda)attraverso la "rinuncia" a sé stessi.Si direbbe una meditazione di scena, in un certo senso.
SiM_CinE
Non sono addentro al campo della recitazione, perciò mi prendo un pò di tempo per cercare di capire il frutto delle tue ricerche...Dopodichè preparati per una valangata di domande!
Trovo comunque molto interessante l'argomento e sicuramente è una valida occasione per ampliare il proprio bagaglio di conoscenze! A presto e buon lavoro!!!
Mi dispiace ma non ho capito bene quello che facevi, sei un attore? Un regista? Bo! Forse sarà perche sono francese!!

Molto volentieri.
Anch'io sto divulgando il frutto delle mie ricerche soprattutto all'estero, in particolare i video che realizzo sperimentando sulla semplicità èiuttosto che sulla complessità.
Forse ci si riconosce come esseri umani, dal momento che le idee nascono dalla nostra interpretazione degli stimoli che riceviamo e che creiamo dentro noi stessi.
però certo, l'odio verso il narcisismo degli attori e dei registi è enorme anche per me, e se penso a quelli cinematografici, il sangue mi ribolle nelle vene.
Comunque, tornerò con calma a parlare, io sono aperto a qualsiasi tipo di collaborazione.
Sto giusto adesso entrando a lavorare in un paio di stabili come tecnico, perché quel di cui ho bisogno è sempre di più un contatto diretto con la realtà...
...e comprendere il modo migliore per trasmetterla al pubblico, appunto, sempre più virtuale se mi passi il termine, sempre più plastico, disattento, svogliato, chiuso in sè stesso.
Intanto ti posto la precedente mandata di osservaziioni, visto che mi sono sbagliato di poco!
;D
A presto.
interessantissimo il tuo lavoro. leggendo le informazioni sul tuo profilo mi è venuto in mente il Bharatanatyam dove si racconta una storia con l'espressività del corpo e del viso...
magari non c'entra niente!
buon lavoro comunque!
m.
ben volentieri, anche se la mia vita teatrale si svolge in ambiti banalmente tangibili, rispetto agli attori e probabilmente non usufruirò mai del metodo stesso.
ma questa traslazione matematica mi intriga tantissimo (tutto quello che è matematico mi intriga), quindi ti aiuterò.purtroppo dovrai spiegarmi tutto come si spiega ai bambini...
"nato_pigro":
mega OT (scusa esteta_edonista)
nell'ultimo spettacolo che sono stato obbligato a fare (alle medie) impersonavo (una parte piccina picciò) un vecchio che deve consolare il figlio a cui è stata rapita la ragazza durante una scorreria dei saraceni. Quindi non era una commedia. Bè, il pathos che conferivo alle battute era al livello di un lettore vocale di testi del computer. Poi nella scena culminante della storia la ragazza rapita parlando con capo saraceno dove dire: "Se lo chiederete mio padre pagherà il riscatto" e invece ovviamente disse: "Se lo pagherete mio padre chiederà il riscatto". Io a ridere dietro le quinte, il pubblico che cercava di trattersi (essendo per lo più genitori), e la ragazza scoppiata il lacrime (per la gaff e non per copione).















Fu Denis Diderot per primo ad affermare, nel 'Paradosso sull'attore', contro l'interpretazione dell'attore fondata sulla 'sensibilità', una interpretazione fondata sullo studio razionale dei sentimenti e della loro manifestazione esteriore, ciò che potrebbe definirsi un che di matematicamente ineccepibile, ovvero fondato su prove inconfutabili e dimostrate, tali da non render l'interpretazione solo personale, ma per così dire universale (1).
E' la differenza, questa tra l'attore 'sensibile' e quello 'razionale', che poi intercorse tra il teatro del russo Konstantin Stanislavsky (vedi 'Il Lavoro dell'Attore', Bari, Laterza, 2 voll.), da cui venne l'Actor's Studio di New York di Lee Strasberg (Brando e De Niro lì hanno studiato, come quasi tutti gli attori ed attrici americane - e non solo - dagli anni quaranta in poi, vera mecca e bibbia dell'attore USA) e il teatro, ad esempio, di Bertold Brecht, nel quale l'attore è chiamato non solo a interpretare, ma anche ad esser giudice dei comportamenti sociali e morali del personaggio. In Italia, oggi, dopo Petrolini, Gigi Proietti è quello che potrebbe chiamarsi un vero attore brechtiano, sempre pronto ad uscire dall'illusione scenica e dall'immedesimazione, per ricordarti che sei solo a teatro e non nella vita.
Tuttavia, credo come nella matematica, anche nel teatro c'è una sola strada, quella della verità: Anton Tchecov amava ricordare che, a differenza che nella vita, in teatro non è possibile mentire: è subito evidente il falso. Direi, pur non essendo un matematico, che anche in matematica non esistono sotterfugi dietro cui nascondersi.
Se poi consideriamo la profondità del sentire e la conseguente complessità dell'agire umano, ti accorgerai che, nell'un caso come nell'altro, la strada è solo una delle tante, infinite, possibili strade: l'importante è percorrerla con un cuore.
Quindi c'è del vero, e del falso, nell'affermazione che il teatro ha nella matematica il suo contraltare: anni addietro presentavo al pubblico del cabaret uno skeatch muto che, mi fu fatto notare da un collega, era un vero e proprio meccanismo di precisione (se nella meccanica esiste la matematica). Credo, interpretando in senso lato l'osservazione del collega, volesse significare che chiunque lo avesse interpretato avrebbe ottenuto sempre ed immancabilmente lo stesso effetto, che era il riso, ovviamente. Tuttavia non ho riscontri sperimentali di tale teoria, non avendo altri che il sottoscritto rappresentato la scena in questione. Per quanto potrei sempre offrirla a chi volesse cimentarvisi.
(1) Notare che i presupposti 'scientifici' di Diderot rientravano nell'ambito dell'Illuminismo e che, per tutto l''800, dettero poi luogo, nel campo della recitazione teatrale, a veri e propri manuali - sovente non scritti, ma tramandati sulle tavole del palcoscenico - di gestualità e comportamento. Ne trovate traccia guardando i primissimi films muti: la necessità di comunicare chiaramente i sentimenti (nel caso del cinema muto a causa dell'assenza della voce, nel caso dello spettacolo teatrale a causa delle nuove e sempre maggiori masse di spettatori che affollavano i teatri, i nuovi teatri ottocenteschi, dove l'attore appariva via via più lontano e piccolo) portò dunque a categorizzare gesti e posture in modo da renderle significative e quindi comprensibili anche in assenza di ulteriori elementi qualificanti.
E' la differenza, questa tra l'attore 'sensibile' e quello 'razionale', che poi intercorse tra il teatro del russo Konstantin Stanislavsky (vedi 'Il Lavoro dell'Attore', Bari, Laterza, 2 voll.), da cui venne l'Actor's Studio di New York di Lee Strasberg (Brando e De Niro lì hanno studiato, come quasi tutti gli attori ed attrici americane - e non solo - dagli anni quaranta in poi, vera mecca e bibbia dell'attore USA) e il teatro, ad esempio, di Bertold Brecht, nel quale l'attore è chiamato non solo a interpretare, ma anche ad esser giudice dei comportamenti sociali e morali del personaggio. In Italia, oggi, dopo Petrolini, Gigi Proietti è quello che potrebbe chiamarsi un vero attore brechtiano, sempre pronto ad uscire dall'illusione scenica e dall'immedesimazione, per ricordarti che sei solo a teatro e non nella vita.
Tuttavia, credo come nella matematica, anche nel teatro c'è una sola strada, quella della verità: Anton Tchecov amava ricordare che, a differenza che nella vita, in teatro non è possibile mentire: è subito evidente il falso. Direi, pur non essendo un matematico, che anche in matematica non esistono sotterfugi dietro cui nascondersi.
Se poi consideriamo la profondità del sentire e la conseguente complessità dell'agire umano, ti accorgerai che, nell'un caso come nell'altro, la strada è solo una delle tante, infinite, possibili strade: l'importante è percorrerla con un cuore.
Quindi c'è del vero, e del falso, nell'affermazione che il teatro ha nella matematica il suo contraltare: anni addietro presentavo al pubblico del cabaret uno skeatch muto che, mi fu fatto notare da un collega, era un vero e proprio meccanismo di precisione (se nella meccanica esiste la matematica). Credo, interpretando in senso lato l'osservazione del collega, volesse significare che chiunque lo avesse interpretato avrebbe ottenuto sempre ed immancabilmente lo stesso effetto, che era il riso, ovviamente. Tuttavia non ho riscontri sperimentali di tale teoria, non avendo altri che il sottoscritto rappresentato la scena in questione. Per quanto potrei sempre offrirla a chi volesse cimentarvisi.
(1) Notare che i presupposti 'scientifici' di Diderot rientravano nell'ambito dell'Illuminismo e che, per tutto l''800, dettero poi luogo, nel campo della recitazione teatrale, a veri e propri manuali - sovente non scritti, ma tramandati sulle tavole del palcoscenico - di gestualità e comportamento. Ne trovate traccia guardando i primissimi films muti: la necessità di comunicare chiaramente i sentimenti (nel caso del cinema muto a causa dell'assenza della voce, nel caso dello spettacolo teatrale a causa delle nuove e sempre maggiori masse di spettatori che affollavano i teatri, i nuovi teatri ottocenteschi, dove l'attore appariva via via più lontano e piccolo) portò dunque a categorizzare gesti e posture in modo da renderle significative e quindi comprensibili anche in assenza di ulteriori elementi qualificanti.
mega OT (scusa esteta_edonista)
nell'ultimo spettacolo che sono stato obbligato a fare (alle medie) impersonavo (una parte piccina picciò) un vecchio che deve consolare il figlio a cui è stata rapita la ragazza durante una scorreria dei saraceni. Quindi non era una commedia. Bè, il pathos che conferivo alle battute era al livello di un lettore vocale di testi del computer. Poi nella scena culminante della storia la ragazza rapita parlando con capo saraceno dove dire: "Se lo chiederete mio padre pagherà il riscatto" e invece ovviamente disse: "Se lo pagherete mio padre chiederà il riscatto". Io a ridere dietro le quinte, il pubblico che cercava di trattersi (essendo per lo più genitori), e la ragazza scoppiata il lacrime (per la gaff e non per copione).
nell'ultimo spettacolo che sono stato obbligato a fare (alle medie) impersonavo (una parte piccina picciò) un vecchio che deve consolare il figlio a cui è stata rapita la ragazza durante una scorreria dei saraceni. Quindi non era una commedia. Bè, il pathos che conferivo alle battute era al livello di un lettore vocale di testi del computer. Poi nella scena culminante della storia la ragazza rapita parlando con capo saraceno dove dire: "Se lo chiederete mio padre pagherà il riscatto" e invece ovviamente disse: "Se lo pagherete mio padre chiederà il riscatto". Io a ridere dietro le quinte, il pubblico che cercava di trattersi (essendo per lo più genitori), e la ragazza scoppiata il lacrime (per la gaff e non per copione).

"nato_pigro":
Oscar Wilde nel Ritratto diceva la stessa cosa... boh...
bisognerebbe chiederlo a un attore come si trova meglio... io non ne so niente, tutte le recite che ho fatto sono finite con fragose risate da parte del pubblico (e non erano commedie).
dai su non essere cosi tragico
Oscar Wilde nel Ritratto diceva la stessa cosa... boh...
bisognerebbe chiederlo a un attore come si trova meglio... io non ne so niente, tutte le recite che ho fatto sono finite con fragose risate da parte del pubblico (e non erano commedie).
bisognerebbe chiederlo a un attore come si trova meglio... io non ne so niente, tutte le recite che ho fatto sono finite con fragose risate da parte del pubblico (e non erano commedie).
"esteta_edonista":
Ciao a tutti, io sono appassionato di teatro e recito...E casualmente sono finito in un blog dove si sostiene che per riprodurre delle grandi performance sul palco bisogna essere più matematici che attori emotivi. L'attore dovrebbe insomma liberarsi della propria emotività per riprodurre un'esecuzione molto più concreta e precisa nello spazio-tempo. . . A me sembra una cosa veramente assurda, visto che secondo me è impossibile fare una cosa del genere (mi hanno insegnato che un'emozione riprodotta è più bella quando essa tende ad essere naturale, venendo dall'animo). Comunque lascio a voi la fonte ed eventuali commenti.
http://www.myspace.com/malcangio
mmm sinceramente sono d'accordo con te..