Figlio mio, lascia questo paese
Segnalo questo articolo di Pier Luigi Celli, direttore della Luiss
http://www.repubblica.it/2009/11/sezion ... ttera.html
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Risposte
Il discorso estero è ormai diventato parecchio di moda, chiunque ormai pensa al giovane ricercatore italiano pensa che debba emigrare, è la frase che mi sento dire da tutti: "perchè non vai all'estero?". Prima di tutto una considerazione settoriale. Per il matematico forse il problema si pone meno rispetto ad altre discipline: il matematico non necessita di tanti soldi per far ricerca (bastano quelli per i convegni o per invitare qualcuno). Io perlomeno sono sempre stato fortunato in questo senso, ho sempre avuto tanti soldi per convegni e inviti e ho quasi sempre avuto una borsa che mi coprisse mensilmente (non è alto l'importo ma mi permette di vivere in modo adeguato). So però che altre discipline che richiedono più strumenti hanno seri problemi di finanziamento. Per quanto invece riguarda la qualità della ricerca c'è da dire che l'Italia non è certo messa male, ed è un po' un paradosso denunciato da tanti questo: come mai l'Italia che non dà finanziamenti alla ricerca raggiunge risultati di alto livello? E' perchè i nostri ricercatori sono molto appassionati, motivati, ben preparati e lavorano anche senza stipendio, invece si incatenarsi ai cancelli dell'Università se il ministero dell'Università taglia i finanziamenti.
Concludo dicendo, un po' in modo incoerente rispetto a quanto affermato sopra, che anche io lascerò a breve l'Italia per andare in Germania per un po', ma con l'intenzione di rientrare. E' doveroso che ognuno cerchi di rimettere in piedi il nostro paese nel suo piccolo: sommando tanti vari contributi si può arrivare ad un grosso contributo.
Concludo dicendo, un po' in modo incoerente rispetto a quanto affermato sopra, che anche io lascerò a breve l'Italia per andare in Germania per un po', ma con l'intenzione di rientrare. E' doveroso che ognuno cerchi di rimettere in piedi il nostro paese nel suo piccolo: sommando tanti vari contributi si può arrivare ad un grosso contributo.
Di certo il "largo consenso" demoralizza, ma delle forme di reazione valide a mio avviso ci sono. Si possono trovare ad esempio in chi si sforza di condividere il più possibile la conoscenza, mi vengono in mente delle persone che impiegano il loro tempo per pubblicare (nel senso letterale della parola, rendere pubblico, fruibile a tutti, gratis) manuali con licenza Creative Commons. Mi sembra una forma efficace di lotta.
Nel mio piccolo io ora non mi piaccio tanto: leggo, mi informo, mi in****, e finisce lì. Come precario della ricerca cerco di fare ricerca al meglio delle mie possibilità, ma le braccia cadono entrambe quando l'accesso ai fondi per la ricerca non c'è. Spostarsi con bimbi e bagagli non è banale. Però è sbagliato restare fermi facendosi avvolgere dagli eventi. Vabbè, cercherò di prendere contatto con quelle persone che sviluppano manuali CCC, per caso ne conoscete qualcuno?
Nel mio piccolo io ora non mi piaccio tanto: leggo, mi informo, mi in****, e finisce lì. Come precario della ricerca cerco di fare ricerca al meglio delle mie possibilità, ma le braccia cadono entrambe quando l'accesso ai fondi per la ricerca non c'è. Spostarsi con bimbi e bagagli non è banale. Però è sbagliato restare fermi facendosi avvolgere dagli eventi. Vabbè, cercherò di prendere contatto con quelle persone che sviluppano manuali CCC, per caso ne conoscete qualcuno?
Una parziale risposta da Il Fatto Quotidiano.
Ho letto la lettera e i vari interventi con interesse e devo dire che mi trovo più allineato con chi esorta ad espatriare...
Ho letto la lettera e i vari interventi con interesse e devo dire che mi trovo più allineato con chi esorta ad espatriare...
"GIBI":Ed è proprio per questo che sono scappato...
"Obiezioni, GIBI?"
Sì, la situazione italiana non è stata creata dai marziani, ma dagli italiani; la responsabilità è di tutti noi, quindi ....
"Obiezioni, GIBI?"
Sì, la situazione italiana non è stata creata dai marziani, ma dagli italiani; la responsabilità è di tutti noi, quindi ....
Sì, la situazione italiana non è stata creata dai marziani, ma dagli italiani; la responsabilità è di tutti noi, quindi ....
... per inciso questo (per che non lo sapesse) è quello che ci la predica e che merita così tanta attenzione dal forum:
"...... Evita la vitaccia di papà, che è persona per bene, diversissima dalle altre, capace di resistere (in questo paese) per 67 anni. E che avrebbe fatto ben altro, ma è diventato soltanto direttore dell'Eni, dal 1985 al 1993, poi direttore generale della Rai, dal 1998 al 2001, non sapendo nemmeno da lontano che esistevano i partiti. Figurarsi i clan."
"...... Evita la vitaccia di papà, che è persona per bene, diversissima dalle altre, capace di resistere (in questo paese) per 67 anni. E che avrebbe fatto ben altro, ma è diventato soltanto direttore dell'Eni, dal 1985 al 1993, poi direttore generale della Rai, dal 1998 al 2001, non sapendo nemmeno da lontano che esistevano i partiti. Figurarsi i clan."
No GIBI, non sono affatto scuse.
Certo, lasceranno il tempo che trovano proprio per l'immobilismo conservatore che caratterizza il popolo italiano.
Siamo in democrazia (o questo è ciò che gli italiani erroneamente sostengono) pertanto se la maggioranza (in questo caso molto larga) è immobilista e conservatrice, puoi impegnarti quanto vuoi, ma le tue fatiche, se ricompensate, lo saranno solo in minima parte. La spiegazione scientifica di ciò è semplice ed è chiamata "free riding".
Una società basata sul free riding non può essere considerata civile, proprio perchè viene meno il concetto che costituisce l'idea stessa di società.
Pertanto, emigrare verso altri lidi (certo più freddi, ma ben più limpidi) è un banco di prova notevole per i non immobilisti.
Non dico di aver già superato le varie prove, ma finora vedo i miei sforzi riconosciuti molto di più di quanto non lo fossero in Italia e questo mi soddisfa.
Per il resto, si tratta di una scelta di opportunità: il costo di emigrare in cambio dei vantaggi derivanti dal vivere in una società civile.
E si badi bene che la mia vita è ben più facile di quella degli emigrati di un secolo fa o di coloro che raggiungono l'Europa dall'Africa o dal Sudamerica.
Fino a qualche anno fa (e parlo di 10, non un secolo), non esistevano Skype, Facebook, le compagnie low cost e altre meraviglie per migranti.
Certo, lasceranno il tempo che trovano proprio per l'immobilismo conservatore che caratterizza il popolo italiano.
Siamo in democrazia (o questo è ciò che gli italiani erroneamente sostengono) pertanto se la maggioranza (in questo caso molto larga) è immobilista e conservatrice, puoi impegnarti quanto vuoi, ma le tue fatiche, se ricompensate, lo saranno solo in minima parte. La spiegazione scientifica di ciò è semplice ed è chiamata "free riding".
Una società basata sul free riding non può essere considerata civile, proprio perchè viene meno il concetto che costituisce l'idea stessa di società.
Pertanto, emigrare verso altri lidi (certo più freddi, ma ben più limpidi) è un banco di prova notevole per i non immobilisti.
Non dico di aver già superato le varie prove, ma finora vedo i miei sforzi riconosciuti molto di più di quanto non lo fossero in Italia e questo mi soddisfa.
Per il resto, si tratta di una scelta di opportunità: il costo di emigrare in cambio dei vantaggi derivanti dal vivere in una società civile.
E si badi bene che la mia vita è ben più facile di quella degli emigrati di un secolo fa o di coloro che raggiungono l'Europa dall'Africa o dal Sudamerica.
Fino a qualche anno fa (e parlo di 10, non un secolo), non esistevano Skype, Facebook, le compagnie low cost e altre meraviglie per migranti.
Chi comincia a farsi vecchetto, come me sic!, vede troppi di questi casi... per non parlare dell'annosa questione del sud, ora che questo problema comincia a riguardare anche il nord, diventa un caso nazionale, però è il caso di cominciare ad ammettere che il continuo impoverimento del sud è proprio perché la nostra miopia da meridionali non ci permette di trattenere gli uomini migliori e più attivi.
La "scelta" di lasciare il proprio Paese per cercar fortuna altrove molto spesso non è facile.
Proprio oggi prende servizio al CNRS, a Parigi, un mio ottimo "allievo" (parola grossa... vero che ha fatto tesi e tesi di dottorato con me, ma meglio dire un collaboratore).
Una perdita secca per l'Italia, il rammarico mio di non essere abbastanza abile da riuscire a trovargli una sistemazione.
Dal suo punto di vista, per la posizione ottenuta, e per il laboratorio in cui è, una sistemazione molto, molto buona. E, poi, Parigi...
Ma ci sono gli affetti lasciati in Italia, le difficoltà a spostare la famiglia, l'inserimento dei bimbi all'asilo, l'alto costo degli affitti, la lingua da imparare a masticare bene, etc.
Insomma, non si tratta di una scelta indolore, e posso testimoniare che è maturata gradualmente (con una accelerazione finale, come spesso capita), a fronte di troppi anni di precariato. E non si tratta solo di soldi o di difficoltà ad avere un mutuo in quanto precario. Si tratta anche di soffocare potenzialità di ricerca, persino la possibilità di accedere a finanziamenti.
Proprio oggi prende servizio al CNRS, a Parigi, un mio ottimo "allievo" (parola grossa... vero che ha fatto tesi e tesi di dottorato con me, ma meglio dire un collaboratore).
Una perdita secca per l'Italia, il rammarico mio di non essere abbastanza abile da riuscire a trovargli una sistemazione.
Dal suo punto di vista, per la posizione ottenuta, e per il laboratorio in cui è, una sistemazione molto, molto buona. E, poi, Parigi...
Ma ci sono gli affetti lasciati in Italia, le difficoltà a spostare la famiglia, l'inserimento dei bimbi all'asilo, l'alto costo degli affitti, la lingua da imparare a masticare bene, etc.
Insomma, non si tratta di una scelta indolore, e posso testimoniare che è maturata gradualmente (con una accelerazione finale, come spesso capita), a fronte di troppi anni di precariato. E non si tratta solo di soldi o di difficoltà ad avere un mutuo in quanto precario. Si tratta anche di soffocare potenzialità di ricerca, persino la possibilità di accedere a finanziamenti.
"GIBI":
"Noto che è usanza comune degli italiani il lamentarsi senza poi fare nulla di attivo per cambiare le cose."
Hai detto bene Cheguevilla, questo è vero problema, tutte le altre considerazioni sono solo scuse e lasciano il tempo che trovano.
Se ho capito bene, il senso che volevi trasmettere è: rimanere per poter dare il proprio contributo positivo, credendo nel cambiamento.
E appunto le "scuse" sono da configurarsi in un tentativo di coprire e giustificare il non aver avuto la voglia (o la capacità, le palle, il coraggio etc a seconda dei casi) di rimanere.
Francamente è una considerazione che ho sentito far più volte, anche da persone in gamba con buona volontà.
Ammetto che se dovessi decidere nel giro di 10 minuti di farmi un'idea chiara e salda, non riuscirei.
"Noto che è usanza comune degli italiani il lamentarsi senza poi fare nulla di attivo per cambiare le cose."
Hai detto bene Cheguevilla, questo è vero problema, tutte le altre considerazioni sono solo scuse e lasciano il tempo che trovano.
Hai detto bene Cheguevilla, questo è vero problema, tutte le altre considerazioni sono solo scuse e lasciano il tempo che trovano.
GIBI solleva un problema interessante, ma allo stesso tempo prende una cantonata notevole.
Noto che è usanza comune degli italiani il lamentarsi senza poi fare nulla di attivo per cambiare le cose.
Questo è principalmente uno dei motivi per cui sono contento di essermene andato.
Sono in molti a dirmi "come sei fortunato a vivere all'estero", e la cosa un po' mi fa incazzare (parola contenuta nel vocabolario italiano).
Vivere all'estero non è semplicemente una fortuna; è una fatica, anche nelle mie condizioni di "immigrato privilegiato", poichè non soffro che la minima parte dei disagi dell'immigrazione, non si creda che emigrare sia una passeggiata.
Il problema principale che la maggior parte degli italiani avrebbe all'estero è rinunciare alle usanze che ormai sono parte integrante della cultura italiana: i raggiri, le raccomandazioni sottobanco, le furbizie, l'opportunismo e via dicendo. Qua in Danimarca, ad esempio, questi giochini non funzionano, anzi vengono sanzionati molto duramente.
Gli italiani sanno che all'estero dovrebbero cambiare modo di vivere, e naturalmente non tutti sono realmente disposti a farlo.
Per esperienza personale, sono sempre più contento di aver caricato la moto di bagagli un anno e mezzo fa.
La cantonata colossale è già stata fatta osservare da SnakePlinsky.
Se parliamo del settore privato, l'immigrato sarà naturalmente sfruttato e sottopagato, con buona probabilità in nero.
Al contrario, è difficilissimo che persone altamente specializzate vengano assunte in Italia, principalmente per due motivi:
- Le ridicole leggi sull'immigrazione italiane: le attuali leggi non fanno altro che favorire l'ingresso di persone non qualificate, creano condizioni di irregolarità e potenziale criminalità.
- Le condizioni di lavoro che un emigrante trova in Italia sono molto peggiori di quelle che può trovare altrove (e oramai non parlo più solo di Europa e Stati Uniti).
Di fatto, l'Italia ha un bilancio professionale fortemente negativo, esportando personale qualificato in cambio di manodopera a basso costo (e basse condizioni sociali).
Se pensate che questa sia la strada giusta, continuate a pure sostenere questa gente.
Già che ci siete, andate al White Christmas a Coccaglio.
Noto che è usanza comune degli italiani il lamentarsi senza poi fare nulla di attivo per cambiare le cose.
Questo è principalmente uno dei motivi per cui sono contento di essermene andato.
Sono in molti a dirmi "come sei fortunato a vivere all'estero", e la cosa un po' mi fa incazzare (parola contenuta nel vocabolario italiano).
Vivere all'estero non è semplicemente una fortuna; è una fatica, anche nelle mie condizioni di "immigrato privilegiato", poichè non soffro che la minima parte dei disagi dell'immigrazione, non si creda che emigrare sia una passeggiata.
Il problema principale che la maggior parte degli italiani avrebbe all'estero è rinunciare alle usanze che ormai sono parte integrante della cultura italiana: i raggiri, le raccomandazioni sottobanco, le furbizie, l'opportunismo e via dicendo. Qua in Danimarca, ad esempio, questi giochini non funzionano, anzi vengono sanzionati molto duramente.
Gli italiani sanno che all'estero dovrebbero cambiare modo di vivere, e naturalmente non tutti sono realmente disposti a farlo.
Per esperienza personale, sono sempre più contento di aver caricato la moto di bagagli un anno e mezzo fa.
La cantonata colossale è già stata fatta osservare da SnakePlinsky.
Se parliamo del settore privato, l'immigrato sarà naturalmente sfruttato e sottopagato, con buona probabilità in nero.
Al contrario, è difficilissimo che persone altamente specializzate vengano assunte in Italia, principalmente per due motivi:
- Le ridicole leggi sull'immigrazione italiane: le attuali leggi non fanno altro che favorire l'ingresso di persone non qualificate, creano condizioni di irregolarità e potenziale criminalità.
- Le condizioni di lavoro che un emigrante trova in Italia sono molto peggiori di quelle che può trovare altrove (e oramai non parlo più solo di Europa e Stati Uniti).
Di fatto, l'Italia ha un bilancio professionale fortemente negativo, esportando personale qualificato in cambio di manodopera a basso costo (e basse condizioni sociali).
Se pensate che questa sia la strada giusta, continuate a pure sostenere questa gente.
Già che ci siete, andate al White Christmas a Coccaglio.
"GIBI":
... è un bene che se ne vada, almeno si libera un posto per un immigrato valido e attivo.
Il problema è che molti continuano a minacciare che piglieranno il primo aereo, ma non se ne vanno mai.
Penso che nella fretta ti sia dimenticato qualche parola, non temere, ci penso io ad integrare il tuo giusto pensiero:
"... è un bene che se ne vada, almeno si libera un posto per un immigrato valido e attivo, sottopagato e senza diritti ."
Non temere, il senso si era comunque inteso

... è un bene che se ne vada, almeno si libera un posto per un immigrato valido e attivo.
Il problema è che molti continuano a minacciare che piglieranno il primo aereo, ma non se ne vanno mai.
Il problema è che molti continuano a minacciare che piglieranno il primo aereo, ma non se ne vanno mai.
Ho appena scoltato i risultati del sondaggio fatto dal TG di La7.
Oltre il 90% si è detto d'accordo con Celli. Vero è che non sono sondaggi a valore scientifico, però mi sembre che emerga un punto di vista piuttosto netto.
Oltre il 90% si è detto d'accordo con Celli. Vero è che non sono sondaggi a valore scientifico, però mi sembre che emerga un punto di vista piuttosto netto.