Filosofia: che cosa è? a che cosa serve?
Sfortunatamente, non ho una grande opinione della filosofia, l'ho sempre considerata qualcosa di vago, in cui si può dire tutto ciò che si vuole e che sia giusto o sbagliato a nessuno è dato dirlo. Pura speculazione, senza nessi con la realtà.
Far ricadere la matematica nella filosofia è quindi per me un errore gravissimo.
Sarà pure astratta in certi argomenti, ma si basa comunque su certe assunzioni che partono dal mondo fisico e tangibile.
Chiedere se "esistono i numeri naturali" o altre domande di questo genere, è come chiedere se esiste una qualsiasi emozione nel mondo reale. Mi spiego meglio.
I numeri, come le emozioni, sono i nomi con cui chiamiamo dati oggetti astratti caratterizzati da proprietà tangibili concrete (leggi: nomi astratti di insiemi di proprietà concrete possedute da oggetti fisici)
Quindi, se ci chiediamo "se esistono" possiamo subito rispondere che le proprietà che le caratterizzano esistono, mentre gli oggetti, presi nel senso fisico del termine, no. Ma questo comunque vale per qualunque cosa nel nostro linguaggio, non facciamo altro che utilizzare suoni per descrivere ciò che sentiamo e proviamo, ma chiederci se un suono esiste o no, non ha senso.
Così come non ha senso la prova ontologica dell'esistenza di Dio di Anselmo d'Aosta.
Wikipedia:
Anselmo d'Aosta è un religioso che fa ricorso a una prova detta "ontologica", per dimostrare che il Dio in cui egli crede è «l'Essere di cui non si può pensare nulla di più grande», basandosi su un ragionamento tutto interno alla logica (a priori).
Secondo Anselmo, infatti, anche l'ateo possiede implicitamente l'idea di Dio: persino l'insipiente che «dice in cuor suo Dio non esiste» deve convincersi che sia pensabile intellettualmente qualcosa di immensamente grande, che abbia il massimo di tutte le qualità, tale per cui non è possibile pensare alcunché di maggiore. Ad esempio non conosciamo l'essere più buono al mondo, ma riusciamo nella nostra mente a concepire l'essenza di una bontà assoluta e insuperabile.
Ammettiamo dunque che «ciò di cui non si può pensare il maggiore» esista nel solo intelletto, e non nella realtà; ma se è dunque nel solo intelletto, si può almeno pensare che esista anche nella realtà, il che sarebbe maggiore di quello che non poteva essere minore di nient'altro: vi aggiungeremmo infatti la fondamentale caratteristica della reale esistenza. Ne seguirebbe un paradosso: qualcosa sarebbe maggiore del più grande.
A questo punto, chi nega ancora che a un tale concetto dell'intelletto corrisponda una realtà, necessariamente si contraddice, perché solo attribuendogli l'esistenza riusciremmo a pensarlo davvero come «il più grande». Ciò che esiste nella realtà, secondo Anselmo, ha più valore di ciò che esiste nel solo intelletto, secondo la concezione tipicamente platonica che identificava il Bene con l'essere.[9]
L'albero esiste nella realtà e quindi anche nell'intelletto, mentre non tutto quel che esiste nella mente esiste anche nella realtà (ad esempio un cavallo alato). Ma non si può concepire Dio come il massimo delle qualità senza attribuirgli una reale esistenza, poiché anche l'esistenza è una qualità.
Confutazione di Gaunilone
Il monaco francese Gaunilone (994-1083), pur non mettendo in dubbio l’esistenza di Dio, contestò la prova a priori di San Anselmo nel suo Liber pro insipiente. Secondo Gaunilone non ci si può fondare sull'esistenza nel pensiero per concludere l'esistenza nella realtà sensibile (si possono pensare cose impossibili), per cui la definizione di divinità presa da Anselmo o è dedotta da qualcosa d'altro (dato di rivelazione, quindi non è prova a priori) o è completamente arbitraria e quindi si pone il problema della stessa pensabilità della definizione. In altri termini, egli obiettava che «se io penso un'isola perfettissima, allora questa esiste anche nella realtà?». Anselmo obiettò alla critica sostenendo che non si potevano porre sullo stesso piano Dio e un'isola, poiché la sua prova era applicabile solo alla perfezione massima, ovvero Dio, «ciò di cui non si può pensare nulla di più grande».
Questo è solo un esempio per dire come nella filosofia, ma anche in altre discipline, si perde tempo nel divagare su cose astratte che non saranno mai né dimostrabili né giudicabili da altri. Quindi che senso ha perdere tempo su tali argomenti? La mia prof. di filosofia del liceo mi diceva: "La filosofia ti aiuterà a formare un pensiero critico".
Peccato che formare un pensiero "critico" che non può essere migliorato con l'apporto intellettuale di altri (poiché ci si crea proprie evoluzioni del pensiero e ci si arrocca sui nostri ragionamenti confutando le ipotesi dell'altro poiché non concordi con nostro modello) non aiuterà nè ora nè mai l'uomo.
Insomma, una totale perdita di tempo.
Far ricadere la matematica nella filosofia è quindi per me un errore gravissimo.
Sarà pure astratta in certi argomenti, ma si basa comunque su certe assunzioni che partono dal mondo fisico e tangibile.
Chiedere se "esistono i numeri naturali" o altre domande di questo genere, è come chiedere se esiste una qualsiasi emozione nel mondo reale. Mi spiego meglio.
I numeri, come le emozioni, sono i nomi con cui chiamiamo dati oggetti astratti caratterizzati da proprietà tangibili concrete (leggi: nomi astratti di insiemi di proprietà concrete possedute da oggetti fisici)
Quindi, se ci chiediamo "se esistono" possiamo subito rispondere che le proprietà che le caratterizzano esistono, mentre gli oggetti, presi nel senso fisico del termine, no. Ma questo comunque vale per qualunque cosa nel nostro linguaggio, non facciamo altro che utilizzare suoni per descrivere ciò che sentiamo e proviamo, ma chiederci se un suono esiste o no, non ha senso.
Così come non ha senso la prova ontologica dell'esistenza di Dio di Anselmo d'Aosta.
Wikipedia:
Anselmo d'Aosta è un religioso che fa ricorso a una prova detta "ontologica", per dimostrare che il Dio in cui egli crede è «l'Essere di cui non si può pensare nulla di più grande», basandosi su un ragionamento tutto interno alla logica (a priori).
Secondo Anselmo, infatti, anche l'ateo possiede implicitamente l'idea di Dio: persino l'insipiente che «dice in cuor suo Dio non esiste» deve convincersi che sia pensabile intellettualmente qualcosa di immensamente grande, che abbia il massimo di tutte le qualità, tale per cui non è possibile pensare alcunché di maggiore. Ad esempio non conosciamo l'essere più buono al mondo, ma riusciamo nella nostra mente a concepire l'essenza di una bontà assoluta e insuperabile.
Ammettiamo dunque che «ciò di cui non si può pensare il maggiore» esista nel solo intelletto, e non nella realtà; ma se è dunque nel solo intelletto, si può almeno pensare che esista anche nella realtà, il che sarebbe maggiore di quello che non poteva essere minore di nient'altro: vi aggiungeremmo infatti la fondamentale caratteristica della reale esistenza. Ne seguirebbe un paradosso: qualcosa sarebbe maggiore del più grande.
A questo punto, chi nega ancora che a un tale concetto dell'intelletto corrisponda una realtà, necessariamente si contraddice, perché solo attribuendogli l'esistenza riusciremmo a pensarlo davvero come «il più grande». Ciò che esiste nella realtà, secondo Anselmo, ha più valore di ciò che esiste nel solo intelletto, secondo la concezione tipicamente platonica che identificava il Bene con l'essere.[9]
L'albero esiste nella realtà e quindi anche nell'intelletto, mentre non tutto quel che esiste nella mente esiste anche nella realtà (ad esempio un cavallo alato). Ma non si può concepire Dio come il massimo delle qualità senza attribuirgli una reale esistenza, poiché anche l'esistenza è una qualità.
Confutazione di Gaunilone
Il monaco francese Gaunilone (994-1083), pur non mettendo in dubbio l’esistenza di Dio, contestò la prova a priori di San Anselmo nel suo Liber pro insipiente. Secondo Gaunilone non ci si può fondare sull'esistenza nel pensiero per concludere l'esistenza nella realtà sensibile (si possono pensare cose impossibili), per cui la definizione di divinità presa da Anselmo o è dedotta da qualcosa d'altro (dato di rivelazione, quindi non è prova a priori) o è completamente arbitraria e quindi si pone il problema della stessa pensabilità della definizione. In altri termini, egli obiettava che «se io penso un'isola perfettissima, allora questa esiste anche nella realtà?». Anselmo obiettò alla critica sostenendo che non si potevano porre sullo stesso piano Dio e un'isola, poiché la sua prova era applicabile solo alla perfezione massima, ovvero Dio, «ciò di cui non si può pensare nulla di più grande».
Questo è solo un esempio per dire come nella filosofia, ma anche in altre discipline, si perde tempo nel divagare su cose astratte che non saranno mai né dimostrabili né giudicabili da altri. Quindi che senso ha perdere tempo su tali argomenti? La mia prof. di filosofia del liceo mi diceva: "La filosofia ti aiuterà a formare un pensiero critico".
Peccato che formare un pensiero "critico" che non può essere migliorato con l'apporto intellettuale di altri (poiché ci si crea proprie evoluzioni del pensiero e ci si arrocca sui nostri ragionamenti confutando le ipotesi dell'altro poiché non concordi con nostro modello) non aiuterà nè ora nè mai l'uomo.
Insomma, una totale perdita di tempo.
Risposte
[xdom="Raptorista"]Su suggerimento, divido la discussione separando l'ultima parte - che stava andando offtopic - in questo nuovo topic.[/xdom]
Saremo pure ignoranti di filosofia io e te, ma sappiamo benissimo di cosa tratta.
Il discorso era partito quando ci siam chiesti se "la filosofia è una scienza?". E quello che pensavo ho scritto...
Ad ogni modo costruire una tesi di tipo matematico sarebbe del tutto impossibile. Da che ipotesi dovrei partire?
Io criticavo appunto questo, del fatto che in filosofia non è presente nessun appiglio, non c'è qualcosa che si sviluppa a partire da un fondamento, ma è un po' la personale evoluzione di tutto ciò che è stato.
Non dico che la filosofia sia totalmente inutile, anzi, ma penso piuttosto che non possa dare nessun tipo di conoscenza.
X gio73:: Ti ho mandato un MP.
Il discorso era partito quando ci siam chiesti se "la filosofia è una scienza?". E quello che pensavo ho scritto...
Ad ogni modo costruire una tesi di tipo matematico sarebbe del tutto impossibile. Da che ipotesi dovrei partire?
Io criticavo appunto questo, del fatto che in filosofia non è presente nessun appiglio, non c'è qualcosa che si sviluppa a partire da un fondamento, ma è un po' la personale evoluzione di tutto ciò che è stato.
Non dico che la filosofia sia totalmente inutile, anzi, ma penso piuttosto che non possa dare nessun tipo di conoscenza.
X gio73:: Ti ho mandato un MP.
CalogerN, sono uno studente giovane quanto te. Sono del primo anno (ormai quasi secondo
)di matematica.
Penso che il tuo modo di vedere sia un poco ignorante in quanto tu conosci davvero poco la filosofia (come me del resto).
Non dirò nulla a favore della filosofia e non eleggerò vincitore tra le discipline canoniche che tu hai citato.
Ti spingo ad una riflessione :
quanti di quelli la fuori banalizzano la matematica pensando che quello che facciamo non sia altro che contare le pecore, addizionare , sottrarre, dividere moltiplicare e risolvere equazioni sceme?
Per molti la matematica è saper calcolare la $\sqrt4$ o $sin(\pi)$. E per molti i matematici non sono altro che pazzoidi che si arrovellano il cervello cercando di risolvere equazioni del tipo $x^2+2x+1$. Ma tutto ciò è vero? Il mestiere del matematico è davvero questo? Non credo. Ma i più sono convinti di questo.
Ora , facendoti un esame di coscienza, puoi affermare con assoluta certezza che la filosofia è una materia babba che si occupa di problemi che non servono a una cippa?
Beh, dato che sei un fan del formalismo matematico, dimostralo. Portando una tesi oggettiva e non personale.
Concludo dicendo questo :
di certo non si possono confrontare materie del tipo matematica e filosofia. Non si può dire chi sia più figa .
Si occupano di due campi completamente diversi. La filosofia serve nella politica soprattutto.. che poi la politica non funziona , è un'altro discorso.
Non è che al parlamento vi sono filosofi.
Ah un'altra cosa interessante.
Pensa all'etimologia della parola filosofia.
E' una parola greca, da quello che mi èstato sempre detto , un filosofo è un "amante del sapere".
Mi chiedo a questo punto, quale sia la differenza con un matematico. Un matematico in particolare è un filosofo. (anche se non vale sempre il viceversa
)
quasi tutti i più grandi matematici erano filosofi.
Cito alcuni : Cartesio, Leibeniz, Newton....
Ciao

Penso che il tuo modo di vedere sia un poco ignorante in quanto tu conosci davvero poco la filosofia (come me del resto).
Non dirò nulla a favore della filosofia e non eleggerò vincitore tra le discipline canoniche che tu hai citato.
Ti spingo ad una riflessione :
quanti di quelli la fuori banalizzano la matematica pensando che quello che facciamo non sia altro che contare le pecore, addizionare , sottrarre, dividere moltiplicare e risolvere equazioni sceme?
Per molti la matematica è saper calcolare la $\sqrt4$ o $sin(\pi)$. E per molti i matematici non sono altro che pazzoidi che si arrovellano il cervello cercando di risolvere equazioni del tipo $x^2+2x+1$. Ma tutto ciò è vero? Il mestiere del matematico è davvero questo? Non credo. Ma i più sono convinti di questo.
Ora , facendoti un esame di coscienza, puoi affermare con assoluta certezza che la filosofia è una materia babba che si occupa di problemi che non servono a una cippa?
Beh, dato che sei un fan del formalismo matematico, dimostralo. Portando una tesi oggettiva e non personale.
Concludo dicendo questo :
di certo non si possono confrontare materie del tipo matematica e filosofia. Non si può dire chi sia più figa .
Si occupano di due campi completamente diversi. La filosofia serve nella politica soprattutto.. che poi la politica non funziona , è un'altro discorso.
Non è che al parlamento vi sono filosofi.
Ah un'altra cosa interessante.
Pensa all'etimologia della parola filosofia.
E' una parola greca, da quello che mi èstato sempre detto , un filosofo è un "amante del sapere".
Mi chiedo a questo punto, quale sia la differenza con un matematico. Un matematico in particolare è un filosofo. (anche se non vale sempre il viceversa




quasi tutti i più grandi matematici erano filosofi.
Cito alcuni : Cartesio, Leibeniz, Newton....
Ciao

"shinigami87":
[quote="CalogerN"]ma se è dunque nel solo intelletto, si può almeno pensare che esista anche nella realtà, il che sarebbe maggiore di quello che non poteva essere minore di nient'altro: vi aggiungeremmo infatti la fondamentale caratteristica della reale esistenza. Ne seguirebbe un paradosso: qualcosa sarebbe maggiore del più grande.
E chi ti dice che "appartenere alla realtà è qualcosa di maggiore" ? Perchè questa caratteristica è "fondamentale"? Solo per il fatto che noi apparteniamo alla realtà, non significa che debba essere un fatto positivo, è un po come portare l'acqua al nostro mulino. Quindi quelle sono affermazioni che richiederebbero una dimostrazione a parte, senza menzionare Dio, non credi?
[/quote]
Io credo che un po' tutta la filosofia è tirare l'acqua al proprio mulino...
Basta guardare il tuo messaggio, dove scrivi
"CalogerN":[/quote]
[quote="shinigami87"]"Inoltre anche se ciò fosse vero avremmo dimostrato che esista "ciò di cui non si puo pensare nulla di più grande", che ahimè non è la definizione di "Dio", ma di "divino", ovvero l'Insieme di tutte le entità ultraterrene"
Alla fine la adattiamo tutti al nostro modo di ragionare e le definizioni date da altri diventano tutte da modificare o "incorrette". Ovviamente mi riferisco a tutte quelle schiere di filosofi che si sono messi ad interpretare i pensieri dei predecessori a modo proprio, non a te

"CalogerN":
ma se è dunque nel solo intelletto, si può almeno pensare che esista anche nella realtà, il che sarebbe maggiore di quello che non poteva essere minore di nient'altro: vi aggiungeremmo infatti la fondamentale caratteristica della reale esistenza. Ne seguirebbe un paradosso: qualcosa sarebbe maggiore del più grande.
E chi ti dice che "appartenere alla realtà è qualcosa di maggiore" ? Perchè questa caratteristica è "fondamentale"? Solo per il fatto che noi apparteniamo alla realtà, non significa che debba essere un fatto positivo, è un po come portare l'acqua al nostro mulino. Quindi quelle sono affermazioni che richiederebbero una dimostrazione a parte, senza menzionare Dio, non credi?
Sta qui l'incompletezza della dimostrazione di Anselmo d'Aosta. Se si dimostrasse che "Appartenere alla realtà è qualcosa di maggiore" allora possiamo riprendere il ragionamento. XD Inoltre anche se ciò fosse vero avremmo dimostrato che esista "ciò di cui non si puo pensare nulla di più grande", che ahimè non è la definizione di "Dio", ma di "divino", ovvero l'Insieme di tutte le entità ultraterrene. Se si dimostrasse sempre a parte che questo insieme è un singleton allora Dio è ciò di cui non si puo pensare nulla di + grande.
Almeno io la penso così.
Ciao Calogero, sei giovane vero?
Temo che ormai siamo andati abbondantemente off topic, se siete d'accordo apriamo un altro 3d, purtroppo non ho il potere in questa stanza di scindere le parte che ci interessano per aprire il nuovo topic sulla filosofia, ma se interessa (a me sì, dipende da voi) chiedo ai moderatori di questa stanza di provvedere.
Calogero la filosofia è parecchio concreta: influisce sulla tua vita molto di più della matematica (le scelte politiche/economiche/ giuridiche/ pedagogiche... dipendono dalla filosofia che si adotta la quale a sua volta non è assolutamente scollegata dalle esperienze precedenti: siamo nani sulle spalle di giganti)
Temo che ormai siamo andati abbondantemente off topic, se siete d'accordo apriamo un altro 3d, purtroppo non ho il potere in questa stanza di scindere le parte che ci interessano per aprire il nuovo topic sulla filosofia, ma se interessa (a me sì, dipende da voi) chiedo ai moderatori di questa stanza di provvedere.
Calogero la filosofia è parecchio concreta: influisce sulla tua vita molto di più della matematica (le scelte politiche/economiche/ giuridiche/ pedagogiche... dipendono dalla filosofia che si adotta la quale a sua volta non è assolutamente scollegata dalle esperienze precedenti: siamo nani sulle spalle di giganti)
Non ti preoccupare
Se mi dici cosa ha di scientifico la filosofia magari mi convinco che ha qualcosa a che fare con le nostre scienze...
Infatti, che io sappia, è definita come un campo di studi e non come scienza.
La matematica è formata di un linguaggio, vero, ma comunque non viene riscritta ogni volta, o per lo meno quando ci sono nuovo contributi si cerca di capire quale strada intraprendere, cosa è giusto/sbagliato, cosa è dimostrabile o cosa no.
La filosofia, invece, viene riscritta con ogni nuovo filosofo, con nuovi modi di pensare totalmente differenti. Ognuno ha una propria visione della vita e da questa trae una propria filosofia. Confondere la soggettività della filosofia con l'oggettività delle scienze, o per lo meno della matematica, mi sembra sbagliato.

Infatti, che io sappia, è definita come un campo di studi e non come scienza.
La matematica è formata di un linguaggio, vero, ma comunque non viene riscritta ogni volta, o per lo meno quando ci sono nuovo contributi si cerca di capire quale strada intraprendere, cosa è giusto/sbagliato, cosa è dimostrabile o cosa no.
La filosofia, invece, viene riscritta con ogni nuovo filosofo, con nuovi modi di pensare totalmente differenti. Ognuno ha una propria visione della vita e da questa trae una propria filosofia. Confondere la soggettività della filosofia con l'oggettività delle scienze, o per lo meno della matematica, mi sembra sbagliato.
Salve CalogerN,
non condivido assolutamente, pazienza
.
Ma se guardi la matematica anch'essa è formata da un linguaggio (parole, verbi, congiunzioni,...)... ora, il linguaggio ed il rigore matematico si sono acquisiti non di certo per spirito divino ma con atteggiamento pro-positivo-filosofico...
Insomma, io vedo la filosofia come la regina di tutte le scienze....
Cordiali saluti
non condivido assolutamente, pazienza


Ma se guardi la matematica anch'essa è formata da un linguaggio (parole, verbi, congiunzioni,...)... ora, il linguaggio ed il rigore matematico si sono acquisiti non di certo per spirito divino ma con atteggiamento pro-positivo-filosofico...
Insomma, io vedo la filosofia come la regina di tutte le scienze....

Cordiali saluti
Per me la filosofia è il divagare con parole e ragionamenti basati solo pensieri personali, che non hanno nulla a che fare con il mondo che ci si presenta in maniera sensibile.
Ricercare l'arché, dimostrare l'esistenza di Dio, creare inutili classificazioni della realtà utilizzando dei verbi, o altre cose di questo genere credo che non abbiano nulla a che fare con scienze quali la matematica e la fisica: le quali, come saprete meglio di me, si basano sul rigore e richiedono che i risultati siano verificabili anche da altri.
La filosofia, diversamente da quest'ultime, si basa sulla pura speculazione e in quanto ragionamento puramente umano e personale, non può avere riscontri con il mondo fisico, se non per puro caso o per ragionamenti derivanti dall'esperienza sensibile e dallo studio di altre scienze più attinenti al funzionamento della realtà.
Quindi, mettendo sullo stesso piano matematica (o fisica) con la filosofia, mi sembra che le due abbiano ben poco in comune...E' vero che utilizzano entrambe la capacità di ragionamento e di astrazione umana (come credo vada inteso quello che hai scritto sopra, ossia filosofia dei fondamenti), ma la filosofia si distacca troppo dal mondo e cerca di spiegare il mondo solo e soltanto ragionamenti e modelli puramente attraverso l'uso della ragione, senza l'utilizzo di qual si voglia studio sulla materia fisica che compone il nostro mondo. Ecco un'ironica frase trovata su Wikipedia:
« Definire la filosofia è di per sé un problema filosofico »
E' vero che il metodo scientifico nasce con la filosofia, ma poi i due concetti si andranno comunque a separare e il primo diventerà il fondamento delle moderne scienze, mentre i metodi di quest'ultima, no.
Ricercare l'arché, dimostrare l'esistenza di Dio, creare inutili classificazioni della realtà utilizzando dei verbi, o altre cose di questo genere credo che non abbiano nulla a che fare con scienze quali la matematica e la fisica: le quali, come saprete meglio di me, si basano sul rigore e richiedono che i risultati siano verificabili anche da altri.
La filosofia, diversamente da quest'ultime, si basa sulla pura speculazione e in quanto ragionamento puramente umano e personale, non può avere riscontri con il mondo fisico, se non per puro caso o per ragionamenti derivanti dall'esperienza sensibile e dallo studio di altre scienze più attinenti al funzionamento della realtà.
Quindi, mettendo sullo stesso piano matematica (o fisica) con la filosofia, mi sembra che le due abbiano ben poco in comune...E' vero che utilizzano entrambe la capacità di ragionamento e di astrazione umana (come credo vada inteso quello che hai scritto sopra, ossia filosofia dei fondamenti), ma la filosofia si distacca troppo dal mondo e cerca di spiegare il mondo solo e soltanto ragionamenti e modelli puramente attraverso l'uso della ragione, senza l'utilizzo di qual si voglia studio sulla materia fisica che compone il nostro mondo. Ecco un'ironica frase trovata su Wikipedia:
« Definire la filosofia è di per sé un problema filosofico »
E' vero che il metodo scientifico nasce con la filosofia, ma poi i due concetti si andranno comunque a separare e il primo diventerà il fondamento delle moderne scienze, mentre i metodi di quest'ultima, no.
Salve CalogerN,
quindi per te la filosofia è morta, l'unica verità è quella matematica.. ? E poi, tu da uomo hai una verità che è quella data da esperienze sensibili.. ovvero dalla fisica, la fisica si presenta come filosofia dei fondamente o dei principi del mondo vivente...
Cordiali saluti
quindi per te la filosofia è morta, l'unica verità è quella matematica.. ? E poi, tu da uomo hai una verità che è quella data da esperienze sensibili.. ovvero dalla fisica, la fisica si presenta come filosofia dei fondamente o dei principi del mondo vivente...
Cordiali saluti
Salve Erwin Rommel,
cosa sono i numeri? Esistono "realmente" i numeri?... domande profonde le tue, non solo filosoficamente... matematicamente, da quello che ho potuto leggere, vi sono due approcci, per i naturali, quello insiemistico e quello assiomatico... tutti gli altri numeri si costruiscono a partire da essi (oppure li presenti sempre con approccio assiomatico).... cosa sono i numeri naturali? Bhè nell'approccio assiomatico è un concetto primitivo (leggiti gli scritti originali di Peano), in quello insiemistico sono insiemi (cosa sono gli insiemi? bhè un concetto primitivo)... come vedi in ambedue le presentazioni dei numeri naturali ci si rifà, chi direttamente e chi indirettamente, al concetto di "concetto primitivo"... e mi pare ovvio!
Pensa tu se la matematica non avesse tagliato il nodo gordiano a proposito di simili concetti, non avremmo quello che abbiamo ora... una grande conquista per il linguaggio matematico... Come vedi matematicamente l'esistenza dei numeri naturali è quasi banale, o te li costruisci o li poni come concetto primitivo.. fisicamente, dimostrarne l'esistenza dei numeri è da sciocchi... al più associ i numeri naturali, o altri, alle cose del mondo vivente... ed una volta fatto le studi matematicamente.... quindi non fatto altro che una sorta di formalizzazione o codifica da un linguaggio ad un altro...
Cordiali saluti
"Erwin Rommel":
“ Dio ha creato i numeri interi: tutto il resto è opera dell’uomo.” (D. Kronecher)
“tutto è numero” (Pitagora)
Stavo riflettendo su un quadro di R. Magrit
http://keynes.scuole.bo.it/ipertesti/su ... /pipa.html
infatti non è una pipa, è la rappresentazione (o disegno) di una pipa : oggetto e parola non coincidono; sono due cose diverse.
Siamo talmente abituati fin da piccoli ai numeri, soprattutto naturali, che non ci capita mai di chiederci se 0,1,2,3,… esistono davvero. Ci mostrano una caramella e un’altra caramella e li identifichiamo con il numero 2.
Peano scrisse un insieme di assiomi tra cui
- esiste un numero 0
- ogni numero n ha per successore s(n)
1 = s(0)
2=s(s(0))
Già lo zero è una grossa conquista, ma qual è il concetto di “esiste” ?
Mi sembra di ricordare che Frege e Cantor hanno risposto in modo diverso, e alla fine si finisce con Goedel e qualche articolo, letto velocemente, riconduce la questione alla filosofia della matematica che mi ricorda le questioni sull’esistenza di Dio, la teiera di Russel, l’unicorno rosa….
Ma alla domanda “cosa è un numero” e/o “i numeri esistono realmente”, ha ragione Kronecher, Pitagora, nessuno dei due ? L’argomento è già stato discusso ?
p.s. spero di non aver sbagliato sezione.
cosa sono i numeri? Esistono "realmente" i numeri?... domande profonde le tue, non solo filosoficamente... matematicamente, da quello che ho potuto leggere, vi sono due approcci, per i naturali, quello insiemistico e quello assiomatico... tutti gli altri numeri si costruiscono a partire da essi (oppure li presenti sempre con approccio assiomatico).... cosa sono i numeri naturali? Bhè nell'approccio assiomatico è un concetto primitivo (leggiti gli scritti originali di Peano), in quello insiemistico sono insiemi (cosa sono gli insiemi? bhè un concetto primitivo)... come vedi in ambedue le presentazioni dei numeri naturali ci si rifà, chi direttamente e chi indirettamente, al concetto di "concetto primitivo"... e mi pare ovvio!

Cordiali saluti