Chi conosce Elia Spallanzani?
Ispirandomi a una discussione qui sotto che mi ha fatto scoprire Ascanio apro questa.
In realtà è una discussione semiseria nel senso che sono capitato per caso su un video davvero interessante di un brillante matematico italiano[nota]Nel video non si parla di matematica con formule[/nota] (scoperto cercando categorie su youtube, e avendomi appassionato ho cercato ancora altri suoi video) così indagando oltre come spesso accade si incontrano altre novità, in tal caso appunto "Elia Spallanzani", per chi fosse interessato qui il video: https://www.facebook.com/story.php?stor ... 8615414428
Insomma prima domanda: chi conosce Elia, io l'ho scoperto solo ora
.
Dicevo comunque semiseria[nota]E ora ci avviciniamo a grandi passi alla parte più seria[/nota] perché quel video mi ha fatto molto riflettere su come una mente matematica sia così razionalmente pura che spesso viene fraintesa. Sebbene io non abbia metà dell'intelligenza di quel matematico mi ci ritrovo in tutto e per tutto quello che dice e mi ha colpito come le obiezioni mosse da altri fossero incoerenti e confusionarie in raffronto al pensiero cristallino e "lapalissiano" da quasi esser superfluo doverlo spiegare.
Personalmente ho frequentato un anno di fisica e ora sono passato a matematica e in questo tempo full immersion nella matematica di questi anni noto che mi ha fatto cambiare moltissimo nel modo di pensare e approcciare alla vita e spesso e volentieri nei discorsi con altri che non hanno i miei (pochi) strumenti mi rendo conto di non riuscire a interagire, non dico di essere meglio o peggio, ma noto come se ci fosse una impossibilità di dialogare sullo stesso piano logico.
Mi incuriosiva sapere se altri (appassionati di queste materie) avessero avuto o hanno la stessa sensazione.
In realtà è una discussione semiseria nel senso che sono capitato per caso su un video davvero interessante di un brillante matematico italiano[nota]Nel video non si parla di matematica con formule[/nota] (scoperto cercando categorie su youtube, e avendomi appassionato ho cercato ancora altri suoi video) così indagando oltre come spesso accade si incontrano altre novità, in tal caso appunto "Elia Spallanzani", per chi fosse interessato qui il video: https://www.facebook.com/story.php?stor ... 8615414428
Insomma prima domanda: chi conosce Elia, io l'ho scoperto solo ora

Dicevo comunque semiseria[nota]E ora ci avviciniamo a grandi passi alla parte più seria[/nota] perché quel video mi ha fatto molto riflettere su come una mente matematica sia così razionalmente pura che spesso viene fraintesa. Sebbene io non abbia metà dell'intelligenza di quel matematico mi ci ritrovo in tutto e per tutto quello che dice e mi ha colpito come le obiezioni mosse da altri fossero incoerenti e confusionarie in raffronto al pensiero cristallino e "lapalissiano" da quasi esser superfluo doverlo spiegare.
Personalmente ho frequentato un anno di fisica e ora sono passato a matematica e in questo tempo full immersion nella matematica di questi anni noto che mi ha fatto cambiare moltissimo nel modo di pensare e approcciare alla vita e spesso e volentieri nei discorsi con altri che non hanno i miei (pochi) strumenti mi rendo conto di non riuscire a interagire, non dico di essere meglio o peggio, ma noto come se ci fosse una impossibilità di dialogare sullo stesso piano logico.
Mi incuriosiva sapere se altri (appassionati di queste materie) avessero avuto o hanno la stessa sensazione.
Risposte
Però la sete di potere non è prerogativa dei matematici, è proprio parte integrante degli esseri umani. Inoltre se un posto non ti piace lo lasci, non c'è (secondo me) bisogno di fare tante cerimonie. Trovare il proprio posto nel mondo è un processo difficile e purtroppo passa attraverso l'ottenimento della fiducia di altre persone, senza la quale non si sarebbe (almeno all'inizio) autorizzati a fare niente di quanto si vuole fare. Se adesso ti trovi in una situazione tollerabile (quanto a logiche di potere), ti raccomando fortemente di non buttarla via per sacrificarla a inutili litigi (che naturalmente sono soddisfacenti solo finché durano, poi quando sono finiti ti si rivoltano contro).
Le logiche di potere nauseano anche me, sono quello che distingue chi ama veramente la materia da chi ha finalmente trovato un giocattolino per fare avanzamenti di carriera e ritrovarsi sperabilmente a dare ordini a persone da cui prima li si riceveva. E arriva un giorno in cui ti accorgi che Tizio non ha scritto quel paper perché gli piaceva quel teorema o quella teoria, ma perché il suo coautore era un matematico di serie A+ e Tizio si è così garantito due cose: l'esattezza dei risultati (perché un A+ non sbaglia) e l'impact factor alto della rivista (perché un A+ è famoso). E quel giorno ti accorgi che quando con Tizio dicevi "sia F un funtore covariante, sia V un G-modulo irriducibile" in realtà gli stavi dicendo "sia P il tuo coautore B-, allora B- è minore di A+, contraddizione". Ma la conseguenza di questo è che mi allontenerò da Tizio (matematicamente parlando), non che butterò (potenzialmente) la mia vita ai quattro venti. E continuerò a cercare chi quando parla di qualcosa sta veramente parlando di quello e non di altro. Questo comunque era un mio personale esempio di logiche di potere.
Le logiche di potere nauseano anche me, sono quello che distingue chi ama veramente la materia da chi ha finalmente trovato un giocattolino per fare avanzamenti di carriera e ritrovarsi sperabilmente a dare ordini a persone da cui prima li si riceveva. E arriva un giorno in cui ti accorgi che Tizio non ha scritto quel paper perché gli piaceva quel teorema o quella teoria, ma perché il suo coautore era un matematico di serie A+ e Tizio si è così garantito due cose: l'esattezza dei risultati (perché un A+ non sbaglia) e l'impact factor alto della rivista (perché un A+ è famoso). E quel giorno ti accorgi che quando con Tizio dicevi "sia F un funtore covariante, sia V un G-modulo irriducibile" in realtà gli stavi dicendo "sia P il tuo coautore B-, allora B- è minore di A+, contraddizione". Ma la conseguenza di questo è che mi allontenerò da Tizio (matematicamente parlando), non che butterò (potenzialmente) la mia vita ai quattro venti. E continuerò a cercare chi quando parla di qualcosa sta veramente parlando di quello e non di altro. Questo comunque era un mio personale esempio di logiche di potere.
Sono stato educato diversamente, ma non l'ho trovato né triste né limitante, anzi, è stato uno dei pochi momenti veramente formativi che l'università mi ha dato, perché ha cesellato le mie opinioni in fatto di cose e persone. Non so che altro dirti se non questo, non ho niente da insegnare che non sia a chi già voglia ascoltarmi, e di tutti gli altri mi curo troppo poco.
Ma già che ci siamo, anche io voglio raccontarti un anedoto su come prendo le cose.
Uno dei miei postdoc è stata un'esperienza che definirei possibile solo unendo "Aspettando Godot" e "Il deserto dei Tartari". Ovviamente è meglio espungere nomi, cognomi e località, ma penso il succo dell'aneddoto non ne soffra.
Appena sono arrivato mi sono offerto di tenere un corso ai dottorandi (uno dei quali un mio conoscente da tempo, che si era più volte lamentato di quanto poco stimolante fosse l'ambiente (il suo relatore, capo del gruppo di ricerca, evitava attentamente di seguirlo nascondendosi dietro il paravento dell'avere troppo da insegnare e troppi incarichi burocratici). Il gruppo di ricerca in cui era inserito teneva un seminario periodico, ma uno al mese). C'era certamente spazio per ravvivare un po' le cose. Mi sono inventato un programma di "complementi di CT" seguendo il Borceux e altri libri, e stavo per iniziare a cercare un'aula in cui trovarci una volta la settimana, quand'ecco che...
Ma già che ci siamo, anche io voglio raccontarti un anedoto su come prendo le cose.
Uno dei miei postdoc è stata un'esperienza che definirei possibile solo unendo "Aspettando Godot" e "Il deserto dei Tartari". Ovviamente è meglio espungere nomi, cognomi e località, ma penso il succo dell'aneddoto non ne soffra.
Appena sono arrivato mi sono offerto di tenere un corso ai dottorandi (uno dei quali un mio conoscente da tempo, che si era più volte lamentato di quanto poco stimolante fosse l'ambiente (il suo relatore, capo del gruppo di ricerca, evitava attentamente di seguirlo nascondendosi dietro il paravento dell'avere troppo da insegnare e troppi incarichi burocratici). Il gruppo di ricerca in cui era inserito teneva un seminario periodico, ma uno al mese). C'era certamente spazio per ravvivare un po' le cose. Mi sono inventato un programma di "complementi di CT" seguendo il Borceux e altri libri, e stavo per iniziare a cercare un'aula in cui trovarci una volta la settimana, quand'ecco che...
Se non è troppo disturbo, sì mi piacerebbe conoscere la valutazione.
Non riesco a trovare aggettivi adatti per commentare l'immagine. È veramente molto brutta.
Non riesco a trovare aggettivi adatti per commentare l'immagine. È veramente molto brutta.
"gio73":No, ma glielo posso chiedere (stomaco debole o empatia verso il porcello che ha dato la sua vita affinché questo importante meme potesse essere realizzato?)
@megas
Ho guardato il video Dell esame, non tutto.
L immagine del bacon cotto nella piastra per capelli l ho trovata un po' forte e ho smesso.
Solo una curiosità, si sa il voto?
@megas
Ho guardato il video Dell esame, non tutto.
L immagine del bacon cotto nella piastra per capelli l ho trovata un po' forte e ho smesso.
Solo una curiosità, si sa il voto?
Ho guardato il video Dell esame, non tutto.
L immagine del bacon cotto nella piastra per capelli l ho trovata un po' forte e ho smesso.
Solo una curiosità, si sa il voto?
"megas_archon":
Puoi fare nomi e cognomi, non mi offendo!
Non pensavo a te.
Mi venivano in mente Cacciari, Della Loggia, Canfora, etc... rispetto ad altre questioni (legate comunque alla scuola) o agli "scienziati da bar" che -purtroppo- leggo sulla mia bacheca social.
Insomma, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo; l'infinitamente medio non mi interessava in quel frangente.
"megas_archon":
Né ho mai pensato di voler matematizzare alcunché fuori dal mio parco giochi, semplicemente asserire che ho in mano un coltello più affilato di quello che ha Pianese, che fa gli esami così.
Ma dove li trovi???

Sai che a guardare certe cose poi si comincia a pensare che tutto vada a quel modo?

L'inizio del video è carino [nota]E, per inciso, lo studio dei meme come mezzo di comunicazione non è banale e possono essere usati per veicolare molta Matematica ai ragazzi dei primi anni delle superiori.[/nota], ma non l'ho visto fino in fondo né mi sono chiesto se fosse una burla o meno.
In ogni caso, è l'esistenza del video in sé ad essere agghiacciante... Figuriamoci la sua presenza su YT.
"megas_archon":
Ora, meglio per lui, che è anche un bravo ragazzo, per carità! Una laurea è un pezzo di carta che dice che sai delle cose, questo calembour è persino divertente se non lo prendi come una cosa offensiva, e sarò io che sono di un'altra generazione ormai, e un sacco di altre cose... Ma.
Aggiungo che non è l'invidia a farmi parlare, ma mi chiedo quale sia il motivo profondo per cui, se mi fossi presentato a questa maniera a un'esame per far "perdere tempo" al docente, quest'ultimo mi avrebbe cacciato a calci in bocca; la ragione è che l'università è un'istituzione vetusta, maschilista, classista, che si prende troppo sul serio, oppure...? E' una domanda sincera.
Chi ti dice che ti avrebbe cacciato? Perché ne sei così sicuro? Perché sei sicuro che un dialogo sia una perdita di tempo?
Probabilmente, il fatto che hai visto ciò accadere.
Ed allora, permettimi di dirlo, il punto è proprio questo: che tu sei figlio di un percorso differente, di un percorso che, se davvero è così come lo descrivi, è un po' triste, umanamente parlando.
Non è colpa degli altri. Non è colpa tua.
"megas_archon":
Andava così dal '68 e durante gli anni di piombo, quando certa università era una parodia di sé stessa perché era impregnata di politica? Andava così quando lo studio era privilegio della casta superiore della società?
E che minchia ne so!?! Mica sono così vecchio!

A quei tempi nemmeno mio padre era già all'università, porca miseria![nota]In realtà non è vero... Mio padre si è laureato nel '78, se non ricordo male. E degli anni di piombo e della politica e del privilegio non gliene fregava niente, immagino, poiché studiava non per un "privilegio della casta superiore della società" (cui non apparteneva), ma perché doveva laurearsi, trovare un lavoro, dare una mano alla famiglia con numerosi fratelli più piccoli, sposarsi e comprare casa. Quindi non so che dirti.[/nota]
@ alboos: "Autoreferenzialità" perché Fosco è stato tra noi, lo è e sempre lo sarà...

[ot]Figurati! 
Posso contribuire giusto in 'ste cavolate
[/ot]

Posso contribuire giusto in 'ste cavolate

[ot]Ah, grazie della precisazione, non conoscevo
[/ot]

@gabriella127
[ot]Immagine dovuta a Alfréd Rényi, se incuriositi[/ot]
"gabriella127":
[ot]Deliziosa l'immagine del matematico che trasforma input di caffé in teoremi[/ot]
[ot]Immagine dovuta a Alfréd Rényi, se incuriositi[/ot]
Puoi fare nomi e cognomi, non mi offendo! (Né ho mai pensato di voler matematizzare alcunché fuori dal mio parco giochi, semplicemente asserire che ho in mano un coltello più affilato di quello che ha Pianese, che fa gli esami così.
Ora, meglio per lui, che è anche un bravo ragazzo, per carità! Una laurea è un pezzo di carta che dice che sai delle cose, questo calembour è persino divertente se non lo prendi come una cosa offensiva, e sarò io che sono di un'altra generazione ormai, e un sacco di altre cose... Ma.)
(Aggiungo che non è l'invidia a farmi parlare, ma mi chiedo quale sia il motivo profondo per cui, se mi fossi presentato a questa maniera a un'esame per far "perdere tempo" al docente, quest'ultimo mi avrebbe cacciato a calci in bocca; la ragione è che l'università è un'istituzione vetusta, maschilista, classista, che si prende troppo sul serio, oppure...? E' una domanda sincera. Andava così dal '68 e durante gli anni di piombo, quando certa università era una parodia di sé stessa perché era impregnata di politica? Andava così quando lo studio era privilegio della casta superiore della società?)
Ora, meglio per lui, che è anche un bravo ragazzo, per carità! Una laurea è un pezzo di carta che dice che sai delle cose, questo calembour è persino divertente se non lo prendi come una cosa offensiva, e sarò io che sono di un'altra generazione ormai, e un sacco di altre cose... Ma.)
(Aggiungo che non è l'invidia a farmi parlare, ma mi chiedo quale sia il motivo profondo per cui, se mi fossi presentato a questa maniera a un'esame per far "perdere tempo" al docente, quest'ultimo mi avrebbe cacciato a calci in bocca; la ragione è che l'università è un'istituzione vetusta, maschilista, classista, che si prende troppo sul serio, oppure...? E' una domanda sincera. Andava così dal '68 e durante gli anni di piombo, quando certa università era una parodia di sé stessa perché era impregnata di politica? Andava così quando lo studio era privilegio della casta superiore della società?)
"gabriella127":
Sono d'accordo, però quando parlavo di 'pretesa di matematizzare' non mi riferivo tanto ai matematici, quanto a una tendenza trasversale, anche diffusa tra chi è estraneo alla matematica, anche presso il grosso pubblico.
Infatti non ho parlato di matematici, ma di "intellettuali", volendo le virgolette indicare molto.
[ot]Kaspar, bellissima sintesi!
Deliziosa l'immagine del matematico che trasforma input di caffé in teoremi
[/ot]
Deliziosa l'immagine del matematico che trasforma input di caffé in teoremi

[ot]
"Mathita":Ma no, tranquill*. Volevo dire che chiunque ha da rinfacciare deficienze a qualcun altro. Per un matematico un filosofo è un ozioso e amante di discorsi capziosi o privi di significato; per un filosofo un matematico è una macchinetta che inputta caffé ed outputta teoremi con una noncuranza imbarazzante. Forse entrambe le visioni derivano da qualche forma di penilunghismo (esiste come parola? comunque si capisce...), e in ogni caso sono idiozie. Uno sa il fatto suo nel proprio campo. Il problema è il voler "invadere" imponendo la propria rappresentazione delle cose e pretendendo di riformulare il tutto in termini di questa.[/ot]
Ammetto la mia ignoranza, Kripke non so chi sia: farò ammenda cercando informazioni su di lui.
Ma infatti non attribuivo questa tendenza ai matematici ne' ovviamente a te.
Ma a un atteggiamento che si sente in generale, in vari ambiti.
Fondato su una idea fuorviante e naif della matematica.
Ma a un atteggiamento che si sente in generale, in vari ambiti.
Fondato su una idea fuorviante e naif della matematica.
"gabriella127":
Per quanto riguarda me, direi due cose:
1) Per 'matematizzare la cultura' intendo da un lato la pretesa di elevare il metodo della matematica a misura della validità delle altre discipline. Ossia, auspicare o pretendere che altre discipline abbiano la 'certezza' e la logica della matematica (e sulla 'certezza' e validità universale anche della matematica ci sarebbe molto da dire, ma è un tema complicatissimo su cui non mi inerpico).
2) In secondo luogo, una pretesa, diventata ormai luogo comune (detto in altri termini: "non se po' più sentì') che la conoscenza sia validata dai 'numeri', il famigerato 'lo dicono i dati'. Che può sfociare in una sorta di irrazionale 'datolatria'.
E' buffo perchè sono anche d'accordo con questa cosa, ma userei l'opposto dei termine "matematizzazione", se esistesse. Perchè per me pensare in maniera "matematica" significa connettere tra di loro delle affermazioni tramite delle implicazioni logicamente valide rispettando la complessità delle verità scientifiche. Uccidere questa complessità facendo dei salti logici illeciti (cosa che avviene per esempio nel punto 2) che citi, ovvero prendendo un grafico e deducendone uno slogan semplicistico arbitrario) è il contrario di quello che un matematico dovrebbe fare.
Sono d'accordo, però quando parlavo di 'pretesa di matematizzare' non mi riferivo tanto ai matematici, quanto a una tendenza trasversale, anche diffusa tra chi è estraneo alla matematica, anche presso il grosso pubblico.
"gabriella127":
1) Per 'matematizzare la cultura' intendo da un lato la pretesa di elevare il metodo della matematica a misura della validità delle altre discipline. Ossia, auspicare o pretendere che altre discipline abbiano la 'certezza' e la logica della matematica (e sulla 'certezza' e validità universale anche della matematica ci sarebbe molto da dire, ma è un tema complicatissimo su cui non mi inerpico).
Era John Locke, se non erro, che in un suo trattato scriveva qualcosa tipo[nota]Vado a memoria ed a senso, quindi perdonate la sicura imprecisione della citazione.[/nota]: 'si conoscono i bisogni ed i desideri degli altri perché gli altri sono umani quanto noi'.
Il problema di certi "intellettuali" nostrani (dall'una e dall'altra parte della barricata, con giustificazioni più o meno articolate, più o meno puerili) è che propendono a prendere quest'affermazione troppo alla lettera, facendo così assurgere il proprio ideale di vita (quindi, i propri desideri, i propri bisogni, le proprie visioni, ...) al ruolo di Ideale di vita.
Ora me ne torno alla correzione dei miei compiti, và...
"hydro":
[quote="gabriella127"]
Sono d'accordissimo, anche su questa idea che si tenda troppo a voler matematizzare la cultura in generale.
Sembra che si voglia imporre a ogni cosa una logica e una metodologia di conoscenza che, per quanto importantissima, è propria di alcune discipline.
Questo è interessante, mi spiegate cosa significa "matematizzare la cultura"? Per me non esiste alcun metodo "matematico" di imparare le cose, semplicemente bisogna a) capirle b) essere in grado di capire qual è l'essenza del discorso, al di là degli orpelli estetici.[/quote]
Scusa hydro, ti volevo risponder prima, ma ci ho messo mezz'ora solo a ritrovare il post dove l'avevi detto

Questa è stata un osservazione di Luca, e naturalmente non so cosa intendeva Luca.
Per quanto riguarda me, direi due cose:
1) Per 'matematizzare la cultura' intendo da un lato la pretesa di elevare il metodo della matematica a misura della validità delle altre discipline. Ossia, auspicare o pretendere che altre discipline abbiano la 'certezza' e la logica della matematica (e sulla 'certezza' e validità universale anche della matematica ci sarebbe molto da dire, ma è un tema complicatissimo su cui non mi inerpico).
2) In secondo luogo, una pretesa, diventata ormai luogo comune (detto in altri termini: "non se po' più sentì') che la conoscenza sia validata dai 'numeri', il famigerato 'lo dicono i dati'

Pretesa che contiene un doppio nucleo di ignoranza:
- Che la matematica sia 'i numeri', cosa che qualunque matematico, anche di serie C, sa non essere vero, ma diffusa presso il pubblico, anche da divulgatori scientifici de noantri.
- Soprattutto, una suprema ignoranza di cosa siano e cosa sia usare i dati.
Chi professionalmente lavora con i dati, siano essi fisici, ricercatori di biologia, soprattutto statistici e economisti, etc. etc. sa che tra 'i dati' e le conclusioni che si possono trarre da essi si erge il mare. E che 'i dati' in un certo senso nemmeno esistono, non è che nascono sul pero o sono la mela che cade per terra, ma sono già frutto di una elaborazione: in un certo senso ' i fatti' nudi e crudi nemmeno esistono.
Ma qui si aprirebbe un altro campo lungo di discussione, che riguarda il dove bisogna fermarsi al'indietro nelle 'fonti' della conoscenza, che all'estremo ci porterebbe a dire che la certezza di 'Napoleone è morto il 5 maggio' sarebbe solo di chi stava al capezzale di Napoleone quando è morto...
Mi fermo qui perché la mente vacilla, e vacillo pure io

"hydro":No ma attenzione, io non ho messo (o non volevo mettere) alla gogna nessuno, dico che la causa è giustissima, ma non capirò mai perché uno la debba portare avanti sostanzialmente litigando con tutti. Ed è questo a cui quelle risposte fuori posto sono mirate, sono provocazioni sì, ma sono provocazioni con lo specifico obiettivo di trovare qualcuno con cui litigare. Comunque se sono stato offensivo mi scuso.
Questo mi sembra incommentabile, ovviamente sono d'accordo con te ma non penso che ci sia bisogno di dirlo e non vorrei mettere in scena alcun tipo di gogna, voglio parlare solo delle idee.
"megas_archon":Per "entrare nel merito" voglio dire semplicemente analizzare criticamente la cultura pregna di umanismo in cui ci troviamo, come per esempio far notare che forse è un po' strano che Socrate e Platone siano divinizzati mentre gli scienziati siano ridotti ad inutili pensatori astratti. Dare esempi a caso di litigi a caso avvenuti chissà quando secondo me rema contro i tuoi stessi argomenti. Poi comunque per quanto sia d'accordo con la causa generale, veramente quello che mi dà fastidio è l'idea che i litigi portino a qualcosa di buono. E' così difficile stare calmi? (Non sto parlando di questo thread ma di discussioni a cui ho assistito in questi anni e che si replicano periodicamente.) Uno può avere interessi diversi dai tuoi ed essere comunque degno di essere ascoltato, e la pluralità di opinioni è essenziale (tra persone intelligenti naturalmente - non parlo di atteggiamenti che sfociano nella pseudoscienza).
possiamo entrare nel merito, ma a che pro? Ho altro da fare (e credo anche voi).
Più importante di tutto però, nella sua quasi totalità questo è un mio affare privato; le poche volte in cui mi in**** è perché c'è un sottotesto paternalistico nel modo in cui vengo approcciato, che non mi andava bene quando di anni ne avevo 25, figurarsi ora che ne ho 34, e sono ancora qui che vi rovino la giornata. (Ho appena visto del resto che la fallacia del "sei giovane, capirai col tempo" viene usata trasversalmente per derubricare le opinioni altrui a un vano idealismo...)Ci siamo un po' tutti in mezzo, in Italia se si ha meno di 40 anni non si è presi seriamente. Altra piaga della nostra società (qui in Brasile è diverso, almeno su questo posso dire di preferire il Brasile). Ma secondo me a litigare non ci guadagni niente.
"Mathita":[/quote]
[quote="kaspar"]
I filosofi della scienza esistono, anche qui in Italia, e conoscono molto bene la matematica: solitamente accompagnano la laurea in filosofia con un'altra, di natura scientifica.
.
Vorrei fare un'osservazione a latere di questo discorso, ricordando che queste paratìe stagne tra materie all'università in altri paesi non ci sono, c'è più flessibilità e possibilità di commistione.
Un professore di matematica che ho conosciuto, della Sapienza, americano, era laureato, negli Stati Uniti, in matematica e filosofia (nel senso di un unico corso di laurea) e a me è venuto un attacco di invidia perché è quello che avrei voluto fare.
In Germania, per esperienza diretta di persone che ci studiano e lavorano, all'università puoi fare una laurea personalizzata scegliendo materie diverse, ad esempio puoi laurearti in latino e biologia, o in pizza fritta e filosofia del diritto.