La matematica ai matematici?

jitter1
Molte insegnanti di matematica della scuola media sono laureate in biologia o in scienze naturali. Ne conosco tante e, poiché le reputo persone in gamba, appassionate volenterose eccetera eccetera, non dubito siano anche ottime insegnanti. Anche perché probabilmente un buon 70% della capacità professionale lo fa la persona. Rimango comunque perplessa sull'aspetto matematico: se anche alle medie non si fanno serie e integrali, non è importante avere una conoscenza della matematica più profonda per "parlare bene" il suo linguaggio? Non è bene capire la natura della materia, e non fermarsi alla sua applicazione empirica, per poterla insegnare?
E' come per la storia. Io, come laureata in filosofia, potrei insegnare storia avendo dato 3 esami all'università. Ma non è la mia materia e la insegnerei coi piedi: potrei trasmettere una serie di informazioni corrette, ma non riuscirei a far entrare gli studenti nello spirito della materia, proprio perché io stessa non ne ho assorbito lo spirito. E l'importante, forse, è proprio lo spirito della materia, anche se magari questa è una "formazione invisibile". Lo stesso vale per la matematica; il fatto che in classe si debba scegliere un punto di vista concreto, adatto all'età dei ragazzi, non esonera secondo me l'insegnante dal conoscere per quanto possibile quello più astratto, insomma lo spirito della materia.

Una mia amica sostiene che i test di ingresso al tfa (si chiama ancora così?) fossero ingiustamente sbilanciati a favore della matematica rispetto alle scienze, e questo può essere vero. Mi ha fatto vedere questi quiz e non li ho trovati così scandalosamente difficili, tutt'altro: sulla difficoltà dei quesiti di matematica è invece scaturita un'ondata di polemiche da parte dei biologi. Ora, io non arrivo a pensare che per insegnare alle medie occorra essere laureati in matematica (anche se non mi sembrerebbe così pazzesco) ma mi sembra più che opportuno che a un aspirante insegnante si richieda una conoscenza della materia che vada un po' al di là dei concetti che deve portare in classe. Non si può fare un test sulle proporzioni e sull'area del triangolo... E' stato criticato il fatto che in questo test ci fossero domande di analisi, ma molti erano problemi affrontabili da uno studente di quinta. E poi, chiedere - che ne so - che cos'è la derivata è un modo (forse l'unico) per verificare che il candidato abbia fatto "tanta" matematica, e che quindi ne abbia una conoscenza adeguata, non importa se poi ai ragazzini dovrà insegnare solo l'aritmetica e una geometria "intuitiva".

Alla fine, io non penso che l'accesso alla cattedra di matematica alle medie vada chiusa ai biologi, ma penso che i biologi debbano accettare una verifica della loro formazione su quella che sarà la loro materia. Altrimenti tutti possono insegnare tutto.
Per contro c'è il problema simmetrico: e il matematico che insegna biologia? Ne è capace? Non lo so, forse la biologia è concettualmente meno delicata, più descrittiva, e quindi la questione è meno problematica. O forse mi sbaglio e un biologo mi strozzerebbe sentendomi dire così.
Ultima cosa: perché non gli ingegneri? La loro finalità magari è applicativa, ma hanno fatto un sacco di esami di matematica e pure impegnativi. L'ingegnere fa molta più matematica del biologo: perché lui no?

Comunque, io non ho esperienza didattica né sono laureata in matematica, e quindi la mia è un'opinione generica, fondata su un'impressione quasi a pelle.
Per questo mi piacerebbe sentire la vostra...

Risposte
Brancaleone1
Ciao Giovanni e benvenuto.
A parte il necropost (rispondere in un thread vecchiotto: questo qui è di quasi 3 anni fa), potresti trovare interessanti gli argomenti discussi qui un po' più recentemente ;)

gcaraccio
Insegno Matematica e Scienze alla scuola secondaria di primo grado, e sono un Biologo; poiché l’accesso alla classe di concorso A028 richiede conoscenze di MATEMATICA e di SCIENZE, è più che giusto e corretto che essa sia accessibile a professionisti che le possiedano ENTRAMBE. A questo va aggiunto che un Biologo, nel suo piano di studi universitario di 30 ESAMI ne ha sostenuti almeno DUE DI MATEMATICA, ha frequentato una scuola di specializzazione in DIDATTICA DELLA MATEMATICA a cui si accede mediante concorso su programmi universitari, ha sostenuto un eventuale concorso per l’insegnamento secondario sui medesimi programmi, oltre ad aver arricchito la sua esperienza sul campo. Per cui è veramente insensato, oltre che offensivo continuare ad affermare che non si possiedano adeguate conoscenze di questa disciplina. Sono altri quindi i professionisti che non dovrebbero avere accesso alla A028. Ciò che conta davvero è la passione e il senso di responsabilità con cui si svolge la professione docente.

Sk_Anonymous
"Lavinia Volpe":
Non credo che un ingegnere o un matematico possa insegnare biologia...
la mia insegnante di matematica alle medie era una biologa...

Alle medie sì. Un biologo può insegnare matematica, come un fisico e un matematico possono insegnare scienze. La classe di concorso è la stessa!

Lavinia Volpe
Non credo che un ingegnere o un matematico possa insegnare biologia...
la mia insegnante di matematica alle medie era una biologa... alle superiori ero quella con la preparazione migliore, però c'è da dire che ho fatto il classico.
al classico ho avuto un prof di matematica che non ci ha fatto fare NULLA. Né di matematica né di fisica.
La prof di chimica invece era una biologa e mi ha trasmesso passione per la chimica. Magari però se il mio prof di chimica fosse stato un chimico mi sarei iscritta a chimica

Ryukushi1
"gabriella127":
[quote="Brancaleone"]
Oggi invece si tende a essere iperprotettivi al punto da allontanare e respingere ogni cosa possa "nuocere" al ragazzo e magari si accondiscende ai suoi capricci, e così il bambino impara che gli è permesso di fare quello che vuole, perché capisce che non subirà conseguenze dal suo cattivo comportamento nel quale anzi è incoraggiato a perseverare perché i genitori lo difendono a oltranza


Il problema non è solo/tanto morale, incoraggiare i cattivi comportamenti. Io vedo, senza generalizzare, che così, con questi comportamenti iperprotettivi, si generano degli infelici. Ad esempio una mia amica, persona intelligente, ha accompagnato il figlio a scuola fino ai diciotto anni, pensando che fosse una cosa affettuosa. E scarrozza i figli a destra e a sinistra che manco un taxi. Be', questi ragazzi non sono liberi, perché per loro è pesante spostarsi autonomamente, con i mezzi pubblici o quello che è. Come non sono liberi i ragazzi i cui genitori contestano il professore. Invece di interagire autonomamente, avranno bisogno di qualcuno alle spalle. Io non so se c'è il vizio italiano di non tagliare mai il cordone ombelicale.[/quote]

E ancor peggio, i figli, a causa del comportamento dei genitori, si sentono nelle possibilità di mancare di rispetto a chiunque, tanto i genitori "gli parano il culo" per usare un francesismo.

Io ho sempre avuto il desiderio di essere indipendente tanto che mi dava fastidio essere ancompagnato dai miei genitori anche per uscire. Ma in generale nella mia annata più o meno eravamo tutti così, non c'erano genitori teste di quiz. Mentre negli anni successivi, ho sentito di lamentele già più ridicole.

fab_mar9093
"gabriella127":

Il problema non è solo/tanto morale, incoraggiare i cattivi comportamenti. Io vedo, senza generalizzare, che così, con questi comportamenti iperprotettivi, si generano degli infelici.
......
Invece di interagire autonomamente, avranno bisogno di qualcuno alle spalle. Io non so se c'è il vizio italiano di non tagliare mai il cordone ombelicale.


Verissimo, provato sulla mia stessa pelle da buon mammone.
Bé visto che sei una donna/ragazza saprai cosa fare con i tuoi figli/quando avrai dei figli.
Si capisce anche perché siamo così ''presi in giro'' (avrei voluto usare un'altra parola) da olandesi, tedeschi, inglesi
e chi più ne ha più ne metta?

gabriella127
"Brancaleone":

Oggi invece si tende a essere iperprotettivi al punto da allontanare e respingere ogni cosa possa "nuocere" al ragazzo e magari si accondiscende ai suoi capricci, e così il bambino impara che gli è permesso di fare quello che vuole, perché capisce che non subirà conseguenze dal suo cattivo comportamento nel quale anzi è incoraggiato a perseverare perché i genitori lo difendono a oltranza


Il problema non è solo/tanto morale, incoraggiare i cattivi comportamenti. Io vedo, senza generalizzare, che così, con questi comportamenti iperprotettivi, si generano degli infelici. Ad esempio una mia amica, persona intelligente, ha accompagnato il figlio a scuola fino ai diciotto anni, pensando che fosse una cosa affettuosa. E scarrozza i figli a destra e a sinistra che manco un taxi. Be', questi ragazzi non sono liberi, perché per loro è pesante spostarsi autonomamente, con i mezzi pubblici o quello che è. Come non sono liberi i ragazzi i cui genitori contestano il professore. Invece di interagire autonomamente, avranno bisogno di qualcuno alle spalle. Io non so se c'è il vizio italiano di non tagliare mai il cordone ombelicale.

Faussone
[ot]
"gio73":
@anonymous_be1147
is the last example a little racist?

Mi era sfuggito quel link di stan. Non é male l'idea, ma concordo che gli ultimi esempi hanno la classica vena razzista di coloro che accusano gli antirazzisti di "buonismo", orrenda parola priva di significato.[/ot]

DavideGenova1
"Brancaleone":
Oggi invece si tende a essere iperprotettivi
Mi chiedo una cosa: non è del tutto irragionevole, a meno di avere lampante evidenza di ciò (cosa che presumo possa accadere solo in caso di disturbi patologici, in senso letterale), supporre che, se un insegnante "punisce" con un brutto voto, una nota, un compito di castigo o simili provvedimenti, lo faccia per qualcosa che non sia il bene, nel senso di crescita culturale e personale, dell'alunno?

gio73
@anonymous_be1147
[ot]is the last example a little racist?[/ot]

Brancaleone1
[ot]Secondo me la curiosità c'è sempre, ma sono aumentati i fattori di distrazione come tv, pc, ecc... e cosa più grave è cambiato il senso di dovere nei confronti dei figli, ovvero il ruolo del genitore, cui la vignetta addita - ma forse sono solo io che la vedo così.

Prima era normale che mamma e papà rimproverassero il figlio quando si beccava una nota (dopo aver sondato e appurato che la causa della stessa era effettivamente da attribuire al comportamento del ragazzo, s'intende), e mi permetto di dire che è cosa buona e giusta, perché a fronte di una forte marachella una sana tirata d'orecchie lo rimette sulla carreggiata e gli insegna come stare al mondo, cosa questa che dovrebbe essere una delle prime preoccupazioni di un genitore.

Oggi invece si tende a essere iperprotettivi al punto da allontanare e respingere ogni cosa possa "nuocere" al ragazzo e magari si accondiscende ai suoi capricci, e così il bambino impara che gli è permesso di fare quello che vuole, perché capisce che non subirà conseguenze dal suo cattivo comportamento nel quale anzi è incoraggiato a perseverare perché i genitori lo difendono a oltranza.[/ot]

Faussone
Certo che quella vignetta è emblematica. :-D

Volevo approfittarne per esprimere meglio un concetto a cui avevo già accennato.
La grande disponibilità di informazioni e di immagini nel mondo di oggi può forse avere il risultato di uccidere la curiosità e la fantasia? Io ero affascinato dalla fisica e dell'astronomia, le foto e le informazioni sull'atlante di casa mi lasciavano a bocca aperta e accendevano la mia curiosità, le primissime edizioni di Quark nei pomeriggi degli anni 80 erano una delle mie trasmissioni preferite. Ricordo ancora una domanda imbarazzante rivolta una volta a mio nonno che poverino non sapeva come rispondermi: "nonno, ma cosa è la forza di gravità?".
Nei ragazzini di oggi questa curiosità la vedo molto meno (ma correggetemi, magari è dovuta solo al mio campione ristretto di ragazzini con cui ho a che fare) nonostante le informazioni e le immagini disponibili, o forse proprio per quello?

anonymous_be1147

Faussone
In generale non sono convinto che la didattica nella scuola di ieri fosse tutta da buttar via, né è vero il contrario.
Una cosa che non avrei sospettato avrebbe lasciato una piacevole traccia nella mia cultura personale sono le poesie a memoria per esempio, oggi sono orgoglioso di ricordare a memoria lunghi passi di poesie di Leopardi, Foscolo e Manzoni (meno i passi de La Divina Commedia che ho incontrato solo al liceo).

Certo come ho già detto, e come sottolineato anche da altri interventi, il mondo in cui vivono i bambini e i ragazzi di oggi è molto diverso da quello dei miei tempi, quindi semplicemente far paragoni generali è impossibile, ad ogni modo però mi sento di disapprovare l'atteggiamento iper-protettivo che la maggior parte dei buoni genitori di oggi hanno nei confronti dei propri figli in ambito scolastico. La vignetta che ha postato jitter rispecchia perfettamente quello che intendevo nel mio precedente messaggio.

Detto ciò ribadisco la mia convinzione che la scuola di oggi dovrebbe garantire insegnanti almeno al di sopra di un livello minimo, insegnare male infatti, soprattutto alle scuole elementari e medie inferiori, può recare danni notevoli ai ragazzi.

@gio73
[ot]Della mia esperienza di studente ricordo che ho sempre amato le materie scientifiche, probabilmente anche grazie alla mia maestra, che era brava a spiegare l'aritmetica e la geometria*, e che ho sempre dovuto faticare un po' di più nelle materie umanistiche.
A proposito di liceo non parliamo poi del rapporto di amore odio con la letteratura e la filosofia anche se adesso sono grato di avere un minimo di formazione umanistica.
Non saprei oggi come definire il mio rapporto con la scuola al tempo, credo senza falsa modestia che il mio carattere e il mio modo di rapportarmi con compagni di classe e insegnanti mi facesse apparire più in gamba e dotato di quanto realmente fossi. Sono stato furbo a sfruttare la cosa ;-)
Infatti all'università, in cui i rapporti con insegnanti e colleghi sono di tipo diverso, ho dovuto faticar di più.

*Ricordo quanto amavo i problemini di aritmetica, inclusi quelli sui contadini presi in giro dal mio intramontabile idolo qui di seguito (visto l'OT nell'OT metto in spoiler).
[/ot]

dasalv12
Personalmente ho notato una cosa: la cultura matematica minima richiesta oggi è più alta rispetto al passato, nonostante i computer abbiano sostituito in parte certe pratiche di matematica manuale (quando mio padre iniziò a lavorare come ragioniere i calcoli si dovevano fare a mano o con una di quelle calcolatrici che stampano i calcoli sui rotolini di carta, quindi tutta la matematica finanziaria era da sapere a memoria, oggi si inseriscono i dati sul computer e via).
Segno dei tempi è sicuramente il peso della matematica per l'informatica e l'analisi di grandi masse di dati a discapito del calcolo. Sarebbe curioso stabilire qual è la cultura matematica minima che un uomo odierno dovrebbe possedere per sopravvivere, diciamo in modo consapevole.
Comunque la mia prof di matematica del liceo era laureata in matematica e rubava sistematicamente le ore di fisica per fare matematica, il pratica la fisica fu quasi una parentesi fra un blocco di lezioni di matematica ed un altro. A me annoiava molto l'esecuzione collettiva dei problemi in classe, credo che la noia sia uno dei problemi più sottovalutati nella scuola.

jitter1

jitter1
"gio73":
@jitter: epica è bella dai!

Io la vivevo come la via crucis, ma magari era noiosa la mia prof!

gio73
@Faussone: d'accordo con la tua analisi.
Cosa mi racconti della tua esperienza di studente: trovavi tutto facile o incontravi qualche difficoltà?

@jitter: epica è bella dai!

jitter1
Sulla domanda iniziale sto cambiando idea, almeno in parte (probabilmente avevo amplificato un piccolo aspetto per "simpatia" verso la matematica), mentre non sono convinta del peggioramento del sistema scolastico e del livello culturale generale. Sono anzi abbastanza ottimista sulle nuove generazioni. Un po' perché, per contrasto, a volte genitori laureati di miei amici - nonostante spesso se la tirino "da dottori" - mi sembrano pensare in maniera così rigida e all'antica che mi domando se non sia perché hanno fatto scuole esigenti e improntate al dovere, ma che magari hanno coltivato poco il senso critico. Chissenefrega, allora, se sanno tutte le capitali.
Non so se sia una questione di età (un po' sicuramente) o di formazione.

Io ricordo (elementari negli anni '80) che la nostra maestra era così metodica che nell'aritmetica magari non sbagliavamo un colpo, ma ricordo anche di non avere capito assolutamente niente della logica delle cose, che ci venivano trasmesse in modo totalmente meccanico. L'unica cosa richiesta era non sbagliare le operazioni. Adesso invece ho visto che disegnano scale, manipolano, insomma in qualche modo vedono punti di vista diversi dello stesso concetto.

Anche i libri di italiano sono diversi. Le antologie sono ricche di stimoli, di domande finalizzate a incoraggiare la libertà di pensiero, l'espressione delle emozioni. Alle medie a noi han propinato brani dell'iliade, dei promessi sposi. Io non ero pronta per queste letture, le odiavo sinceramente. Forse se avessi avuto dei libri (e dei professori) come ci sono adesso avrei apprezzato, mi sarei sentita più libera.

Altro fatto: spesso si dice "non sappiamo più scrivere, la gente non sa scrivere due righe in croce senza uno strafalcione ecc ecc.". Ma siamo sicuri che anche qualche decennio fa non fosse così? Perché oggi con internet leggiamo quello che gli altri scrivono, ma prima non c'era questa possibilità, anzi la gente a volte manco scriveva. Io ricordo delle "letterine" che da bambina spedivo alle amiche mentre ero in vacanza. Scrivevo "qui il tempo è bello, ho imparato a nuotare, ho mangiato la pizza" e mi sforzavo di riempire la pagina. Invece adesso i ragazzini sono abituati a comunicare per iscritto e hanno un sacco di fantasia. Magari fanno un miliardo di errori e io no, però almeno loro si esprimono!

Faussone
"gio73":
Ti sbagli faussone, io insegno alle medie e
...ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare


Ah, bene! Ricordavo male, sarei curioso di sapere qualche dettaglio (se riferibile) su queste cose inumane :-)

"gio73":

Sono molto a contatto con i giovani (allievi, figli, figli di amici, amici dei figli, nipoti...) e questo è un gran bene perchè mi proietta verso il futuro. I ragazzi sono molto in gamba ma rispetto al passato ho l'impressione che le richieste siano diminuite, che ci si aspetti sempre il massimo e quindi non si chieda più di tanto per il timore che non riescano.


[.....] ricordo anche che non capivo sempre tutto: alcune cose erano difficili, ma dovevo provarci lo stesso.


Interessante, forse una delle possibili chiavi di lettura emerge proprio da queste tue parole (specie da quelle che ho sottolineato in grassetto).
Io, (ma ho un campione infinitamente più piccolo del tuo), ho osservato in effetti proprio una certa "pigrizia" nell'affrontare le cose che non si capiscono subito. Ma non do la colpa ai ragazzi ovviamente, credo che le cause siano da ricercare nel diverso mondo in cui mediamente si vive oggi rispetto a 30-35 anni fa: per esempio qualunque informazione è accessibile facilmente, forse l'avere tutto a portata di mano non è sempre salutare e abbassa il senso critico.
Sarebbe poi da riflettere anche se il diverso modo di insegnare sin dalle elementari, e soprattutto se il diverso modo di star dietro ai bambini, con tutte le migliori intenzioni, contribuisca a questo*.

In ogni caso ho visto anche io orrori nell'insegnare simili a quelli descritti da friction in questa discussione, anche quello certamente non aiuta a rendere più curiosi e meno pigri gli allievi.


*Io da bambino ricordo l'aiuto dei miei genitori nel fare i compiti come un fatto eccezionale, quelle erano cose che dovevo sbrigarmi io, il coinvolgimento dei genitori consisteva nel controllare che i compiti fossero stati fatti, e non molto di più (lo stesso era per i miei amici, con poche eccezioni). Oggi i compiti tende a farli la mamma o il papà e poi il bambino, a meno da quello che ho visto e vedo io (non ho figli come si è capito, quindi non ho esperienza diretta, né continua nell'ambiente).

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