Femminicidio, cosa dicono i numeri?

Faussone
Ciao a tutti,

ultimamente mi è capitato di riflettere e avere qualche scambio sul tema in oggetto (non qui, ancora, per cui ecco qua).
Devo dire che il mio preconcetto partiva da una posizione abbastanza affine ai vari discorsi per cui le donne sono sempre più vittime della possessività degli uomini, a loro volta schiavi di una mentalità patriarcale ecc ecc ecc...

Esaminando però i numeri italiani, e non solo, sto iniziando non dico a ridimensionare il fenomeno (il che non significherebbe comunque sminuire i diversi casi di cronaca come è ovvio), ma quanto meno a vederlo sotto una luce meno netta. Infatti i numeri se esaminati in maniera assoluta e approfondita non sono affatto così chiari.

Faccio solo un esempio riferito ai dati ISTAT del 2022.

Il numeri totale di omicidi nell'anno è pari a 322 (tra l'altro fortunatamente il numero assoluto di omicidi ha un trend negativo col passare degli anni).

196 vittime sono stati uomini e 126 sono state donne.

Delle 126 donne 61 sono omicidi all'interno della coppia e sono state uccise tutte da uomini.

Dei 196 uomini solo 8 sono stati uccisi all'interno della coppia e di questi 6 da donne e 2 da uomini (non ho ulteriori info, deduco si trattasse di coppie omosessuali per quei 2 casi).

Apparentemente quindi il fenomeno ci sarebbe eccome, visto che la stragrande maggioranza degli omicidi all'interno della coppia riguardano donne uccise da uomini, 88% contro 12% circa.

Ma davvero questo basta?
Consideriamo che degli omicidi di cui si identifica il colpevole circa 94% sono commessi da uomini e solo circa il 6% da donne, ci si potrebbe chiedere il motivo di questo, ma non è importante per adesso.

Quindi, se così stanno le cose, ci si potrebbe aspettare che la stessa proporzione sia mantenuta anche per gli omicidi all'interno della coppia, quindi, trascurando per un attimo le coppie omosessuali (ma non credo che questo cambi di molto il risultato), ci si dovrebbe aspettare che gli omicidi all'interno della coppia riguardino al 94% donne vittima di uomini e al 6% uomini vittime di donne, ma appunto la percentuale è ben diversa, come visto sopra.
Anzi degli omicidi commessi da uomini, il 94% del totale, cioè circa 303, 61 sono stati commessi all'interno della coppia e riguardano donne, quindi degli omicidi commessi degli uomini il 20% circa sono commessi verso il proprio partner; mentre tra gli omicidi commessi da donne, cioè 19 su 322, 6 sono stati commessi da donne all'interno della coppia verso uomini, quindi il 31%.
Le donne pertanto quando hanno commesso omicidio hanno ucciso in percentuale più il proprio partner di quanto hanno fatto gli uomini.

Questo per dire che vedendo bene i dati le cose non sono affatto così nette.

Risposte
otta96
Comunque il panda gigante è un orso, magari qualcuna vuole solo coccolarne uno :D

gabriella127
Francamente, anche se ce chi l'ha presa sul serio, sono cavoli suoi, è roba così minoritaria o strumentale da non essere di interesse generale. Veramente, teniamo altro a che pensà :D

Faussone
"gabriella127":
No, no, ma figurati, non è che sia importante, è che trovavo abbastanza buffo che uno per stabilire se è più pericoloso un orso e un uomo nei boschi vada a guardare le statistiche, e essù. :)

:-D
Questo sì, ma lì è fatto proprio per sottolineare l'assurdità della cosa. Il punto è che secondo te quella questione non è da prendere più di tanto seriamente, secondo quell'articolo che c'è chi seriamente l'ha presa invece, richiamandosi pure a qualche statistica appunto.

gabriella127
No, no, ma figurati, non è che sia importante, è che trovavo abbastanza buffo che uno per stabilire se è più pericoloso un orso e un uomo nei boschi vada a guardare le statistiche, e essù. :)

Faussone
"gabriella127":

Che ti devo dire, l'articolo mi sembra privo di interesse, o con interesse solo all'interno di un dibattito di quello che chiami il 'coro' e che io chiamo 'dibattito pubblico superficiale e strillato'.

A me non pare privo di interesse nel momento che si oppone e risponde ad una visione estrema abbastanza diffusa oggi. Comunque su quanto sia privo di interesse o no in sé possiamo dissentire serenamente, non è la questione più importante.

gabriella127
Vabbe', allora non è materia di dibattito politico-sociale, ma questi che credono davvero che sia meglio l'orso devono essere oggetto di ricerca psichiatrico-sociale.

Che ti devo dire, l'articolo mi sembra privo di interesse, o con interesse solo all'interno di un dibattito di quello che chiami il 'coro' e che io chiamo 'dibattito pubblico superficiale e strillato'.

Faussone
Ciao gabriella.

Grazie per la tua testimonianza, questo è un tema su cui la mia posizione preconcetta sta cambiando (anzi forse è già cambiata abbastanza) e non è così netta ancora. Ci tengo comunque a dire che ho riportato l'articolo precedente perché abbastanza "fuori dal coro" e per me quindi degno di nota, visto le tendenze attuali. Ovviamente ritenere un articolo degno di nota non significa necessariamente condividerlo in ogni virgola.
In ogni caso non credo che sia una esagerazione ritenere che una rilevante percentuale di donne, e pure uomini, abbia risposto che preferirebbe l'orso abbastanza seriamente.

gabriella127
Guarda, Faussone, io sono perfettamente d'accordo con te, è che ormai non si parla più, si sbraita, e il dibattito pubblico è diventato solo strilli e strepiti, di fatto vuoto sotto lo sbraitare.
Per cui ormai me ne tengo lontana.

L'analfabetismo statistico non c'entra, e per la verità credo che le risposte al fatto dell'orso siano solo boutades, nessuna donna è così cretina da crederci davvero. E se qualcuna ci crede è un caso psichiatrico, senza interesse nel dibattito (l'articolo che citi credo sia del genere: allunghiamo il brodo e azzuppiamo il pane in questa cosa visto che qualcosa dobbiamo scrivere per farci leggere, articolo inutile tanto per dire qualcosa su un tema acchiappa-lettori-si-spera).
Il problema è che dobbiamo avere il dibattito pubblico preso da queste scemenze e da ogni scemenza detta sui social, che poi chi sa quanto rappresentativi, perché l'informazione ormai, per vari motivi deve strillare e dividere, più che informare.

Detto questo, è vero che c'è e c'è stata nel femminismo una corrente di odio verso il maschio, fondata sulla contrapposizionee e non sulla convivenza pacifica. E ora è amplificata anche questa, spesso con la complicità di uomini del genere intellettuale e giornalisti, che addirittura chiedono all'uomo generico, e a sé stessi, di fare ammenda per la sua cultura patriarcale che porta al femminicidio, anche a prescindere se uno ce l'ha o non ce l'ha, anche se uno è la persona più buona e pacifica del mondo perché vuol dire che ce l'ha represso, il bruto che ha in sé! :)

Io ho un'età per cui ho anche visto alcune fasi del femminismo d'antan, ed era cosi', per cui io non ho mai voluto partecipare, pur condividendo molte idee, proprio per questa componente di odio verso l'uomo.
C'era a Napoli, famoso, un gruppo estremista di femministe, si chiamavano le Nemesiache, e andavano in giro a menare, in senso letterale. Allora frequentavo qualche teatro off, non era infrequente che arrivassero le Nemesiache e prendesero a schiaffi gli uomini presenti.

Faussone
A proposito riporto questo sfogo.

gabriella127
"Faussone":

dei padri separati ridotti in molti casi alla fame che fa davvero poca notizia

È vero, ho conosciuto qualche caso estremo, e di estrema ingiustizia.

gugo82
@ giuliofis: Questo è un po' il problema del nostro paese: sembra che nessuno abbia voglia/capacità di alzarsi in piedi per guardare le cose in prospettiva, sul lungo periodo. :?

12provaCiao
"Faussone":
Per come la vedo io dai numeri a disposizione il trend è semmai in senso opposto al percepito, certo ci si può lamentare che l'evoluzione sia lenta, e che si dovrebbe far di più in tal senso, ma non mi pare corretto parlare di emergenza neanche lì.

Concordo. Cinque anni fa, quando vivevo in Veneto, vidi una conferenza tenuta da una dottoranda dell'Università di Pavia, che mostrava questi dati (inventati, ma il trend era questo ed è giusto per dare l'idea):

    [*:2j427dou] tra i laureati, le laureate sono il 55%[/*:m:2j427dou]
    [*:2j427dou] tra i dottorandi, le dottorande sono il 50% [/*:m:2j427dou]
    [*:2j427dou] tra gli assegnisti, le assegniste sono il 50%[/*:m:2j427dou]
    [*:2j427dou] tra gli associati, le associate sono il 40%[/*:m:2j427dou]
    [*:2j427dou] tra gli ordinari, le ordinarie sono il 30%[/*:m:2j427dou][/list:u:2j427dou]
    concludendo, su questi dati, un'emergenza carriera accademica: le donne sono palesemente sfavorite nel mondo accademico! Non raggiungono l'apice della carriera!!!
    Ecco, io invece questi dati li trovo estremamente positivi. È normale che più si sale nella scala gerarchica meno donne ci sono, perché si tratta fondamentalmente di contratti vecchi, con gente soprattutto anziana, che ha ottenuto quel ruolo quando ancora non c'era la sensibilità e la ricerca di parità che c'è oggi.
    Piuttosto, vedere che più si scende e più parità si vede è un ottimo segnale, perché significa che quando quelle stesse persone saliranno in gerarchia potrebbero mantenere più o meno la stessa parità.

Faussone
"giuliofis":
Ma anche la bassa statistica potrebbe essere rilevante. Magari combinando i dati di più Paesi si trova qualcosa di più interessante.

Be' se trovi qualcosa di definito dimmi.

@emiglio
Continuo a non capire cosa mi contesti, tra l'altro la mia analisi (che è solo un esempio coi dati del 2022) non analizza affatto solo il numero di femminicidi.

Riguardo a fallocrazia ecc ripeto che vorrei vedere dei dati oggettivi per cui tutto questo sarebbe in aumento o che la forbice rispetto a certi Paesi a noi vicini sia in aumento.
In Italia di certo siamo indietro rispetto a occupazione femminile e parità di stipendi rispetto a altri Paesi europei, ma di qui a trarre altre equivalenze ce ne passa.
Per come la vedo io dai numeri a disposizione il trend è semmai in senso opposto al percepito, certo ci si può lamentare che l'evoluzione sia lenta, e che si dovrebbe far di più in tal senso, ma non mi pare corretto parlare di emergenza neanche lì.

Parlando di percezione personale la sensibilità rispetto a certi aspetti inoltre mi pare, per fortuna, aumentata moltissimo, anzi forse si esagera pure in senso opposto, vedere il tema dei padri separati ridotti in molti casi alla fame che fa davvero poca notizia, per non parlare delle battaglie del tutto esteriori sul genere femminile nella grammatica italiana....

12provaCiao
Ma anche la bassa statistica potrebbe essere rilevante. Magari combinando i dati di più Paesi si trova qualcosa di più interessante.

emiglio
Il problema del tuo approccio, a parer mio, sta nel fatto che vuoi valutare il fenomeno prendendo in considerazione la sola variabile numero di femminicidi. Io la vedo molto più complessa. Magari l'incidenza di casi è in discesa, ma nulla garantisce che la fallocrazia segua lo stesso trend. Da un mio punto di vista le due cose non sono neanche connesse. Quando parli di donne vittime della possessività degli uomini e di mentalità patriarcale, per come la vedo, ti riferisci ad un fenomeno diverso da quello che poi analizzi. Poi chiaramente sbaglio anche io a dire che il nostro sia un paese patriarcale senza giustificare l'affermazione, è solo che mi sembra che stia diventando sempre più comune esprimersi con toni denigratori nei confronti delle donne. Resta ovviamente una mera percezione, non supportata dai numeri, ma bisognerebbe fare uno studio diverso per capire se effettivamente sia così.

Faussone
@Shackle
Femminicidio è un termine nuovo per indicare una tipologia precisa di omicidio in cui la vittima è una donna uccisa per motivi di possessione, gelosia e affini da un uomo (in realtà non sono sicuro se valga solo se l'omicida sia un uomo).
Il mio dubbio (nato recentemente proprio cercando di analizzare l'entità del fenomeno in maniera il più oggettiva possibile) è proprio sulla questione di quanto questo fenomeno sia diffuso e/o in crescita e di quanto quindi abbia senso riferirsi ad esso in maniera in qualche modo distinta da un "generico" omicidio volontario con tutte le aggravanti del caso.

Shackle
@Faussone

Femminicidio, uominicidio, ( ! ) , patricidio ( vedi Dostojevski, i Fratelli Karamazov) , matricidio , figlicidio ....ecc ecc:

se riteniamo che la vita umana abbia qualcosa di sacro o almeno di rispettabile, sono dei crimini, indipendentemente dalla vittima. Come ben sai, ci sono state epoche ( ma ci sono anche ora) in cui la vita umana valeva zero. Erano epoche in cui incominciava ad apparire la TV (mi riferisco al secolo scorso, non posso tornare agli albori della storia), quindi niente al confronto dei mezzi moderni, eppure…

Ammazzare qualcuno é solo disgustoso e degno di punizione. Non aggiungo altro, altrimenti (per me) il brodo si allunga troppo, e diventa acqua riscaldata.

Faussone
"emiglio":
Non è difficile trovare commenti a notizie di femminicidi e violenza di genere in cui viene in qualche modo attribuita una parte della colpa alla vittima. Il problema non è il numero di casi, ma la presenza di una parte della popolazione che si ostina a fare discorsi oltremodo vergognosi. Ti garantisco che ho letto troppe volte commenti del tipo "Si ha sbagliato MA", ma cosa?

Ah certo, questi sono discorsi del ca...ppero, assolutamente. La mia impressione è che siano fatti da una estrema minoranza e c'è una stragrande maggioranza che non fa altrettanto notizia che ovviamente non si sogna nulla del genere.
Anzi secondo me la sensibilità su questi temi è aumentata molto rispetto a quando ero bambino io (che ho 2 volte 25 anni 8-) ).

"emiglio":

Per non parlare di quanto il nostro sia un paese troppo maschilista e misogino.

Ma il punto è proprio qui, davvero il nostro Paese è estremamente misogino? Per fare un'affermazione del genere servono numeri di raffronto con altri Paesi o numeri su come sia evoluta la situazione da noi ed i numeri non dicono questo. Se mi sbaglio su questo allora ok tutto quello che ho detto non vale, ma io numeri in questo senso non ne ho trovati ancora.



"emiglio":

È inutile girarci intorno e non puoi valutare la questione solo basandoti sull'incidenza del femminicidio.
Bisogna dare importanza a tale fenomeno non perché sia frequente ma perché è frutto di un grave problema sociale. Ripeto, non è l'incidenza a renderlo rilevante.
....se vuoi rispondere a chi dice che in Italia ci siano troppi casi di femminicidio, allora capisco il discorso, basta non entrare nel merito della rilevanza sociale che, come cercavo di spiegare, non dipende dall'incidenza (ma questo credo sia ovvio).


Scusami ma io questo discorso non lo capisco, cosa vuole dire che non conta l'incidenza, ma la rilevanza sociale?
Un fatto grave rimane grave certo, e non intendo sminuire con queste osservazioni alcun fatto singolo, ma solo se un fenomeno accade con un'alta incidenza, o se l'incidenza segue un trend di crescita chiaramente alto, è/diventa una emergenza altrimenti no. Senza contare che non basta vedere due numeri, ma occorre fare considerazioni a tutto tondo prima di trarre delle conclusioni in un certo senso.

Può succedere piuttosto che la sensibilità rispetto ad un certo fenomeno cambi e questo ne cambi la percezione, benché l'incidenza del fenomeno in sé non sia variata nei numeri, anzi magari è diminuita; questo basta a rendere il fenomeno una emergenza sociale?

emiglio
Non è difficile trovare commenti a notizie di femminicidi e violenza di genere in cui viene in qualche modo attribuita una parte della colpa alla vittima. Il problema non è il numero di casi, ma la presenza di una parte della popolazione che si ostina a fare discorsi oltremodo vergognosi. Ti garantisco che ho letto troppe volte commenti del tipo "Si ha sbagliato MA", ma cosa? Per non parlare di quanto il nostro sia un paese troppo maschilista e misogino. È inutile girarci intorno e non puoi valutare la questione solo basandoti sull'incidenza del femminicidio. Bisogna dare importanza a tale fenomeno non perché sia frequente ma perché è frutto di un grave problema sociale. Ripeto, non è l'incidenza a renderlo rilevante. È chiaro poi che se si vuole ignorare il tema sociale e valutare superficialmente da un mero punto di vista matematico la questione, allora il fatto è ridimensionato. A parer mio, per questioni del genere, non è questo l'approccio corretto. Si deve parlare di femminicidio non perchè capiti troppo spesso ma per far luce su una questione più grande. Per riassumere, se vuoi rispondere a chi dice che in Italia ci siano troppi casi di femminicidio, allora capisco il discorso, basta non entrare nel merito della rilevanza sociale che, come cercavo di spiegare, non dipende dall'incidenza (ma questo credo sia ovvio).

Faussone
"emiglio":
In questo caso credo che l'importanza attribuita all'argomento non sia dovuta alla copertura mediatica quanto al fenomeno in se. Limitarsi all'incidenza senza valutare il contesto è piuttosto miope. La gravità risiede, oltre che nel delitto, nel fatto che alcuni (troppi) individui continuino a giustificare tali atti.

Secondo me è esattamente il contrario: valutare in maniera più oggettiva possibile l'entità di un fenomeno, e quanto sia effettivamente presente, è fondamentale per non rischiare di farsi trasportare da percezioni sbagliate.

Riguardo alle giustificazioni non sono sicuro di capire a cosa ti riferisci, a me pare la condanna giustamente sia pressoché unanime, poi certo i distinguo e le posizioni estreme e assurde non mancano mai in qualunque questione, ma sono posizioni non solo e non tanto minoritarie, ma pressoché singole. Anche qui tutto dipende da quanto vengono messe in luce credo.

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