Come vi vengono le risposte?
Occupo qualche bite di questo prezioso forum per una domanda che verrà sicuramente vista come sempliciotta. Non dico non lo sia
, però è una curiosità che ho e credo solo qui potrei porre.
Siamo tutti diversi, questo è il principio cardine, però vedo come mi manchi una visione istantanea dell'insieme "conscenze dell'argomento" e che debba ricostruirla volta per volta per giungere a una risposa.
Faccio un esempio pragmatico: quando mi si dice "gatto" nell'istante riesco ad enunciare molte proprietà del simpatico felino senza porvi particolare attenzione, avendone una nozione completa e sono capace di recuperare subito le informazioni necessarie.
Se mi si chiede dice "Bolzano-Weierstrass" e non lo riguardo da tempo devo sedermici e ripensare anche all'enunciato, mi pare però che una vera conoscenza risieda nel richiamare alla mente un concetto come "gatto". Ma è davvero così? Cosa capita in una mente di una persona preparata in questa disciplina? Ci pensa o si accende l'area giusta immediatamente. Ecco le riflessioni, perché è una cosa che capita il rispondere, ma nessuno razionalmente ha mai affrontato "come avviene".
In definitiva spero sia un post dove confrontarsi con altri e in modo curioso vedere come ciascuno (dai più bravi ai meno) arrivino a risolvere un problema.

Siamo tutti diversi, questo è il principio cardine, però vedo come mi manchi una visione istantanea dell'insieme "conscenze dell'argomento" e che debba ricostruirla volta per volta per giungere a una risposa.
Faccio un esempio pragmatico: quando mi si dice "gatto" nell'istante riesco ad enunciare molte proprietà del simpatico felino senza porvi particolare attenzione, avendone una nozione completa e sono capace di recuperare subito le informazioni necessarie.
Se mi si chiede dice "Bolzano-Weierstrass" e non lo riguardo da tempo devo sedermici e ripensare anche all'enunciato, mi pare però che una vera conoscenza risieda nel richiamare alla mente un concetto come "gatto". Ma è davvero così? Cosa capita in una mente di una persona preparata in questa disciplina? Ci pensa o si accende l'area giusta immediatamente. Ecco le riflessioni, perché è una cosa che capita il rispondere, ma nessuno razionalmente ha mai affrontato "come avviene".
In definitiva spero sia un post dove confrontarsi con altri e in modo curioso vedere come ciascuno (dai più bravi ai meno) arrivino a risolvere un problema.
Risposte
Grazie per le vostre risposte. Le ho trovate molto profonde e riflessive.
Ho aspettato un po' a rispondere perché volevo vedere come evolveva.
Grazie per averle condivise
, le trovo davvero interessanti.
Ho aspettato un po' a rispondere perché volevo vedere come evolveva.
Grazie per averle condivise

Dire Bolzano-Weierstrass non è come dire gatto, è più come dire cheratina sull'unghia di un gatto. Dire topologia è come dire gatto.
La nostra capacità di ricordare una cosa dipende anche dalla capacità di attribuire a quella cosa un significato e un'utilità nella nostra vita. Per esempio studiando analisi anche io ho trovato sempre difficoltà a ricordarmi enunciati e teoremi come quello di Bolzano-Weierstrass. Recentemente ho sentito il bisogno di farmi delle basi più solide in topologia e mi sono studiato "Topology" di Munkres. Adesso se mi dici Bolzano-Weierstrass penso "ah ok, sequential compactness, negli spazi metrici è una caratterizzazione molto utile degli insiemi compatti" e mi vengono in mente le proprietà degli insiemi compatti e di come ho risolto esercizi sfruttandola.
Questo perché nel Munkres la topologia è la protagonista, i compatti sono personaggi principali, mentre nei libri di analisi sono solo l'espediente narrativo per dare il via a tutta un'altra storia. Inoltre il Munkres è molto ben scritto, introduce i concetti in modo modulare, a volte definendo anche concetti intermedi "non convenzionali" solo per poterne richiamare le proprietà nelle dimostrazioni successive abbreviandole. Questo crea familiarità con i personaggi della storia, che sono ben caratterizzati e appaiono in tante scene. Mentre nei libri di analisi quando studi la scarrellata di teoremi iniziali sulla topologia sembrano ognuno avere una dimostrazione ad hoc a se stante e, almeno a me, sfugge il filo conduttore.
Per quanto riguarda algebra, topologia e teoria della misura ci sono riusciti ed è uno dei capolavoro più grandi della matematica, purtroppo però non è sempre possibile avere una storia ben scritta anche a parità di bravura dell'autore. Più l'argomento trattato sarà vicino all'ingegneria, all'applicativo, più risentirà del chaos del mondo reale, ma credo sia proprio questo lo scopo dei ricercatori, astrarre nuovi concetti, trovare un nome per ciò che prima era senza forma, e progressivamente imporre l'ordine sul chaos.
La nostra capacità di ricordare una cosa dipende anche dalla capacità di attribuire a quella cosa un significato e un'utilità nella nostra vita. Per esempio studiando analisi anche io ho trovato sempre difficoltà a ricordarmi enunciati e teoremi come quello di Bolzano-Weierstrass. Recentemente ho sentito il bisogno di farmi delle basi più solide in topologia e mi sono studiato "Topology" di Munkres. Adesso se mi dici Bolzano-Weierstrass penso "ah ok, sequential compactness, negli spazi metrici è una caratterizzazione molto utile degli insiemi compatti" e mi vengono in mente le proprietà degli insiemi compatti e di come ho risolto esercizi sfruttandola.
Questo perché nel Munkres la topologia è la protagonista, i compatti sono personaggi principali, mentre nei libri di analisi sono solo l'espediente narrativo per dare il via a tutta un'altra storia. Inoltre il Munkres è molto ben scritto, introduce i concetti in modo modulare, a volte definendo anche concetti intermedi "non convenzionali" solo per poterne richiamare le proprietà nelle dimostrazioni successive abbreviandole. Questo crea familiarità con i personaggi della storia, che sono ben caratterizzati e appaiono in tante scene. Mentre nei libri di analisi quando studi la scarrellata di teoremi iniziali sulla topologia sembrano ognuno avere una dimostrazione ad hoc a se stante e, almeno a me, sfugge il filo conduttore.
Per quanto riguarda algebra, topologia e teoria della misura ci sono riusciti ed è uno dei capolavoro più grandi della matematica, purtroppo però non è sempre possibile avere una storia ben scritta anche a parità di bravura dell'autore. Più l'argomento trattato sarà vicino all'ingegneria, all'applicativo, più risentirà del chaos del mondo reale, ma credo sia proprio questo lo scopo dei ricercatori, astrarre nuovi concetti, trovare un nome per ciò che prima era senza forma, e progressivamente imporre l'ordine sul chaos.
"lozaio":
più che altro volevo lasciarne una sfumatura diversa, ossia parlare un po' di come nasce una risoluzione a un problema posto. Poi sì, in parte la curiosità nasce perché ci sono persone davvero rapide nel farlo.
Il problem solving è decisamente una skill che è comune far parte di chi lavora/studia nel campo scientifico.
Parlo quindi di capire in primis il problema, gli strumenti e le conoscenze/competenze necessarie per risolverlo, i costi, vantaggi e svantaggi di una soluzione...
Il punto su cui tu forse ti focalizzi è quello riguardante le conoscenze... e infatti è proprio per questo che spesso e volentieri gli studenti si lamentano di dover studiare cose che "che palle non mi serve a nulla sta roba!"
Forse, magari spesso, è vero. Ma non vale per tutti e per sempre.
Studiare discipline apparentemente scollegate e inutili, in realtà serve per creare tante piccole lampadine nel cervello in modo tale che, qualora un problema dovesse richiederne la luce, tu possa essere pronto ad accenderle... al quel punto dovrai solo toglier la polvere, anziché dover capire dove andarle a cercare ste lampadine.
La vera conoscenza, come l'hai chiamata tu, sono le lampadine attualmente accese nella tua testa.
Ma ricorda di non sottovalutare anche quelle spente, magari ancora calde o un po' impolverate, la cui luce potrebbe realmente aiutarti un giorno...
Le risposte vengono di getto quando uno pratica in continuazione l’argomento. Capisci il quesito a volo, lo inquadri, e rispondere ti viene naturale. Ma se è un argomento che non pratichi da molto tempo, hai bisogno di fare mente locale, e magari consultare qualche libro. Ma l’argomento deve piacerti.
Beh grazie per la tua risposta per prima cosa.
In realtà ho visto che sei andato in una direzione di risposta, però non volevo fosse una questione puramente incentrata sul: ricordare è normale si no. Tra l'altro avevo già letto una discussione su questo più indietro nel tempo (forse in parte è stimolata anche da quella, non so, però me lo chiedo da sempre in verità), più che altro volevo lasciarne una sfumatura diversa, ossia parlare un po' di come nasce una risoluzione a un problema posto. Poi sì, in parte la curiosità nasce perché ci sono persone davvero rapide nel farlo.
Esatto, ma il punto era che se uno anche lo "dimentica" se lo ricava. E la domanda verteva sul "di solito si ricava o è come parlare del gatto?"
Intendo che spesso sul momento non lo so ma poi pensandoci ci arrivo, magari anche con fatica. Poi, ovviamente, quello era solo un esempio pourparler.
In realtà ho visto che sei andato in una direzione di risposta, però non volevo fosse una questione puramente incentrata sul: ricordare è normale si no. Tra l'altro avevo già letto una discussione su questo più indietro nel tempo (forse in parte è stimolata anche da quella, non so, però me lo chiedo da sempre in verità), più che altro volevo lasciarne una sfumatura diversa, ossia parlare un po' di come nasce una risoluzione a un problema posto. Poi sì, in parte la curiosità nasce perché ci sono persone davvero rapide nel farlo.
Bolzano-Weierstrass è lecito dimenticarlo se non ci lavori su, ma per un matematico, ad esempio, probabilmente una cosa del genere è inammissibile.
Esatto, ma il punto era che se uno anche lo "dimentica" se lo ricava. E la domanda verteva sul "di solito si ricava o è come parlare del gatto?"
Intendo che spesso sul momento non lo so ma poi pensandoci ci arrivo, magari anche con fatica. Poi, ovviamente, quello era solo un esempio pourparler.
"lozaio":
Occupo qualche bite
Byte
"lozaio":
Ma è davvero così? Cosa capita in una mente di una persona preparata in questa disciplina? Ci pensa o si accende l'area giusta immediatamente. Ecco le riflessioni, perché è una cosa che capita il rispondere, ma nessuno razionalmente ha mai affrontato "come avviene".
In definitiva spero sia un post dove confrontarsi con altri e in modo curioso vedere come ciascuno (dai più bravi ai meno) arrivino a risolvere un problema.
Durante gli anni si studiano tante cose... dozzine di discipline, di libri... centinaia di capitoli, migliaia di pagine...
Ma è naturale che non può un singolo individuo (salvo casi speciali) ricordare tutto.
Banalmente parlando, la differenza tra il sapere e il ricordare, è che sapere significa ricordare nel tempo in cui si parla.
Ci sono cose che negli anni ti passano di mente, perchè non le usi, non le rispolveri... è normalissimo che sia così... anche noi, come i dispositivi di memorizzazione, abbiamo un cervello a memoria limitata...
E' come un enorme scaffale... non puoi riempirlo all'infinito... ad un certo punto dovrai buttar qualcosa per fare spazio ad un'altra...
Probabilmente sto dicendo sciocchezze, non ne ho idea.
Sta di fatto che per ricordare tutto dovresti esercitarti a non dimenticare niente.
Mediamente, nessuno ha voglia di ripetersi di tutto e di più: a che scopo?
Ci sono cose che interessano di più, altre che interessano di meno...
Bolzano-Weierstrass è lecito dimenticarlo se non ci lavori su, ma per un matematico, ad esempio, probabilmente una cosa del genere è inammissibile.