Buon metodo di studio
Allora ragazzi, fino ad ora il mio metodo di studio mi ha sempre aiutato. In pratica cerco di stare attento alle lezioni e mentre i professori spiegano, io sottolineo nel libro di testo i concetti fondamentali. Poi a casa ripeto ad alta voce quei concetti sottineati 2 o 3 volte e nel giro di un ora o anche meno riesco a memorizzarmo un capitolo o anche più. Anche se questo metodo mi ha fatto ottenere la media dell'8 in tutte le materie, mi sto accorgendo che nel mio metodo ci sono delle vere e proprie falle. Dopo circa due settimane dallo studio ho come un blackout e non ricordo quasi nulla di quello che ho studiato, e quindi mi devo andare a ripassare sempre concetti precedenti. Ad esempio ho problemi in materie come Fisica, dove magari o mi scordo le formule passate o proprio concetti come Attrito o Moto e di conseguenza non riesco a risolvere problemi di qualsiasi genere, perchè magari anche se sò le formule non riesco a ragionare. Come posso risolvere?
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Risposte
"Intermat":
Questo è vero come è anche vero che negli ultimi anni ci sia stata una crescita nella "disistima" di tantissime professioni: politici (tutti ladri!), medici (proni alle multinazionali del farmaco), ingegneri (non si sa perché!) e così via. Mi sembra un problema più generalizzato e non relativo solo agli ingegneri.
Con la differenza che politici e medici sono categorie iperprotette dalla notte dei tempi: questo perchè (penso io), in un modo o nell'altro, risulta ben chiaro a tutti il loro compito all'interno della società e dunque, a prescindere dal loro operato, la loro importanza viene unanimemente riconosciuta.
Non così per gli ingegneri, le cui mansioni precise sono sconosciute alla massa (prova ne è la domanda classica di moltissimi ragazzi che chiedono informazioni sui corsi di laurea in ingegneria "ma che cosa fa esattamente l'ingegnere xyz?").
In sostanza, se non si ha cognizione di qualcosa, è difficile riconoscerne adeguatamente il valore.

E qui il discorso potrebbe allargarsi ma mi fermo perchè temo che siamo già paurosamente in OT

"Albesa81":
[quote="Intermat"]Non so cosa potesse fare un ingegnere neolaureato degli anni '70-'80 ma non credo fosse molto più preparato di un neolaureato di oggi.
Non conosco il livello di preparazione medio degli ingegneri di ieri e di oggi e quindi non mi esprimo in merito, ma una cosa è certa: mentre fino a 25-30 anni fa l'ingegnere era percepito dall'opinione pubblica come una persona colta e capace (e questo lo portava a godere di un certo "prestigio sociale", con tutti gli annessi e i connessi), oggi questo non è più vero.[/quote]
Questo è vero come è anche vero che negli ultimi anni ci sia stata una crescita nella "disistima" di tantissime professioni: politici (tutti ladri!), medici (proni alle multinazionali del farmaco), ingegneri (non si sa perché!) e così via. Mi sembra un problema più generalizzato e non relativo solo agli ingegneri.
PS: Soprattutto recentemente, con la diffusione di internet e dei social, le persone più ignoranti, con cui fino a 15/20 anni fa non avresti parlato nemmeno al bar sotto casa, hanno la possibilità di "informarsi" (a modo loro) e di sproloquiare sentendosi all'altezza di chiunque altro. Questo è evidente in ogni situazione: episodi di meningite $->$ tutti medici, terremoti $->$ tutti sismologi, crolli di un ponte $->$ tutti ingegneri civili, indagini varie $->$ tutti magistrati. Insomma la disistima mi sembra evidente verso ogni professione e non credo sia legata con la preparazione media dei diversi professionisti.
"Intermat":
Un laureato non deve essere una sorta di hard-disk che si ricorda tutto quello che ha fatto ma una persona in grado di andare ad aprire i libri giusti per poter recuperare le informazioni necessarie nel mondo del lavoro o della ricerca
D'accordissimo.
"Intermat":
Non so cosa potesse fare un ingegnere neolaureato degli anni '70-'80 ma non credo fosse molto più preparato di un neolaureato di oggi.
Non conosco il livello di preparazione medio degli ingegneri di ieri e di oggi e quindi non mi esprimo in merito, ma una cosa è certa: mentre fino a 25-30 anni fa l'ingegnere era percepito dall'opinione pubblica come una persona colta e capace (e questo lo portava a godere di un certo "prestigio sociale", con tutti gli annessi e i connessi), oggi questo non è più vero.
"Intermat":
(anche le stesse tesi erano più scarne e meno interessanti)
Da una persona che comincia ad essere stanca e ad averne abbastanza di una certa esperienza negativa, contenta quasi solo di poter finalmente chiudere un capitolo della propria vita, del resto è anche mediamente più facile non potersi aspettare chissà cosa, è raro trovare chi dopo mille estenuanti lotte ha ancora la verve e l'intraprendenza di un tempo. Non nascondo che anch'io ormai, purtroppo, ho altri interessi.
"Intermat":
A me sembra che tu, a volte, dica che l'uva è acerba solo perché non ci sei arrivato.
Potrebbe essere. Come, rimanendo in termini metaforici, potrebbe anche essere che a me succeda spesso che, una volta che riesco finalmente ad arrivarci, sia ormai diventata marcia, se qualcun altro nel frattempo non se l'è finita tutta, e allora solo in quel momento dico "è marcia/se la sono finita, andiamo a mangiare qualcos'altro". Quando giungerà anche per me il momento della tesi triennale (comunque vicinissimo, mi mancano 4 esami) allora vedrò se è come dico io.
"Intermat":
Invece dovresti semplicemente non preoccuparti degli altri e seguire quello che hai deciso di fare, ovvero andare ad un ritmo per te più sostenibile.
Che è quello che ho fatto. Semplicemente, nel frattempo, ho avuto modo di osservare gli studenti più performanti e ho riscontrato quanto detto, può darsi semplicemente che il mio campione non sia sufficientemente significativo.
"Injuria":
Di contro ci sono stati esami che ho rifatto anche 3 volte di cui possiedo ancora i concetti principali e che potrei ridare, non dico domani mattina, ma dopo un ripasso di una settimana
Ottimo, vuol dire che posso essere certo che tutta la fatica che ho fatto con quell'Analisi 2 ripetuta 7 volte non sarà buttata via, anche se la mia carriera ne è uscita un po' compromessa.
Mi piacerebbe tanto che a questa discussione partecipasse Erasmus ...

Non so cosa potesse fare un ingegnere neolaureato degli anni '70-'80 ma non credo fosse molto più preparato di un neolaureato di oggi. Ovviamente a parità di tipologia di studente. Il fatto è che oggi si laureano molte più persone e quindi è più facile vedere un neolaureato "ignorante" che ti fa concludere che "era meglio una volta".
No, non ne concludo che era meglio una volta, anzi odio questo atteggiamento privo di fondamento, di sicuro il tipo di formazione è diverso. Dal punto di vista della vastità degli argomenti trattati e dell'uso della tecnologia credo che siano anche meglio i laureati recenti. Sarebbe d'altronde impossibile riproporre quel modello formativo, molto più mnemonico e letterario. Anche i libri di testo sono cambiati (bisogna dire anche che se ne usano sempre meno a favore di presentazioni e dispense).
"Injuria":Questo è quello a cui serve, a mio modesto parere, l'università. Un laureato non deve essere una sorta di hard-disk che si ricorda tutto quello che ha fatto ma una persona in grado di andare ad aprire i libri giusti per poter recuperare le informazioni necessarie nel mondo del lavoro o della ricerca.
Ciò che intendevo con la mia ultima frase è proprio questo: il grado di specializzazione richiesto, l'aumento delle conoscenze disponibili, il tempo e la struttura delle università odierne non permettono nemmeno di prendersi il lusso di fare questi ragionamenti, sono semplicemente superflui (allorché io mi chiedo a cosa serva dire di essere specializzati in qualcosa a livello universitario quando si hanno solo infarinature...e non è una provocazione).
A volte noto queste differenza attraverso il confronto con le generazioni precedenti: prima degli anni '90 molti ingegneri venivano dal liceo classico e devo dire che le capacità di organizzare il pensiero, la memoria e l'esposizione sono maggiori e molti ricordano parecchio di ciò che hanno fatto all'università. C'è da dire che in passato ci si laureava con meno di 25 esami, attualmente forse si arriva a quasi il doppio e con tesi doppia. Nonostante il maggior numero di esami l'età di laurea si è abbassata in modo considerevole nei decenni, che questo sia positivo o negativo è una valutazione soggettiva.
Io fra triennale e magistrale ho fatto 32/33 esami. La media d'età, almeno ad ingegneria, non è molto bassa: siamo oltre i 26 anni. Io credo che effettivamente molti cdl diano solo una infarinatura (per quanto sufficientemente approfondita) in modo tale da trovarsi bene per poi affrontare i diversi tipi di lavoro che sono richiesti. Non so cosa potesse fare un ingegnere neolaureato degli anni '70-'80 ma non credo fosse molto più preparato di un neolaureato di oggi. Ovviamente a parità di tipologia di studente. Il fatto è che oggi si laureano molte più persone e quindi è più facile vedere un neolaureato "ignorante" che ti fa concludere che "era meglio una volta". In ogni caso io ricordo bene moltissime materie che ho fatto (è vero che ho appena finito!), anche quelle dei primi anni. Insomma secondo me si tende a sottovalutare i più bravi perché si ha più a che fare con i mediocri che, in numero, sono aumentati rispetto a 20/30 anni fa. Ovviamente sono solo mie opinioni, nessuna certezza!
Questo è quello a cui serve, a mio modesto parere, l'università. Un laureato non deve essere una sorta di hard-disk che si ricorda tutto quello che ha fatto ma una persona in grado di andare ad aprire i libri giusti per poter recuperare le informazioni necessarie nel mondo del lavoro o della ricerca.
Ciò che intendevo con la mia ultima frase è proprio questo: il grado di specializzazione richiesto, l'aumento delle conoscenze disponibili, il tempo e la struttura delle università odierne non permettono nemmeno di prendersi il lusso di fare questi ragionamenti, sono semplicemente superflui (allorché io mi chiedo a cosa serva dire di essere specializzati in qualcosa a livello universitario quando si hanno solo infarinature...e non è una provocazione).
A volte noto queste differenza attraverso il confronto con le generazioni precedenti: prima degli anni '90 molti ingegneri venivano dal liceo classico e devo dire che le capacità di organizzare il pensiero, la memoria e l'esposizione sono maggiori e molti ricordano parecchio di ciò che hanno fatto all'università. C'è da dire che in passato ci si laureava con meno di 25 esami, attualmente forse si arriva a quasi il doppio e con tesi doppia. Nonostante il maggior numero di esami l'età di laurea si è abbassata in modo considerevole nei decenni, che questo sia positivo o negativo è una valutazione soggettiva.
"Injuria":Queste sono idee tue, tempo fa vidi una statistica (non ricordo se sul sito dell'università o su almalaurea) in cui si evidenziava come chi si laureava in tempo avesse, in media, dei voti più alti sia agli esami sia alla laurea.
Questo è poco, ma sicuro. Anche perché il voto di laurea è correlato ai voti degli esami, inoltre i docenti tendono a favorire gli studenti che danno l'esame al primo appello disponibile. Poi si presume che questi studenti siano anche quelli che hanno seguito assiduamente le lezioni e le esercitazioni.
Però qui bisogna distinguere fra passare gli esami ed avere acquisito competenze e conoscenze in modo non temporaneo.
In questo senso non credo che il voto sia una misura affidabile. Proprio ieri stavo rovistando fra i miei vecchi appunti e mi sono meravigliato di non ricordare quasi nulla di alcuni esami che sono proprio quelli che passai al primo appello con ottimi voti. Di contro ci sono stati esami che ho rifatto anche 3 volte di cui possiedo ancora i concetti principali e che potrei ridare, non dico domani mattina, ma dopo un ripasso di una settimana. A mio parere il tempo è un elemento positivo della preparazione e non negativo, mi rendo conto però che nella società e nell'università odierna per come è pensata e strutturata, questo valore non è più praticabile sistematicamente.
Certamente il tempo è utile e necessario per assimilare al meglio tutti gli aspetti interessanti di una materia/argomento/lavoro. Su questo non c'è dubbio. Il fatto è che l'università deve fornire delle basi (le più solide possibili) su cui poi poter andare a costruire una carriera lavorativa o accademica la quale sarà basata solo su alcune materie (2/3/5). Insomma non c'è nulla di male a non ricordare "praticamente nulla" di una materia data 3/4 anni prima. Direi che è anche normale se non si sono continuati gli studi in quel campo. Logicamente un esame ripetuto n-volte invece, per vari motivi, può rimanere più impresso. Detto questo, se il professore ha strutturato bene il corso, allora le basi della materia dovrebbero rimanere impresse e con un semplice ripasso, anche a distanza di mesi/anni, si dovrebbe riuscire a recuperare le nozioni necessarie. Questo è quello a cui serve, a mio modesto parere, l'università. Un laureato non deve essere una sorta di hard-disk che si ricorda tutto quello che ha fatto ma una persona in grado di andare ad aprire i libri giusti per poter recuperare le informazioni necessarie nel mondo del lavoro o della ricerca. Insomma non ha senso chiudersi una anno ad apprendere "a fondo" i teoremi di analisi I ma basta capirne il funzionamento per quanto necessario (il che non vuol dire imparare a memoria la dimostrazione). Ovviamente parlo per un ingegnere, un matematico ha altri obiettivi.
Queste sono idee tue, tempo fa vidi una statistica (non ricordo se sul sito dell'università o su almalaurea) in cui si evidenziava come chi si laureava in tempo avesse, in media, dei voti più alti sia agli esami sia alla laurea.
Questo è poco, ma sicuro. Anche perché il voto di laurea è correlato ai voti degli esami, inoltre i docenti tendono a favorire gli studenti che danno l'esame al primo appello disponibile. Poi si presume che questi studenti siano anche quelli che hanno seguito assiduamente le lezioni e le esercitazioni.
Però qui bisogna distinguere fra passare gli esami ed avere acquisito competenze e conoscenze in modo non temporaneo.
In questo senso non credo che il voto sia una misura affidabile. Proprio ieri stavo rovistando fra i miei vecchi appunti e mi sono meravigliato di non ricordare quasi nulla di alcuni esami che sono proprio quelli che passai al primo appello con ottimi voti. Di contro ci sono stati esami che ho rifatto anche 3 volte di cui possiedo ancora i concetti principali e che potrei ridare, non dico domani mattina, ma dopo un ripasso di una settimana. A mio parere il tempo è un elemento positivo della preparazione e non negativo, mi rendo conto però che nella società e nell'università odierna per come è pensata e strutturata, questo valore non è più praticabile sistematicamente.
"Vikhr":
Concordo pienamente con gugo82. Attenzione però nemmeno a cadere nell'estremo opposto, cioè mettere completamente da parte la memoria. La dimostrazione di questo è che all'università spesso capita che vada avanti e con risultati discreti se non ottimi anche chi impara solo a memoria (e, esattamente come lamenti tu, dopo settimane dall'esame tende a dimenticare quanto studiato), mentre chi ragiona e tenta di comprendere incontra parecchie difficoltà. Questo è successo a me. Il motivo è che ognuno ha ritmi di apprendimento differenti che tendono ad allungarsi non appena si pretende di apprendere criticamente e non solo meccanicamente, e il nuovo ordinamento, a chi vuole laurearsi rigorosamente in corso, offre ben poco tempo per il ragionamento, quindi tra chi si laurea perfettamente in corso si tende a vedere da una parte dei veri e propri geni, mentre dall'altra dei veri e propri pappagalli, con pochissime vie di mezzo, tutti gli altri vanno fuoricorso e molto spesso tra i fuoricorso trovi chi dimostra una comprensione profonda di quanto studiato e si lamenta della scarsità di tempo.
Queste sono idee tue, tempo fa vidi una statistica (non ricordo se sul sito dell'università o su almalaurea) in cui si evidenziava come chi si laureava in tempo avesse, in media, dei voti più alti sia agli esami sia alla laurea. Insomma le tue conclusioni mi sembrano dettate da una frustrazione personale che porta a giustificare i propri tempi (che nessuno vuole criticare) screditando i molti che si laureano in tempo. Io ti posso dire che tutti quelli che conosco che si sono laureati in 5 anni in ingegneria (con 110 e lode) sono delle persone veramente preparate mentre chi ha ottenuto lo stesso risultato in più anni era mediamente più scarso (anche le stesse tesi erano più scarne e meno interessanti). Nonostante questa mia esperienza non me la sento di concludere che chi si laurea in ritardo è mediamente una capra. Insomma ci si dovrebbe attenere ai dati e valutare in base a quello. Sicuramente i tempi dati sono stretti ma, con impegno e dedizione, ce la si fa senza dover imparare a memoria (che poi ad ingegneria con la memoria non ci fai assolutamente nulla). Se uno non ce la fa dovrebbe accettare il suo limite e riconoscere la bravura degli altri (non di tutti gli altri) che invece ce l'hanno fatta. A me sembra che tu, a volte, dica che l'uva è acerba solo perché non ci sei arrivato. Invece dovresti semplicemente non preoccuparti degli altri e seguire quello che hai deciso di fare, ovvero andare ad un ritmo per te più sostenibile.
Concordo pienamente con gugo82. Attenzione però nemmeno a cadere nell'estremo opposto, cioè mettere completamente da parte la memoria. La dimostrazione di questo è che all'università spesso capita che vada avanti e con risultati discreti se non ottimi anche chi impara solo a memoria (e, esattamente come lamenti tu, dopo settimane dall'esame tende a dimenticare quanto studiato), mentre chi ragiona e tenta di comprendere incontra parecchie difficoltà. Questo è successo a me. Il motivo è che ognuno ha ritmi di apprendimento differenti che tendono ad allungarsi non appena si pretende di apprendere criticamente e non solo meccanicamente, e il nuovo ordinamento, a chi vuole laurearsi rigorosamente in corso, offre ben poco tempo per il ragionamento, quindi tra chi si laurea perfettamente in corso si tende a vedere da una parte dei veri e propri geni, mentre dall'altra dei veri e propri pappagalli, con pochissime vie di mezzo, tutti gli altri vanno fuoricorso e molto spesso tra i fuoricorso trovi chi dimostra una comprensione profonda di quanto studiato e si lamenta della scarsità di tempo.
esatto, ricorda che tanto i prof se ne accorgono se sai tutto a memoria, basta una cosa fuori posto e crolla tutto il castello
"skizzo66":
Allora ragazzi, fino ad ora il mio metodo di studio mi ha sempre aiutato. In pratica cerco di stare attento alle lezioni e mentre i professori spiegano, io sottolineo nel libro di testo i concetti fondamentali. Poi a casa ripeto ad alta voce quei concetti sottineati 2 o 3 volte e nel giro di un ora o anche meno riesco a memorizzarmo un capitolo o anche più. Anche se questo metodo mi ha fatto ottenere la media dell'8 in tutte le materie,[...]
Certo, finché sei al liceo ed impari la lezioncina a memoria sembra andare sempre tutto bene... Poi sono dolori dopo.
"skizzo66":
[...] mi sto accorgendo che nel mio metodo ci sono delle vere e proprie falle. Dopo circa due settimane dallo studio ho come un blackout e non ricordo quasi nulla di quello che ho studiato, e quindi mi devo andare a ripassare sempre concetti precedenti. Ad esempio ho problemi in materie come Fisica, dove magari o mi scordo le formule passate o proprio concetti come Attrito o Moto e di conseguenza non riesco a risolvere problemi di qualsiasi genere, perchè magari anche se sò le formule non riesco a ragionare. Come posso risolvere?
Oltre ad esercitare la memoria (cosa importante, ma che non esaurisce lo "studio") devi esercitare anche la tua capacità di ragionamento. La via maestra è cercare di risolvere esercizi, ma può aiutare anche ragionare su fatti di vita quotidiana.
"Injuria":
Normale perché sfrutti molto la memoria a breve termine, per fissare i concetti devi rivederli e ripassarli periodicamente. I professori migliori in genere a lezione tendono a richiamare i concetti chiave in modo da non perderli per strada.
Esatto, spesso si dice "less is more" ovvero evitare il superfluo nello spiegare vari concetti
Normale perché sfrutti molto la memoria a breve termine, per fissare i concetti devi rivederli e ripassarli periodicamente. I professori migliori in genere a lezione tendono a richiamare i concetti chiave in modo da non perderli per strada.