La logica vista da un detenuto

laura.todisco
Tratto da "Piccoli assurdi" della rivista carceraria "Ristretti Orizzonti" - Padova

[size=150]Logico? [/size]

A: È molto difficile sorridere?!
B: Sì... È molto difficile!
A: Ma perché è così difficile ?
B: Non lo so!
A: Come fai a dire che e difficile sorridere?
B: Per esperienza!
A: Esperienza di che tipo?
B: Il passato!
A: Sì... Ma il passato, bene o male, ce l’abbiamo tutti, il tuo è stato traumatico?
B: No, non è stato traumatico. Cioè sotto certi punti di vista, per opinione di qualcuno, può essere stato anche traumatico, ma secondo me non lo è stato!
A: Ma scusa... Ti puoi spiegare meglio, non ti capisco!
B: Neppure io mi capisco, eppure vivo ancora!
A: Ma sei sicuro di stare bene?!
B: E chi ti ha detto che io sto bene?!
A: Ah...nessuno!
B: E allora...
A: E allora cosa?!
B: Allora niente!!
A: Senti caro...
B: No, io non sono il caro di nessuno!
A: OK, scusa! Adesso però cerchiamo di riprendere il filo logico del discorso...
B: Quale discorso?
A: Mah...non lo so, un discorso qualunque, purché sia logico!
B: Se riesci a trovare qualcosa di logico potremmo anche parlare di qualcosa.
A: Non so...parliamo di carcere?!..
B: Ah...per fortuna che dovevamo parlare di qualcosa di logico!!! Spiegami cosa c’è di logico nel carcere?
A: Ma...il carcere è il posto dove uno sconta uno sbaglio fatto danni della società. Chi sbaglia finisce in gabbia.
B: Sei sicuro che tutti quelli che sbagliano finiscono in carcere?
A: Sì! La maggior parte.
B: Scusa!? Ma dove hai vissuto sino ad oggi?
A: Un po’ di qua e un po’ di là!
B: Mi sa tanto che ti sei perso ...Il carcere è tutt’altra cosa:innanzi tutto non ci finiscono tutti quelli che sbagliano, ma ci finiscono solo i più sfigati. E poi se uno sbaglia, cioè se uno fa un torto alla società, perché deve finire in carcere?!Mettiamo il caso che io e te fossimo dei conoscenti, io faccio un torto a te! Non so... ti rubo l’auto ...
A: Eh, proprio la macchina!!!portati via qualcos’altro, ma la macchina mi serve!
B: No, no...mettiamo che ti rubo ‘sta benedetta macchina, tu mi scopri, ma la tua macchina l’ho già venduta...
A: Che presto che hai fatto!
B: Ma no, tu lo scopri dopo qualche giorno...
A: Ma dove ti devo seguire...
B: Eddai, volevi fare un discorso serio... cerca di capire Quello che sto tentando di spiegarti! Allora:ti ho rubato l’auto e tu dopo pochi giorni mi scopri. A questo punto tu cosa preferiresti?! Che io ti restituissi la macchina con sopra gli interessi per il disturbo che ti ho recato, oppure vorresti allontanarmi, chiudermi in una gabbia, ma non essere risarcito del danno?
A: Ma...è meglio se mi ridai la macchina, mi fai da servo per qualche giorno...e poi te ne puoi andare dove vuoi, se ci sarà un altro fesso come me a cui riuscirai a portar via la sua macchina te la vedrai con lui. Sì, ma cosa c’entra ‘sto discorso col carcere?!
B: Ma allora non hai capito nulla?!
A: Poco!
B: La conosci la legge del taglione, occhio per occhio e dente per dente?
A: Più o meno, ma cerca di spiegarti meglio, non ti seguo!
B: E dove vuoi seguirmi... sei senza auto!
A: Sì, ma tanto tu sei in carcere ...

Andrea Andriotto

Risposte
eugenio.amitrano
Purtroppo viviamo in una societa' imperfetta.
Come dico sempre, viviamo ancora nella preistoria.
Durante la guerra in Iraq, in Italia abbiamo esposto le bandiere per la pace. Personalmente lo trovo un controsenso, in quanto siamo i primi guerrafondai (io per primo). Non c'e' energia sufficiente al mondo che permette a tutti gli esseri umani di godere della quantita' che noi mediamente consumiamo.
E per fare in modo che noi possiamo continuare a godere di tale disponibilita' si scatenano guerre e muoino migliaia di bambini ogni giorno.
Queste parole forti non sono per fare una morale o una polemica (purtroppo e' attualmente inevitabile), mi servono per far comprendere del fatto che crediamo di non fare nulla di male, anzi crediamo di essere buoni nella maggior parte di noi, questo perche' non abbiamo la possibilita' di comprendere le conseguenze indirette delle nostre azioni apparentemente innocue.

Penso che se conoscessimo la vita di quei poveri disgraziati, minuto per minuto, probabilmente vedremo le loro "giuste" ragioni per le malefatte compiute, e se ci mettessimo nei loro panni (prima dell'atto che li ha portati in carcere), vivendo le stesse condizioni, le stesse pressioni, le stesse esperienze, le stesse frustazioni, gli stessi bisogni e tutto cio' che li riguarda, penso che al 90% l'errore sarebbe stato compiuto anche da noi.

Spero soltanto di non suscitare troppe polemiche, me ne dispiacerebbe molto.

A presto,
Eugenio

Marco831
Benché rispetti e stimi la tua volontà di lavorare in un carcere per dare a chi ha avuto di meno dalla vita, non posso assolutamente condividere il tuo primo post. Mi rendo conto che è tratto da una rivista carceraria pertanto riflette principalmente il punto di vista dei detenuti, ma secondo me è seriamente riprovevole che gente che dovrebbe "redimersi" non si riesca nemeno a rendere conto del perchè è stata incarcerata.

laura.todisco
[size=150]Piccoli assurdi di "ordinaria amministrazione[/size]"
Tratto dalla rivista "Ristretti Orizzonti"

Il carcere come luogo del non-senso

Dentro una "istituzione totale" come il carcere il rischio più pesante è che si diventi tutti un po’ più stupidi: i detenuti, ridotti spesso a bambini indifesi, con quelle domandine a cui sono affidate tutte le loro richieste e, spesso, le risposte negative dell’istituzione, ma anche gli operatori, gli agenti, che in nome della sicurezza devono diventare rigidi e intransigenti fino a sfiorare l’assurdo.
L’esempio più chiaro degli assurdi a cui può arrivare l’ansia di "autotutela" del carcere lo ha dato (Ristretti Orizzonti n° 6/2001) il direttore del carcere Le Vallette di Torino, Pietro Buffa: "Posso raccontare casi emblematici, dal punto di vista degli "estremismi della tutela", come quello del detenuto che s’è ammazzato con la bomboletta del gas: per l’amministrazione penitenziaria, se uno s’ammazza con la propria cintura è un problema, se si ammazza con la bomboletta non è un problema. Questo perché la cintura consentita, nelle circolari ministeriali, viene descritta come "di modiche dimensioni", ma il problema è: chi stabilisce, nel momento in cui c’è un morto appeso, se quelle "modiche dimensioni" erano quelle giuste? Altra cosa è invece se il detenuto si è servito di una bomboletta, semplicemente perché l’uso dei fornelli è consentito dal Regolamento di esecuzione…". Le piccole storie di ordinaria follia raccontate qui di seguito sono assolutamente vere ed esattamente tutte in questa logica: chi sta in una istituzione totale, da qualsiasi parte stia, mette a rischio la sua salute e il suo equilibrio mentale.

La Redazione

L’acqua calda
Ore 09.30: esco dalla doccia con un secchio di acqua calda… ma l’agente mi intercetta.
- "Che cosa vorrebbe fare, con questo secchio d’acqua?".
- "Voglio pulire il pavimento della cella…".
- "Non si può usare l’acqua calda per i pavimenti, perché ne abbiamo poca".
- "Ma ormai l’ho presa, per questa volta me la faccia portare in cella…".
- "Io gliela farei portare, ma poi anche gli altri la vorrebbero. Torni in doccia e la rovesci".

L’acqua calda 2
Ore 13.30: l’agente passa per l’apertura pomeridiana delle celle.
- "Passeeeeggiiii!? Saleeeettaaaa!? Scuoooolaaaa!?"
- "Agente, devo uscire…".
- "Dove va?".
- "In lavatoio…".
- "Qui non c’è un lavatoio".
- "Ma come… in tutte le carceri c’è un lavatoio… dove li lavo i panni, altrimenti?…".
- "Li deve lavare in cella".
- "Ma in cella non ho l’acqua calda…".
- "Usi quella fredda".
- "Ma il regolamento prevede che nelle celle ci sia l’acqua calda…".
- "Allora aspetti che mettano l’acqua calda!".

La scatoletta di tonno
Ore 11.30: passa il carrello con il pranzo. Come "secondo" c’è del tonno, che viene consegnato in scatolette già scoperchiate.
- "Portavitto, perché non puoi darmi le scatolette chiuse, così le posso anche conservare…".
- "In cucina ci fanno levare tutti i coperchi, per evitare che qualcuno li usi per tagliarsi".
- "Però alla spesa vendono il tonno in scatola e nessuno fa problemi perché teniamo i coperchi…".
- "Se ti tagli con il coperchio del tonno comperato alla spesa è un’altra storia".

I pomodori
Ore 08.30: ingresso dei famigliari ai colloqui. Una signora ha portato delle pesche al marito detenuto. Un agente controlla i pacchi alimentari e individua il frutto proibito.
- "Signora, queste non passano".
- "Come mai, eppure sono controllabili…".
- "Non passa nessun tipo di frutta e nessun tipo di verdura, tranne i pomodori".
- "Perché i pomodori sì e le pesche no…?".
- "Queste sono le disposizioni".
- "Ma le ho portate apposta per mio marito dalla Sicilia… che male possono fare…?".
- "Senta, signora, se con quelle pesche lei avvelena suo marito sono io che vado nei guai".
- "Scusi, ma allora potrei avvelenarlo anche con i pomodori…".
- "In quel caso io sarei a posto, perché i pomodori sono consentiti".

Il taglia-capelli
Ore 12.30: l’agente notifica le "domandine" che non sono state accolte dalla direzione.
- "Metta una firma qua".
- "Che cos’è…?".
- "Lei ha chiesto di poter acquistare, tramite sopravvitto, un taglia-capelli: non è stato autorizzato".
- "Per quale motivo non posso comperarlo…?".
- "Perché i taglia-capelli non sono consentiti, potete tenere solo i regola-barba".
- "Ma io non porto la barba…".
- "Non fa niente, può acquistare un regola-barba e poi usarlo per tagliarsi i capelli".
- "Ma il regola-barba funziona anche per i capelli…?".
- "Certo, l’apparecchio è sempre lo stesso".
- "Perché non me l’avete autorizzato, allora…".
- "Perché il regola-barba è consentito e il taglia-capelli no".

La padella senza coperchio
Ore 14.00: passa lo spesino per la consegna dei prodotti acquistati al sopravvitto.
- "Hai ordinato un tegame di diametro 26 e un coperchio di diametro 24".
- "No, guarda che anche il coperchio è da 26 centimetri, controlla bene…".
- "Sì, avevi segnato il coperchio da 26, però te l’ho portato da 24, che è il più grande che abbiamo".
- "Ma cosa me ne faccio di un coperchio più piccolo del tegame …".
- "I coperchi da 26 non sono consentiti, però adesso ti imparo un trucco: prendi la caffettiera e usala come martello, per appiattire quello da 24, vedrai che alla fine si allarga e arriva a coprire quasi tutto il tegame.

La terapia
Ore 21.30: il carrello dell’infermeria sfreccia in corridoio per distribuire la "terapia".
- "Infermiera, infermiera… guardi che ho una pastiglia per il mal di stomaco…".
- "Eccola qui, la prenda subito".
- "Ma dovrei prenderla dopo i pasti e la cena è passata alle 16.30! Non posso tenerla per domani...?".
- "Lo sa che non può conservare farmaci in cella, se glieli trovano le fanno rapporto".
- "Allora come faccio a prendere la pastiglia a stomaco pieno…?".
- "Può mettere da parte la cena e consumarla quando passo con la terapia".

Il computer in cella
Ore 20.00: l’agente passa a ritirare gli strumenti di lavoro consentiti durante il giorno.
- "Lei deve consegnare il computer portatile?".
- "No, sono autorizzato a tenerlo in cella anche la notte…".
- "Però il cavo elettrico glielo devo ritirare".
- "Scusi, agente, se mi toglie il cavo d’alimentazione è inutile che tenga il computer".
- "Secondo l’ordine di servizio lei può tenere il computer, ma non dice nulla riguardo al cavo".
- "Guardi che in cella ho una presa elettrica, installata apposta per farmi usare il computer…".
- "Certo, lei è autorizzato ad avere computer e presa, ma per il cavo non ci sono disposizioni".
- "Per logica, se ho il computer e ho la presa, servirà anche il cavo per collegare l’uno all’altra…".
- "Non è un fatto di logica: se questa notte lei usa il cavo per impiccarsi io vado nei guai".
- "Ma, se volessi impiccarmi, potrei usare una striscia di lenzuolo, o cento altre cose…".
- "Certo, ma in quel caso io non avrei nessuna responsabilità".

La visita medica
Ore 11.00: arriva il medico per effettuare le visite.
- "Dottore, mi dia qualcosa, ho un tremendo mal di schiena…".
- "Dove le fa male, esattamente?".
- "Qui, poco sotto la cintura…".
- "Il dolore è continuo, oppure sente delle fitte?".
- "È continuo e aumenta quando rimango nella stessa posizione a lungo…".
- "Beh, allora non deve preoccuparsi: io ho lo stesso dolore da anni e lo sopporto benissimo".


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