Vi chiedo un parere. Dottorato: pro e contro

ReggaetonDj
Ciao a tutti, sebbene sia un frequentatore saltuario del forum e non "conosca" bene voi utenti, mi piacerebbe sottoporvi questo mio pensiero riguardante l'opportunità d'iscrizione ad un Corso di Dottorato.

Mi sono laureato da poco e, nonostante questa crisi, ho ottenuto fortunatamente un posto lavorativo "convenzionale". Dico grossolanamente "convenzionale" per identificare il concetto di lavoro in azienda che, nella maggioranza dei casi, ci si immagina sin da giovanissimi.

Dopo questo primo periodo lavorativo il bilancio sull'attività che sto svolgendo non è soddisfacente: spesso si tratta di compiti dal valore aggiunto discutibile, e non credo sia solo la cosiddetta gavetta, temo sia la prassi, o poco ci manca. Mi domando amareggiato: possibile che tutto ciò che ho imparato (il metodo prima di tutto!) non trovi applicazione, o quasi, nel contesto lavorativo? Perché anche le più semplici proposte innovative non vengono prese in considerazione? Domande retoriche...

Prima di allontanarmi dal mondo universitario mi era stato proposto un dottorato, che però avevo rifiutato, con la speranza di lavorare con un po' di approccio scientifico in azienda, nel contesto adatto.

Ora mi trovo a riflettere su quest'aspetto e sarei quasi tentato di ridiscutere la scelta di allora. Eppure quando penso al Dottorato mi sembra di dover fare un salto nel buio. Dovrei rinunciare ad un lavoro abbastanza solido per un'attività che sulla carta potrebbe darmi grosse soddisfazioni ma che non offre garanzie sul futuro. Il mondo universitario italiano sembra oramai "piucchesaturo" (purtroppo!!!) e per quello che so, il Dottorato ha un appeal quasi negativo nel mondo lavorativo, a meno di rarissime eccezioni.

Ammesso e non concesso di riuscire ad accedere ad una borsa, una soluzione potrebbe essere quella di conseguire il titolo per poi provare ad inserirsi nel mondo universitario ove possibile, Italia o Estero. Questo significherebbe garantire flessibilità per un trasferimento che per motivi "extra-lavorativi" sono abbastanza restio a dare.

Sono molto confuso sul da farsi. Scusate se questo post assomiglia quasi più ad un pensiero fine a se stesso che ad una domanda, ma probabilmente tra voi c'è qualcuno che ha dovuto fare / sta facendo ragionamenti simili, o qualcuno che ha intrapreso la carriera universitaria / aziendale, che potrebbe aiutarmi a vedere questo discorso da punti di vista differenti.

Un saluto e grazie per la lettura.

Risposte
Transagonistica
Riprendo questa discussione che ho trovato e ritenuto molto interessante per chiedervi sostanzialmente anch'io lo stesso parere, e soprattutto raccoglierne altri su chi è più esperto di me.

Vale la pena scegliere di perseguire la strada del dottorato? quali sbocchi apre, solo universitari o anche di tipo aziendale? italia o estero?

Preciso che si tratterebbe di ingegneria delle telecomunicazioni... :roll:

Leonardo891
"Luca.Lussardi":
Fuori non lo so, probabilmente negli Stati Uniti, ad esempio, è un po' più facile però hanno una filosofia un po' diversa... il ricercatore loro è colui che deve portare soldi al suo dipartimento se vuole avere una posizione fissa.

Non mi piace.
"Luca.Lussardi":
Io punterei a stare in Europa.

Capisco e concordo. Grazie 1000.

Luca.Lussardi
Fuori non lo so, probabilmente negli Stati Uniti, ad esempio, è un po' più facile però hanno una filosofia un po' diversa... il ricercatore loro è colui che deve portare soldi al suo dipartimento se vuole avere una posizione fissa. Io punterei a stare in Europa.

Leonardo891
Chiedo scusa per l'intromissione.
"Luca.Lussardi":
Il punto dolente è la posizione permanente; per questa purtroppo più o meno per tutta l'Europa la cosa è difficile, ci sono paesi in cui è un po' più facile (Francia o Inghilterra) ma in generale l'offerta è molto ridotta.

E fuori dell'Europa?

Luca.Lussardi
Per quello che ti posso dire in base alla mia esperienza le cose stanno così: avere una borsa di dottorato in Italia oggi non è un grosso problema, la domanda è poca rispetto all'offerta. Il problema viene dopo: il post-doc in Italia è molto difficile, per cui quasi sicuramente dovrai emigrare, almeno per un po', ma serve per la tua formazione, se davvero vuoi fare il ricercatore. Il punto dolente è la posizione permanente; per questa purtroppo più o meno per tutta l'Europa la cosa è difficile, ci sono paesi in cui è un po' più facile (Francia o Inghilterra) ma in generale l'offerta è molto ridotta.

A questo punto valuta tu.

ReggaetonDj
Ciao Gatto, grazie per la risposta; effettivamente il tuo pensiero non fa una grinza. Il lato economico non è un aspetto trascurabile, soprattutto per chi tenta di "andare via da casa". Va pesato a dovere! :wink:

Camillo ciao, allora io sono nel ramo dell'informazione. Sì la strada accademica mi piacerebbe molto. Il "problema" è che per massimizzare la probabilità di riuscita dovrei rilassare il vincolo trasferimento permanente, ed andare dove c'è un'opportunità. Ma autocitandomi: "Questo significherebbe garantire flessibilità per un trasferimento che per motivi "extra-lavorativi" sono abbastanza restio a dare". Camillo, sto provando a cercare altro in ramo aziendale ma visto il momento non c'è molto...anzi direi quasi nulla, a parte le solite posizioni in aree consulenziali che mi lasciano un po' perplesso.

Camillo
In che ramo di ingegneria ti sei laureato ?
Credo che il dottorato non interessi più che tanto alle aziende.
Se pensi di fare il dottorato e poi di sfruttarlo al meglio significa che intendi poi dedicarti alla ricerca in ambito universitario, strada senz'altro lunga e impegnativa. Una esperienza all'estero può essere di grande utilità : rifletti bene se non sia il caso di superare la difficoltà a trasferirsi all'estero...

D'altronde restare dove sei non va bene perchè sei già " amareggiato "per il lavoro che svolgi e questo a 26 anni .
Cercare una altra opportunità lavorativa in azienda che sia più stimolante ?

Gatto891
Tranquillo era solo a titolo informativo personale ;) (tra l'altro avevo capito erroneamente che ti eri laureato in matematica).

Comunque, le mie motivazioni in buona parte rimangono... citandoti,
"ReggaetonDj":
Dopo questo primo periodo lavorativo il bilancio sull'attività che sto svolgendo non è soddisfacente: spesso si tratta di compiti dal valore aggiunto discutibile, e non credo sia solo la cosiddetta gavetta, temo sia la prassi, o poco ci manca. Mi domando amareggiato: possibile che tutto ciò che ho imparato (il metodo prima di tutto!) non trovi applicazione, o quasi, nel contesto lavorativo? Perché anche le più semplici proposte innovative non vengono prese in considerazione?

Hai 26 anni, lavori a quanto ho capito da poco più di un anno e già "sei amareggiato" da questo lavoro... come ti vedi da qui a 10-15 anni? SE non hai grossi problemi economici, io ti consiglio comunque di provare a fare ciò che ti piace fare... il lavoro è una parte importante della vita, se sei insoddisfatto sul lavoro questo si riflette sul tuo umore.

P.S. I miei sono comunque pensieri da "giovane" forse un pò troppo entusiasta, se vuoi aspettare qualche parere di gente vissuta ti consiglio di aspettare le prossime risposte...

ReggaetonDj
Ciao! Grazie per le risposte!

Cmax: sinceramente non ho ancora chiesto nulla di ufficiale per cui potrei effettivamente valutare questa strada anche se, a naso, credo che non sia facilmente percorribile (lato azienda)

Gatto89: il problema è proprio quello, io non vorrei "cambiare aria", ed è uno dei grossi deterrenti di questa scelta, unitamente all'incertezza

PS. No non ho preso 110 (poco meno). Non voglio "giustificarmi", ma ti assicuro che il 110 nella mia facoltà (ing) si vede davvero poco.

Gatto891
Beh la laurea è fresca e tu sei giovane... se fai un buon dottorato poi, anche ammesso che il mondo universitario italiano sia saturo, se sei disposto a cambiare aria penso che potresti ben inserirti in un contesto universitario estero, magari americano.
Certo, sicuramente non hai certezze come puoi averle ora, ma se già a 26 anni ti rinchiudi a fare qualcosa che non ti soddisfa senza aver tentato potresti rimpiangerlo fortemente tra una decina d'anni...

P.S. Giusto a titolo informativo, la laurea è con 110/110 ?

Cmax1
Qualche anno fa un mio collega, sulla trentina, è riuscito a conseguire un dottorato in ingegneria (credo senza borsa) mantenendo un contratto part-time con l'azienda. Una simile possibilità, che forse hai già sondato, dipende dalla disponibilità sia dell'azienda che del coordinatore del dottorato (nel caso specifico era il suo relatore di laurea, vantaggio non indifferente). Una volta il dottorato era esclusivo di qualsiasi altra attività, a quanto so la compatibilità è ora invece soggetta formalmente all'approvazione del senato accademico, che tuttavia assai difficilmente rigetta le proposte dei coordinatori.

ReggaetonDj
Ciao, mi sono laureato un anno fa circa ed ho 26 anni.

Gatto891
Qualche domanda... quando ti sei laureato, con quanto e quanti anni hai al momento?

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